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Mons. Perego al Consiglio dei Giovani del Mediterraneo a Palermo

8 Novembre 2024 - L’accoglienza al centro per una pace concreta tra popoli. Dal 7 al 10 novembre il Consiglio dei Giovani del Mediterraneo si confronta con tante realtà che si occupano di accoglienza sul tema “Non c’è pace senza accoglienza” nella memoria del Beato Giuseppe Puglisi. Come opera-segno dell’iniziativa verrà lanciato, in vista del Grande Giubileo del 2025, il progetto destinato a tutte le Comunità Mediterranee “Prendersi cura – una famiglia per ogni comunità”. Ad organizzare le giornate del progetto della Conferenza Episcopale Italiana “Consiglio dei Giovani del Mediterraneo” oltre al Centro di Accoglienza Padre Nostro, sono la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia e la Rete Mare Nostrum con il patrocinio della Presidenza della Regione Siciliana. Agli incontri parteciperanno, dando la loro testimonianza, dodici giovani provenienti da vari Paesi del Mediterraneo. Nel ricco programma della manifestazione è prevista alle ore 15:30 di venerdì 8 novembre una tavola rotonda sul tema “Mediterraneo ed accoglienza” , con don Marco Pagniello (direttore generale di Caritas Italiana), Alfonso Cinquemani del Centro Astalli, Mario Affronti (Ufficio Regionale per l’immigrazione – CESI) e con mons. Gian Carlo Perego (presidente della Fondazione Migrantes): "Se la solidarietà è il nuovo nome della pace - come diceva S. Giovanni Paolo II - soltanto un Mediterraneo luogo di solidarietà e accoglienza e nn luogo di guerra, armato, di respingimenti e di morte, non un muro ma una strada, diventerà segno di pace".

(fonte: il Mediterraneo24)

[caption id="" align="aligncenter" width="696"] (foto: unitedworldproject.org)[/caption]

Europa in preghiera per la pace

14 Settembre 2022 -

Roma - «Voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne». Queste parole che san Paolo scrisse poco meno di duemila anni fa all’amatissima comunità cristiana di Efeso, grande città ionica oggi un sito archeologico in territorio turco, risuoneranno anche stasera in numerosissime chiese italiane, alla presenza di Gesù eucaristia. Il passo paolino sarà letto, per chi seguirà la traccia suggerita dalla Cei, durante l’adorazione eucaristica per la pace in Ucraina che la Conferenza episcopale italiana ha promosso aderendo all’iniziativa lanciata dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee). «In questo giorno in cui la liturgia della Chiesa celebra la festa dell’Esaltazione della santa Croce, ci uniamo con tutte le Chiese d’Europa per implorare da Dio il dono di una pace duratura nel nostro continente – recita la preghiera contenuta nel sussidio preparato dall’Ufficio Liturgico Nazionale – in modo particolare, vogliamo pregare per il popolo ucraino perché sia liberato dal flagello della guerra e dell’odio». I vescovi europei in questi mesi hanno più volte unito la loro voce a quella del Papa perché tacciano le armi e si ponga fine alla guerra in Ucraina. Anche l’iniziativa quaresimale denominata “catena eucaristica”, pensata come segno della vicinanza della Chiesa alle vittime del Covid e alle loro famiglie, quest’anno è diventata l’occasione per pregare per le vittime della guerra e invocare la pace. La Conferenza episcopale romano-cattolica dell’Ucraina ha dichiarato il 2022 Anno della Santa Croce. «Ora più che mai comprendiamo Gesù Cristo nella sua Via Crucis – hanno scritto i presuli del Paese in una lettera pubblica – comprendiamo la sua sofferenza e morte come agnello innocente che è stato crocifisso da persone che si sono messe al servizio del male». Anno della Santa Croce che si concluderà oggi con una solenne liturgia e la Via Crucis nel Santuario della Passione del Signore a Sharhorod, paese di settemila anime nell’oblast Vinnycja, al centro dell’Ucraina.È certamente suggestivo il fatto che nel giorno in cui il mondo cattolico europeo si raccoglie in preghiera, in ginocchio, per chiedere il dono della pace, il Pontefice si trovi al “Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali”, un’iniziativa di dialogo che ha al centro il tema della concordia fra i popoli. E doppiamente suggestivo è il fatto che tutto si svolga in Kazakistan, Paese nel cuore del continente che segnerà il XXI secolo, l’Asia, all’incrocio tra grandi civiltà, russa, cinese, turca. E soprattutto Paese che è stato parte dell’Unione Sovietica, nato dalla sua disintegrazione, con tutte le problematiche che questo ha comportato, e con ancora all’interno una forte minoranza russa.Il sussidio di preghiera della Cei si apre con due immagini tratte dai Lezionari in vigore nella Chiesa italiana e che da sole invitano a meditare su ciò che sta accadendo a solo poche ore di aereo da qui: una composizione di Mimmo Paladino, Gesù muore in croce, una foglia d’oro a forma di croce che ricorda l’oro delle croci e dei campanili ortodossi e greco-cattolici; e un’altra di Filippo Rossi, Verbum Panis, dove un crocifisso stilizzato si trova tra macchie di colore che ricordano sia la terra e il vino, come suo frutto, che la terra irrorata dal sangue. (Andrea Galli - Avvenire)

Libano: la preghiera delle agostiniane di Santa Rita da Cascia

19 Ottobre 2020 - Samta Rita da Cascia - Le agostiniane di Santa Rita da Cascia in preghiera per il Libano. Da giovedì 22 ottobre l'iniziativa “In preghiera con santa Rita per il Libano”, alle 17,   che vedrà – per la prima volta nella storia del santuario – una messa celebrata nella basilica di Santa Rita di Cascia, in rito maronita e lingua araba. Voluta per far arrivare l’abbraccio di santa Rita alla Terra dei Cedri e al suo popolo molto devoto alla santa, la celebrazione sarà la prima di una serie di appuntamenti, in programma una volta al mese fino a maggio 2021. I fedeli potranno partecipare anche dal Libano, collegandosi al canale YouTube del monastero santa Rita da Cascia, dove le celebrazioni saranno trasmesse in diretta streaming. A chiudere ogni messa, il passaggio all’urna che custodisce il corpo della santa, con una preghiera di affidamento a santa Rita per il Libano, scritta per l’occasione. Dice p. Luciano De Michieli, neo rettore della basilica di Santa Rita, che le religiose da 20 anni, ogni giorno recitano il rosario per il popolo libanese, storicamente afflitto da guerre e instabilità. Una situazione drammatica, peggiorata dalla pandemia e dall’esplosione di agosto al porto di Beirut: "Il nostro è un cammino da fare insieme, verso la festa di santa Rita del 22 maggio 2021”. La grande devozione dei libanesi a santa Rita, a Cascia è rappresentata dalla statua della santa scolpita proprio nella pietra libanese e posta all’ingresso della città. Il monumento è stato inaugurato nell’ottobre 2015, dopo essere stato benedetto da Papa Francesco, in piazza San Pietro.

Riccardi: “il problema non è l’esistenza dei confini, ma l’odio che fa a pezzi il mondo”

16 Settembre 2019 - Madrid -  “Il problema non è l’esistenza dei confini. E’ invece come vivere le frontiere in un mondo, grande e talvolta terribile. Spesso confini respingenti o impregnati di odio fanno a pezzi il mondo, creano un insidioso clima conflittuale”. Lo ha detto Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, aprendo ieri pomeriggio a Madrid l’Incontro internazionale nello “Spirito di Assisi” che quest’anno ha per tema “Pace senza confini”. Riccardi ha sottolineato nel suo discorso come in un mondo globalizzato “nessuno è garantito, se non da una pace più grande. Le mie frontiere non mi preservano!”. Il pensiero va subito alle questioni ecologiche. “Quando l’Amazzonia brucia, anche noi bruciamo con la grande foresta! La terra rivela che tutti siamo concretamente legati. Le religioni lo insegnano da millenni: l’umanità, le persone, i popoli, hanno tutti un comune destino”. L’incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio cade quest’anno a 30 anni dalla caduta del muro di Berlino, nel 1989. In questo periodo, purtroppo, “sono sorti nuovi confini”. “Alcuni non sono frontiere, ma muri”, ha detto Riccardi. Costruiti “per ragioni militari, difensive, per frenare i migranti, per proteggere lo spazio nazionale”. Ciò che più preoccupa è “una ripresa di prospettive nazionali antagoniste o nazionaliste, reazioni semplificate a una globalizzazione che appare minacciosa, semplificazione che sembra proteggere da problemi complessi. Non mi voglio abbandonare ad allarmismi”, ha ribadito Riccardi. “Ma non si può vivere l’oggi con le sue sfide complesse senza il respiro umanesimo planetario”. E ha concluso: “I confini esistono, ma non possono diventare muri né disegnare il futuro. I credenti li superano con lo sguardo del cuore e con la parola del dialogo”.

Papa Francesco: la casa comune “non sopporta muri che separano”

16 Settembre 2019 - Madrid – “In questi primi due decenni del XXI secolo abbiamo, purtroppo, assistito, con enorme tristezza, allo spreco di quel dono di Dio che è la pace, dilapidato con nuove guerre e con la costruzione di nuovi muri e nuove barriere”. Lo ha scritto ieri Papa Francesco in un messaggio ai partecipanti all’incontro di preghiera per la Pace sul tema “Pace senza confini” in corso a Madrid (fino a domani) e su iniziativa della diocesi di Madri e della Comunità di Sant’Egidio. Per il papa la pace va “continuamente incrementata di generazione in generazione con il dialogo, l’incontro e la trattativa. È insensato, nella prospettiva del bene dei popoli e del mondo, chiudere gli spazi, separare i popoli, anzi contrapporre gli uni agli altri, negare ospitalità a chi ne ha bisogno e alle loro famiglie”. In questo modo si fa “a pezzi” il mondo, “usando la stessa violenza con cui si rovina l’ambiente e si danneggia la casa comune, che chiede invece amore, cura, rispetto, così come l’umanità invoca pace e fraternità. La casa comune – ha scritto ancora - non sopporta muri che separano e, ancor meno, che contrappongono coloro che la abitano. Ha bisogno piuttosto di porte aperte che aiutino a comunicare, a incontrarsi, a cooperare per vivere assieme nella pace, rispettando le diversità e stringendo vincoli di responsabilità”. La pace è “come una casa dalle molte dimore che tutti siamo chiamati ad abitare”. “Quello che stiamo vivendo è un momento grave per il mondo. Tutti dobbiamo stringerci – vorrei dire con un solo cuore e una sola voce – per gridare che la pace è senza confini, senza frontiere”, ha scritto ancora Papa Francesco: “un grido che sale dal nostro cuore. È lì, infatti, dai cuori, che bisogna sradicare le frontiere che dividono e contrappongono. Ed è nei cuori che vanno seminati i sentimenti di pace e di fraternità”. All’incontro di Madrid partecipano oltre 300 leader delle grandi religioni mondiali insieme a rappresentanti del mondo della cultura e delle istituzioni. Nella capitale spagnola sono arrivati, da tutta Europa, migliaia di persone pronte per vivere quello che risulta uno dei più grandi eventi popolari dell’anno all’insegna della pace e del dialogo; tra loro, centinaia di giovani, che nella giornata di sabato si sono riuniti in assemblea con l’intenzione di dar vita a un grande movimento di pace in Europa in un tempo attraversato da troppa violenza, aggressività e razzismo. Ieri l’apertura del meeting con gli interventi del fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, del card. Carlos Osoro Sierra, del presidente della Repubblica Centrafricana, Faustin-Archange Touadéra, dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, dell’economista statunitense Jeffrey Sachs, del rabbino capo di Tel Aviv Meir Lau, del metropolita ortodosso russo Hilarion e del cancelliere dell’università di Al-Azhar, Mohammad Al-Mahrasawi. Tra le altre personalità di rilievo, che interverranno fino a domani alle 27 tavole rotonde in programma, il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, l’ambientalista indiana Vandana Shiva, padre Solalinde, che in Messico difende i migranti, il beninese Grégoire Ahongbonon, che si batte per la dignità e la cura dei malati di mente in Africa, l'europarlamentare Pietro Bartolo e l'arcivescovo di Bologna mons. Matteo Zuppi, che il prossimo 5 ottobre sarà creato cardinale da papa Francesco che nel suo messaggio ha evidenziato come la preghiera è “alla radice della pace” e “la preghiera per la pace, in questo tempo segnato da troppi conflitti e violenze, unisce ancor più tutti noi, al di là delle differenze, nel comune impegno per un mondo più fraterno”. (Raffaele Iaria)