Modena - “Le persone che sono in pericolo di vita non vanno respinte, si tratta di valori che riguardano l’umano. La fraternità, anche per i non cristiani, deve diventare un nuovo stile nei rapporti interpersonali”. Lo ha detto mons. Erio Castellucci, vice presidente della Cei, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, intervenendo al Festival della Migrazione che si è chiuso oggi a Modena aggiungendo che "esiste un intreccio oggettivo tra le varie crisi: la crisi economica influisce su migrazioni, così come quella ambientale, quella bellica sull’economia… e così via. Dobbiamo affrontare questo intreccio con un altro intreccio, che si chiama fraternità, oppure non ne usciamo. Mentre libertà ed eguaglianza sono codificate, la fraternità sembra solo affidata al buon cuore. Non è così: oggi tanti, anche non credenti, invocano una fraternità che abbia una valenza di tipo pratico”. Per mons. Castellucci il concetto di fratello e sorella è "molto laico e indica un legame forte e tra pari, che spesso si trasferisce anche ai popoli. Ci sono regole umanitarie già dall’Antico Testamento, ma ci sono muri che sempre si ripetono e vanno sempre superati. Oggi è sempre più chiaro che o si va sulla via della fraternità o si va sulla strada di Caino, del sangue tra fratelli. Non ci sono molte alternative”. Parlando delle parole del Papa sulla pace, il presule ha concluso: “La pace è frutto della giustizia, ma c’è una pace che Gesù non ha portato, che è quella causata dall’indifferenza: è la pace di chi dice di lasciarlo in pace, di chi pratica l’ingiustizia. Non si può avvallare ogni comportamento per tenere la pace. L’idea del Papa è di provare a fermare questa catena di guerra e vendetta, per evitare una finta pace e la Chiesa vuole educare alla vera pace, alla giustizia, alla fraternità, alla gratuità”.
Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, ha aggiunto: “Il mondo ci viene in casa e non capiamo il motivo perché non lo guardiamo più. Cosa è il confine? In Ucraina viene attraversato in armi, nel Mediterraneo si arriva a voler trasformare l’acqua del mare in un muro. Nella guerra come nel respingimento, solidifichiamo nella mente l’idea che si sta bene per conto nostro che è stridente in un mondo che si fa sempre più integrato. Papa Francesco ci racconta, insieme a tanti altri, che un mondo diverso è possibile”. Tarquinio ha concluso: “Vi è una tragedia immensa in quello che è diventato il cimitero liquido più grande del mondo e gli umanitari, le Ong, salvano vite tra il 10 e il 15% di chi arriva: lo dico chiaramente, non ci sono prove che gli operatori umanitari siano, per dirla con una espressione davvero infelice, tassisti del mare”.
Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.