19 Gennaio 2021 - Noi vi preghiamo, Figli carissimi, e voi specialmente nuove famiglie cristiane, a dare, con debita forma e discreta misura, ma anche con aperta e collettiva espressione religiosa, l’onore della preghiera collettiva nelle vostre case: la madre ha in questa prima pedagogia della religione un compito altrettanto importante e degno quanto bello e commovente. Mamme, le insegnate ai vostri bambini le preghiere del cristiano? li abituate, se ammalati, a pensare a Cristo sofferente? a invocare l’aiuto della Madonna e dei Santi? lo dite il Rosario in famiglia? […] e voi, Papà, sapete pregare con i vostri figlioli, con tutta la comunità domestica, almeno qualche volta? L’esempio vostro, nella rettitudine del pensiero e dell’azione, suffragato da qualche preghierina comune vale una lezione di vita, vale un atto di culto di singolare merito; e portate così la pace nelle pareti domestiche […] Ricordate: così costruite la Chiesa. (Paolo VI, Udienza Generale, mercoledì, 11 agosto 1976)
Paolo VI è sempre con il pensiero rivolto alla famiglia come “Chiesa domestica”, cioè luogo dove sacramentalmente Cristo si incontra con la nostra umanità e, in occasione di questa allocuzione per l’udienza generale del mercoledì, amplifica il suo magistero sottolineando la radicazione della famiglia cristiana nel sacerdozio comune battesimale. “Questa dottrina – afferma il Papa – si fa eminentemente pratica, specialmente là dove parla dei coniugi cristiani, i quali costituiscono una così detta Chiesa domestica (Lumen Gentium n.11). È in questo contesto che si innesta l’invito alla preghiera così caldamente espresso nelle battute che riportiamo. Il Papa riconosce ad ogni credente il sacerdozio comune conferito col battesimo e in virtù di questo ai coniugi e ai genitori affida l’impegno per quello che si potrebbe chiamare un culto domestico. Il suo linguaggio è molto colloquiale ma non meno perentorio. Quello della preghiera collettiva nelle case è un onore, un compito importante e degno quanto bello e commovente. Probabilmente, rivolgendosi alle madri cristiane, il pontefice va con la mente alla sua felice esperienza famigliare, rievocando con la memoria come anch’egli abbia imparato così le preghiere del cristiano. Alle mamme è affidato il compito di indicare Gesù ai propri figli, sia nei momenti di gioia, sia nelle prove, come la malattia, più o meno grave. Ai padri tradizionalmente più distanti (ma oggi non è certo più così) è chiesto di pregare ogni tanto con tutta la famiglia e di considerare questo un esempio prezioso che edifica la Chiesa. La preghiera con i genitori ha le parole del vocabolario famigliare, parla il linguaggio delle esperienze comuni, delle scoperte, delle gioie e delle preoccupazioni di ogni giorno. Sono le preghiere della tradizione, ma anche le preghiere semplici che nascono spontaneamente dal fervore che reciprocamente adulti e bambini si trasmettono. Viene da chiedersi quanto ancora oggi sia importante sentirci spronati a questa vita ecclesiale attraverso la preghiera all’interno della famiglia. Non si può non fare riferimento agli ultimi mesi che abbiamo vissuto, alle restrizioni che i diversi lockdown ci hanno imposto. Abbiamo avuto davvero tante occasioni per sperimentare che la nostra vita da cristiani si esercita prima di tutto all’interno delle mura domestiche. È qui che la preghiera si fa intima e personale, qui ci si rivolge al Signore con il tu della confidenza più sincera, qui idealmente attorno al fuoco, come avveniva una volta, si possono dare i nomi alle persone per cui si prega, si possono indirizzare richieste di protezione ed intercessioni in modo più personale di quanto avvenga nell’assemblea della chiesa parrocchiale. Nella preghiera in famiglia ci si può tenere per mano e ripercorrere l’albero genealogico dei propri cari, contemplando preghiere per i vivi e preghiere per i defunti. Ci si passa il testimone con i Pater, le Ave e i Gloria, oppure con le intenzioni spontanee e – come dice Paolo VI – così si edifica la Chiesa, si costruisce quella porzione di Regno che è affidata ad ogni casa, ad ogni nucleo famigliare, dove di generazione in generazione si trasmette la fede. (Giovanni M. Capetta – Sir)