9 Febbraio 2023 - Capiago - Secondo un documento della Chiesa Svizzera il 40% dei cattolici residenti nel paese elvetico proviene da un contesto migratorio. Questo contesto dice “l’urgenza di una pastorale interculturale” e porta anche a “valutare esperienze di vita presbiterale comunitarie diverse da quelle dei religiosi, come già in alcuni periodi della storia, una valorizzazione dei diversi ministeri (lettorato, accolitato, catechista), che assume anche il ruolo di ‘referente pastorale’, costruendo una sola programmazione e formazione pastorale che in Svizzera, diversamente dall’Italia, distingue la parte economica – gestita da un organismo sinodale – dalla parte pastorale”. Lo ha detto ieri il presidente della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo mons. Gian Carlo Perego, intervenendo al seminario di aggiornamento delle Missioni Cattoliche di Lingua Italiana in Svizzera in corso, fino ad oggi, a Capiago. Per mons. Perego in questo modello è “facilitato anche il passaggio da un ascolto e annuncio della fede in una lingua a un’ altra lingua, a seconda delle persone: per un bambino questo passaggio potrebbe avvenire più velocemente, anche grazie alla scuola, per un adulto, con il lavoro, per un anziano più difficilmente o non avverrà mai, senza alcun dramma. L’importante è che le persone rimangano al centro dell’annuncio cristiano, della nuova evangelizzazione”. Nel suo intervento il presidente di Migrantes ha evidenziato che la pastorale interculturale ha al “centro l’unità dell’annuncio del Vangelo” e la Chiesa è “la garante di questa unità dell’annuncio del Vangelo”. Ecco perché occorre lavorare per “mettere in comune in un territorio, decanale o cantonale, una comunità pastorale che traduca le note dell’unità – unica programmazione – della cattolicità – un solo Vangelo annunciato e celebrato in lingue diverse, nell’unica o nelle diverse chiese di una comunità pastorale – della santità – che valorizzi la ministerialità, gli stili di vita di sacerdoti, laici e religiosi di lingue diverse – e dell’apostolicità – in comunione con il Papa e i Vescovi”. (Raffaele Iaria)