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Rapporto Immigrazione 2024: il Paese reale è più avanti del dibattito politico sui migranti

16 Ottobre 2024 - Presentata a Roma la XXXIII edizione del Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes. Sono oltre 5 milioni e 300 mila i cittadini stranieri residenti in Italia (+3,2% rispetto allo scorso anno), oltre 200 mila di loro hanno conseguito la cittadinanza lo scorso anno e in media rappresentano il 9% della popolazione residente in Italia. Questi alcuni dei macro-dati che emergono dalla XXXIII edizione del Rapporto Immigrazione realizzato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, presentata questa mattina a Roma, e che analizza e rielabora i dati disponibili sul fenomeno migratorio. Un’edizione che è stata integrata da 4 ricerche inedite, frutto delle reti territoriali dei due organismi pastorali della Conferenza episcopale italiana su lavoro, scuola e appartenenza religiosa. Infografica di sintesi del Rapporto Immigrazione 2024 Caritas e Migrantes.
Cittadinanza: aumentano tra i nuovi italiani i neomaggiorenni nati in Italia
Tra coloro che hanno conseguito la cittadinanza lo scorso anno, un dato in linea con gli anni precedenti, prevale la modalità di acquisizione “altro” (46,1%) rispetto alla residenza continuativa (45,1%) e al matrimonio con un/a cittadino/a italiano/a (8,8%). Si tratta prevalentemente dei neomaggiorenni nati in Italia.
Lavoro: cresce occupazione, accanto però ad abbandono scolastico e "working poor"
Lo scorso anno il tasso di occupazione dei lavoratori non-Ue si è avvicinato maggiormente (60,7%) a quello della totalità dei lavoratori (61,5%). Tra il 2019 e il 2023, la domanda di lavoratori immigrati è aumentata significativamente e la quota di lavoratori stranieri sulle assunzioni totali è salita dal 13,6% del 2019 al 19,2% del 2023. I servizi sono l’ambito che ne assorbe di più, e in cui l’aumento delle assunzioni è stato nell’ordine del 58,9%, in particolare, nel settore della cura alle persone e del lavoro domestico (10,6% delle attivazioni). In generale, però, le attivazioni che hanno riguardato i cittadini stranieri sono state come “personale non qualificato”, inoltre, le donne presentano tassi occupazionali inferiori a quello delle italiane e degli stessi lavoratori stranieri e un tasso di disoccupazione più elevato. Il tasso di occupazione più alto è tra i giovani non comunitari (42%), seguito dai comunitari (38,6%) e dagli italiani (34%). Ma non si tratta necessariamente di un dato incoraggiante: si ricollega, almeno in parte, all’alto tasso di abbandono scolastico (quasi un terzo di loro, lascia prematuramente la scuola, tre volte di più rispetto ai giovani italiani). A proposito della fragilità di chi un lavoro lo possiede, i dati raccolti attraverso i Centri d’ascolto e i servizi Caritas, ci dicono che uno straniero su quattro che chiede assistenza è un lavoratore povero (working poor, 28,1%) e che in presenza di difficoltà ad accedere alle misure governative di contrasto alla povertà il supporto familistico e informale è ancora la strategia di resilienza alle situazioni di difficoltà economica più resistente e probabilmente ritenuto più affidabile dai migranti in Italia. Secondo i dati dei Centri d’ascolto e dei servizi Caritas è risultato percettore di RdC (Reddito di Cittadinanza, poi sostituito dall’AdI – Assegno di Inclusione) il 27,2% delle famiglie italiane, a fronte del solo 7,2% di quelle immigrate, soprattutto per l’imposizione del requisito normativo dei 10 anni di residenza.
Scuola e cultura hip-hop: contraddittori spazi di integrazione
Il totale degli alunni con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico 2023/2023 è di quasi 915 mila, e la percentuale dei nati in Italia cresce sempre più fino ad arrivare al 65,4%. Tra le principali difficoltà si segnalano la ridotta frequenza della scuola dell’infanzia; il ritardo scolastico; la difficoltà nel completamento e proseguimento degli studi; l’abbandono scolastico, in particolare dopo la scuola secondaria di primo grado. Il fenomeno migratorio è mal rappresentato nei libri di testo scolastici. Secondo una delle ricerche inedite del Rapporto, nei libri di scuola mancano riferimenti al ruolo che delle ong o delle associazioni laiche o religiose nei processi di integrazione dei migranti sul territorio; e alle difficoltà, degli ostacoli burocratici, normativi che i migranti devono affrontare per soggiornare regolarmente in Italia, acquisire diritti e obblighi formali. L’impatto dei doposcuola diocesani nel supporto alla didattica dei minori stranieri, già strutturato in particolare nel periodo della pandemia, è stato pressoché mantenuto e nel 36% dei casi anche ampliato sia nella tipologia dei destinatari (giovani con un’età media più elevata e maggiore partecipazione delle ragazze), sia per il tipo di supporto offerto. La relazione del mondo hip-hop con il tema della cittadinanza e dei “nuovi italiani” è un indicatore. Musica e stili di vita legati a questa cultura molto diffusa tra i giovani sembrano cogliere meglio di altri settori l’evoluzione della società, con una reciproca contaminazione sul piano multiculturale e multilinguistico che, pur fra molte contraddizioni, si rivela uno strumento educativo.
Appartenenza religiosa: il ruolo dei cattolici immigrati in Italia
All’inizio del 2024 i cristiani tornano ad incidere sul totale della popolazione straniera iscritta nelle anagrafi dei comuni italiani per il 53,0% sul totale, mantenendo il proprio ruolo di maggioranza assoluta; quello di maggioranza relativa passa per molto poco ai musulmani, col 29,8% d’incidenza (1 milione 582 mila). Nella pratica religiosa comunitaria il ruolo dei cattolici immigrati – consacrati e laici, provenienti da Paesi extra-europei e in massima parte più giovani rispetto agli autoctoni – appare fondamentale, sebbene ancora oggi non pienamente espresso, anche a causa del perdurare di alcuni stereotipi sull’immigrazione.
Mons. Felicolo (Fondazione Migrantes): migranti, da "ospiti" a soggetti attivi
"Non è possibile realizzare un’efficace e autentica accoglienza dei migranti – né una loro protezione, promozione e integrazione – se si curano solo gli aspetti economici o lavorativi, ignorando le dimensioni sociali e relazionali". Così commenta la nuova edizione del Rapporto Immigrazione, mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, che aggiunge: "Qualsiasi concezione di accoglienza che concepisse quest’ultima solo come impegno materiale sarebbe una pericolosa riduzione". Un'autentica inclusione della persona migrante, secondo Felicolo "può dirsi compiuta quando da ospite (spesso considerato passivo oppure costretto alla passività) diventa soggetto partecipe e attivo, offrendo un contributo personale alla crescita del tessuto sociale, del quale fa parte".
Card. Zuppi (CEI): superare approccio orientato soltanto all’emergenza
“Spesso assistiamo al perdurare di un approccio orientato soltanto all’emergenza – scrive in apertura del volume S. Em. il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana – che trascura promozione e integrazione: dimentichiamo che l’immigrazione, se ben gestita, può essere una risorsa per la società”. Per Zuppi, “l’eccessiva politicizzazione del fenomeno migratorio, fondata sulla ricerca del consenso e sulle paure, impedisce la creazione di un sistema di accoglienza autentico e non opportunistico. Ed è invece di questo che abbiamo bisogno, per la sicurezza reciproca, di chi parte e di chi accoglie”.

✅ Scarica la sintesi del Rapporto: ITALIANO, INGLESE, FRANCESE.

Infografica.

https://youtu.be/1zipxfAquj8?si=ZgX4Kfv_1pPlq8zz

Dopo il Covid, urgente voltare pagina

2 Luglio 2021 - Loreto - Ho ancora negli orecchi il commento del direttore della Società “Dante Alighieri” di Londra, una vera istituzione questa dell’insegnamento della lingua italiana all’estero. Uomo franco, cordiale, molto laico, abituato ad andare direttamente al cuore delle cose. E delle parole. "L’essenziale sono i valori che vivete, per questo la gente vi ama ancora.” Lo diceva a noi tre, missionari degli italiani all'estero, passando per caso alla parrocchia, in Brixton Road. “Non sono i riti o le cerimonie,” precisava “sono i valori oggi di cui la gente è assetata. A cui è sensibile, anche se non sembra. La gente guarda, osserva e si rivela esigente, attenta ai valori in chi ha delle responsabilità, nei leaders”. È vero, i nostri emigrati trovano alla nostra parrocchia un’accoglienza a tutte le ore, un’empatia che li fa sentire in famiglia e spesso un gesto concreto di solidarietà. Dei valori. A volte, con loro il discorso cade sulla nostra Italia, vista da fuori.... le parole allora si fanno preoccupate. Sentono che non vi trovano più quei valori che avevano conosciuto una volta. Sembrava - prima di questa pandemia - che il “fare il proprio interesse” fosse l’idolo a cui tutto oggi si sacrifica. Da qui la fragilizzazione della situazione dei giovani, del loro affannoso arrivo all’estero, della precarizzazione di tutta una società… Fare i propri interessi sembrava fosse diventato quasi un paradigma con i suoi eroi negativi. Pareva che tutto quello che si toccasse – come il re Mida per il quale tutto diventava oro – si trasformasse per noi più banalmente in merce, le persone dei clienti reali o potenziali. Tutto si compra, tutto si vende. La pubblicità in TV vi blocca in un dibattito perfino la parola in bocca, perchè ne ha la priorità.  Anche per avere un figlio in più, come una merce, si sente esclamare: “No, ci costa troppo!” I nostri grandi valori di unità, di condivisione, di solidarietà o semplicemente di fiducia e di coraggio nell’avvenire – che i nostri emigranti hanno vissuto come un vero motore nella loro avventura – sembrano essersi sciolti, come neve al sole. Sembra venuta meno la compassione per il mondo, per le tragedie dei popoli nostri vicini di casa. Il senso dell’altro. La sfida di un avvenire per tutti, da costruire a più mani. E ritornano in mente indimenticate parole di Chiara Lubich ai sindaci: “La scelta dell’impegno politico è un atto d’amore: con esso il politico risponde ad un’autentica vocazione, ad una chiamata personale. Egli vuol dare risposta ad un bisogno sociale, ad un problema della sua città, alle sofferenze del suo popolo, alle esigenze del suo tempo”. Scendere in politica da noi sembra quasi scendere in guerra. E i leaders dei capi-popolo, dai toni infuocati, sempre pronti a incendiare gli animi. O a dichiarare guerra agli uomini, che il Dio di Abramo conduce ancora oggi per mano, i migranti. Sapendo che un migrante cerca sempre, in fondo, due realtà vitali ed essenziali per ogni essere umano: il pane e la dignità. E fugge - moltissime volte tra pericoli impensabili - da una terra, dove per lui è impossibile vivere. Dovremmo, invece, aiutarlo a vivere in un mondo sconosciuto, complesso, duro a volte per lui quale è il nostro. E dovremmo semmai scendere in guerra con realtà patologiche vere, croniche, mali antichi, che corrodono l’anima stessa della nostra bella Italia e che perfino all’estero vi sanno enumerare con sorprendente lucidità! Con la logica perversa dell’esclusione, purtroppo, non si salva il mondo. Nè lo si cambia. Ma lo si stravolge, rendendolo invivibile. È ora, finalmente, dopo la stagione amara del Covid, ritornare ai nostri valori perduti, al bene comune. Sarà il cammino verso quella terra promessa da Dio, che porta il nome di solidarietà. Di fratellanza. A cominciare dagli ultimi. Vera sfida che ci attende domani, per vivere. P. Renato Zilio – Migrante Marche)    

Osservatorio Migranti: webinar sulle condizioni lavorative delle donne migranti

15 Marzo 2021 - Modena - "Le condizioni lavorative delle donne migranti: norme, prassi e casi dal territorio modenese". Questo il titolo del webinar online promosso dall’Osservatorio Migranti del CRID dell'Università di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con il Centro “Adir - L’altro diritto” dell’Università di Firenze, all'interno delle iniziative post Festival della Migrazione. All'incontri - che si svolgerà il 26 marzo alle ore 11, interverranno Francesco De Vanna, Letizia Palumbo e Thomas Casadei del CRID e vi saranno le testimonianze di Soumaya Bakkali, Shyrelin Diaz, Lucica Dumbrava.  

Vescovi Usa: “la Chiesa non fa distinzione di confini”

15 Novembre 2019 - Baltimora - L’emergenza migrazione al confine con il Messico e la sospensione legale dei 700mila dreamers irrompono nell’assemblea autunnale dei vescovi americani. In questi giorni la Corte Suprema ha cominciato a discutere tre casi che mettono in dubbio la legittimità delle decisioni di alcuni tribunali intervenuti sull’ordine esecutivo del presidente Trump che abrogava di fatto il Daca, una norma decisa da Barack Obama che autorizzava il differimento della deportazione per tutti quegli immigrati giunti bambini negli Usa al seguito di genitori senza documenti. Il Daca ha consentito agli immigrati di studiare, lavorare, pagare le tasse e servire il Paese nei modi più vari. Molti di questi giovani, genitori a loro volta, sono leader nelle parrocchie e nelle comunità cattoliche ed evangeliche ed è anche questo che ha spinto il presidente della Commissione sulle migrazioni della Conferenza episcopale, mons. Joe S. Vásquez, e altre organizzazioni cattoliche ed evangeliche a presentare un documento di 38 pagine alla Corte suprema perché tenga conto che la totale revoca del Daca di fatto separerebbe intere famiglie ma soprattutto esporrebbe alla violenza e alla strada migliaia di giovani che conoscono come unica patria gli Stati Uniti. Una delle ultime statistiche sui nuovi nati certifica che 256mila bambini hanno almeno un genitore che rientra nel programma del Daca. La Chiesa da tempo sollecita i legislatori a trovare una soluzione che implichi la cittadinanza e fornisce accompagnamento legale e sostegno psicologico a tutti quelli che da oltre un anno vivono nella sospensione della deportazione e su questo fronte non intende fermarsi.Il neoeletto presidente della Conferenza episcopale, mons. Josè Gomez ha voluto sottoporre al dibattito con i suoi confratelli altri tre punti sull’emergenza migratoria che le comunità si trovano a vivere sia ai confini che in gran parte del Paese. Primo fra tutti l’accoglienza dei rifugiati: ciò che per decenni è stato il fiore all’occhiello degli Usa, e cioè l’apertura delle porte a chi fuggiva da guerre e persecuzioni, negli ultimi tre anni ha avuto un drastico calo, passando dai 110mila del 2017 agli appena 18mila programmati per il 2020. Questa decisione governativa ha avuto un impatto anche sui centri e sui programmi d’accoglienza della Chiesa che ne ha chiusi definitivamente 51 e quest’anno altri 41 uffici saranno chiusi in 23 Stati. 18 dei programmi sponsorizzati dalla Conferenza episcopale sono stati sospesi e chiusi i 6 uffici che se ne occupavano. I due provvedimenti del presidente, uno noto come “Remain in Mexico – Rimani in Messico” e l’altro sulla regolamentazione delle richieste d’asilo che prevede di richiedere in un Paese terzo la documentazione per l’asilo negli Usa – hanno drasticamente ridotto gli arrivi ma hanno creato una vera emergenza umanitaria in Messico dove al momento oltre 60mila migranti stazionano al confine. “Alcuni di loro non possono tornare indietro e altri non possono proseguire il viaggio, per cui vivono bloccati in territori dove non ci sono case a sufficienza e l’assistenza legale è limitata – precisa il vescovo Vasquez -. Siamo molto preoccupati per le famiglie con membri affetti da disabilità, per le donne incinte e per i minori, soggetti tutti estremamente vulnerabili. Sappiamo che sono vittime della tratta e di bande che scorazzano violentemente in quella zona del Paese. Questa è emergenza anche per noi, la Chiesa non fa distinzione di confini: sono tutti nostri fratelli e sorelle”. L’ultimo riguarda i migranti che vivono sotto uno stato di protezione temporanea, noto come Tps, che provengono da zone di conflitto o soggette a disastri ambientali o da Paesi dove rientrare metterebbe a rischio la vita di queste persone. L’amministrazione aveva inizialmente cancellato questo protocollo ma dopo insistenze e proteste si è decisa ad estendere il permesso fino al 2021, soprattutto per i cittadini di Nepal, Honduras, Haiti, Sudan ed El Salvador. Il neopresidente ha voluto poi concludere la sua presentazione illustrando le buone pratiche messe in atto dalle diverse chiese. Le diocesi di Browsville e Baltimora, ad esempio, hanno deciso di offrire una carta di identità parrocchiale ai migranti senza documenti per consentirgli di accedere a dei servizi base. Le arcidiocesi di Los Angeles e di Washington hanno istituito un sistema legale che consenta di richiedere la cittadinanza ai bambini nati negli Usa e figli di genitori senza documenti. A Indianapolis e San Francisco i migranti vengono accompagnati nel percorso legale con l’agenzia dell’immigrazione e diverse agenzie offrono supporto per l’iscrizione scolastica e il sostegno psicologico soprattutto dei bambini separati dai genitori. La diocesi di Jackson ha risposto all’emergenza scatenata dai raid dello scorso agosto, che hanno portato alla deportazione di diversi migranti che hanno dovuto abbandonare i loro figli perché nati negli Usa e quindi cittadini statunitensi. E sempre dei bambini reclusi nei centri di accoglienza si occupano i volontari della diocesi di Miami, che hanno ricevuto un training special per assisterli e per garantire anche a tutti gli altri migranti dei centri di detenzione di poter professare almeno la loro fede. Il card. Daniel DiNardo a conclusione degli interventi ha condiviso la sua esperienza personale con il mondo politico soprattutto sul tema della migrazione. “Avere a che fare con i politici sia a livello locale che federale è stata un’esperienza frustrante soprattutto perché alle 12 parlavi con loro e dicevano qualcosa che alle 16.15 smentivano con il loro agire e le loro scelte, eppure dovevo continuare a mantenere con loro una relazione pensando al ruolo della Chiesa e ai migranti”. Il suo augurio per il futuro è che qualcosa cambi sul serio. (Maddalena Maltese – Sir)        

Grandi: “ora basta parlare di porti chiusi ma rispondiamo alle crisi umanitarie e alle ansie degli europei”

16 Settembre 2019 - Madrid – “La relativa facilità con cui si è permesso l’ultimo sbarco dei migranti in Italia mi fa ben sperare: forse ora il dibattito pubblico finirà di essere distratto dai dettagli e potrà concentrarsi sui veri problemi”. Lo ha detto ieri sera Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, non citando direttamente i migranti sbarcati dalla nave Ocean Viking a Lampedusa. Grandi è intervenuto a Madrid all’assemblea inaugurale del convegno interreligioso “Pace senza Confini” organizzato dalla diocesi della capitale spagnola e dalla Comunità di Sant’Egidio. Ai leader religiosi e politici, l’Alto Commissario Unhcr ha chiesto di ricordare i 71 milioni di sfollati, “i quali – ha affermato – sono un test, un barometro per le nostre società”. Per questo, secondo Grandi “occorre concentrare l’attenzione sulla cooperazione necessaria per la soluzione dei problemi globali che spingono le persone a migrare, rispondere alle ansie degli europei, mantenere la tenuta dei nostri valori con iniziative di solidarietà concrete, come i corridoi umanitari”.