4 Febbraio 2021 - Siracusa - Vengono da Nigeria, Somalia, Ghana, Bangladesh, Gambia e sono 26 giovani immigrati iscritti al nuovo corso on line per “assistenti di sala” nella ristorazione promosso a Siracusa dalle suore missionarie scalabriniane di San Carlo Borromeo. «Cerchiamo di dare un aiuto concreto a tanti immigrati che cercano un lavoro — confida suor Gjeline (Angelina) Preçi, albanese, responsabile del corso di formazione — ma offriamo anche assistenza e conforto spirituale ai senza tetto, ai detenuti e alle tante famiglie in difficoltà». Il programma di formazione si articola in 2 fasi: una teorica e una pratica. Dato che riunirsi in questo tempo di pandemia è praticamente impossibile, le scalabriniane, grazie al sostegno tecnologico della piattaforma Zoom, svolgono le lezioni insieme ad altre figure professionali: cuochi, avvocati e medici. La parte teorica prevede lezioni d’italiano specialistico sulla ristorazione, di educazione civica e nozioni base di diritto del lavoro, lezioni sui profili igienico-sanitari, l’uso elementare dell’informatica, lezioni teorico-pratiche sull’arte di servire. La parte pratica prevede tirocini formativi presso ristoranti o bar del siracusano. «La pandemia non ci ferma e non ci fermerà — aggiunge orgogliosa suor Angelina — sappiamo e ci rendiamo conto che la situazione è molto difficile, ma dobbiamo farcela sostenendo tutti quei migranti che sono arrivati nell’isola alla ricerca di un lavoro. Il nostro intento è quello di formare figure professionali che possono così dare un contributo all’economia locale e cerchiamo di assicurare un futuro a tanti giovani e padri di famiglia». Al termine del corso, ai partecipanti che avranno seguito almeno l’80 per cento degli incontri e superato positivamente un esame finale, verrà consegnato un attestato di partecipazione. Il corso prevede 3 incontri settimanali da 2 ore l’uno fino alla fine di febbraio. La parte di stage, invece, dovrà necessariamente seguire le disposizioni anti-covid; quindi, verrà definita in corso d’opera. Non tutti, però, riescono a frequentare il corso con assiduità perché non hanno la connessione alla rete Wi-Fi. «Ci preoccupiamo anche di fare la ricarica dei cellulari — prosegue suor Angelina — così tutti possono frequentare il corso. È importante per loro partecipare perché è in gioco il loro futuro». Le missionarie scalabriniane, presenti dal 2015 a Siracusa, sono molto attive in città. Già lo scorso anno avevano promosso un altro progetto di integrazione sociale: “BadaBene” ed è stato il primo corso di formazione per badanti in Sicilia, ospitato nei locali dalla parrocchia di Santa Rita. Completamente gratuito, grazie ai fondi dell’8xmille, ha avuto il patrocinio del comune, dell’arcidiocesi, della Caritas diocesana e della Fondazione Migrantes. In quell’occasione, più della metà delle iscritte è riuscita a trovare un’occupazione stabile nell’isola. «La nostra presenza missionaria a Siracusa — spiega la religiosa — non ha l’ambizione di voler stare in prima linea, ma è quella di convivere con la Chiesa locale, con i migranti e con il popolo siracusano. Aiutiamo tutte le parrocchie che ci chiamano. Quando sono arrivata qui non mi sarei mai aspettata tanta generosità. Il cuore dei siciliani, e dei siracusani in particolare, è davvero grande. Solidarietà e sensibilità sono due elementi presenti nel Dna dei siciliani. In questo periodo di pandemia, per esempio, ricevo ogni giorno tantissime telefonate di negozianti e di ristoratori che offrono i loro prodotti per distribuirli ai poveri della città». Tre volte alla settimana, infatti, suor Angelina, insieme agli scout, ai volontari e agli stessi migranti, formano una ronda che, dopo le ore 21, va in giro nei quartieri più degradati a distribuire pacchi alimentari e prodotti per l’igiene ai senza fissa dimora e alle famiglie più disagiate. Ma l’opera delle scalabriniane non finisce qui. «Sosteniamo anche i detenuti — conclude la suora albanese — li andiamo a trovare in carcere, ascoltiamo i loro problemi e poi li aiutiamo vendendo i prodotti che realizzano. Siamo riusciti a vendere nelle scuole di Siracusa braccialetti e collane che avevano realizzato in cella. I proventi servono ai detenuti per aiutare le famiglie nei loro Paesi di origine. Come vede i modi per aiutare il prossimo sono veramente infinite, basta crederci!». (Francesco RICUPERO – Osservatore Romano)