6 Settembre 2021 - Roma - Il Movimento dei Focolari in Italia ha lanciato un appello per concretizzare l’accoglienza già dopo i primi ponti aerei che hanno portato i profughi afghani nel nostro Paese: dal 26 agosto è partito infatti un invito attraverso le comunità locali dei Focolari e le tante persone impegnate a vari livelli in reti locali o nazionali per l’accoglienza e l’accompagnamento degli immigrati. L’appello invita a valutare la possibilità di aprire i centri del movimento, istituti religiosi, canoniche, case parrocchiali, ma anche le proprie case; a intercettare chi sia disposto a collaborare per questa emergenza affiancando i profughi in arrivo; ad avviare collaborazioni con enti e organizzazioni locali. Un lavoro in itinere, che deve “coniugare” – si legge in una nota - l’iniziativa privata con i sistemi di accoglienza predisposti dal Ministero dell’Interno, e che sta già muovendo i primi passi concreti, in consonanza con quanto auspicato da papa Francesco: che tutti gli afghani “sia in patria, sia in transito, sia nei Paesi di accoglienza”, possano “vivere con dignità, in pace e fraternità coi loro vicini”.
Le risposte non hanno tardato ad arrivare: singole persone hanno messo a disposizione la loro esperienza professionale, le proprie abitazioni, o case libere. Tra i primi a rispondere all’appello, un’infermiera di Bergamo: “Tra un turno e l’altro, sono a disposizione per qualunque necessità”. Altri hanno offerto le proprie competenze legali, sanitarie, o relative alla formazione scolastica. Una famiglia della Lombardia, con cinque figli piccoli, si è detta disponibile ad ospitare un bambino. “Non solo famiglie – spiegano al Movimento - ma vocazioni varie che rispondono al costante invito del Papa ad aprire le canoniche, le chiese; il mondo religioso si interroga su come mettersi a disposizione: è così per un gruppo di religiosi dei paesi vesuviani. Ci sono poi intere comunità focolarine - come a Pesaro, Milano, Cosenza - che si sono riunite per capire come unire le forze e trovare un luogo da mettere a disposizione per accogliere qualcuno”.
Proseguono anche i contatti con alcuni enti e cooperative dalle idealità condivise, che possano sostenere ed affiancare con gli strumenti idonei questa accoglienza fatta in famiglia, come la cooperativa Fo.Co. (Chiaramonte Gulfi, RG) e l’associazione Nuove Vie per un Mondo Unito (Roma). Ancora nel Lazio, a Marino, l’accoglienza è già in atto da parte della cooperativa e onlus Una città non basta, che si è attivata immediatamente. Al Centro Mariapoli di Castelgandolfo alcune famiglie afghane sono state ospitate fin dai primi giorni dell’emergenza.