14 Aprile 2022 - Ferrara - Descrivere la Pasqua 2022 degli ucraini non è semplice, perché per festeggiarla bisognerebbe vivere il tempo della Quaresima, col digiuno e la preghiera penitenziale. Quest’anno la guerra non ci permette di dedicarci come sempre alla preghiera.La Chiesa ucraina di Ferrara ha avuto i “segni” della guerra, con i tanti pacchi ricevuti e una raccolta che ancora oggi prosegue. Questo dimostra come la Chiesa ucraina a Ferrara sia cuore dell’intera comunità degli ucraini e non solo dal punto di vista spirituale. La Pasqua di quest’anno ci deve far capire come Gesù Risorto ci dà la Sua forza e speranza. Per poter crescere nella fede, Egli ci incoraggia a capire, con gli occhi della speranza, che ogni croce, come la croce della nostra Patria, se sarà piantata nella fede in Dio, ci porterà alla Resurrezione. Pasqua è sempre stata la festa della gioia. Oggi la penso come un altro gradino di fede che dobbiamo salire. Un gradino di perdono, come Gesù quando dice «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34). Penso che la Pasqua quest’anno ci debba insegnare proprio a essere come Gesù, capaci di perdonare. Questo è il punto fondamentale per poter passare dalla morte alla Resurrezione. Nei giorni della Settimana Santa, facciamo la preghiera non solo a Ferrara ma anche a Bondeno alle ore 11 e a Copparo il Sabato Santo alle 14. Con i nostri nuovi compaesani così pieni di sincerità, amore, coi sorrisi e gli abbracci dei bambini che sono oggi qui da noi. È molto importante in questo periodo riuscire a dare il calore della vicinanza e a creare un ambiente domestico, per curare le loro ferite causate dalla guerra. Se riusciremo a fare ciò, potremo dire di aver festeggiato la Pasqua. Le storie delle mamme fanno tremare il cuore, ma il sorriso dei bambini ti chiede di rispondere con un sorriso. Chiediamo a Dio che ci porti non solo la pace, ma che ci incoraggi per poter essere capaci di perdono, uno dei gradini più importanti che Gesù ci insegna negli ultimi momenti della Sua vita. Buona Pasqua a tutti. (padre Vasyl Verbitskyy)
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Ucraina, Olena e Gaetana: due donne contro la guerra
9 Marzo 2022 - Palermo - C’è voluta una guerra per conoscere meglio la cartina geografica dell’Ucraina. Eppure, quel Paese è sempre stato vicino a noi, nelle donne e negli uomini che abitano le nostre case, che vivono le nostre città. Una mappa fatta di carne e sangue.
Secondo gli ultimi dati messi a disposizione dal Comune di Palermo, nel capoluogo siciliano vivono 230 cittadini provenienti dall’Ucraina. Si tratta in gran parte di donne, in molti casi impegnate come collaboratrici domestiche o assistenti familiari. Persone, insomma, che rappresentano un fondamentale pilastro nella vita di molte famiglie. La domenica pomeriggio molti di questi lavoratori beneficiano di una manciata ora di riposo. Giusto il tempo per incontrare qualche connazionale in centro e trascorrere qualche momento di svago.
Nei pressi della centralissima via della Libertà incontriamo Cristiana e Olena (nomi di fantasia). La loro conversazione non può che avere al centro i giorni terribili che sta vivendo l’Ucraina. Le notizie che passano in tv sono drammatiche, ma non si avvicinano neppure alla tragicità di ciò che il popolo ucraino sta vivendo.
“Nei bombardamenti sono morti molti bambini”, dice Olena, visibilmente angosciata. Entrambe sono costantemente in contatto con i familiari rimasti in patria. Le notizie che arrivano dal fronte non sono per nulla rassicuranti. “La nostra città è Kherson, vicino Odessa. I nostri parenti ci dicono che ci sono molti convogli della Croce Rossa Internazionale bloccati. Trasportano viveri e aiuti, ma i russi non li lasciano passare”. Un solo desiderio anima entrambe le donne: “Pace, vogliamo solo pace. Dio ci doni la pace”.
Le voci dei cittadini ucraini somigliano tanto a quelle di chi, nel nostro Paese, ha vissuto la guerra e ricorda con orrore quel tempo. Come Gaetana, novantenne, originaria di Corleone. Al tempo dello scoppio del secondo conflitto mondiale aveva appena 9 anni, ma ricorda ancora nitidamente quel periodo della sua vita. “A quel tempo noi bambini non avevamo mai visto un aereo. Ricordo che un giorno, di colpo, ne vedemmo cinque passare sulle nostre teste. Neanche il tempo di meravigliarci per quella visione e gli aerei iniziarono a sganciare le bombe. Fu terribile. Siamo stati anche noi sfollati, senza cibo e senza un posto in cui dormire. Guardo le immagini della guerra in Ucraina e rivedo quel tempo della mia infanzia. Prego il Signore che intervenga per portare la pace in quel territorio e nel mondo intero”.
Cristiana e Gaetana, due età, due mondi tanto diversi eppure vicinissimi. Due voci che si uniscono a quella di Papa Francesco nel definire la guerra una pazzia e nell’innalzare al Cielo una supplica di pace. (Luca Insalaco)
Ucraina: dalla Cattedrale degli ucraini di Roma la preghuiera del Rosario su Tv2000
9 Marzo 2022 -
Roma - Sarà la Chiesa Cattedrale dei Santi Martiri Sergio e Bacco a Roma ad ospitare questa sera alle 20.50 la recita del Rosario trasmessa da Tv2000, da radio InBlu2000 e su Facebook, nell’ambito dell’iniziativa «prega per noi». Al centro, l’invocazione della pace per l’Ucraina.Per questo il Rosario sarà recitato in questo luogo di culto cattolico di rito bizantino-ucraino nel centro storico di Roma, nel rione Monti, in piazza Madonna dei Monti.Dal 2019 è Cattedrale dell’esarcato apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia. A presiedere la preghiera mariana sarà il vescovo Dionisio Lachovicz, dal 2019 esarca apostolico in Italia.
Ucraini in Italia: mons. Tomasi a comunità ucraina, “vogliamo dirvi la nostra disarmata vicinanza e preghiamo per la pace”
25 Febbraio 2022 -
Treviso - “In questo momento così tragico, in cui la guerra sta colpendo persone a voi care, le vostre famiglie, il vostro popolo, il vostro Paese, vogliamo dirvi la nostra disarmata vicinanza”. Inizia così la lettera che mons. Michele Tomasi, vescovo di Treviso, ha inviato ieri alla comunità ucraina di rito greco-cattolico e a tutti gli ucraini presenti sul territorio diocesano. “I nostri mezzi – scrive Tomasi – non sono potenti dal punto di vista militare: si chiamano preghiera, solidarietà, vicinanza di persone, di fratelli e sorelle nella fede. A Dio chiediamo con forza insieme con voi: si fermi questa follia di una guerra che ha già iniziato a fare vittime, e troppe rischia ancora di farne. Una guerra che già sta uccidendo la possibilità della pace, e di tutto il bene che nella pace può essere coltivato, e fatto crescere fino a portare frutto. Il bene che voi, con sacrificio e con amore, state cercando di costruire con tanto impegno in emigrazione per i vostri cari”. Mons. Tomasi invita i fedeli della diocesi di Treviso a partecipare, il prossimo 2 marzo, mercoledì delle Ceneri, alla giornata di preghiera e digiuno che Papa Francesco ha chiesto per invocare la pace. “E questo – conclude Tomasi – sia solo un primo segno per una vicinanza che possa continuare nella solidarietà e nella preghiera”.
Ucraine in Italia: la voce delle badanti, temiamo per i nostri figli
25 Febbraio 2022 - Roma - Sono circa 160mila le donne venute dall’Ucraina per lavorare nelle famiglie italiane come colf o baby-sitter oppure per assistere anziani e malati non autosufficienti. Si tratta del 15% degli stranieri impiegati nel settore domestico (con contratti o irregolari) in Italia, soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro. Una parte consistente (il 76,6%) dei 236mila ucraini residenti nel nostro Paese. Badanti, età media 50 anni, che vivono perlopiù nel domicilio dell’assistito o da sole. Storie diverse ma simili di emigranti che lavorano per inviare i soldi a casa e dare un futuro ai figli (141 milioni di euro le rimesse nel primo semestre 2021).
Ludmilla, 55 anni, fa le pulizie in appartamenti nel quartiere Rubattino a Milano e arriva da Cernivci, nella zona a Sud-Ovest dell’Ucraina, vicino al confine con la Romania: è terrorizzata anche se lì la situazione sembra per il momento abbastanza tranquilla. Il marito e i due figli ormai adulti vivono e lavorano nel loro Paese: avrebbero dovuto raggiungerla fra qualche giorno per trascorrere insieme, in Italia, le festività pasquali ma anche le frontiere con la Polonia e la Romania sono chiuse e le automobili non possono passare. Aerei e treni non possono partire. «La mia vita è spezzata in due – afferma – e i miei cari in queste ore sono presi dall’angoscia, soprattutto di notte, per paura dei bombardamenti, anche se lì la guerra sembra ancora lontana». È disperata e non sa darsi una spiegazione di quello che succede in Ucraina: «Ma cosa vogliono? La Russia e l’Occidente si sono presi già tutto... ». La speranza, per lei e per gli altri cittadini ucraini che si trovano in Italia, è che si possa raggiungere al più presto un accordo politico internazionale che allontani il rischio di altri morti e distruzioni.
Sonia, 60 anni, è collaboratrice domestica in una famiglia di Bologna, è stravolta, piange e non riesce quasi a parlare. Si trova in uno stato di ansia scoppiato all’improvviso, quando ieri mattina ha saputo dalla televisione dell’attacco delle truppe russe al suo Paese: il marito, la figlia e la sorella invalida abitano alla periferia di Kiev e le hanno detto in una breve telefonata che sentono i colpi dell’artiglieria che si avvicinano alla città. «Prima tornavo due volte l’anno a casa, l’ultima è stata a dicembre per la seconda dose del vaccino anti-Covid, e adesso non so quando potrò riabbracciarli» commenta. Sonia ha lasciato trent’anni fa la sua casa sulla riva del fiume Dnepr per andare a lavorare come collaboratrice domestica prima in Portogallo poi in Francia e Germania e infine in Italia, dove dice di trovarsi benissimo: «In Ucraina di lavoro non ce n’è ma io dovevo portare i soldi a casa per far studiare mia figlia, che è stata cresciuta dalla nonna, e per far curare mia sorella malata». Sacrifici ripagati. «Ma adesso, con la guerra, ho paura che tutto quello che abbiamo realizzato possa crollare». Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, l’associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, ha espresso intanto «forte vicinanza al popolo ucraino che con grande dedizione e sacrificio da anni si occupa dei nostri anziani e delle nostre case». «La guerra è il più grande disastro e la più grande pazzia che l’uomo può fare – sostiene don Igor Krupa, parroco della comunità ucraina di Milano, che si riunisce nella chiesa ortodossa di Largo Corsia de’ Servi – noi facciamo parte di quella generazione che la guerra la vede solo dai filmati ma in Ucraina la guerra c’è dal 2014: nel Donbass non hanno mai smesso di sparare e tanti ragazzi hanno continuato a morire». Don Igor racconta di una «grandissima preoccupazione che si respira nella sua numerosa comunità costituita da famiglie con figli nati in Italia e da tante donne venute nel capoluogo lombardo per lavorare con il sogno di ritornare un giorno in Ucraina, dove vivono i loro parenti. A Prato la comunità cattolica ucraina di rito bizantino è guidata da don Nicola Dzudzar: una sessantina di persone. Di solito si ritrovano in preghiera due giorni alla settimana nella chiesa di Santa Margherita, all’angolo con piazza Mercatale. «Ogni celebrazione termina con un inno religioso, il cui incipit è “O grande Signore unico proteggi l’Ucraina” – afferma don Nicola -. Un’invocazione alla protezione divina, per il Paese, il popolo, la nazione, la Chiesa e i fedeli. Una preghiera quanto mai adatta in questo periodo». Pregare per la pace in Ucraina, oggi alle 21 in Duomo, con la recita del rosario: un’iniziativa, spontanea e nata dal basso, accolta con favore dal vescovo di Prato Giovanni Nerbini. Preghiere speciali sono state organizzate per la comunità ucraina anche a Firenze, nella chiesa dei Santi Simone e Giuda, dal parroco don Volodymyr Voloshyn, e a Pisa, in San Pierino. Manifestazioni di cittadini ucraini contro la guerra organizzate anche nelle piazze di Genova, Milano, Pescara e Bari. (Fulvio Fulvi - Avvenire)
Le ucraine in Italia:”Esercito può richiamarci”
15 Febbraio 2022 - Roma - Sono ore di angoscia per molte delle donne ucraine residenti in Italia e ormai oltre i 50 anni di età.
Il motivo? La paura di essere richiamate dall’esercito della madre patria: "Ho 59 anni, ho fatto il servizio militare e so che le donne fino a 60 anni possono essere
chiamate alle armi – dice Svetlana, intercettata in una chiesa ortodossa di Milano –. Risponderei? No, mi chiedo cosa può fare una donna della mia età in guerra e poi
vivo e lavoro da 13 anni ad Arese, faccio l’operatrice sociosanitaria, mi piace aiutare gli altri. Ho la mia vita qui e sto bene".
Stessi timori per Olga che ha una preoccupazione in più: "Non ho ancora i documenti, ho un appuntamento tra quattro giorni e temo davvero che l’Esercito mi chiami".
Ucraina: la visita del card. Parolin
24 Agosto 2021 - Roma - Il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, sta effettuando una visita ufficiale in Ucraina. Il porporato giunge nel Paese su invito delle autorità statali per la celebrazione del 30° anniversario d’indipendenza dell’Ucraina. Il Cardinale prenderà parte ai principali eventi previsti per la giornata di oggi, 24 agosto. La visita, che ha un carattere strettamente diplomatico e protocollare, è - dice don Marco Yaroslav, Direttore dell’Ufficio per la Pastorale dei Migranti dell’Esarcato Apostolico per i fedeli cattolici ucraini del rito bizantino residenti in Italia - "un segno di vicinanza e di attenzione della Santa Sede per l’Ucraina, nel momento in cui questa celebra un anniversario così significativo".
Ucraini in Italia: una preghiera nel 35mo anniversario di Chernobyl
30 Aprile 2021 - Roma - Una preghiera in ricordo delle vittime del disastro di Chernobyl s è tenuta, nei giorni scorsi, nella Basilica Minore di Santa Sofia a Roma retta da p. Marco Semen che è anche membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Migrantes e già coordinatore nazionale per la pastorale degli ucraini in Italia. “Spesso ci chiediamo perché così tante persone in Ucraina sono ammalate. A Roma visitiamo i bambini ucraini malati di cancro che vengono curati qui. Pertanto, stiamo ancora assistendo alle conseguenze della catastrofe di Chernobyl”, ha detto il sacerdote davanti all'icona della Madre di Dio di Chernobyl. Un disastro, quello della centrale nuclerare avvenuto 35 anni fa. Oltre al momento di preghiera anche una mostra di disegni degli allievi della Scuola Catechetica domenicale “Santa Sofia”. “Sono grato agli allievi della scuola catechetica per aver conservato tale ricordo, perché ai tempi odierni del rovesciamento dell'informazione tali tragedie sono già dimenticate. È un ricordo per noi che ciò che Dio ci istruisce nella vita, dobbiamo eseguire onestamente e responsabilmente ", ha detto ancra don Semen, come riferisce l’addetta Stampa della Basilica, Ruslana Tkachenko. (Raffaele Iaria)