8 Settembre 2021 -
Roma - “I leader europei esprimono preoccupazione per la sicurezza dei profughi afghani, perché di fatto stanno voltando le spalle a migliaia di persone in fuga da guerra e violenza”. A dimostrarlo le condizioni disumane in cui vivono i migranti intrappolati nel campo di Mavrovouni a Lesbo, ribattezzato “Moria 2.0”, che per il 63% sono afghani; o la decisione presa a giugno dal governo greco di riconoscere la Turchia come Paese sicuro, “con l’obiettivo di mandare indietro gli afghani, oltre che i siriani, i somali, i pakistani e i bengalesi”. È la denuncia contenuta nel nuovo rapporto diffuso oggi da Oxfam e Greek refugees council. Dopo l’incendio di un anno fa “per i rifugiati che stanno a Moria 2, una struttura temporanea e allestita in tutta fretta, le condizioni di vita sono tutt’ora indicibili – ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie –. Allo stesso tempo nulla è cambiato nell’impostazione dell’Unione europea e dei leader dei Paesi membri sull’accoglienza di chi è in fuga in cerca di salvezza come gli afghani, ora al centro dell’attenzione internazionale, nessun passo concreto è stato fatto per garantire diritti e dignità”. Al contrario, “dopo la prima fase di evacuazione e il grande moto di solidarietà espresso al popolo afghano, l’unica strategia messa in atto è bloccare i flussi migratori a monte e lungo la rotta balcanica”. Il 16 agosto, il giorno dopo la caduta di Kabul, il ministro greco per le migrazioni, Notis Mitarachi, ha affermato che la Grecia non sarebbe diventata la porta di ingresso per gli afghani in Europa, in palese violazione degli obblighi internazionali che prevedono l’accoglienza di chi è in cerca di sicurezza. Una decisione giudicata dal Greek refugees council “semplicemente immorale”. Il Tribunale europeo per i diritti umani ha recentemente dichiarato che “le autorità greche sono state incapaci di garantire un luogo di accoglienza all’altezza degli standard europei”. Le ondate di caldo di quest’estate non hanno fatto altro che rendere impossibili le già difficili condizioni di vita a Moria 2 e si teme che molte persone trascorreranno l’inverno in tenda per il sesto anno consecutivo. Delle oltre 3570 persone che sono intrappolate qui, il 32% sono bambini, di cui 7 su 10 ha meno di 12 anni.