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Migrantes Modena: domenica una veglia per la pace in Ucraina
Modena - A pochi giorni dall’invasione russa in Ucraina, siamo stati invitati dalla comunità greco-cattolica ucraina di Modena alla Divina liturgia. I rapporti con questa comunità, una piccola realtà nel contesto modenese, datano da lungo tempo, almeno 15 anni. La loro partecipazione alle iniziative dell’Ufficio Pastorale Migrantes, specialmente alla Giornata mondiale del migrante, è stata sempre puntuale, segno della volontà di partecipare alla nostra Chiesa locale. Quella domenica, però, ci siamo sentiti a disagio. Ci siamo sentiti dire che noi, i cristiani indigeni modenesi, non potevamo capire. Cosa non potevamo capire? Non è facile a dirsi. Probabilmente il senso di angoscia che questa comunità, insieme alla lontananza, prova per i propri amici, famigliari che sono ancora esposti alle bombe e alle violenze o sono in viaggio lungo strade pericolose per raggiungere la salvezza. Ma forse non è nemmeno “capire” il problema, quello che ci chiedono questi nostri fratelli e sorelle è farci carico un po’ della loro angoscia e della loro paura, in modo che il loro carico sia almeno un po’ più leggero. Insomma ci chiedono di metterci al loro fianco, specialmente nel lungo periodo, quando i riflettori si affievoliranno anche sulla guerra in Ucraina. C’è un altro aspetto che abbiamo colto, derivante dall’intensità della preghiera, dalla convinzione che effettivamente con la preghiera sarebbero stati ascoltati. E qui c’è un’altra cosa che tutti possiamo fare, per evitare, prima o poi, di finire per legittimare o giustificare la violenza e la guerra con la religione. Nella liturgia cattolica la preghiera per la pace viene suggellata dallo scambio della pace (Covid permettendo), l’unico momento in cui la relazione passa attraverso il contatto corporeo. In questo momento possiamo fare in modo che la preghiera per la pace diventi una effettiva comunione di fratellanza e sorellanza, certamente con il popolo ucraino, ma anche con quello russo.
Con questo intento, domenica 20 marzo, sarà celebrata a livello interdiocesano una Veglia di preghiera per la pace, presieduta dal vescovo Erio Castellucci nella chiesa di Regina Pacis, alle 21. L’invito è rivolto alle comunità parrocchiali delle diocesi, delle Chiese sorelle e delle comunità immigrate, per estendere la preghiera per la pace a tutto il mondo in questo momento di tensione che investe l’Europa. Poi ci sono i profughi ucraini. In questi giorni sono decine le persone già arrivate o in arrivo anche a Modena. Specialmente donne con bambini e quindi ancora una volta famiglie spezzate, con i padri e i mariti distanti non solo geograficamente, ma in guerra. Siamo sicuri che, ancora una volta, la macchina della solidarietà modenese saprà rispondere in maniera adeguata. Ma forse, da questa esperienza che stiamo vivendo insieme al popolo ucraino, possiamo fare di più. Non solo fare l’accoglienza, ma essere accoglienti. Pensate come sarebbe bello se i nostri fratelli e sorelle che scappano dalla guerra fossero accolti da una sorta di “comitato” di benvenuto; cose non formali ma semplici, a livello di parrocchia, di quartiere, in modo che sappiano che gli vogliamo bene, che condividiamo la loro sofferenza e che possono contare su di noi. Se riusciamo a farlo in questa occasione, magari ci aiuta a diventare tutti più accoglienti verso coloro che sono arrivati e arriveranno: ossia più umani. E con questo surplus di umanità, diamo un’altra spinta per buttare la guerra fuori dalla storia. (Giorgio Bonini - Direttore Migrantes Modena-Nonantola)
Migrantes Modena: mons. Castellucci visita il circo Busnelli
Migrantes Modena: veglia di preghiera con mons. Castellucci per le vittime dell’immigrazione
Modena - In occasione della «Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione», istituita il 3 ottobre dalla Repubblica italiana per ricordare la strage di Lampedusa che nel 2013 vide morire nel Mediterraneo 368 migranti, le Chiese di Modena-Nonantola e Carpi organizzeranno una Veglia di preghiera presieduta dal vescovo, mons. Erio Castellucci, lunedì 4 ottobre, alle 21, presso la chiesa di Sant’Antonio in Cittadella.
L’iniziativa è promossa da Migrantes di Modena e Carpi e da diversi uffici diocesani, insieme ad associazioni come «Mediterranea saving humans», Porta Aperta Modena, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Acli.
Tutte le comunità sono inoltre invitate a fare memoria delle vittime delle migrazioni durante le Messe del mattino di domenica 3 ottobre. «La Chiesa – ricorda la Segreteria di Migrantes interdiocesana nel volantino diffuso alle parrocchie – rimane attenta principalmente alle persone ed in particolare alle più vulnerabili come i migranti. Ma c’è molto di più. Per la dottrina cristiana, lo straniero è “luogo teologico”, in quanto è un modo in cui si manifesta Nostro Signore Gesù Cristo: “…ero straniero e mi avete accolto”. È quindi dall’ottica della fede e del Vangelo che possiamo pensare di animare le comunità parrocchiali e le comunità immigrate cattoliche per sensibilizzare e fare memoria delle vittime delle migrazioni».
Sono dunque state indicate alcune proposte per animare le parrocchie e le comunità immigrate: la testimonianza è sempre il metodo migliore, perché permette alle persone di incontrarsi e di conoscersi. Può essere una serata interamente dedicata alle vittime delle migrazioni con la partecipazione di richiedenti asilo o immigrati che vivono insieme a noi nelle nostre città. Oppure può essere un intervento di un operatore o di un volontario che portano l’esperienza dell’accoglienza qui a Modena o dei progetti di solidarietà lungo le rotte dei migranti. La veglia di preghiera e le intenzioni alla preghiera dei fedeli, il senso di impotenza, l’abbandonarsi al «tanto a cosa serve?» è forte.
Fare memoria di un dramma come quello delle vittime delle migrazioni aiuta, come cristiani, a riscoprire o a scoprire la forza della preghiera, attingendo al patrimonio della fede e della Parola di Dio. Il magistero della Chiesa ha un patrimonio sulle migrazioni veramente unico e mondiale. Sono oltre 100 anni che viene celebrata la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato e già i messaggi del Papa costituiscono un insostituibile insegnamento. Ma, nel corso del tempo, sia la Santa Sede che le Chiese locali e le Conferenze episcopali nazionali hanno elaborato una approfondita riflessione che merita tutta la nostra attenzione.
«…Fino a quando?» è nato il 30 aprile scorso a Nonantola, quando il vescovo Castellucci, a seguito dell’ennesima strage di migranti nel Mediterraneo centrale, volle dedicare la celebrazione eucaristica in occasione della ricorrenza di Sant’Anselmo, fondatore dell’Abbazia, in memoria delle vittime delle migrazioni. «…Fino a quando?» è promossa dagli uffici pastorali delle diocesi di Modena-Nonantola e di Carpi, insieme alle associazioni che fanno accoglienza dei richiedenti asilo ed è aperta a tutte le persone di buona volontà che non si rassegnano. Per informazioni si può contattare la segreteria Migrantes interdiocesana al numero 338/257530.
Migrantes Modena-Nonantola: garantire i diritti di tutti
Modena - Oltre alle parole, sono i numeri ad essere stanchi. Nel 2018, sulla Preda ringadora, abbiamo letto i nomi di oltre 34.000 persone morte in mare per sfuggire alle torture, alle guerre e alle violenze. Nel 2019 abbiamo coperto la piazza di scarpe. Ma è almeno dal 2013, dalla “più grande tragedia in mare” accaduta a Lampedusa, che la nostra città è percorsa da testimonianze, da giovani che vanno sul posto (a Lampedusa), da veglie funebri in memoria, mostre fotografiche… Ma alla “più grande” ne succede un’altra ancora “più grande”, senza che si possa intravedere quale sarà l’ultima. Non sappiamo più come dirlo che un mondo con 80 milioni di persone costrette a fuggire dalla propria casa, separati dai famigliari, dagli amici, dalla comunità, non è più sostenibile, 80.000.000 di volti con un nome e un cognome. La maggior parte dei quali sfollati interni, situazioni incancrenite come in Palestina o andate fuori controllo come in Colombia. Una realtà, quella dei rifugiati, talmente vasta che non rientra nelle categorie tradizionali del bene e del male. Non è proprio sostenibile, schiaccia il minimo di senso di umanità che alberga in ogni essere umano. L’unica cosa che rimane è la non rassegnazione, il non abituarsi alla violenza sui rifugiati ed alla morte dei rifugiati, per mare, per terra, attraverso i confini. Con mentetestarda (testardamente), in direzione ostinata e contraria, anche quest’anno saremo alle 18 di oggi nella piazza principale della città, «Garantire diritti e accoglienza» piazza Grande, per la Giornata mondiale del rifugiato. Lo facciamo in buona compagnia. Tanti dicono che deve intervenire l’Europa: bene! Raccogliamo anche a Modena l’appello del comitato nazionale di #ioaccolgo: «Per un nuovo Patto europeo per i diritti e l’accoglienza». Lo facciamo con le parole del cardinale Pietro Parolin che ancora echeggiano nella preghiera in memoria dei migranti che perdono la vita nelle rotte verso l’Europa, promossa il 15 giugno: «Morire di Speranza». Lo facciamo insieme alle tante iniziative promosse nel nostro Paese dall’Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Lo facciamo insieme alle persone e alle famiglie che qui a Modena, nonostante tutto, sono rimaste aperte all’accoglienza dei migranti ed in particolare col progetto «WelcHome» e i «Corridoi umanitari». Lo facciamo con i nostri fratelli e sorelle immigrati a Modena che trepidano di preoccupazione per quello che succede ai famigliari e agli amici nei loro Paesi di origine. Lo facciamo con la testimonianza di Ebrima Kuyateh, che insieme a Giulia Bassoli ha fissato in un libro dal titolo "Io e i miei piedi nudi" (edito nella collana "Testimonianze e esperienze delle Migrazioni" curata dalla Fondazione Migrantes, ndr) la sua esperienza di migrante accolto a Modena, pubblicazione presentata venerdì sera in Vescovado a Carpi alla presenza del vescovo, mons. Erio Castellucci. Era il gennaio del 2019 quando, esaminando i resti di uno degli ennesimi naufragi, in un sacco contenente i resti di un ragazzo africano venne trovato un plico con la sua pagella, cucito agli indumenti. Qualcuno ha detto che portava quel documento per dimostrare la sua serietà. Carissimo migrante-ignoto, senza nemmeno la consolazione di un monumento a piedi del quale venirti a piangere, non devi dimostrare proprio niente. Siamo noi che dobbiamo verificare se siamo ancora umani. Fino a quando? (Giorgio Bonini - direttore Migrantes Modena-Nonantola)