30 Maggio 2019 - Bucarest - Il punto di riferimento per la maggioranza degli italiani di Bucarest era ed è la Chiesa Nazionale Italiana del SS. Redentore, edificata nel centro della città nel 1916, su terreno donato dallo Stato romeno allo Stato italiano, da architetti, impresari e maestranze italiane.
La chiesa, situata sul boulevard I.C. Brătianu, fu costruita con donazioni della famiglia reale italiana
e del governo italiano e con una sottoscrizione tra gli italiani di Bucarest, su progetto degli architetti Mario Stoppa e Giuseppe Tiraboschi secondo il modello della chiesa “Santa Maria delle Grazie” di Milano, e con l’intervento della ditta degli ingegneri Gambara e Vignali.
Al sacerdote vicentino Antonio Mantica furono affidate fin dall’inizio l’assistenza spirituale ai fedeli italiani e l’istruzione religiosa agli allievi della scuola italiana e a quelli che frequentavano le scuole romene.
Nel 1928, la Chiesa del SS. Redentore ottenne l’autorizzazione ecclesiastica per essere sede della Parrocchia degli italiani di Bucarest e delle località vicine (distretto Ilfov), la terza parrocchia italiana dopo quelle di Cataloi e di Greci (entrambe nel distretto di Tulcea), con circa 7.000/8.000 fedeli. Nel 1938, fu inviato a Bucarest un altro sacerdote, Ruggiero Andreatta della diocesi di Treviso, come vicario parrocchiale per appoggiare il parroco Mantica nella sua attività pastorale e di assistenza agli anziani, ai malati e agli indigenti delle famiglie italiane immigrate. Sin dal suo arrivo a Bucarest, Antonio Mantica fondo una Società Corale Italiana “Giuseppe Verdi” che svolse
una intensa e costante attività non solo nella capitale, con la partecipazione di musicisti e solisti italiani e romeni. Nel 1950 a causa delle pressioni del regime, lasciò Bucarest ed al suo posto fu nominato Padre Clemente Gatti che resse la Chiesa fino al 8 marzo 1951 quando fu arrestato, incarcerato e torturato.
Dal 1951 fino al 1968 la Chiesa Italiana è rimasta chiusa e per la sua riapertura si fece parte attiva l’allora primo ministro italiano Amintore Fanfani instaurando trattative fra il governo italiano e quello romeno. Fino all’anno 1989 si sono svolte soltanto celebrazioni occasionali, massimo cinque per anno. Dopo la caduta del regime comunista, la Chiesa Italiana è stata aperta completamente.
La Casa parrocchiale che si trova a fianco della chiesa fu costruita nell’anno 1924 e per un periodo
ha funzionato come scuola italiana. Il Campanile è alto 27,75 mt. ed è dotato di 4 campane. La struttura della chiesa fu colpita dai terremoti del 1940, 1977 e 1990. I blocchi che contornano la chiesa furono eretti negli anni’30.
La Chiesa italiana si distingue per la solennità e per le belle pitture interne. Sovente si organizzano
concerti di organo e di musica barocco rinascimentale. La festa principale della Chiesa è il “Corpo e Sangue di Gesù”. (Adeste)
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Papa Francesco in Romania: la comunità italiana
29 Maggio 2019 - Bucarest - Papa Francesco, a 20 anni esatti dalla visita storica di Papa Giovanni Paolo II, verrà in Romania per incontrare la popolazione romena in tutte le sue componenti religiose ed etniche. Il motto della visita “să mergem împreună” (camminiamo insieme) esprime bene l’intento del pastore che desidera camminare con il gregge e aiutare in questo modo i cristiani di Romania a fare un pezzo di strada insieme toccando diverse città e contesti religiosi: i romano-cattolici, che sono soprattutto di lingua romena e ungherese; i greco-cattolici, per lo più di lingua romena; i fedeli ortodossi, anch'essi soprattutto di lingua romena. Il papa arriverà a Bucarest il 31 maggio per poi recarsi, il giorno seguente a Șumuleu Ciuc e a Iași e concludere la sua visita a Blaj il 2 giugno. Molti già dicono che è per il nostro Papa l’occasione di completare la visita di Giovanni Paolo II che incontrò i fedeli solo a Bucarest.
Questo “camminare insieme” è posto sotto il manto di Maria che fa da sfondo al logo scelto per la visita e che richiama un appellativo caro alla nazione romena che è appunto chiamata “il giardino della Madre di Dio”.
Anche la comunità italiana di Romania, con le sue circa 15.000 presenze sparse su tutto il territorio romeno, si prepara ad accogliere il Vescovo di Roma e, ne sono certo, si sentirà echeggiare nelle varie città un insieme di voci che, in coro, grideranno l’italianissimo motto “Viva Il Papa!”. Questo sarà possibile anche perché, per una partecipazione organizzata, è stato proposto ai fedeli di iscriversi e questo ha dato la possibilità a noi Italiani di iscriverci usando un’unica sigla che ci permetterà appunto di stare insieme. La visita di Papa Francesco ha una connotazione soprattutto pastorale, ma anche ecumenica. Ciò è molto significativo per molti nostri connazionali. Infatti molti degli italiani cattolici presenti in Romania hanno contratto matrimonio, o si sono uniti, con un cittadino romeno per lo più appartenente al rito orientale ortodosso e questa visita va a nutrire in molti la speranza di un maggior avvicinamento, sintonia tra le due chiese. Tutti noi preghiamo affinché si ripeta l’accorata richiesta di tutti i presenti in piazza Izvor e in piazza Unirii a Bucarest, quando Giovanni Paolo II e il patriarca Teoctist si incontrarono e cioè: “Unitate, unitate!”. Un dato significativo è che molti italiani hanno iscritto anche parenti che, per l’occasione, verranno dall’Italia per incontrare il Papa. Molti nostri connazionali si sono offerti per aiutare come volontari e, tra questi, ci sono anche alcuni alpini appartenenti alla sezione Danubiana dell’ANA, che comprende appunto la Romania. Un po’ tutti stiamo pregando affinché la visita di papa Francesco dia un energico impulso al cammino ecumenico, ma soprattutto dia un forte impulso affinché aumenti la fede in Cristo in tutta la popolazione presente in Romania. (Don Valeriano Giacomelli – Coordinatore Missioni cattoliche italiane in Romania)