Tag: Rom e Sinti

Giornata dei Poveri: mons. Crociata visita le famiglie del campo Al Karama

13 Novembre 2021 - Latina - Ieri pomeriggio il vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, mons. Mariano Crociata si recato presso le famiglie che abitano nel campo Al Karama, di Borgo Bainsizza a Latina, zona rurale al confine con la provincia romana. Una visita in occasione della V Giornata mondiale dei Poveri, voluta da Papa Francesco e che si celebrerà domenica prossima in tutte le chiese del mondo. Il vescovo era accompagnato dal direttore della Caritas e della Migrantes diocesana Angelo Raponi con alcuni volontari che seguono il campo. Monsignor Crociata si è intrattenuto con gli appartenenti alle circa 35 famiglie che vivono in una situazione di assoluto degrado, ha visitato le varie baracche - di quelle costruite ancora con l’amianto - e ascoltato le loro storie fatte di precarietà estrema, consapevoli di non essere accettati da parte del territorio circostante e quindi del forte pregiudizio contro di loro. Infatti, questo campo accoglie da anni famiglie di rom e sinti, molti sono anche cittadini italiani ma anche nomadi provenienti dalla Romania, ovviamente da zone altrettante povere. Alle famiglie mons. Crociata ha donato generi di prima necessità e piccole ghiottonerie per i bambini, doni simbolici che si affiancano al servizio più complesso e continuo nel tempo assicurato dai volontari della Caritas e della Migrantes diocesana. Dopo circa un’ora il saluto con la promessa che le istanze raccolte, piene di problematiche complesse, non saranno dimenticate appena rientrati negli uffici della curia vescovile. Al termine di questa visita il direttore della Caritas e Migrantes a Angelo Raponi ha commentato: «Il nome Al Karama in italiano vuol dire dignità. Credo che la visita di monsignor Crociata voglia prima di tutto affermare la dignità delle persone che abitano il campo. Al di là di tutte le retoriche possibili, i pregiudizi, o i giudizi scontati, queste persone, adulti e bambini, sono fratelli e sorelle preziosi, una ricchezza nella società. Condividono il nostro territorio e sperano di condividere la nostra Costituzione, fondata sui diritti umani e civili. Sperano, quindi, di essere riconosciuti come fratelli e come cittadini, sperano di poter dare istruzione ai loro figli e chiedono il diritto di essere sé stessi. Mi auguro che questi loro legittimi auspici possano trasformarsi in certezze per la loro dignità di essere umani».  

Milano: una preghiera per i rom morti durante l’anno

2 Novembre 2021 - Milano - Si è svolta, su iniziativa della Comunità di Sant’Egidio insieme alla Comunità Pastorale Lambrate e Ortica e al Servizio Pastorale per i Rom e Sinti della diocesi di Milano, una preghiera in memoria dei fratelli rom e sinti morti negli ultimi anni a Milano. La preghiera si è tenuta presso la Chiesa del SS. Nome di Maria nel quartiere Rubattino, dove negli anni sono sorte diverse baraccopoli e Sant'Egidio ha promosso ponti di solidarietà e di amicizia tra cittadini rom e non rom.  Un ricordo speciale è stato dedicato a don Mario Riboldi, morto lo scorso giugno a 92 anni, che da anni partecipava a questo momento di preghiera e che da sempre aveva dedicato la sua vita all'annuncio evangelico con i rom e sinti, vivendo con loro e per loro. Tra le tante storie ascoltate durante la preghiera, quella di Saban, morta mentre cercava vestiti in un cassonetto; oppure Costel, ucciso dal fuoco nel tentativo di scaldarsi. Ancora la piccola Elena, affogata nella roggia dietro Chiaravalle, ed Emil, bruciato nel giorno del suo tredicesimo compleanno nel rogo della baracchina. Mariana, Liliana, Sunita e Cristian, portati via dalle malattie proprio mentre i loro figli, finalmente in casa e non più nei campi, iniziavano le scuole superiori. Durante la preghiera, i bambini  hanno depositato dei lumini all’altare mentre i ragazzi hanno acceso candele mentre si leggevano i ricordi dei defunti. Si è letto un brano del Vangelo e il Padre Nostro è stato recitato in italiano e in diverse lingua romanes. Tante delle morti di questi anni sono ingiuste e conseguenza della povertà. Spesso sono storie di bambini. Come Florentina, fulminata a 5 anni per la scarica elettrica ricevuta da un palo della luce. O Maria, neonata morta di freddo a Legnano. Eppure da alcune di queste tragedie sono nati grandi legami di affetto. I parenti dei piccoli Sabina, Nelson, Arman e Monica, rom slavi morti nel rogo della roulotte nel 1995, saranno presenti alla preghiera: in quell’occasione iniziò una storia di amicizia con la Comunità di Sant’Egidio che è cresciuta in questi 26 anni.  

Rom e sinti: un rapporto sui campi in Italia

13 Ottobre 2021 - Roma - Dopo 30 anni di politiche etniche ghettizzanti, in Italia ci sono le condizioni per superare la formula dei campi rom che producono solo marginalità e violazioni dei diritti. In cinque anni il 37% dei rom è uscito autonomamente dalle baraccopoli, gli insediamenti formali sono calati da 148 a 109, numerosi comuni hanno eliminato i campi creando soluzioni alternative. È la buona notizia del 6° Rapporto di Associazione 21 luglio sull’emergenza abitativa dei rom in Italia. I rom nelle baraccopoli - autorizzate o no erano 28mila nel 2016, sono calati a 17.800 quest’anno. Di questi, 11.300 sono nei 109 insediamenti formali, altri 6.500 in campi informali (erano 10 mila), spesso esito di sgomberi. Diverse la cause del calo: «Le nuove generazioni che intraprendono percorsi di fuoriuscita autonomi, lo stato di degrado insostenibile di alcuni mega-insediamenti, il processo virtuoso di alcune amministrazioni, gli sgomberi che hanno indirizzato le comunità in insediamenti informali o occupazioni». Molti rom romeni con la pandemia sono tornati in patria, giudicata più sicura sotto il profilo sanitario. «L’Italia sta andando verso il superamento dei campi rom, nonostante alcuni fallimenti. Probabilmente - dice il presidente di Associazione 21 luglio Carlo Stasolla - siamo a una situazione di non ritorno». L’ultimo nuovo campo rom comunale fu inaugurato ad Afragola (Napoli) nel 2018. «Alcuni sindaci ancora operano sgomberi forzati - spiega - senza prevedere alternative. Sono fallimenti delle politiche comunali, provocati da mancanza di volontà o da incapacità». Il risultato? «Sperpero di fondi, violazioni di diritti, marginalizzazione». Il decreto 17 del 2020, convertito nelle legge 27/2020, ha stabilito una moratoria durante la pandemia delle esecuzioni di sgombero. Diversi comuni poi hanno intrapreso negli ultimi anni percorsi di superamento dei campi rom: Moncalieri, Torino, Sesto Fiorentino, Palermo, Ferrara, Siracusa, Olbia e altri ancora. Per la 21 luglio il superamento dei campi rom «deve abbandonare l’approccio etnico delle leggi ad hoc e delle politiche speciali, affrontando il problema dell’emergenza abitativa senza distinzioni etniche. Riguarda circa 50 mila persone tra rom, immigrati e italiani».  

Rom e sinti: i 50 anni di Aizo

7 Ottobre 2021 - Torino - nei giorni scorsi l'Aizo, Associazione Italiana Zingari Oggi, ha celebrato i primi 50 anni di vita. L'associazione è stata fondata appunto mezzo secolo fa da suor Carla Osella, della congregazione delle Figlie di Santa Angela Merici, sociologa. "Il mio desiderio - dice - era di partire missionaria in Sud Africa a difendere i 'colorati', i veri indigeni di quella terra e non gli olandesi colonizzatori. Ma il progetto di Dio era diverso e me l'ha fatto capire attraverso un anziano frate cappuccino, padre Gerolamo Ronchi che un giorno mi ha chiesto un passaggio in auto. Tra una chiacchierata e l'altra mi ha proposto di aiutarlo nel suo servizio pastorale con i sinti. Ho scelto di condividere il mio cammino evangelico - aggiunge in un articolo per il settimanale della diocesi di Torino "La Voce e il tempo - con loro perché ogni azione realizzata sia azione politica". In poco tempo Sr. Osella riuscì a trovare un gruppetto di giovani e con loro ha iniziato ad andare a trovare le famiglie la domenica nei campi e da quel piccolo seme - come dice lei - è "nata una grande pianta, la nostra Associazione". Tra le prime richieste una scuola per i loro bambini, "un’impresa non facile: la scuola dei 'gage' (non sinti) per loro era un modello di istruzione troppo rigido, perché in conflitto con le loro tradizioni. Abbiamo capito che era necessario inventare una scuola 'zingara', trovare nuovi metodi educativi: nessuno parlava italiano e abbiamo fatto scuola in dialetto piemontese per alcuni anni. I nostri primi insegnanti sono stati loro, i sinti. Ma per imparare ho scelto di andare a vivere con loro in una carovana in uno dei tanti campi abusivi della città. Sono entrata - racconta - in punta di piedi, spoglia della mia cultura andando per apprendere le ricchezze di un popolo". Poi successivamente l'arcivescovo di Torino, il card. Michele Pellegrino, che aveva scritto la lettera pastorale "Camminare Insieme" diede a sr. Osella il mandato di camminare accanto "al popolo delle ruote". L'obiettivo di Aizo oggi è quello di "continuare il nostro servizio sviluppando una cultura della solidarietà e dei diritti e promuovere la crescita e l’educazione alla cittadinanza attiva attraverso numerosi progetti. Che finalmente queste popolazioni si inseriscano nel mondo del lavoro sicuri di aver un loro spazio, che non sarà semplice: un passo che dovranno compiere attraverso la scuola. Nostro sogno è non dover più assistere a ciò che noi consideriamo i 'due razzismi' quello dell’uomo della strada che continua a ribadire gli stessi stereotipi, e al 'razzismo istituzionale' dove troppo spesso si lascia correre, tanto sono zingari e questo non li aiuta a crescere".  

Papa Francesco: “i Rom sono dei fratelli nostri”

22 Settembre 2021 - Città del Vaticano - Penso alla comunità Rom e a quanti si impegnano con loro per un cammino di fraternità e di inclusione". Lo ha detto questa mattina papa Francesco nel corso dell'Udienza generale che si è svolta nell'Aula Paolo VI alla presenza di diversi gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall'Italia e da ogni parte del mondo. Il Papa ha concentrato la sua riflessione sul suo recente viaggio apostolico a Budapest e in Slovacchia ed ha ricordato la sua vita alla comunità Rom di Bratislava: "è stato commovente - ha detto - condividere la festa della comunità Rom: una festa semplice, che sapeva di Vangelo. I Rom sono dei fratelli nostri: dobbiamo accoglierli, dobbiamo essere vicini come fanno i Padri salesiani lì a Bratislava, vicinissimi ai Rom". (Raffaele Iaria)  

Papa Francesco: la via per una convivenza pacifica è l’integrazione. Ieri l’incontro con la comunità Rom

15 Settembre 2021 - Città del Vaticano - “Voi nella Chiesa non siete ai margini…Voi siete nel cuore della Chiesa”. Papa Francesco ha incontrato, ieri sera, a Kosice, la più grande comunità rom in Slovacchia e ha ricordato le parole del suo predecessore, Papa Paolo VI, pronunciate nel settembre 1965 a Pomezia, invitando ad andare “oltre le paure, oltre le ferite del passato, con fiducia, passo dopo passo: nel lavoro onesto, nella dignità di guadagnare il pane quotidiano, nell’alimentare la fiducia reciproca”. Il Papa ha ringraziato “chi porta avanti questo lavoro di integrazione che, oltre a comportare non poche fatiche, a volte riceve pure incomprensione e ingratitudine, magari persino nella Chiesa”. “Cari sacerdoti, religiosi e laici, cari amici che dedicate il vostro tempo per offrire uno sviluppo integrale ai vostri fratelli e sorelle, grazie!. Grazie per tutto il lavoro con chi è ai margini", ha detto il Papa che ha rivolto un pensiero anche ai rifugiati e ai detenuti: “a questi, in particolare, e a tutto il mondo carcerario esprimo la mia vicinanza". E l’invito a non avere paura di “uscire incontro a chi è emarginato. Vi accorgerete di uscire incontro a Gesù”. E l’incoraggiamento, la benedizione e “l’abbraccio di tutta la Chiesa". Troppe volte “siete stati oggetto di preconcetti e di giudizi impietosi, di stereotipi discriminatori, di parole e gesti diffamatori. Con ciò – ha detto il pontefice - tutti siamo divenuti più poveri, poveri di umanità. Quello che ci serve per recuperare dignità è passare dai pregiudizi al dialogo, dalle chiusure all’integrazione perché “ghettizzare le persone non risolve nulla. Quando si alimenta la chiusura prima o poi divampa la rabbia. La via per una convivenza pacifica è l’integrazione”. È “un processo organico, un processo lento e vitale, che inizia con la conoscenza reciproca, va avanti con pazienza e guarda al futuro”. Essi “vogliono crescere insieme agli altri, senza ostacoli, senza preclusioni. Meritano una vita integrata, una vita libera. Sono loro a motivare scelte lungimiranti, che non ricercano il consenso immediato, ma guardano all’avvenire di tutti. Per i figli vanno fatte scelte coraggiose: per la loro dignità, per la loro educazione, perché crescano ben radicati nelle loro origini ma al tempo stesso senza vedere preclusa ogni possibilità”.  (Raffaele Iaria)  

Papa Francesco: oggi incontro con i rom in Slovacchia

14 Settembre 2021 - Città del Vaticano - Oggi il Papa vivrà la seconda giornata interamente slovacca del viaggio iniziato domenica scorsa in Ungheria per la conclusione del 52° Congresso eucaristico. Tra gli appuntamenti, alle 15.45, a Kosice, per la precisione nel distretto Lunik IX dove si registra la più alta densità di popolazione rom dell’intero Paese. Lunik IX è uno dei 22 distretti della città diventato un "ghetto", il più grande d’Europa. Una zona abitata da oltre 4.300 persone che presenta notevoli problemi alle infrastrutture: le abitazioni sono prive di gas e acqua corrente, disponibile solo per poche ore al giorno, e manca un vero e proprio sistema di riscaldamento.  

Oltre il campo: un convegno alla Camera dei Deputati

13 Settembre 2021 -

Roma - Questo studio sulle linee guida per superare i "ghetti etnici" è "solo l’inizio: come Fondazione abbiamo voluto pubblicare questa ricerca e promuoverla. Alla Chiesa non spetta promuovere particolari soluzioni, ma favorire percorsi di ascolto. I fallimenti di tante amministrazioni sono spesso causati dall’ignoranza"-. Lo ha detto questa sera il direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis, concludendo l'incontro, svoltosi alla Camera dei Deputati, e che per la prima volta in Italia, amministratori pubblici si sino confrontati sul tema del “superamento” dei campi rom in occasione del convegno “Oltre il campo: Superare i campi rom in Italia: dalle sperimentazioni di ieri alle certezze di oggi”, organizzato da Fondazione Migrantes e Associazione 21 luglio, in collaborazione con la diocesi di Roma. Prima di don De Robertis mons. Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma e delegato per la pastorale migranti e rom, ha  sottolimneato l'importanza delle relazio ni di comunità recuperando "uno sguardo che salvaguardi la dignità umana riconoscendo gli altri al pari di noi, 'Fratelli tutti' come dice il Papa, opponendoci alla filosofia 'dell’etnìa e dell’aggettivo".

Al convegno, ala quale hanno partecipato anche rom e sinti che attualmente vivono nei campo di Roma e di altre città e alcuni che oggi vivono nelle case popolare e che hanno voluto portare la loro esperienza. Tra gli inerventi quello del  prefetto Rosanna Rabuano, del Dipartimento Libertà civili e immigrazione, dell'onorevole Riccardo Magi; di mons. Ambarus, di don De Robertis, di Antonio Ciniero, dell’Università del Salento e di Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio, oltre a varie testimonianze. (R.I.)

Rom e sinti: oggi incontro alla Camera dei Deputati sul superamento dei campi

13 Settembre 2021 - Roma – Per la prima volta in Italia, amministratori pubblici si confrontano sul tema del “superamento” dei campi rom in occasione del convegno “Oltre il campo: Superare i campi rom in Italia: dalle sperimentazioni di ieri alle certezze di oggi”, organizzato da Fondazione Migrantes e Associazione 21 luglio, in collaborazione con la diocesi di Roma. L’appuntamento si inserisce in un contesto storico-politico di estrema importanza: entro i prossimi 18 mesi si assisterà al superamento dei campi in 15 città italiane. L’incontro si terrà oggi pomeriggio, lunedì 13 settembre a Roma. Interverranno, tra gli altri il prefetto Rosanna Rabuano, del Dipartimento Libertà civili e immigrazione, l’onorevole Riccardo Magi; mons. Gianpiero Palmieri, arcivescovo vicegerente della diocesi di Roma; mons. Benoni Ambarus, vescovo ausiliare della diocesi di Roma con delega a migranti e rom; don Giovanni De Robertis, direttore della Fondazione Migrantes; Antonio Ciniero, dell’Università del Salento; Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio, oltre a varie testimonianze di esperienze positive e buone prassi.

Migrantes: da domani l’incontro con gli operatori rom e sinti

9 Settembre 2021 - Roma - "Il sogno di una nuova fraternità. 'Fratelli tutti' nell'esperienza della pandemia". Questo il tema dell'incontro promosso dalla Fondazione Migrantes e al quale interverranno gli operatori  impegnati nella pastorale con i Rom e sinti. L'incontro si svolgerà a Frascati dal 10 al 12 settembre.  Ad aprire la tre giorni, domani sera, una preghiera in memoria di don Mario Riboldi, scomparsi da qualche mese, uno dei sacerdoti pionieri nella pastorale con i rom e sinti. La preghiera sarà curata da don Marco Frediani e don Massimo Mostioli.Sabato la giornata di aprirà con i saluti di don Gianni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes seguito da un Work shop sul tema "Uno sguardo al tempo di pandemia appena trascorso tra generosità e chiusura: 'i nostri vissuti'". Nel pomeriggio una relazione affidata a Maria Bianco dell'Università Gregoriana sul tema "Una lettura contestualizzata della 'Fratelli tutti'" seguita da un Work shop sul tema "Uno sguardo al futuro… Quale fraternità sogniamo?". Domenica le conclusioni con la celebrazione eucaristica presieduta da ons. Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma e delegato per la pastorale Migrantes.

Rom e sinti: incontro a Roma sul superamento dei campi

9 Settembre 2021 - Roma - Per la prima volta in Italia, amministratori pubblici si confrontano sul tema del “superamento” dei campi rom in occasione del convegno “Oltre il campo: Superare i campi rom in Italia: dalle sperimentazioni di ieri alle certezze di oggi”, organizzato da Fondazione Migrantes e Associazione 21 luglio, in collaborazione con la diocesi di Roma. L’appuntamento si inserisce in un contesto storico-politico di estrema importanza: entro i prossimi 18 mesi si assisterà al superamento dei campi in 15 città italiane. L’incontro si terrà lunedì 13 settembre a Roma (ore 15,00, Nuova aula del Palazzo dei gruppi parlamentari della Camera, via di Campo Marzio, 78). Interverranno, tra gli altri il prefetto Rosanna Rabuano, del Dipartimento Libertà civili e immigrazione, l’onorevole Riccardo Magi; mons. Gianpiero Palmieri, arcivescovo vicegerente della diocesi di Roma; mons. Benoni Ambarus, vescovo ausiliare della diocesi di Roma con delega a migranti e rom; don Gianni De Robertis, direttore della Fondazione Migrantes; Antonio Ciniero, dell’Università del Salento; Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio, oltre a varie testimonianze di esperienze positive e buone prassi.  

Budapest. una preghiera ecumenica in ricordo del Porrajmos

5 Agosto 2021 - Budapest - Il 2 agosto a Budapest si è svolta la preghiera ecumenica in memoria del Porrajmos, lo sterminio nazista di rom e sinti, e dell’attentato di Kisléta il quale fu l’ultimo di una serie di uccisioni di persone rom tra il 2008 e il 2009 con sei vittime e parecchi feriti in Ungheria. La preghiera è stata presieduta da mons. János Székely, vescovo  di Szombathely, con le rappresentanze delle chiese riformata e luterana, e la comunità ebraica. Erano presenti alcuni membri delle famiglie delle vittime e Éva Fahidi, superstite dell’olocausto, prigioniera del campo Auschwitz-Birkenau anche nella notte tra il 2 e il 3 agosto 1944 quando gli ultimi rom furono uccisi dagli SS. Péter Szőke della Comunità di Sant’Egidio a Budapest ha introdotto la preghiera: “vogliamo gridare al Signore con le vittime e per le vittime, ma vogliamo anche dire quale sogno abbiamo sul mondo e sull’Ungheria”. Citando Jonathan Sacks, ha detto: “un paese è forte quando si prende cura dei deboli, diventa ricco quando si occupa dei poveri, diventa invulnerabile quando presta attenzione ai vulnerabili”. Nella sua omelia il vescovo emerito luterano Péter Gáncs ha offerto una meditazione sull’incontro di Gesù con la samaritana.  Gesù non rispetta i confini e “provoca”, nel senso originario del verbo: chiama fuori quel che è nascosto. I giudei e i samaritani allora non avevano nessuna comunione, non potevano usare gli stessi piatti, bicchieri. Gesù trova quell’unica cosa che lui e la donna hanno in comune: la sete nell’ora più calda del giorno. Chiede acqua alla samaritana, suscitando scandalo persino nei discepoli che non capiscono. Il rapporto tra giudei e samaritani è paragonabile a quello tra ungheresi rom e non rom di oggi. Gesù ci offre l’acqua della vita perché essa diventi in noi fonte per gli altri. I nostri sforzi non servono a nulla se non facciamo noi il primo passo nel ristabilire la comunione in modo personale, mangiando e bevendo dagli stessi piatti con loro. Éva Fahidi, che aveva perso sua madre e la sua sorellina subito dopo il loro arrivo ad Auschwitz, ha dato la sua personale e toccante testimonianza della notte in cui le famiglie rom, più di 3000 persone furono assassinate nel campo di Birkenau. “I rom e sinti sono il popolo più vicino al mio cuore. Sono i miei fratelli e sorelle di sangue. Avevo 79 anni quando per la prima volta tornai ad Auschwitz. Finora non avevo capito perché ero sopravvissuta proprio io ma allora e lì capì: per raccontare fino alla fine della mia vita perché non succeda più. Purtroppo, le idee nazionalsocialiste si diffondono anche dove prima erano sconosciute. Il ruolo delle chiese è essenziale per contrastarle. I sopravvissuti non vogliono sporcarsi le proprie anime di odio contro nessuno”. Rivolgendosi ai bambini e giovani rom presenti ha detto: “I bambini rom sono bellissimi. Studiate, trovate buoni lavori per non essere umiliati, abbiate belle famiglie con tanti figli, Dio vi benedica”. Nelle preghiere dei fedeli sono stati letti i nomi delle vittime degli attentati compiuti dodici anni fa in Ungheria, tra cui un bambino di appena 5 anni, Robi Csorba. Nella preghiera dei fedeli, Eszter Dani, pastora riformata ha chiesto la guarigione al Signore per coloro sono paralizzati dalla paura, dal lutto, e anche per coloro che sono pieni di odio. Il capo rabbino Zoltán Radnóti ha pregato con le parole dell’Avinu Malkenu, Nostro Padre, Nostro Re, le suppliche per la misericordia dell’Eterno. Il vescovo János Székely ha reso grazie al Signore per i “nostri fratelli zingari” e i “tesori che portano in loro”. “Noi pecchiamo contro il nostro fratello – ha aggiunto – non solo quando lo distruggiamo ma anche quando gli neghiamo una vita degna dell’uomo”. “Vogliamo raggiungere la misura del tuo amore infinito”, ha concluso la sua preghiera.

Colombia: i Vescovi esprimono solidarietà in occasione della Giornata Mondiale dell’Olocausto del Popolo Rom

2 Agosto 2021 - Bogotà - "La Chiesa colombiana, attraverso la Conferenza Episcopale, desidera esprimere il suo più profondo senso di solidarietà con i popoli Rom di tutto il mondo e in particolare con i Rom che vivono in Colombia da diversi secoli; approfittando della commemorazione del genocidio perpetrato dal Reich nazista durante la seconda guerra mondiale". Lo afferma la Conferenza Episcopale della Colombia (CEC), in una nota del suo Dipartimento di Animazione Missionaria e per i Gruppi Etnici, in occasione del 77° Giornata Mondiale dell'Olocausto del Popolo Rom, che si celebra oggi 2 agosto. Nel messaggio firmato da p. Omer Giraldo, direttore dell'area Etnie, ha ricordato che la popolazione Rom ha le sue origini nella regione asiatica di Kannauj, nel nord dell'India ed è stata caratterizzata nel corso della sua storia dall'essere "un popolo con tendenza al nomadismo e che porta nel suo essere anche una ferma convinzione di libertà, (...) I legami familiari sono per questa etnia un'enorme forza culturale, insieme alle loro convinzioni, alla loro fede in Dio e alla ricchezza della sua espressioni, come la musica e la danza". La nota, riferisce l’agenzia Fides, sottolinea come la notte dal 2 al 3 agosto 1944 sia tristemente ricordata per l'infame assassinio di oltre 4.300 membri delle minoranze note come Sinti e Rromaníes, varianti culturali della stessa etnia. Questa notte è chiamata in lingua tedesca come "Zigeunernatch", "La notte degli zingari". In questo contesto, a nome della CEC, il religioso invita i colombiani a prendere coscienza delle sofferenze che la popolazione Rom ha dovuto sopportare nel corso della storia. In modo speciale, chiede che questo 2 agosto si tenga una preghiera speciale e ci siano spazi di riflessione per gli atteggiamenti che spesso si assumono quando si conoscono da vicino queste comunità insediate nei territori colombiani: "Gli zingari sono stati vittime, incompresi ovunque vadano. Anche nel nostro Paese gli zingari hanno subito discriminazioni ed emarginazione sociale nel lavoro, nell'istruzione e nella salute. Un fatto molto positivo che ha segnato il destino dei popoli Rom in Colombia è il loro riconoscimento da parte dello Stato colombiano come minoranza etnica, sulla base della nuova Costituzione del 1991. La guerra interna che la Colombia ha costretto queste comunità a trasferirsi nelle città".

Consiglio d’Europa: Costruire ponti tra passato e futuro, per creare un futuro migliore

2 Agosto 2021 - Bruxelles - In una dichiarazione rilasciata in occasione della Giornata europea di commemorazione dell’Olocausto dei Rom, il 2 agosto 2021, la Segretaria generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Buric ha sottolineato l’importanza di ricordare le vittime dell’Olocausto dei Rom. Ha posto l’accento sul fatto che imparare dal passato consente di creare un futuro migliore per i Rom e i Viaggianti d’Europa e ha evidenziato le iniziative di istruzione del Consiglio d’Europa attraverso le quali si insegna la storia dei Rom e i loro contributi positivi all’identità europea. Questa giornata è un omaggio a migliaia di uomini, donne e bambini rom che furono uccisi nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau la notte del 2 agosto 1944.

Migrantes: Giornata del ricordo del Porrajmos, per non dimenticare

2 Agosto 2021 - Roma - Un’occasione per riflettere su ciò che è stato il genocidio di Rom e Sinti durante la seconda Guerra Mondiale noto come Porrajmos (divoramento). Un genocidio che causò oltre mezzo milione di vittime e che viene ricordato oggi, 2 agosto, poiché in quel giorno, nel 1944, gli ultimi rom del cosiddetto "Zigeunerlager" (lager rom), furono sterminati nelle camere a gas di Auschwitz-Birkenau. Anche in Italia – evidenzia oggi la Fondazione Migrantes - non si possono dimenticare i campi di concentramento dei rom realizzati dopo le leggi razziali in diverse città e paesi: Perdasdefogu (Nuoro), Agnone (Campobasso),Tossicia, ai piedi del Gran Sasso, Ferramonti (Cosenza),Poggio Mirteto (Rieti), a Gries (Bolzano). Città e paesi che “diventano le tappe di un pellegrinaggio per chiedere perdono, ma anche per non dimenticare la memoria del genocidio. Un pellegrinaggio che ci aiuta anche a superare paure e pregiudizi che purtroppo ancora crescono nei confronti dei rom, come dei migranti, e che possono rischiare di sfociare in nuove forme di violenze e di razzismo". La Giornata di oggi diventa anche l’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica su una delle minoranze “più vulnerabili”. (R.Iaria)  

Cuneo: nel programma annuale del comune la giornata di commemorazione del “Porajmos”

2 Agosto 2021 - Cuneo - Il 2 agosto si commemorano le vittime del Porajmos, lo sterminio dei Rom e dei Sinti compiuto dai Nazisti e dai loro alleati durante la seconda guerra mondiale. La data è stata scelta per ricordare la notte tra il 2 ed il 3 agosto 1944 nella quale 2987 Rom, soprattutto donne, bambini e anziani, furono uccisi nel lager delle famiglie zingare del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Il 22 luglio 2019 – ricorda oggi il comune in una nota pubblicata sul sito - con la deliberazione n. 49, il Consiglio Comunale della Città di Cuneo ha approvato la proposta di  “inserire la data del 2 agosto, ricorrenza del Porajmos, nel programma annuale del Comune di Cuneo delle iniziative per la commemorazione degli eventi che ad opera del regime nazi-fascista hanno segnato tragicamente la storia del nostro Paese durante la seconda guerra mondiale, affinché possa costituire un elemento di verità e di memoria per tutta la popolazione e di chiedere al Parlamento italiano di assumere ufficialmente tale data per la celebrazione del Porajmos, come già realizzato in Spagna a partire dal 2016 per iniziativa del Governo di quel Paese”.

Giornata genocidio Rom: Sant’Egidio, occasione per riflettere “sul male generato”

2 Agosto 2021 - Roma - Da alcuni anni, è stato istituito il Roma Genocide Remembrance Day, la giornata in ricordo del genocidio dei Rom e Sinti durante la seconda guerra mondiale, definito in lingua romanì Porrajmos (divoramento) o Samudaripé (sterminio) che provocò mezzo milione di vittime di questa popolazione. Così Piero Terracina, sopravvissuto ad Auschwitz e testimone diretto della liquidazione dello Zigeunerlager, ricorda la notte del 2 agosto 1944. "Ero rinchiuso ed era notte e c’era il coprifuoco, però ho sentito tutto. In piena notte sentimmo urlare in tedesco e l’abbaiare dei cani, dettero l’ordine di aprire le baracche del campo degli zingari, da lì grida, pianti e qualche colpo di arma da fuoco. All’improvviso, dopo più di due ore, solo silenzio e dalle nostre finestre, poco dopo, il bagliore delle fiamme altissime del crematorio. La mattina, il primo pensiero fu quello di volgere lo sguardo verso lo Zigeunerlager che era completamente vuoto, c’era solo silenzio e le finestre delle baracche che sbattevano”. Furono 4000, in maggioranza donne e bambini, le persone uccise in quell'occasione nelle camere a gas; facevano parte dei 23 mila Rom e Sinti (Zigeuner, come venivano definiti nei documenti) deportati ad Auschwitz. La memoria del Porrajmos - evidenzia oggi la Comunità di Sant'Egidio - è occasione di riflessione "sul male generato dalle ideologie razziste, che hanno preparato il terreno alla discriminazione e all’annientamento nei campi di concentramento e sterminio. È una storia di disprezzo e persecuzioni della minoranza più numerosa d’Europa. Una ferita - conclude - del continente europeo, che interroga le coscienze su quante parole e atteggiamenti violenti siano ancora rivolti al popolo Rom e quanto ancora sia lontana una piena integrazione scolastica, sanitaria e abitativa di una minoranza giovanissima, composta ancora oggi soprattutto di minori"  

Il card. Turkson ricorda la figura del beato Ceferino

30 Luglio 2021 -

Città del Vaticano - Lunedì 2 agosto ricorre la memoria liturgica del beato Ceferino Gimenez Malla, il primo beato di origine rom della Chiesa cattolica. Ucciso a Barbastro, in Spagna, nel 1936 per aver tentato di salvare un sacerdote, Ceferino, ricorda oggi il cardinale Peter Turson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale,  era "un uomo di preghiera". In una lettera a p. Claude Dumas, presidente del Comitè Catholique International pours les Tsiganes il porporato ricorda che il beato Ceferino  esercitava il mestiere di commerciante di animali con "un rispetto esemplare per loro, paragonabile a quello di San Francesco d’Assisi, di cui seguiva l’esempio in qualità di terziario francescano". Per la sua autorità morale, scrive il cardinal Turkson, veniva spesso chiamato in quanto persona molto rispettato a dirimere sia le controversie che sorgevano tra le famiglie della comunità rom sia i conflitti che a volte turbavano i rapporti tra Rom e non Rom. "Le difficoltà che hanno dovuto affrontare collettivamente i rom m nel corso dei secoli,  hanno creato in loro un forte senso di appartenenza al gruppo e di solidarietà". Secondo quanto appreso il Dicastero "i meccanismi di mutuo sostegno hanno mitigato l’impatto della pandemia su di loro a cui erano più esposti proprio a motivo delle famiglie numerose che vivono in spazi ristretti. Alcune famiglie hanno sostenuto le altre ad andare avanti". Nella lettera in occasione  di questa giornata il responsabile del dicastero vaticano ricorda "la figura di monsignor Mario Riboldi, il sacerdote milanese scomparso nelle settimane scorse, che ha scoperto la figura di Ceferino e ne ha promosso la beatificazione che poi avvenne a Roma nel 1997. "Nel ringraziare Dio per la vita di mons. Riboldi - scrive - chiediamo al Signore per intercessione del beato Ceferino non solo vocazioni al servizio dei più bisognosi ma anche che  culture diverse scoprono il dono dell’amicizia sociale proposta da papa Francesco". Il Dicastero ringrazia la pastorale dei Rom della Conferenza Episcopale spagnola perché in quest’occasione ha messo a disposizione materiale sulla figura del beato e "dare testimonianza dell’eredità che mons. Riboldi  ci lascia con la sua vita e con la sua fede". (Raffaele Iaria)

Torino: mons. Nosiglia fra le famiglie di Rom e Sinti

15 Luglio 2021 - Torino - Da 50 anni nei campi nomadi accanto ai bambini, alle mamme ai malati perché nella difesa dei diritti e nella promozione dei doveri del popolo Rom e Sinto si realizzi l’inclusione sociale contrastando le discriminazioni. È la missione dell’Aizo   Rom e Sinti onlus (Associazione italiana zingari oggi) fondata nel 1971 a Torino, dove c’è la sede nazionale: presidente e anima dell’Associazione, attiva in 15 regioni, è suor Carla Osella delle Figlie di Sant’Angela Merici, una vita spesa nei campi nomadi torinesi accanto alle famiglie, accompagnando «ad una cittadinanza attiva e responsabile» con i volontari generazioni di Rom e Sinti. È a lei che il card. Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, ha inviato un messaggio da estendere a tutti i volontari in un’occasione speciale, la celebrazione per il 50° di fondazione, presieduto da mons. Cesare Nosiglia che, nonostante il violento nubifragio che ha flagellato Torino nel pomeriggio di martedì 13 luglio, si è recato al campo Rom di strada dell’Aeroporto, periferia di baracche che con pioggia e grandine diventa una distesa di fango. Attendono l’Arcivescovo che qui è di casa – mons. Nosiglia, fin dall’inizio del suo episcopato a Torino visita regolarmente i campi (nel 2012 l’Arcivescovo aveva dedicato una lettera pastorale ai nomadi intitolata «Non stranieri ma concittadini e familiari di Dio») – suor Carla che fa gli onori di casa (nella grande baracca al centro del campo allestita per l’incontro), i volontari dell’Aizo, don Angelo Zucchi, parroco della vicina San Giuseppe Cafasso che sostiene le attività dell’Aizo e poi tanti bambini, mamme, giovani. Nella Torino città dei santi sociali «non sorprende che nel 1971 il Signore abbia promosso tra voi un organismo destinato ad impegnarsi nel riconoscimento dei diritti fondamentali tra i Rom che in Europa, erano allora ‘gli ultimi degli ultimi’», ha scritto il card. Turkson nel messaggio letto all’inizio della preghiera. Il cardinale ha evidenziato la scelta della famiglia come strumento di azione pastorale dell’Aizo nel solco del Magistero dei vari Pontefici: «le famiglie Rom sono come la Chiesa e come dice Papa Francesco ‘maestre in umanità’». Parole che hanno introdotto la preghiera ecumenica guidata da mons. Nosiglia, accolto con affetto e commozione: delle 35 famiglie che vivono qui, in totale circa 150 persone, ci sono cattolici, ortodossi e musulmani. «Ma Dio ama tutti», ha sottolineato l’Arcivescovo commentando il Vangelo della «Tempesta sedata», che ha richiamato tutti i presenti alla pioggia scrosciante che martellava sulle lamiere delle baracche. «E, come nel brano che abbiamo letto, se cerchiamo il Signore lui non ci abbandona, ci sostiene nelle tempeste della vita se ci aiutiamo gli uni gli altri». Poi la preghiera dei bambini, dei ragazzi e delle mamme, per «la salute del Papa in ospedale», per l’Arcivescovo «che spesso ci viene a trovare e non si dimentica di noi», «per i volontari e suor Carla che ci aiutano», «per gli insegnanti delle scuole», «per i nostri defunti, per i malati, per nostri parenti in carcere». La preghiera finisce con la benedizione di Nosiglia sui più piccoli che lo vorrebbero abbracciare ma le norme anticovid non lo consentono: in questo campo 14 persone si sono contagiate e, grazie ai volontari dell’Aizo, l’emergenza è stata contenuta». Poi la consegna all’Arcivescovo di un «grazie» con una targa a ricordo di mezzo secolo di presenza dell’Aizo accanto a chi vive ai margini della città. Alcune mamme chiedono «a padre Cesare» un aiuto perché i servizi igienici del campo – che si teme venga smantellato – e l’assistenza di malati e i minori non venga a mancare. Mons. Nosiglia, ascolta e prende nota, promettendo di riferire ai servizi sociali. «Come per l’ex Moi, le palazzine dell’ex Villaggio olimpico occupate dai profughi, che diventeranno un polo di housing sociale,  grazie alla mediazione della diocesi, anche per i campi rom» auspica l’Arcivescovo «è necessario costituire al più presto una ‘cabina di regia’ a cui siano presenti  istituzioni,  agenzie economiche,  rappresentanti dei cittadini e anche delle famiglie rom realmente interessate a un cammino di dialogo e di integrazione, puntando sull’inserimento dei ragazzi nel sistema scolastico e dei giovani che vogliono cercare un’integrazione concreta nella formazione professionale per avviarli a un lavoro». (Marina Lomunno – Voce e Tempo)    

Rom e Sinti: da 40 anni il pellegrinaggio a Forno di Coazze

24 Giugno 2021 - Torino - Un gruppo di sinti e rom, che vivono in Piemonte, si sono ritrovati, come ogni anno, per un momento di preghiera, al santuario di Forno di Coazze. Erano un centinaio circa: in meno degli anni scorsi vista la situazione relativa alla pandemia in corso. "È sempre una esperienza interessante per il tempo che si dedica alla preghiera, alla Messa e all’ascolto", ha detto uno dei promotori, don Fredo Olivero, già direttore dell'Ufficio Migrantes di Torino. A guidare le meditazioni il biblista don Marco Frediani. Durante la due giorni una piccola mostra fotografica sui 40 anni del pellegrinaggio in questo luogo. Rom e Sinti: da 40 anni il pellegrinaggio a Forno di Coazze