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Mons. Nosiglia: “sostenere quanti operano per il bene comune”

1 Ottobre 2020 - Torino - “Crescono nella nostra città le parole e i gesti che inneggiano e richiamano alla violenza, tanto mediatica quanto fisica. Di fronte a questi fatti sento il dovere, come pastore di questa Chiesa, di chiedere al Signore della pace e della fratellanza di sostenere quanti operano per il bene comune e si impegnano a far sì che Torino continui ad essere una città concorde e rispettosa delle leggi, dell'accoglienza reciproca e della dignità di ogni cittadino”. Lo dice oggi l’arcivescovo Torino, Mons. Cesare Nosiglia dopo alcuni episodi. “Maria Consolata, patrona della nostra diocesi – ha quindi conclusi il presule -  ci ispiri propositi e impegni che ci aiutino tutti a perseguire questo obiettivo”.  

Mons. Nosiglia ai migranti: “siate i benvenuti” e “sentitevi membri eletti della nostra Chiesa”

5 Gennaio 2020 -

Torino - “Gesù si identifica con tutti coloro che non contano e sono ultimi nella società. Con chi ha fame o sete, è straniero e immigrato, chi è malato o in carcere. Nessuno deve sentirsi dunque  dimenticato da Dio per mezzo del suo figlio. Dunque nemmeno voi cari amici immigrati nel nostro Paese siete dimenticati dal Signore, ma anzi siete i prediletti del suo amore”. Lo ha detto l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, questa mattina nella Chiesa del Santo Volto in occasione della celebrazione eucaristica per la Festa dei Popoli promossa dall’Ufficio Migrantes della diocesi piemontese. Il presule ha salutato i “ “cari amici immigrati” aggiungendo: “Voi siete portatori di una ricchezza di culture, tradizioni, valori umani e spirituali, cristiani e civili, che può arricchire la nostra Comunità sia sotto il profilo religioso che sociale. Mai ci stancheremo di predicare a tutti, e con voce alta e forte, che la presenza di tanti immigrati nel nostro Paese è una risorsa positiva,che non va solo accettata, ma valorizzata in tutti i suoi molteplici aspetti. Siate dunque i benvenuti e sentitevi membri eletti della nostra Chiesa”.

“Provenite - ha detto ancora mons. Nosiglia -  da paesi e culture diverse e siete qui tutti insieme per proclamare le opere di Dio e manifestare a tutti che la fede cristiana vi unisce come un cuor solo e un’anima sola nella Chiesa: la stessa fede, lo stesso Battesimo, la stessa Eucaristia”.

Per il presule occorre operare affinché siano riconosciuti a tutti quei diritti fondamentali, che sono propri di ogni persona umana e di ogni famiglia: il diritto alla cittadinanza in primo luogo, a partire dai minori nati nel nostro Paese, al lavoro, alla casa, alla scuola, alla salute. Diritti che la Costituzione italiana pone a “fondamento del vivere civile del nostro popolo". “La vostra presenza e partecipazione alla vita della Chiesa in Torino - ha quindi detto mons. Nosiglia - è un segno di grande speranza, perché conferma quanto il Vangelo oggi ci annuncia, mostrandoci che la fede in Cristo è fonte prima di comunione e di salvezza per tutti. Siate dunque comunità e cristiani ferventi nella fede, ricercando sempre, anche in condizioni di vita a volte difficili, di non tralasciare mai le vostre tradizioni religiose e quanto avete ricevuto nella vostra terra sul piano della fede cristiana e cattolica”. Da qui l’augurio che “possiate godere di chiese e locali adeguati alle necessità delle vostre comunità

e  anche di cappellani che  vi seguano nella vita cristiana”. E la festa dei popoli “ci invita a considerare ogni popolo ed ogni uomo una ricchezza per tutta l’umanità”.

L’arcivescovo di Torino ha quindi ringraziato “ a nome della Chiesa di Torino”, della “vostra presenza e della vostra testimonianza di unità e di fede che offrite e vi invito a sentirvi parte viva della comunità e a prendere il vostro posto che vi spetta nel popolo di Dio. Il vostro Vescovo vi accompagna con la preghiera, l’amicizia e l’impegno a favorire quella integrazione necessaria, che resta il mio e il vostro desiderio”. E poi il ringraziamento alla Migrantes della diocesi di Torino, guidata da Sergio Durando “per il generoso e capillare lavoro che svolge a servizio delle comunità cristiane degli immigrati e ringrazio i sacerdoti, i catechisti e i responsabili delle varie comunità etniche per quanto fanno a favore della formazione e della crescita umana e spirituale di ciascun immigrato e della sua famiglia”. (Raffaele Iaria)

Torino: completato il trasloco dei profughi dal Villaggio olimpico

29 Agosto 2019 - Torino - Gli ultimi 370 profughi che occupavano l’ex villaggio olimpico Moi lo scorso 30 luglio sono stati allontanati senza alcun disordine e ricollocati in strutture messe a disposizione dalle istituzioni locali, attraverso il privato sociale, e dalla Diocesi di Torino. Alcuni sono stati inseriti nei progetti Sprar e accolti, attraverso la Croce Rossa, presso i centri di Settimo Torinese e Castel d’Annone in provincia di Asti. Grazie al progetto «Migranti, un’opportunità di inclusione» messo a punto dal Comune e dal Ministero dell’Interno in sinergia con la Prefettura, la Regione Piemonte, la Compagnia di San Paolo e la Diocesi di Torino sono tornate libere anche le ultime due delle quattro palazzine del villaggio occupato. Il primo edificio era stato evacuato un anno fa, le cantine lo scorso autunno, il secondo palazzo in primavera. «La vicenda del Moi», ha sottolineato l’arcivescovo mons. Cesare Nosiglia, «è stata vissuta dalla Diocesi come una sfida e un’opportunità che poteva segnare la vita della nostra Città e costituire un modello per l’intero Paese. C’è voluto del tempo: fin dall’inizio abbiamo deciso di non procedere allo sgombro forzato, ma di accompagnare le persone perché potessero comprendere quanto il progetto fosse vantaggioso per dare dignità e speranza in un futuro migliore alle numerose persone coinvolte». Dal 2013 fino ad un anno fa erano oltre mille i migranti che dimoravano nelle strutture di via Giordano Bruno in condizioni igienicosanitarie precarie. «Il piano ora prosegue con percorsi di formazione professionale, inserimenti lavorativi e abitativi», ha evidenziato il vicesindaco e assessore al Welfare Sonia Schellino, «per rafforzare il percorso di inclusione e accompagnare le famiglie e i singoli che occupavano le palazzine a raggiungere il maggior grado di autonomia possibile. Anche le persone accolte dalla Croce Rossa il prossimo autunno, quando saranno disponibili ulteriori posti presso strutture del Terzo Settore, verranno trasferite e seguite passo passo nel percorso verso l’autonomia». Il progetto ha subito un’accelerata dovuta al crescente degrado degli stabili e delle condizioni di vita dei loro abitanti. La liberazione degli edifici è stata possibile anche grazie ad ulteriori fondi stanziati dal Ministero dell’Interno e dalla Regione Piemonte, che ha messo a disposizione 500 mila euro. La Compagnia di San Paolo per l’intero progetto, che ora prosegue con l’accompagnamento dei migranti verso la stabilità, ha stanziato 4 milioni e 800 mila euro. «Il piano», ha commentato il sindaco Chiara Appendino, «è stato possibile solo grazie al lavoro in rete tra i diversi soggetti istituzionali del territorio. È il sistema Torino che funziona». Entro l’autunno partirà anche il piano per la riqualificazione della zona delle palazzine. «Mi auguro», ha concluso mons. Nosiglia, «che questa esperienza possa rappresentare un modello anche per altri ambiti di particolare criticità e precarietà, nella nostra città, come sono la situazione dei campi rom, dei senza dimora, dell’accoglienza nei dormitori e i problemi del lavoro e della casa». (Stefano Di Lullo – La Voce e Il Tempo)

Mons. Nosiglia: “far superare barriere di estraneità e di indifferenza”

7 Giugno 2019 - Torino -  “Una comunità che non vive nella ricerca continua dell’unità, nella cura e nell’attenzione verso tutti e in particolare verso i suoi membri più sofferenti e bisognosi, non può illudersi di celebrare degnamente l’Eucaristia e riconoscere il corpo del Signore”. Lo ha detto l’arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, nell’omelia della messa del Corpus Domini, che ha celebrato ieri in cattedrale, ricordando il miracolo eucaristico che si verificò in città, il 6 giugno 1453. L’ostia trafugata rimase sospesa in aria per lungo tempo e venne portata dal vescovo nel duomo. “L’Eucaristia è, come ci ricorda Papa Francesco, la fonte prima e la spinta costante che conduce la Chiesa fuori di se stessa, sulle vie della missione”, ha affermato il presule. Nelle sue parole il timore che ne sia stato fatto “un rito talmente chiuso in se stesso da stemperarne la carica di amore e di cambiamento che offre”. Soffermandosi sulle capacità dell’Eucaristia, Mons. Nosiglia ha spiegato che “inquieta le coscienze e allarga il cuore facendo superare barriere di estraneità e di indifferenza o di rifiuto che sono tutt’ora presenti nella società e anche nelle nostre comunità, verso fratelli e sorelle in condizioni di difficoltà morale o materiale”. Quindi, la convinzione dell’arcivescovo è che “se la nostra Chiesa privilegerà gli ultimi e se con coraggio profetico non si sottrarrà alle nuove sfide di tante miserie morali e materiali proprie del nostro tempo, la fede non verrà meno, l’Eucaristia che celebriamo si tradurrà in pane spezzato nell’amore, il Vangelo sarà sempre più credibile via di cambiamento anche sociale”. Infine, il presule ha indicato l’Eucaristia come “l’atto missionario più fecondo che la Chiesa immette nella storia dell’umanità”. “Le nostre comunità superino l’autoreferenzialità e si immergano con coraggio nel fiume della missione”. (Sir)