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I migranti misurano la nostra umanità: la rifessione per la GMMR del vescovo di Padova

23 Settembre 2021 - Padova - Mi rivolgo a tutte le persone di buona volontà, non solo ai cristiani e ai fedeli cattolici, in occasione della 107a Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che la Chiesa celebra domenica 26 settembre. Viviamo un tempo complesso e spesso contraddittorio, ma carico di attese, perché lascia intravedere soluzioni nuove, punti fermi a cui non avevamo prestato la giusta attenzione, e ci sentiamo convocati a mettere insieme le forze migliori per giungere non solo a delle soluzioni, ma a un ulteriore sviluppo positivo. Papa Francesco già nella lettera enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale, con il titolo Fratelli tutti, indica in modo molto convincente un punto fermo: la «dimensione comunitaria dell’esistenza», così spiegata in modo molto comprensibile: «Nessuno può affrontare la vita isolato. C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti». In altro modo aveva espresso la medesima idea all’inizio della pandemia con l’espressione «siamo tutti sulla stessa barca e nessuno si salva da solo». Questa stessa considerazione decisiva viene ripresa dal papa nel Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, quando scrive che «in realtà siamo tutti sulla stessa barca e siamo chiamati a impegnarci perché non ci siano più muri che ci separano, non ci siano più gli altri, ma solo un noi, grande come l’intera umanità». Da qui il titolo programmatico del Messaggio: “Verso un noi sempre più grande”. È evidenziato il valore dello stare insieme, di cui abbiamo sentito la nostalgia e la mancanza con il distanziamento indotto dalla pandemia; si rimarca il valore della comunità, della solidarietà, del bene comune, della dignità di ogni persona, del «rendersi conto di quanto vale un essere umano, quanto vale una persona, sempre e in qualunque circostanza». L’individualismo, l’egoismo personale, sociale, nazionale, che induce a scartare persone considerate “altri” da noi, estranee a noi, è un virus subdolo di cui è necessario prestare attenzione. L’antidoto, cui ciascuno può attingere, si trova dentro la parte migliore del proprio cuore. Trova conferma e forza nel rapporto con Dio, Padre di tutti. È ratificato da norme di diritto sia internazionale – prima tra tutte la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo – sia nazionale. I migranti, i profughi, i rifugiati, sui quali oggi in particolar modo si sofferma la nostra attenzione, mettono a verifica la nostra umanità e il grado della nostra appartenenza religiosa. Veniamo interpellati da crisi umanitarie: quella dell’Afghanistan, la più recente. Non possiamo restare indifferenti, quando intere famiglie che cercano accoglienza trovano invece la morte nel Mediterraneo, il “più grande cimitero d’Europa”. Fanno parte di noi intere comunità etniche, per le quali è chiesto un maggiore impegno all’inclusione sia sociale sia ecclesiale, nella consapevolezza che la partecipazione, il dialogo interculturale e le diverse modalità di espressione della fede sono una ricchezza e una benedizione per tutti. Impegniamoci, facciamo in modo che questi valori trovino sempre più spazio per “un noi sempre più grande”. (Mons. Claudio Cipolla - Vescovo di Padova - La Difesa del Popolo)

Migrantes Padova: la protezione è un diritto

17 Giugno 2021 - Padova - La Convenzione di Ginevra del 1951 traccia le forme di protezione legale, assistenza e diritti sociali, che il rifugiato dovrebbe ricevere dagli Stati aderenti alla Convenzione. All'articolo 1 il rifugiato è colui che «temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese». Uno dei principi essenziali della Convenzione è il principio di non respingimento (no refoulement): chi chiede protezione non può essere in nessun caso respinto verso luoghi dove la sua libertà e la sua vita sarebbero minacciati. La Costituzione italiana, all'articolo 10, così si esprime sul diritto di asilo: «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge». Nell'Unione Europea sono attualmente accolti 3,6 milioni di rifugiati, di cui 1 milione in Germania e mezzo milione in Francia. Sono invece i Paesi in via di sviluppo ad avere l'85 per cento dei rifugiati: la Turchia è il Paese che ne ospita il maggior numero (3,6 milioni), seguita da Colombia (1,8 milioni), Pakistan (1,4 milioni), Uganda (1,4 milioni). L'incidenza sulla popolazione europea è dello 0,7 per cento; in Italia è ancor più bassa, lo 0,4. Bastano queste cifre per capire che gli Stati europei sono più impegnati a limitare gli ingressi che a proteggere le persone costrette a fuggire o ad agire sulle cause che le obbligano alla fuga. L'Europa è più interessata a rafforzare le politiche delle porte chiuse, più che a mostrare segni di impegno con la ridistribuzione dei migranti e la revisione del "sistema Dublino", due snodi importanti per la gestione del fenomeno, ma che ancora rimangono lettera morta. Nonostante il "Nuovo patto su asilo e migrazioni", presentato nel settembre dello scorso anno, che raccomanda una gestione più umana, solidale e coerente con i diritti umani nei confronti dei richiedenti asilo e dei migranti, continuano le stragi nel Mediterraneo, diventato il cimitero più grande d'Europa. Eppure, per evitare i viaggi della morte lungo la rotta mediterranea e balcanica, già nel 2015 sono stati indicati i "corridoi umanitari" nei Paesi di transito, vale a dire la concessione di visti umanitari per raggiungere regolarmente e in sicurezza l'Europa. (Gianromano Gnesotto - Vice direttore Migrantes Padova)  

Migrantes Padova: il 6 gennaio la Festa delle Genti nel Duomo di Cittadella

2 Gennaio 2020 - Padova – Sarà il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, a presiedere, il prossimo 6 gennaio, nel duomo la celebrazione eucaristica in occasione della Festa delle genti. Momento anche per il vescovo di incontrare le comunità etniche presenti nel territorio. Nella diocesi di Padova sono presenti tredici diverse comunità cattoliche. L’iniziativa della Festa delle Genti è dell’Ufficio Migrantes diocesano che “prosegue il nostro lavoro e l’attenzione in favore delle persone che sono tra noi con il loro bagaglio culturale, sociale e religioso”, spiega il direttore don Elia Ferro: “purtroppo molte di loro stanno vivendo un periodo piuttosto difficile per la mancanza di certezza nel futuro legata all’assenza di lavoro, all’abitazione, alla questione dei documenti. Molti di loro stanno cercando lavoro altrove, soprattutto in Belgio, Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti, altri tornano nel Paese d’origine. Comunque il numero delle presenze straniere nel nostro territorio resta stabile per la significativa crescita demografica che li caratterizza e per il ricongiungimento familiare”.  

GMMR: a Padova Opening Day dell’esperienza “Aggiungi un posto a tavola”

28 Settembre 2019 - Padova – “Non si tratta solo di migranti”. È questo il tema, voluto da papa Francesco, per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che la Chiesa celebra domani, domenica 29 settembre 2019. La Pastorale Migrantes della Diocesi di Padova invita a celebrare la giornata nelle varie comunità parrocchiali, o di partecipare alla celebrazione eucaristica che si terrà alle ore 10.30, al Tempio della Pace a Padova. Al termine della messa seguirà un incontro conviviale che vedrà la partecipazione delle comunità cattoliche di origine italiana, africana francofona, cinese, filippina, indiana, ispanoamericana, romena di rito latino e di rito bizantino, srilankese e ucrania. “Attualmente – ricorda don Elia Ferro, della Pastorale Migrantes di Padova – la popolazione migrante, residente ormai da tempo sul territorio diocesano (più di 110 mila persone), sta vivendo, come molti di noi, un momento molto difficile, per la mancanza di certezza nel futuro. Molti lavoratori stanno cercando lavoro altrove (Belgio, Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti). Altri tornano al paese d’origine dislocando così la famiglia che da poco si era ricongiunta”. Per conoscere meglio i numeri, le comunità immigrate attive in diocesi e le attività della Migrantes si veda http://www.migrantes.diocesipadova.it/