Tag: Migranti morti in mare
Card. Zuppi: “la questione dei migranti e dei rifugiati va affrontata con responsabilità e umanità”
Papa Francesco prega per i migranti vittime del naufragio di questa mattina
Centro Astalli: “urgente un piano europeo di accoglienza e integrazione”
Ismu: dal 2014 quasi 25mila i migranti morti nel Mediterraneo
Naufragio in Siria: il bilancio si aggrava
Roma - Continua a salire il bilancio del naufragio di un’imbarcazione di migranti partita dal porto di Minyeh, nel nord del Libano, e affondata al largo della città di Tartus, in Siria. Secondo l’ultimo bollettino diffuso dalla televisione di Stato siriana sono 89 i corpi senza vita recuperati dai soccorritori. A bordo viaggiavano tra le 120 e le 150 persone, 14 delle quali soltanto sono attualmente ricoverate in ospedali siriani. C’erano soprattutto cittadini libanesi, siriani e palestinesi, compresi anziani e bambini. E proprio sul bilancio dei bimbi morti nel naufragio è stata Unicef a diramare una nota: «Abbiamo ricevuto delle prime informazioni secondo cui 10 bambini sono tra coloro che hanno perso la vita. Anche un’altra barca che trasportava 55 migranti è affondata al largo delle coste della Grecia: 3 bimbi risultano scomparsi. È un’ecatombe».
Settanta vittime in mare: il cordoglio del Centro Astalli
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Mediterraneo: 25 migranti morti in un naufragio
Maxi-naufragi in Libia e alle Canarie
Milano - Più di 60 persone morte in mare nelle ultime ore. Più di 100 in sette giorni. L’ultimo naufragio di cui abbiamo notizia risale al 12 marzo scorso: almeno 20 le persone che hanno perso la vita. A darne notizia, ancora una volta è Alarm Phone, l’unica 'voce' parlante dei disperati che fuggono dalle violenze e dall’orrore per raggiungere l’Italia, la Spagna o Malta. Potrebbe essere quell’imbarcazione di cui non si aveva più notizia. E di cui avevano chiesto informazioni diversi parenti delle persone partite. L’allarme era scattato tre giorni fa. «Sono morte mentre cercavano di raggiungere l’Europa» sottolinea la Ong. L’imbarcazione su cui viaggiavano si è capovolta: sono 19 dispersi e una vittima accertata. A bordo c’erano in tutto «23 migranti egiziani e siriani» e sono state salvate solo tre persone, precisa il sito Middle East Eye citando una organizzazione non governativa e confermando le informazioni circolate lo scorso fine settimana.
«Sono vittime del sistema delle frontiere. Bisogna creare canali sicuri e legali di accesso all’Europa per evitare ulteriori tragedie. Per tutti i profughi corridoi umanitari safepassage » scrive su Twitter la Ong Mediterranea Saving Humans. «Non so per quanto tempo i nostri giovani rischieranno la vita. È affondata una barca nella regione libica di Ras Bayad, con a bordo 23 migranti. Chiedo al governo di adottare più misure che proteggano i nostri giovani» ha scritto sempre sui social Mustafa Bakri, un membro del Parlamento egiziano. Almeno altre 44 persone sono morte, nelle ultime ore, lungo l’altra rotta molto pericolosa: quella delle Canarie, di fronte al Marocco. Anche 3 donne e 2 neonati hanno perso la vita nel naufragio al largo di Tarfaya, in Marocco. Lo comunica l’Ong spagnola “Caminando Fronteras”. I 61 migranti a bordo volevano raggiungere le Canarie. La stessa Ong ha rivelato che nel 2021 sono state ben 4.404 vittime rilevate alla frontiera euro-africana occidentale. L’ Osservatorio dei Diritti nelle Frontiere ha riportato che 83 imbarcazioni sono scomparse con persone a bordo. Tra le vittime accertate, 4.175 sono morte attraversando la frontiera e 229 sono scomparse, 628 erano donne e 205 bambini e bambine. Rispetto al 2020, le morti sono aumentate del 102.95%.
Tragedia sfiorata invece nell’Egeo: 101 persone sono state salvate dalla guardia costiera turca in balia del mare e bloccati da un’avaria dell’imbarcazione su cui si avvicinavano all’isola greca di Paros. Il salvataggio dei migranti, molti dei quali afghani, è avvenuto nelle acque al confine del territorio greco delle Cicladi, arcipelago del Mar Egeo, in seguito a una segnalazione giunta da un peschereccio che ha fornito le coordinate di un’imbarcazione alla deriva. In base a quanto reso noto dalla Guardia Costiera turca i migranti erano diretti in Italia.
Intanto ad Augusta, nel Siracusano, sono sbarcati ieri i 111 migranti che si trovavano a bordo della nave Ong Geo Barents, tra loro anche 52 minori. La nave di Medici senza frontiere li aveva soccorsi in due distinte operazioni nel Mediterraneo. «Finalmente l’attesa è finita – commentano i medici umanitari –. Hanno bisogno di assistenza e cure». A bordo della nave c’erano infatti minori non accompagnati in fuga, bambini di appena 4 mesi «che hanno dovuto rischiare la vita in mare, donne e uomini che hanno subito violenze in Libia».
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, almeno 192 migranti hanno perso la vita lungo la rotta del Mediterraneo centrale nei primi due mesi del 2022 e più di 2.930 sono stati intercettati e riportati in Libia. Sono invece complessivamente 5.474 le persone che hanno raggiunto l’Italia, via mare, da inizio anno. La maggior parte di loro è partita dalla Libia (3.799) altri mille (per l’esattezza 1.077) sono invece partiti dalla Tunisia. Nel 2021 almeno 32.425 migranti sono stati intercettati e rimpatriati in Libia. Secondo l’Oim, è ipotizzabile che almeno 1.553 persone siano annegate l’anno scorso. «È necessario continuare a mantenere viva l’attenzione sull’emergenza umanitaria nel Mediterraneo – sottolinea Flavio Di Giacomo, portavoce Oim Mediterraneo –. I migranti continuano a rischiare la vita in mare, mentre chi è riportato in Libia diventa spesso vittima di una detenzione arbitraria e inumana e rischia di subire nuove violenze». (Daniela Fassini - Avvenire)
L’odissea degli ultimi
Milano - Li hanno trovati nel villaggio turco di Pasakoy. Dodici corpi privi di scarpe e vestiti, stesi sul terreno a meno di dieci chilometri dalla frontiera greca, da sette anni porta principale della “fortezza Europa”. Là, giorno dopo giorno, sfilano, nascosti nella boscaglia, uomini, donne, bambini in fuga dal Medio Oriente o dall’Asia in fiamme. Obiettivo: attraversare il fiume Evros, in bilico tra Turchia e Grecia, e varcare la soglia del Vecchio Continente. La gran parte delle volte non ci riesce. Come i dodici di Pasakoy, nel distretto di Ipsala, nell’Edirne. Secondo le autorità turche, le vittime facevano parte di un gruppo più ampio, di ventidue persone. Il ministro dell’Interno Suleyman Soylu ha denunciato sui social che i profughi sarebbero riusciti a raggiungere la Grecia ma sarebbero stati bloccati e ricacciati indietro della guardie di confine. Non prima, però, di essere privati dei pochi averi, inclusi gli indumenti indispensabili per proteggersi dal freddo che, dunque, li ha stroncati. Quando la polizia di Ankara li ha trovati, undici erano già morti congelati. Il dodicesimo si è spento poco dopo in ospedale. «Ancora una volta, l’Europa si è dimostrata priva di soluzioni, debole e insensibile», ha tuonato Soylu che non ha precisato la nazionalità, il genere o l’età dei profughi.
Dalle foto, diffuse dallo stesso ministro su Twitter, uno sembra un ragazzino. Gli ha fatto subito eco il capo della Comunicazione del governo turco, Fahrettin Altun, che ha definito l’Unione Europea «complice» di Atene. Bruxelles «non sa cosa significhi accogliere chi cerca di salvarsi la vita», ha affermato il presidente Recep Tayyp Erdogan. La Grecia, da parte sua, non ha risposto alle accuse, per altro non nuove. Da tempo Ankara, che ha chiesto più fondi all’Ue per i profughi, sostiene che Atene faccia respingimenti sistematici. Una pratica illegale perché impedisce loro di presentare richiesta di asilo, come garantito dal diritto internazionale. Affermazioni confermate da vari attivisti e associazioni. Appena tre settimane fa, l’Aegean monitor reporter ha rivelato l’espulsione di oltre 26mila profughi in due anni dalla guardia costiera greca lungo la rotta dell’Egeo. È di poco tempo fa, inoltre, la vicenda dell’interprete di Frontex scambiato per migrante e ricacciato in Turchia. Quest’ultima, dalla guerra in Siria, si è ritrovata al centro dell’esodo: nel suo territorio ci sono circa 3,7 milioni di profughi. Il braccio di ferro con la Grecia è cominciato due anni fa quando Erdogan ha spinto questi ultimi a sconfinare.
Le immagini dei profughi nella morsa delle polizie dei due Stati che li rimpallavano come merce hanno fatto il giro del mondo. Poi di nuovo il silenzio. Eppure, intrappolati tra i conflitti fra Stati e l’indecisione europea, i migranti muoiono. Di malattie e di fame. Annegati o congelati. Corpi in genere senza nome, a volte perfino senza vestiti, abbandonati lungo le linee di faglia della geopolitica. (Lucia Capuzzi - Avvenire)