4 Maggio 2019 - Roma - Il protocollo che “abbiamo firmato è “la conferma di un percorso lungo che vede insieme diverse istituzioni”. Un progetto “in cui l’integrazione è effettiva ed efficace”. Lo ha detto il segretario generale della Cei ieri pomeriggio dopo la firma al Viminale ì di un nuovo protocollo per l’arrivo, in due anni, di 600 richiedenti asilo da Etiopia, Niger e Giordania. Si tratta di persone vulnerabili (famiglie con bambini, malati, donne a rischio di tratta), che vivono attualmente in campi profughi e altre sistemazioni precarie, appartenenti per lo più a nazionalità del Corno d’Africa, dell’Africa sub sahariana e anche della Siria. Il segretario della cei ha esortato a “non avere paura di chi arriva: ogni volta che aiutiamo persone in situazione di indigenza facciamo del bene. A maggior ragione in questo momento difficile è importante moltiplicare gli sforzi e non tirarsi indietro”. A siglare il protocollo la Conferenza Episcopale Italiana (che agirà attraverso la Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes), con il Segretario generale, mons. Russo, e la Comunità di Sant’Egidio, con il suo presidente Marco Impagliazzo, come promotori, insieme a rappresentanti dei ministeri dell’Interno e degli Esteri.
Dopo il loro arrivo, che avverrà in modo legale e sicuro, i richiedenti asilo verranno accolti in diverse regioni italiane e sarà avviata la loro integrazione, a partire dall’apprendimento della lingua e della scolarizzazione dei minori, secondo un progetto totalmente autofinanziato grazie all’8xmille della Chiesa Cattolica e a una raccolta fondi della Comunità di Sant’Egidio.
Grazie agli stessi promotori, un precedente protocollo per richiedenti asilo provenienti sempre dall’Etiopia, ha già permesso l’ingresso e la progressiva integrazione di 498 profughi, in un centinaio di comuni di 18 regioni italiane, con l’impegno e il coinvolgimento di numerose Diocesi. (Raffaele Iaria)
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Mons. Russo al convegno Migrantes: la vicinanza e il servizio a favore dei migranti
24 Aprile 2019 - Seveso - “La mia presenza qui è segno di una condivisione per chi opera un servizio nell’ambito dei migranti nella Chiesa. Si parla spesso di migranti e se ne parla come di emergenza. In realtà sappiamo bene che ci sono sacerdoti religiosi e laici che si occupano da tanto tempo dei migranti e lo fanno quotidianamente. Così il segretario generale della Cei mons. Stefano Russo ha salutato i partecipanti al convegno della Fondazione Migrantes in corso a Seveso sul tema “Tessitori di comunità. Colori diversi per una unica tenda”. Questo convegno della Migrantes che si tiene “qui a Seveso è significativo perché qui lo scorso anno la diocesi ambrosiana ha realizzato un Sinodo minore che aveva come tema 'Chiesa dalle genti' e che vede a Milano una presenza di persone che arrivano da tante parti del mondo e che qui si sono inseriti e integrate e che contribuiscono in modo significativo alla formazione della comunità cristiana e sociale”.
Al convegno partecipano oltre 150 operatori pastorali provenienti dall’Italia e dall’estero. Secondo mons. Russo "il clima che si è venuto a determinare fa si che alla parola 'migranti' siano collegate subito le barche, piene di persone disperate che attraversano il Mediterraneo in cerca di una terra migliore dove approdare. Chi come voi si occupa di migranti sa bene che questa è solo una parte di questa realtà".
Nel suo intervento di saluto il presule ha parlato anche degli oltre 5milioni migranti italiani residenti all’estero di cui si parla poco e che partecipano “attivamente alla vita delle comunità cattoliche dove si trovano e sono serviti spesso da sacerdoti italiani nelle Missioni cattoliche Italiane. Segno – ha detto - di una presenza bella di uomini e donne che si sono inseriti e si inseriscono nelle comunità dove vivono e dove sono anche testimoni di pace e di pacificazione”. (Raffaele Iaria)