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Migrantes Andria: domani una giornata contro la tratta delle persone

9 Febbraio 2023 - Andria - La 9a Giornata Mondiale di Riflessione contro la Tratta di Persone si è celebrata ieri 8 febbraio 2023. “Camminare per la Dignità”: è il tema scelto quest’anno da un gruppo internazionale di giovani impegnati nella lotta alla tratta con l’intento di invitare le persone di buona volontà a camminare a fianco delle vittime e dei sopravvissuti della tratta, in particolare delle popolazioni migranti, pellegrini della dignità umana e della speranza. Giovani, adulti e bambini, persone di diverse tradizioni culturali e religiose. Solo insieme, come comunità, potremo porre fine a questo flagello della tratta. Custodire la dignità di ogni persona, è possibile solo se sappiamo custodire la pace e l’ambiente naturale”, ha dichiarato Sister Abby Avelino, coordinatrice della giornata. La scelta dell’8 febbraio non è casuale: è il giorno in cui ricorre la memoria liturgica di san Bakhita, suora canossiana di origine sudanese, divenuta simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro la tratta. Chi era Santa Bakhita? Esistono vite la cui storia è un inno alla speranza che consola. Tra di esse c'è quella di Santa Giuseppina Bakhita, suora canossiana nata nel 1868 in Darfur e morta a Schio (Vicenza) nel 1947. I primi anni della sua esistenza furono segnati dalla schiavitù: tra il 1877 e il 1882 passò da un padrone all'altro, subendo atroci sofferenze. Venne poi comprata dal console italiano di Karthoum, Callisto Legnani che, una volta tornato in Italia, la affidò a una famiglia di amici di Mirano (Venezia) e divenne la bambinaia della figlia Alice. Per un periodo venne quindi inviata assieme alla bimba nel collegio retto dalle Canossiane a Venezia. Qui conobbe Cristo e trovò la vocazione: nel 1890 ricevette il Battesimo e nel 1896 emise i voti. Da religiosa a Schio, poi, fu per 50 anni un esempio di santità. L’Ufficio Migrantes della Diocesi di Andria, in collaborazione con la Comunità Migrantesliberi e l’Ass. Culturale il Nocciolo, ha organizzato per domani, venerdì 10 febbraio 2023, presso l'Auditorium Baglioni ad Andria, alle ore 21:00, lo spettacolo "Welcome" di e con Beppe Casales: «"Welcome" uno spettacolo sulle migrazioni umane. Quello che ha prodotto la guerra in Siria è stato definito il più grande movimento migratorio dopo la Seconda Guerra Mondiale. Io penso che il teatro non possa non raccontarlo. Parto da Idomeni, un luogo diventato il simbolo di quello che sta succedendo da qualche anno in Europa: un movimento di uomini donne e bambini che nel cercare pace trovano un muro, un confine chiuso. Parto da Idomeni perché è stato il più grande campo profughi d’Europa. È stato la vergogna dell’Europa. Uno schiaffo alla dignità dell’uomo». Lo spettacolo ha il patrocinio di Amnesty International Italia. (don Geremia Acri, Ufficio Migrantes Andria)         La 9a Giornata Mondiale di Riflessione contro la Tratta di Persone si celebrerà mercoledì 8 febbraio 2023. “Camminare per la Dignità”: è il tema scelto quest’anno da un gruppo internazionale di giovani impegnati nella lotta alla tratta con l’intento di invitare le persone di buona volontà a camminare a fianco delle vittime e dei sopravvissuti della tratta, in particolare delle popolazioni migranti, pellegrini della dignità umana e della speranza.  Giovani, adulti e bambini, persone di diverse tradizioni culturali e religiose. Solo insieme, come comunità, potremo porre fine a questo flagello della tratta. Custodire la dignità di ogni persona, è possibile solo se sappiamo custodire la pace e l’ambiente naturale.” Ha dichiarato Sister Abby Avelino, MM, coordinatrice della giornata. La scelta dell’8 febbraio non è casuale: è il giorno in cui ricorre la memoria liturgica di san Bakhita, suora canossiana di origine sudanese, divenuta simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro la tratta. Chi era Santa Bakhita? Esistono vite la cui storia è un inno alla speranza che consola. Tra di esse c'è quella di Santa Giuseppina Bakhita, suora canossiana nata nel 1868 in Darfur e morta a Schio (Vicenza) nel 1947. I primi anni della sua esistenza furono segnati dalla schiavitù: tra il 1877 e il 1882 passò da un padrone all'altro, subendo atroci sofferenze. Venne poi comprata dal console italiano di Karthoum, Callisto Legnani che, una volta tornato in Italia, la affidò a una famiglia di amici di Mirano (Venezia) e divenne la bambinaia della figlia Alice. Per un periodo venne quindi inviata assieme alla bimba nel collegio retto dalle Canossiane a Venezia. Qui conobbe Cristo e trovò la vocazione: nel 1890 ricevette il Battesimo e nel 1896 emise i voti. Da religiosa a Schio, poi, fu per 50 anni un esempio di santità. L’Ufficio Migrantes della Diocesi di Andria, in collaborazione con la Comunità Migrantesliberi e l’Ass. Culturale il Nocciolo, ha organizzato per venerdì 10 febbraio 2023, presso l'Auditorium Baglioni in Via Monte Bianco 30 ad Andria, alle ore 21:00, lo spettacolo "Welcome" di e con Beppe Casales: «"Welcome" uno spettacolo sulle migrazioni umane. Quello che ha prodotto la guerra in Siria è stato definito il più grande movimento migratorio dopo la Seconda Guerra Mondiale. Io penso che il teatro non possa non raccontarlo. Parto da Idomeni, un luogo diventato il simbolo di quello che sta succedendo da qualche anno in Europa: un movimento di uomini donne e bambini che nel cercare pace trovano un muro, un confine chiuso. Parto da Idomeni perché è stato il più grande campo profughi d’Europa. È stato la vergogna dell’Europa. Uno schiaffo alla dignità dell’uomo». Lo spettacolo ha il patrocinio di Amnesty International Italia. d.Geremia Acri, Ufficio Migrantes    

Migrantes Andria: migranti “dal ghetto al centro”

24 Ottobre 2022 -
Andria - “Il fenomeno dei ghetti in Italia in larga parte è una conseguenza voluta da come è stato e viene gestito il fenomeno dell’emergenza migranti”. Lo si legge in una nota diffusa dalla diocesi di Andria. “Negli ultimi anni sia la politica che i grandi esperti di materie sociali, hanno focalizzato il dibattito solo se fosse giusto chiudere i porti oppure tenerli aperti. Senza mai affrontare il vero problema, ossia strutturare un servizio, che intervenisse a favore dei migranti che scappavano da guerra e fame su barconi di fortuna e soprattutto garantisse un vero processo di integrazione e sviluppo economico nel tessuto sociale e locale. Infatti tutto questo è stato affidato a enti privati, che si sono arrangianti e organizzati come meglio hanno potuto”. In taluni casi “sono scoppiati casi giudiziari e mediatici dove l’obiettivo era lucrare e non aiutare i migranti, in altri si sono sviluppate realtà virtuose che con lungimiranza e abnegazione hanno costruito il futuro della nostra società”. “Alcuni mesi fa – si legge ancora – diversi migranti abbandonavano alcuni ghetti dei nostri territori e si trasferivano in una casa della Comunità Migrantesliberi in collaborazione con l’uffico Migrantes della diocesi di Andria. Nella rete sociale di supporto ha partecipato anche l’associazione NoCap di Yvan Sagnet, che ha interloquito con l’azienda Cantatore per la stipula di contratti lavorativi legali e trasparenti”. Il progetto prevedeva che dopo tre mesi, i migranti proseguivano il loro percorso in autonomia, presso case in affitto badando liberamente al ménage quotidiano delle spese. Obiettivi tutti raggiunti con la piena soddisfazione della rete e soprattutto dei migranti”. Don Geremia Acri, direttore dell’ufficio Migrantes e di Casa accoglienza “S. Maria Goretti” della diocesi di Andria e responsabile della Comunità Migrantesliberi racconta: “In questi vent’anni di servizio/attività, con i collaboratori e volontari, oltre a promuovere i valori evangelici e di solidarietà nei confronti degli ultimi ci siamo impegnati a promuovere concetti come autonomia e indipendenza. Dopo l’ascolto e la presa in carico della persona, che sia migrante o italiana non c’è alcuna differenza, si cerca di individuare il bisogno reale e nel contempo stabilire delle linee educative. Questa metodologia scavalca la tradizionale logica assistenzialista e nel tempo diventa vincente. A piccoli passi e con grandi sacrifici si ottengono risultati molto importanti raggiunti mettendo al centro la cura della persona”. “L’indigenza, l’emarginazione possono essere eliminate solo ridando dignità, autonomia, libertà e indipendenza. Le lunghe file di poveri e dei nuovi poveri che chiedono cibo, accesso ai servizi per l’igiene personale e per le cure mediche, per avere lavoro o solo il conforto dell’ascolto e di una parola di speranza sono crudi testimoni di una povertà che va combattuta. Si combattere e sconfiggere tutto, ma la vergogna, l’imbarazzo, gli occhi spenti e bassi no no sono situazioni e atteggiamenti che non si possono eliminare con un pacco viveri. La dignità è sacra e come tale va trattata e rispettata”.

Migrantes Andria: parte la rassegna “Visioni – dei conflitti dei diritti”

30 Settembre 2022 - Andria - Dopo due anni di stop imposto dalle restrizioni sanitarie dovute alla pandemia, Casa Accoglienza “S. Maria Goretti”, l’Ufficio Migrantes della Diocesi di Andria e la Comunità Migrantesliberi, in collaborazione con l’associazione culturale “il Nocciolo”, danno il via, domani 1 ottobre, alla rassegna teatrale “Visioni – dei conflitti dei diritti”. Giunta alla quarta edizione, la mini rassegna vuole essere propedeutica per affrontare l’acuirsi delle diseguaglianze sociali, con una guerra alle soglie dell’Europa che conta, ma vuole anche uscire allo scoperto per guardare il mondo circostante e le sue derive umane ed educative, spiega il direttore della Migrantes di Andria, don Geremia Acri. “Visioni – dei conflitti dei diritti” si pone l’obiettivo di riuscire a raccontare, attraverso l’arte del teatro, i temi dell’accoglienza e delle povertà, la memoria, la tratta degli esseri umani e le tante ingiustizie. Primo appuntamento, sabato 1 Ottobre  presso Auditorium Baglioni in Via Monte Bianco 30, Andria, con “Non abbiate paura” con Luigi D’Elia, in memoria della Giornata dell’Accoglienza, in virtù della Legge 45/2016 istituita per ricordare e commemorare tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà. “Non abbiate paura” è un racconto per quelli che stavano da questa parte del mare. Per non dimenticare quello che accadde allora. Per una medaglia mai data. Per un incontro inimmaginabile: quello fra i cittadini brindisini e più di ventimila albanesi. Nell’orazione civile di Francesco Niccolini, la cronaca di quei giorni si fonde con lo sguardo e i ricordi di Luigi D’Elia, narratore, autore, nato e cresciuto a Brindisi, formatosi come artista e attivista tra gli interstizi della natura ancora intaccata della sua città e l’ennesimo tradimento di questa come tante terre periferiche. Ma poi un giorno, per caso, accade un miracolo, lontano dagli occhi del potere e della retorica. Un miracolo vero, fatto di migliaia di corpi che all’improvviso si incontrano nell’umanità più nuda che potessero immaginare. Quella dello sbarco del marzo ‘91 è una storia pugliese senza nessuna redenzione dall’alto. Senza l’intervento salvifico del potere centrale, né di alcuna bandiera. È soltanto la storia di un naufragio umano; di ventimila corpi che poteva essere la scintilla di un’apocalisse. E non lo è stato. Viceversa si è tramutata in una delle pagine di dignità e umanità che vale la pena di ricordare, in questo mondo disinfettato e cattivo che siamo riusciti a tirarci addosso.

GMMR: una rete di inclusione nelle diocesi italiane attraverso gli uffici Migrantes

25 Settembre 2022 - Roma - Nata nel 1914 come Giornata Nazionale dell’Emigrante in segno di vicinanza e attenzione agli emigranti italiani che cercavano fortuna all’estero oggi questa giornata – che ha preso il nome di Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato - si celebra a livello mondiale e rappresenta una occasione per mettere al centro il tema di coloro che, per varie ragioni, lasciano il loro Paese per un luogo e per una vita più dignitosa fuggendo da guerre che imperversano nel mondo. Si tratta di 280 milioni di persone che si sono messe in cammino. Oggi in Italia sono oltre cinque milioni i migranti presenti. Altrettanti sono gli italiani residenti all’estero. Con loro – ha detto il presidente della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo Gian Carlo Perego, «siamo chiamati a rigenerare le città, l’Italia, l’Europa, sempre più stanche, abitate da anziani, spopolate, coniugando i quattro verbi che caratterizzano le tappe del cammino delle persone e le soste: accogliere, tutelare, promuovere, integrare». Alessane ha 16 anni quando decide di lasciare la Libia per partire verso l’Italia. Prima cinque giorni nel deserto del Sahara, poi un mese di prigione. 20 compagni uccisi senza una ragione. Evasi dal carcere, due giorni di cammino per raggiungere Tripoli, ci racconta il direttore Migrantes di Andria, don Geremia Acri. «Non augurerei mai a nessuno quel viaggio, si può solo morire o soffrire. Ho visto uomini sparare nel fianco di altri uomini che volevano solo tenere con sé una borsa, bambini trucidati senza pietà», racconta Alessene, che insieme a Muhammad, originario del Pakistan e Gabriel originario del Niger partito con la sorella morta durante il viaggio, sono oggi ospiti della casa d’accoglienza “S. Maria Goretti” della Migrantes pugliese. «Ho pensato di morire anche io, di dolore e di tormento, mentre mia sorella si spegneva tra le mie braccia. È stata lei a dirmi: Vai e continua il nostro viaggio, il mio finisce qui». «Oltre all’accoglienza la vera integrazione è l’inserimento lavorativo e l’autonomia abitativa» evidenzia don Geremia. Da circa cinque anni grazie anche al contributo dell’8xmille della Chiesa Cattolica attraverso la Fondazione Migrantes è stato possibile avviare i laboratori della “Tèranga”: un ristorante, un orto e una sartoria sociale che supportano il fabbisogno delle case famiglie gestite dalla Migrantes e che accolgono questi giovani. In sartoria sono state realizzate manufatti cuciti a mano, che sono arrivati nelle case di centinaia di persone in tutta Italia da nord a sud. Prodotti apprezzati per regali e occasioni festive. E durante la pandemia la produzione di mascherine commissionate dalla Fondazione Migrantes e distribuite in varie località d’Italia soprattutto ai tanti costretti a vivere per strada. «Il creare opportunità lavorative da parte della comunità ecclesiale diventa uno strumento per ridare dignità e rendere libero l’individuo», spiega il sacerdote evidenziando che il lavorare insieme, all’interno dei laboratori, ha permesso a diversi migranti di ritrovare quella forza e quel coraggio per «riunire quei frammenti di Sé, ripensando e orientando il proprio progetto di autonomia sociale e lavorativa. Il  Covid-19 prima e la guerra in atto ora ci hanno tolto tanto, ma altresì ci hanno messo sotto gli occhi l’essenziale, finora invisibile». A livello nazionale la Giornata si celebrerà, quest’anno, in Sardegna: nella cattedrale di Iglesias questa mattina alle ore 11, la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo mons. Giovanni Paolo Zedda, delegato Migrantes della Conferenza Episcopale Sarda e concelebrata dal direttore regionale Migrantes p. Stefano Messina che accompagnerà una rappresentanza di migranti che animeranno la liturgia.

GMMR, Migrantes Andria: le iniziative

21 Settembre 2022 - Andria - Domenica 25 settembre la Chiesa celebra la 108ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato occasione favorevole per riflettere sul fenomeno che nel nostro Paese e nella nostra Comunità continua ad essere divisivo e affrontato genericamente. Con il tema “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”  il Santo Padre vuole farci conoscere la visione profetica di Isaia, nella quale gli stranieri non appaiono come nemici e devastatori, ma come lavoratori infaticabili che riedificano le mura della nuova Gerusalemme, la Gerusalemme spalancata a tutte le genti (cfr Is 60,10-11). Nella medesima profezia l’arrivo degli stranieri è presentato come fonte di arricchimento: «Le ricchezze del mare si riverseranno su di te, verranno a te i beni dei popoli» (Is 60,5). Infatti il testo di Papa Francesco scritto per l’occasione invita i cristiani a guardare cosa ci insegna la storia e “il contributo dei migranti e dei rifugiati che è stato fondamentale per la crescita sociale ed economica delle nostre società. E conclude: “questo contributo potrebbe essere assai più grande se valorizzato e sostenuto attraverso programmi mirati. Si tratta di un potenziale enorme, pronto ad esprimersi, se solo gliene viene offerta la possibilità”. Il Profeta Isaia ci racconta che le porte della nuova Gerusalemme «Saranno sempre aperte, non si chiuderanno né di giorno né di notte, per lasciar introdurre da te le ricchezze dei popoli» (60,11). L’Ufficio Migrantes, la Casa di Accoglienza “S. Maria Goretti” della Diocesi di Andria e la Comunità Migrantesliberi da sempre al fianco dei migranti ribadiscono le parole di Papa Francesco che “la presenza dei rifugiati rappresenta una grande sfida ma anche un’opportunità di crescita culturale e spirituale per tutti”. Perché è proprio grazie ai migranti che “abbiamo la possibilità di conoscere meglio il mondo e la bellezza della sua diversità e costruire insieme un 'noi' più grande”. (Don Geremia Acri - Migrantes Andria) GLI EVENTI Venerdì 23 settembre 2022 ore 21:00 “La Téranga” cena multietnica progetto di ristorazione sociale curato da operatori e ospiti della Comunità “Migrantesliberi” con lo spettacolo “A cena con delitto” a cura di RicreaApulia in collaborazione con l’Associazione il Nocciolo c/o Casa Accoglienza “S. Maria Goretti”. Esposizione dei manufatti realizzati dalla nostra sartoria sociale (progetto sostenuto dall’8xmille della Chiesa Cattolica per il tramite della Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana).  Domenica 25 settembre 2022 Insieme con Papa Francesco celebriamo in tutte le parrocchie della Diocesi la 108esima Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato  Martedì 27 settembre 2022 Ore 18:30 In occasione della memoria liturgica di S. Vincenzo dè Paoli, fondatore delle suore Figlie della Carità, celebrazione dell’Eucarestia e a seguire incontro con i volontari.

Migrantes Andria: parte il progetto “dall’esclusione all’inclusione”

6 Luglio 2022 -
Andria - Numerose persone senza fissa dimora, che fino a qualche giorno fa alloggiavano in alcuni ghetti dei nostri territori, in baracche di fortuna, riposando su giacigli improvvisati e zeppi di acari, con servizi igienico-sanitari al limite della decenza umana, ebbene a loro è stato proposto un luogo di accoglienza sicuro, un lavoro onesto e un trasporto, da e per il lavoro, onesto. È questo il progetto strutturato per dare risposte concrete all’ emergenza abitativa dei migranti stagionali sul territorio. Un progetto nato in questi mesi in rete con l’Ufficio Migrantes della Diocesi di Andria in collaborazione con la Rete NoCap, l’Azienda Agricola Cantatore di Ruvo di Puglia e la Comunità Migrantesliberi.«Una rete -dichiara don Geremia Acri, responsabile dell’Ufficio Migrantes- che si è costituita in piena autonomia senza l’interlocuzione delle istituzioni varie, con l’obiettivo di salvaguardare la dignità della persona. Da anni conosciamo il fenomeno dei migranti stagionali che arrivano per la raccolta frutti; conosciamo la importante ricaduta economica locale e nel tempo, purtroppo le nostre comunità hanno preferito la costruzione dello stigma attraverso l’indifferenza e odio nei confronti “dell’Altro” senza mai trovare una risposta affidabile all’emergenza sociale».Yvan Sagnet, fondatore dell’Associazione NO CAP, promotrice di questo nobile progetto- commenta: «Come amo spesso ricordare, penso sia giunto il momento di passare dalla protesta alla proposta e non c’è proposta nella lotta allo sfruttamento lavorativo che non passi attraverso un lavoro dignitoso. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di estendere la nostra filiera etica a questo territorio martoriato dallo sfruttamento con l’assunzione regolare di numerosi lavoratori provenienti dal ghetto presso un’azienda della nostra rete etica NoCap. Tramite un lavoro, e una paga dignitosa, un lavoratore può permettersi di prendere in affitto una casa piuttosto che vivere in un ghetto in situazioni di tale disumanità. Su questo aspetto come Associazione NO CAP, vogliamo ringraziare la Diocesi di Andria, nostro partner in questo progetto, che metterà inizialmente a disposizione le sue strutture per l’accoglienza dei lavoratori».Papa Francesco nel suo messaggio, per la 108ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che sarà celebrata domenica 25 settembre 2022, sul tema “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati” scrive: «La storia ci insegna che il contributo dei migranti dei rifugiati è stato fondamentale per la crescita sociale ed economica delle nostre società. E lo è anche oggi». Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati significa anche riconoscere e valorizzare quanto ciascuno di loro può apportare al processo di costruzione –e sottolinea-: gli stranieri non sono invasori e distruttori».«Il meccanismo della povertà -conclude don Geremia Acri- alimenta quello della criminalità: ognuno ha diritto ad una casa, a condizioni di vita dignitose e alla possibilità di realizzare le proprie aspirazioni. Attraverso il lavoro e il riconoscimento della persona in quanto tale, senza etichette di provenienza o condizione sociale, si crea il principale strumento di costituzione di una società in cui la dignità non è un privilegio di censo».

Corridoi umanitari universitari: in Puglia anche la Migrantes

23 Settembre 2021 - Andria - Sono arrivati a Bari i tre studenti rifugiati in Etiopia e originari dell’Eritrea che grazie al Corridoio Universitario con UNHCR potranno beneficiare delle borse di studio finanziate dall’Università degli Studi di Bari Aldo Moro (due dall’Ateneo e una dal Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione) nell’ambito del progetto UNICORE 3.0 - University Corridors for Refugees. Gli studenti durante il periodo di quarantena potranno partecipare da remoto ad attività promosse dai loro colleghi del Comitato Mentorship di Uniba e alle iniziative promosse da tutti i partners locali (la Caritas Bari-Bitonto, l’Assessorato al Welfare del Comune di Bari, la Comunità Migrantesliberi, in collaborazione con l’Ufficio Migrantes di Andria) per poi iniziare il loro percorso universitario frequentando le lezioni dei corsi di laurea specialistica in Computer Science e in Fisics. Il Corridoio Universitario, attivato dal Centro per l’Apprendimento permanente dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, ha coinvolto a livello locale l’Assessorato al Welfare del Comune di Bari, la Caritas Bari Bitonto e la Comunità Migrantesliberi di Andria. La Caritas di Bari–Bitonto, assieme alla comunità parrocchiale di San Luca, ha già predisposto tutta l’accoglienza residenziale e si occuperà dell’accompagnamento e dell’inserimento sociale oltre che del sostegno all’integrazione degli studenti. L’Assessorato al Welfare del Comune di Bari si occuperà di favorire il percorso di inclusione sociale attraverso incontri con i mediatori interculturali dell’Ufficio migrazioni cittadino e la conoscenza dei servizi territoriali anche attraverso un APP dedicata di servizi territoriali, l’individuazione di una rete di famiglie e comunità per favorire momenti di conoscenza e dialogo interculturale, la programmazione di un calendario di incontri e di sensibilizzazione con la cittadinanza, la rete di accoglienza cittadina, le associazioni, i centri educativi e la rete delle biblioteche popolari interculturali anche nell’ambito della rete Bari Social Book. La Comunità Migrantesliberi e l'ufficio Migranytes di Andria favorirà il processo di integrazione sociale con il coinvolgimento dei tre studenti alle iniziative di convivialità realizzate da anni sul territorio locale a favore di migranti, quali il ristorante sociale, la sartoria la teranga, l’orto ubuntu, oltre che mettendo a disposizione delle gift card per l’acquisto di materiali di studio. L’accoglienza degli studenti nella comunità accademica e cittadina è speranza di un futuro finalmente possibile e diverso dallo scenario di guerra, violenza e distruzione cui oggi milioni di rifugiati sono costretti a vivere nei propri Paesi, un futuro che sia architrave di pace per l’umanità.  

Migrantes Andria: un progetto per vaccinazione di persone senza fissa dimora e migranti

22 Luglio 2021 - Andria - Saranno vaccinati nel pomeriggio di oggi i primi dieci minori non accompagnati ospiti della Comunità “Migrantesliberi” di Andria. La somministrazione dei vaccini anti covid avverrà nell’ambulatorio medico infermieristico di Casa Accoglienza “S. Maria Goretti” della Diocesi di Andria. Oltre ai minori saranno vaccinati, anche, i senza fissa dimora e i migranti. A coordinare le vaccinazioni è il dipartimento di Prevenzione della Asl Bat il cui Direttore è il Dott. Riccardo Matera. “Le vaccinazioni sono previste anche per i senza tetto che spesso dormono in strada e che non hanno assistenza medica. Negare loro il farmaco anti covid è una ingiustizia”, spiega don Geremia Acri, responsabile della Casa Accoglienza “S.M. Goretti” e dell’Ufficio Migrantes della Diocesi di Andria. A essere vaccinati per primi saranno adolescenti di 17 anni che saranno affiancati da tre mediatori culturali: uno arabo, uno pachistano e un altro rumeno. “È fondamentale garantire il vaccino a chi non ha un medico di riferimento”, aggiunge la Dott.ssa Stefania Menolascina del dipartimento di Prevenzione della Asl Bat di Andria. Nella somministrazione delle dosi sarà impegnato anche un pediatra il Dott. Vincenzo Fortunato, medico volontario della Casa Accoglienza e medico vaccinatore. “Adolescenti arrivati in Italia da soli, persone rimaste senza neppure una casa e migranti hanno il diritto di vaccinarsi contro il coronavirus perché fanno parte di una comunità e sentono l’impegno a bloccare la circolazione dell’infezione. Questo gesto, in collaborazione con l’Asl Bat, testimonia l’importanza della collaborazione a favore dei più deboli e il fatto che le sfide si possono e si devono affrontare non da soli ma insieme”. conclude don Geremia Acri.  

 

Migrantes Andria: oggi i seminaristi della diocesi alla Casa di accoglienza

19 Luglio 2021 - Andria - I seminaristi del seminario maggiore della Diocesi di Andria, accompagnati dal vescovo diocesano Mons. Luigi Mansi e dal rettore del seminario vescovile, don Sabino Menunni, oggi pomeriggio saranno ospiti della Casa di Accoglienza “S. M. Goretti” della Diocesi di Andria dove vivranno un momento di preghiera e di conoscenza dei luoghi di esercizio della carità della nostra comunità ecclesiale e delle opere nate dall’esperienza della Casa di Accoglienza. I seminaristi avranno modo di conoscere i servizi di carità che la Casa Accoglienza “S. Maria Goretti” della Diocesi di Andria, presidio da anni dell’esercizio e servizio di Carità donato al prossimo, al povero, al forestiero, all’altro e a qualsiasi persona che bussa alla porta della Casa. Ai seminaristi saranno illustrati i servizi di carità offerti al prossimo, al povero, al forestiero, all’altro e a qualsiasi persona che bussa alla porta della Casa di Accoglienza; vivranno, altresì, un momento di condivisione con gli ospiti delle case famiglia e di accoglienza della Comunità “Migrantesliberi”, presenti nella Città di Andria. Tale incontro sarà finalizzato a far conoscere i tanti volti dell’accoglienza che si celano dietro le singole storie. Per i seminaristi, sarà un’esperienza a diretto contatto con la carne viva dell’umanità, sofferente e piagata dall’indifferenza e dall’abbandono. Un richiamo spirituale forte ai fondamentali della vocazione, infatti, sono gli anni più favorevoli quelli del seminario per imparare a stare con il Signore Gesù Cristo, imparare ad ascoltarlo e a contemplare il suo Volto. Serve dunque dedicare un adeguato impegno alla formazione spirituale visto che per il Papa l’esperienza del silenzio e della preghiera è fondamentale: «È lì, nel rimanere alla sua presenza, che il discepolo può conoscere il Maestro. Ma è essenziale anche l’incontro con Gesù nel volto e nella carne dei poveri. Anche questo è parte integrante della formazione spirituale del seminarista». Papa Francesco nell’anno dedicato a San Giuseppe, ha ricevuto in udienza, l’11 giugno u.s., la comunità del Seminario Regionale Marchigiano ‘Pio XI’, condividendo alcuni spunti per maturare la vocazione sacerdotale, alla luce delle figure che hanno accompagnato la crescita umana e spirituale di Gesù, ricordando che la vita del seminario non riguarda estraniarsi della realtà e rivolgendosi ai seminaristi ha detto: «Attingete l’umanità di Gesù dal Vangelo e dal Tabernacolo, ricercatela nelle vite dei santi e di tanti eroi della carità…Un sacerdote può essere molto disciplinato, può essere capace di spiegare bene la teologia, anche la filosofia e tante cose. Ma se non è umano, non serve. Che vada fuori, a fare il professore. Ma se non è umano non può essere sacerdote: gli manca qualcosa. Gli manca la lingua? No, può parlare. Gli manca il cuore; esperti in umanità!». "L’andare del Signore Gesù per le città, i villaggi, i territori, incontrando e fermandosi senza preferenze con tutti, ci ha insegnato che se non si indossano le stesse lenti, con la stessa gradazione, difficilmente si può vedere il volto dell’altro/a nella sua complessità", dice il direttore Migrantes, don Geremia Acri: "il volto di qualsiasi persona vivente, esprime una verità unica, irripetibile e originale. Il volto di una persona è una piccola tessera, che compone il puzzle meraviglioso dell’umanità. Il volto disarma ogni tipo di distanza. Il volto è il luogo dove l’umanità si incontra per la costruzione di legami relazionali, fondando una interpretazione della realtà antropocentrica anziché indifferente, consumistica, anonima e sconosciuta".          

Migrantes Andria: ripensamento di ogni sistema di interazione tra le nazioni:

10 Luglio 2021 - Andria - Domenica 11 luglio 2021, festa di San Benedetto patrono d’Europa le comunità cristiane sono invitate a pregare per i migranti morti, nelle tante e diverse rotte, nel tentativo di approdare in terre pronte a riportare vita e ridonare speranza. Papa Francesco nell’Angelus di domenica 13 giugno u.s., ha pronunciato queste severe parole: «Questo simbolo di tante tragedie del Mar Mediterraneo continui a interpellare la coscienza di tutti e favorisca la crescita di un’umanità più solidale, che abbatta il muro dell’indifferenza. Pensiamoci: il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande dell’Europa». Inoltre di fronte a questo dramma, la Presidenza della CEI invita quindi le comunità ecclesiali a “non dimenticare quanti hanno perso la loro vita mentre cercavano di raggiungere le coste italiane ed europee”. Le attraversate piene di speranza, per tanti uomini, donne e bambini disperati, non possono essere arrestate con politiche di contenimento che finiscono per “legittimare” l’affido del destino di queste anime innocenti a persone che eseguono ordini di morte. Da troppo tempo i nostri Governi e l’Europa stipulano accordi con Paesi non sicuri per bloccare gli arrivi dei migranti. Grandi sono i risultati: una continua strage in un mare che è diventato una grande fossa comune. La speranza è stata privatizzata, inaccessibile a chi nasce aldilà del Mediterraneo, essenziale motore dell'azione per chi ne nasce al di qua. La retorica in questi casi è fin troppo scontata, parlare di morti nel Mediterraneo è diventato quasi uno stanco cliché inascoltato. Ma il mondo che viene dopo la crisi del covid impone il ripensamento di ogni sistema di interazione tra le nazioni: abbiamo imparato, o avremmo dovuto imparare, con tutta la durezza dell'ultimo anno che nessun Paese è un'isola, né tanto meno l'essere umano è capace di vivere rinchiuso. E che il privilegio di essere nati nella parte ricca del mondo, nella sponda giusta del Mediterraneo, decade miseramente di fronte alla forza della natura e nessuna barricata argina realmente la disperazione del nostro vicino. (don Geremia Acri - Direttore Migrantes Andria)

Migrantes Andria: uno store con laboratorio in città grazie alla Fondazione e all’8X1000

3 Giugno 2021 - Andria - Sulla porta d’ingresso risalta in bellavista il logo de “La Téranga”: una barchetta di carta in mezzo al mare che sembra fragile e precaria. Un'onda anomala o un soffio di vento potrebbe affondarla. Invece, la nostra barchetta di carta in quattro anni ha solcato mari sereni e agitati, ha attraversato in compagnia tanti orizzonti e ora è approdata in questo nuovo porto. La sartoria sociale, che non è solo un'occasione per creare una vetrina dei manufatti, attentamente lavorati, cuciti e personalizzati dai sarti della Tèranga e dagli ospiti della “Comunità Migrantesliberi”, è anche uno spazio che adotta come filosofia quella della riparazione e del riuso. La sartoria sociale diventa così un luogo di piccola imprenditorialità etica, con una grande attenzione alle persone e all'ambiente. È grazie alla fiducia dei tanti che credono nel nostro progetto e a chi si è soffermato sul valore dei manufatti: non solo prodotti sartoriali, ma storie di rinascita. Il giorno dell’inaugurazione di questa nuova progettualità, sostenuta anche dall’8xmille della Chiesa Cattolica tramite la Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana e della Diocesi di Andria, è un giorno non scelto a caso: il 31 di Maggio la chiesa ricorda la visita che Maria Vergine fece alla sua parente Elisabetta dopo avere ricevuto l'annuncio che sarebbe diventata madre di Gesù per opera dello Spirito Santo. All’angelo inviato da Dio, Maria risponde: “Ecco la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola” (Lc 1,38). Maria si lascia forgiare dalla Parola, riceve forma dalla parola di Dio che ascolta. L’Angelo che visita Maria, non le dice che cosa deve fare, in che cosa praticamente consista il suo servizio. Non riceve nessun ordine di servizio, nessun compito. Con l’intelligenza dell’amore, parte e si mette al servizio di Elisabetta. Nessuno glielo ha ordinato o commissionato. Maria, “si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda” (cf Lc 1,39). L’espressione “in fretta”, indica un atteggiamento di attenzione, di rapidità. Maria è visitata, ma visita chi è lontano. La verità dell’amore è dimostrata dalla “rapidità di correre verso gli altri”. Nella vita quotidiana, in famiglia, in comunità, nei centri di carità e in tanti altri luoghi spesso si suddividono i compiti, i servizi e questo facilita la vita, l’organizzazione, ma c’è il rischio di fermarsi ai ruoli prefissati, alle abitudini, e di dimenticare che il servizio dell’amore, della prossimità, richiede creatività, disponibilità, chiede l’intelligenza del cuore che sa anticipare i bisogni dell’altro. Visitare implica uscire dalla propria casa, dal proprio ego, dalle proprie abitudini. Questo punto vendita, meglio, di incontro e di prossimità è, anche, segnato da situazioni di povertà e di emarginazione, di mancanze; tante storie esistenziali diverse e sfilacciate. L’incontro quindi diventa concretezza non nega l’alterità, ma riconosce, intreccia e tesse. (Geremia Acri – Direttore Migrantes Andria)  

Migrantes Andria: solo la rivoluzione del cuore può salvarci

28 Aprile 2021 - Andria - Sebbene da qualche tempo si siano spenti i riflettori mediatici sui migranti, nel Mediterraneo si continua a morire. L’ennesima tragedia che poteva e doveva essere evitata. Un gommone con 130 persone, fra cui donne e bambini, è affondato tentando la traversata. La notizia dell’ennesima strage nel Mediterraneo dovrebbe toglierci non solo il respiro, ma anche il silenzio che regna nelle nostre strade in questo interminabile tempo di emergenza. Un sentimento di pietà che necessita di essere riaffermato di fronte ad una notizia che rischia di scivolare in secondo piano in questo amaro tempo di pandemia. Quanti ancora dovranno ancora morire? Persone che potevano essere salvate, per salvarle sarebbe bastato permettere loro di giungere in salvo nei nostri Paesi, nel nostro continente, in modo legale e sicuro, fuggendo alla fame, alle guerre, ai trafficanti di esseri umani, agli orrori che insanguinano tanta parte del mondo. Uomini, donne, bambine, bambini costretti ad abbandonare le loro case, i loro affetti più intimi e i loro Paesi d’origine con la speranza di poter sopravvivere, di vivere una vita degna, di salvarsi e di trovare in altro luogo pace e sicurezza. Sembra che prevalga quasi una sentenza di condanna a morte, si preferisce farli morire di stenti nella traversata di montagne e deserti, farli morire di torture e di sofferenze in Libia, in Turchia e nei Balcani, farli morire affogati nel Mediterraneo. Perché non si insorge dinanzi a un simile crimine contro l’umanità? A fatica scendono le lacrime, si borbottano poche parole di circostanza, si fa retorica di dolore e d’indignazione quando l’orrore e la vergogna trabocca, ma nulla si fa per far cessare le innumerevoli stragi. Siamo ostinati a definire politiche migratorie, quelli che sono accordi stipulati con governi non democratici, scialacquando capitali che potrebbero essere impiegati per gestire le migrazioni in modo sicuro e legale. Non è possibile tollerare che vite perse in mare non provochino reazioni e risposte umanitarie. Le vere istituzioni democratiche hanno come compito principale di assicurare una vita degna e libera a ogni essere umano. Delle tante stragi degli innocenti l’umanità non potrà assolverci. Dalle generazioni future, futura umanità, saremo considerati alla stregua di tanti criminali dell’umanità perché complici delle tante atrocità che avvengono nei lager libici. La disumanità si diffonde a macchia d’olio. Davanti a quest’orrore come non insorgere? Come non decidere di contrastare tanta e tale mostruosa brutalità, non con la forza della violenza, ma con la forza della rivoluzione del cuore per riconosce il diritto alla vita, alla dignità? Siamo tutti in cammino e alla ricerca di Vita. Il male si sconfigge facendo il bene. La violenza si annienta con la forza del cuore. L’indifferenza si distrugge con l’essere sempre uomini e donne di salvezza e di resurrezione Siamo una sola umanità viviamo nella casa comune, che è di tutti, e difendere gli esseri umani vuol dire difendere e curare il mondo intero e salvarlo dalla devastazione. Chi salva una vita salva il mondo. (don Geremia Acri - Migrantes Andria)  

Migrantes Andria: scarcelle della tradizione, buone e solidali

19 Marzo 2021 - Andria - Dopo il boom, nel periodo natalizio, del “panettone solidale” la sartoria ed il ristorante sociale "LaTéranga", della comunità Migrantesliberi, in occasione delle prossime festività pasquali, tornano a promuovere un’altra ghiotta golosità che rappresenta un perfetto connubio tra la tradizione dolciaria pugliese e la solidarietà: le scarcelle. I progetti de “La Téranga”, sono gestiti dalla Comunità “Migrantesliberi” e sono sostenuti, anche, dal contributo dell’8xmille della Chiesa Cattolica per il tramite della Fondazione Migrantes. In Puglia non è Pasqua senza le scarcelle, uno dei dolci più classici di questo periodo che, come per la maggior parte delle ricette tradizionali legate alla Pasqua, prevede l'utilizzo di ingredienti poveri e semplici come uova, farina, latte e olio che danno vita ad una pasta frolla unica e aromatizzata. «Nuovamente piombati nel pieno dell'emergenza sanitaria, continuiamo a rinunciare ai nostri incontri conviviali nel nostro ristorante sociale, ma non vogliamo astenerci dal raggiungervi nelle vostre case, farvi visita e portare sulle vostre tavole (metaforicamente parlando) queste gustose scarcelle pasquali confezionate con il guanto e le presine della sartoria sociale #LaTèeranga» - commentano i referenti del progetto di sartoria sociale. I manufatti "LaTèranga" sono realizzati e confezionati dagli ospiti delle Case Famiglia: uomini, donne, giovani che, attraverso il lavoro vogliono ricucire le proprie storie di vita segnate dalla sofferenza. I colori vivaci dei tessuti africani vengono lavorati e trasformati come messaggio di riscatto degli ultimi, di chi dai margini dell'esistenza ha saputo rialzarsi ed incarnare un messaggio di speranza per tutti. Dal dolore si più rinascere più forti. La scarcella artigianale è un gesto concreto a sostegno dei progetti de "La Tèranga". Utili e golosi regali, indicati anche per i cadeaux aziendali. In un periodo di particolare emergenza, il motto "non da soli, ma solidali" ci trova sempre qui, uniti nel bisogno di saperci più umani.​  

Operatori pastorali Migrantes: anche noi “consumiamo le suole delle scarpe”

12 Febbraio 2021 - Roma - Mettersi in marcia, raccontare vedendo e consumando le suole delle scarpe. Il 23 gennaio scorso, vigilia della Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, Papa Francesco ha reso noto il Messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebrerà il 16 maggio. Proprio a gennaio sono iniziati in Germania i festeggiamenti per i primi 70 anni del mensile delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinava “Corriere d’Italia” nato per gli italiani emigrati in Germania e nel nord Europa “accompagnandoli e sostenendoli nel loro spesso difficile cammino”, come si legge nell’editoriale del primo numero di questo 2021 a firma di Licia Linardi. Il giornale è nato nel 1951 sotto la guida di don Aldo Casadei da una idea di don Vincenzo Mecheroni, con il nome “La Squilla” diventato poi, 13 anni dopo “Corriere d’Italia”. Ciò che scrive Papa Francesco nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: “venire e vedere”, è quanto ogni sacerdote che accompagna gli italiani in emigrazione svolge nella sua attività, “nell’andare verso le pecorelle a lui affidate”, spiega don Pierluigi Vignola, parroco della Missione Cattolica Italiana d Amburgo. “Proprio perché – prosegue – aprirsi all’incontro verso l’altro, il nostro prossimo, è quanto richiesto dal Signore Gesù ad ognuno di noi, ad ogni buon cristiano, ma soprattutto a chi si è posto in modo particolare al suo servizio”. Maggiormente in questo “tempo particolare per tutti noi”, il “condividere” del Papa “mi ha riportato alla mente la richiesta di compartecipazione rivoltami dai tanti che si trovano a dover affrontare bisogni e necessità che non sempre lo Stato riesce a soddisfare. Esserci, ascoltare, aver incrociato i loro volti ha significato già molto per queste persone”. Il “consumare le suole delle scarpe”, è “quel saper andare incontro ed alla ricerca di fratelli e sorelle più bisognosi e che mi incoraggiano ad andare avanti senza sosta, sapendo che con noi ci sta sempre il Signore che veglia e ci accompagna in questo cammino”. Il Messaggio del pontefice coinvolge non solo i giornalisti della carta stampata, ma anche coloro che sono impegnati nei nuovi mezzi di comunicazione, evidenzia il direttore del giornale di Buenos Aires “Voce d’Italia”, padre Sante Cervellin: “si tratta di coniugare contenuto e forma di espressione; se si esagera in uno di questi poli c’è il pericolo di limitare il messaggio o di renderlo banale”. Il “comunicatore oggi dovrebbe fare testo perché, come suggerisce papa Francesco è andato alla ricerca della verità”. Il “venire e vedere” può “diventare il metodo di ogni autentica comunicazione umana, perché si basa sulla vita concreta delle persone e sulla verità delle cose”, spiega don Saverio Viola, parroco della Missione Cattolica Italiana di Solothurn, in Svizzera: “ogni informazione per essere espressione comunicativa chiara e sincera, non può essere confezionata lontano dalla realtà, stando seduti sul posto di lavoro, in redazione e davanti al computer. È necessario uscire per strada, consumare le suole delle scarpe, incontrare le persone e raccontare i loro vissuti”. Il sacerdote spiega che in questo tempo, per colmare il senso di vuoto relazionale e farsi sentire prossimi, “anche noi abbiamo sperimentato l’efficacia comunicativa dei media: ponti virtuali per restare in contatto con le nostre comunità. E senza dubbio la rete si è rivelata uno strumento formidabile, che avvicina le persone e le rende presenti, ma è pur sempre un incontro virtuale”. Talvolta “il rischio di un appiattimento in ‘giornali fotocopia’”, come scrive il Papa è “concreto, la narrazione dei fatti diventa asfittica e autoreferenziale, riuscendo sempre meno ‘a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone’”, dice Domenico Pellegrino, volontario dell’Ufficio Migrantes di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela: “perché, qualunque sia la prospettiva che si vuole assumere, prima che informazione di fatti è sempre informazione di storie, di vite, di volti”. “Vieni e vedi”: il messaggio di Papa Francesco è “esattamente la maniera con cui la fede cristiana si esprime”, dice don Geremia Acri, direttore dell’Ufficio Migrantes e dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Andria. L’invito a “consumare le suole delle scarpe” è “una risposta reale al contrasto dell’appiattimento in cui giornali fotocopia o notiziari tv e siti web stanno cadendo a causa della troppa sovraesposizione ad input che anestetizzano il lettore e non fanno altro che contribuire alla diseducazione delle coscienze. Bisogna invece incontrare le persone, cercare storie che meritano di essere raccontate per formare lettori critici per stimolare dibattiti sani”. Le storie “passano anche attraverso i progetti sociali (la sartoria, l’orto, il ristorante sociale) sostenuti dalla nostra comunità “MigrantesLiberi”; sono storie tangibili i cui racconti vogliono ‘contagiare’ tutti coloro che possono contribuire a fare del bene, ad essere parte attiva di una comunità che sa aiutare”: “non c’è vaccino per formare giornalisti coscienziosi e affamati di verità, ma c’è una cura: essere dalla parte dell’altro”. Papa Francesco ha ricordato queste “sapienti parole” di S. Agostino: “Nelle nostre mani ci sono i libri sacri, ma nei nostri occhi i fatti”. “E ciò – dice p. Renato Zilio, direttore dell’Ufficio Migrantes delle Marche – mi fa ricordare padre Mario, missionario in Francia, e gli incontri biblici che organizzava alla sera con i nostri emigrati italiani. Era leggere, commentare e lasciar emergere ciò che essi stessi stavano scrivendo con la loro vita”.      

Migrantes Andria: economia senza tratta di persone

5 Febbraio 2021 - Andria - Lunedì 8 febbraio si celebrerà la VII Giornata Mondiale contro la tratta di persone. La scelta di questo giorno non è casuale: è il giorno in cui ricorre la memoria liturgica di san Bakhita, la schiava nera divenuta santa. Suora canossiana di origine sudanese, rappresenta il simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro la tratta. La sua è una di quelle vite la cui storia è diventata un inno alla speranza che consola. Santa Giuseppina Bakhita, nata nel 1868 in Darfur ha tragicamente trascorso i primi anni della sua esistenza in una condizione di schiavitù. Rapita e fatta schiava quando aveva circa 9 anni, tra il 1877 e il 1882 passò da un padrone all'altro, costretta a sopportare atroci sofferenze.  Di questa crudeltà ha portato, impresse nel corpo e nella mente, 144 cicatrici. La Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la tratta di persone 2021 accende i riflettori su una delle principali cause della tratta di persone: il modello economico dominante, i cui limiti e contraddizioni sono acuiti dalla pandemia COVID-19. La tratta di persone è parte integrante di “questa economia”: le persone vittime della tratta come “merci” sono inserite negli ingranaggi di una globalizzazione governata dalla speculazione finanziaria e dalla concorrenza “sottocosto”. Serve quindi una visione “strutturale e globale” della tratta per scardinare tutti quei meccanismi perversi che alimentano l’offerta e la domanda di “persone da sfruttare”, perché è il cuore dell’intera economia ad essere malato. Un aforisma attribuito ad Oscar Wilde afferma che il cinico è colui che conosce il prezzo di tutto e il valore di niente, ebbene questa economia sembra dominata dal cinismo: con riferimento a merci, servizi e persone, non solo il mercato fa il prezzo, ma cosa ancora più drammatica è il prezzo che ne determina il valore. Di questa logica è vittima la stessa impresa che dai mercati finanziari è valutata sempre più dal prezzo delle azioni e non dal valore aggiunto creato dal suo capitale umano. La tratta quindi è la punta di un iceberg, è lo specchio ingranditore di un malessere dovuto ad un neoliberismo imperante fondato su una (falsa) idea di libertà economica in cui ogni istanza etica, sociale e politica risulta estranea e di ostacolo. Al contrario, un’economia senza tratta è un’economia che valorizza e ha cura dell’essere umano e della natura, che include e non sfrutta i più vulnerabili. In questa prospettiva il Comitato Internazionale della Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la tratta di persone partecipa a “The economy of Francesco”: il grande movimento di giovani economisti, imprenditori e changemakers di tutto il mondo chiamati da Papa Francesco a condividere idee e progettare iniziative per la promozione dello sviluppo umano integrale e sostenibile, nello spirito di Francesco. “Oggi come ieri - afferma Papa Francesco -, alla radice della schiavitù si trova una concezione della persona umana che ammette la possibilità di trattarla come un oggetto, di calpestare la sua dignità. La schiavitù è la nostra in-degnità, perché toglie la dignità a tutti noi”. Il traffico di esseri umani frutta alle organizzazioni criminali un fiume di soldi e per questo è inarrestabile. Noi non possiamo restare indifferenti, dobbiamo agire informandoci. È importante fare rete con associazioni, istituzioni e persone per lavorare all’unisono nella promozione di una cultura reale di fraternità. Nella diocesi di Andria lunedì 8 Febbraio alle ore 18:30 presso la chiesa parrocchiale San Nicola di Mira celebrazione dell'Eucaristia in ricordo delle vittime di tratta e alle 20:30 a #Mezzoracon ospite Francesco Piobbichi (operatore di Mediterranea Hope e disegnatore sociale che con le sue matite colorate racconta la sofferenza dei migranti). La diretta streaming sarà visibile sulle pagine facebook di Casa Accoglienza “S. Maria Goretti” della Diocesi di Andria e della Comunità Migrantesliberi. (Don Geremia Acri - Direttore Migrantes Andria)    

Migrantes Andria: comunicare bene per aiutare chi è davvero nel bisogno

1 Febbraio 2021 - Andria - “Vieni e vedi”: il messaggio del Santo Padre Francesco per la 55ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali è esattamente la maniera con cui la fede cristiana si esprime. “Gesù se ne andava per le città e i villaggi…” (Lc 8:1-3) e nel suo andare si fermava, si intratteneva con l’altro che incontrava. L’invito a “consumare le suole delle scarpe” è una risposta reale al contrasto dell’appiattimento in cui giornali fotocopia o notiziari tv e siti web stanno cadendo a causa della troppa sovraesposizione ad input che anestetizzano il lettore e non fanno altro che contribuire alla diseducazione delle coscienze. Bisogna invece incontrare le persone, cercare storie che meritano di essere raccontate per formare lettori critici per stimolare dibattiti sani. La professione giornalistica, e più in generale quella di comunicatore, al pari della professione degli avvocati e dei medici, è nella Costituzione. È bene ricordarlo. Leggere un buon articolo di giornale è una forma di studio e lo studio paga in tutti i sensi. Ogni giorno, nella mia esperienza di comunicatore, assieme ad operatori e volontari, cerchiamo di dare voce a chi non ne ha. Attraverso i canali social della nostra comunità, tramite i giornali locali, sia attraverso la comunicazione on line che quella off line, raccontiamo le storie degli uomini e delle donne che incontriamo, aiutiamo e curiamo. Raccontiamo la verità. Basta frequentare i luoghi in cui migranti, persone senza fissa dimora, giovani e meno giovani, in un periodo di buio della loro vita, cercano conforto e sostegno non solo economico, ma anche morale e spirituale (Casa Acc. S.M. Goretti e ufficio Migrantes della diocesi di Andria). Sono storie che passano anche attraverso i progetti sociali (la sartoria, l’orto, il ristorante sociale) sostenuti dalla nostra comunità “MigrantesLiberi”; sono storie tangibili i cui racconti vogliono “contagiare” tutti coloro che possono contribuire a fare del bene, ad essere parte attiva di una comunità che sa aiutare. Ecco, l’utilità della comunicazione al servizio dei più deboli. Non c’è vaccino per formare giornalisti coscienziosi e affamati di verità, ma c’è una cura: essere dalla parte dell’altro: guardare con la stessa lente per cogliere ogni sfumatura e raccontarla; essere strumento per mettere nelle mani dei lettori altrettanti strumenti, reali, atti a formare coscienze critiche e non coscienze assopite, pigre e ingannatrici. L’andare del Signore Gesù per le città e i villaggi ci ha insegnato che se non si indossano le stesse lenti (con la stessa gradazione) difficilmente si può vedere l’altro/a nella sua complessità. La pandemia ci ha travolto, ha dovuto metterci nella condizione di fare scelte talvolta impopolari: abbiamo avuto momenti di sconforto, soprattutto quando in concomitanza con il Natale abbondavano i pacchi di generi alimentari. Abbiamo dovuto gridare a gran voce, anche attraverso i giornali, che la fila dei nuovi poveri (genitori separati, disoccupati a causa della pandemia e, comunque, il ceto medio impoverito dalle conseguenze economiche del covid) hanno altre necessità: utenze da pagare, dispositivi per DAD, perché ad un figlio non si può negare un computer per studiare. Ecco, anche in questo caso, abbiamo dovuto raccontare le storie vere di coloro che sono provati da un tempo “sospeso” che ci richiama alla verità. Nulla sostituisce il vedere di persona. Ogni crisi profonda infatti, porta alla luce qualcosa di buono, perché cadono le idolatrie e la verità può manifestarsi nella sua trascinante nudità. Noi credenti in Cristo, possiamo ricostituire le piccole e silenziose comunità descritte negli Atti degli Apostoli. Essere veramente il lievito nella pasta e il granello di senape. Mettere in atto e pensare a un nuovo modo di servire i poveri e gli impoveriti: la carità e la solidarietà di prossimità, di condomino, di vicinato. Una carità / solidarietà che prende in carico le persone e le rende libere. Fedeli all’invito di Papa Francesco continueremo a consumare le suole delle nostre scarpe: sarà il nostro imperativo per aiutare chi è davvero nel bisogno e stimolare altri cristiani e non a stare dalla nostra stessa parte, quella della verità che aiuta. (Don Geremia Acri – Direttore Migrantes Andria)    

Migrantes Andria: accanto a chi vive nella periferia degli occhi e del cuore

9 Novembre 2020 -

Andria - In questo tempo complesso la carità non si ferma! Siamo tutti chiamati ad atti di responsabilità: il verbo “amare” ha sempre bisogno del verbo “aiutare” e l’incalzare della pandemia lo sta dimostrando. Nonostante il covid-19 stia mettendo a dura prova la rete di solidarietà, la stessa non si arresta e continua a svolgere la sua opera con la consapevolezza che, ora più che mai, c’è bisogno di non abbandonare i soggetti più fragili.

È importante che il volontariato resti al servizio della comunità, soprattutto ora. Molti sono coloro che vivono ai margini sociali, economici e culturali. Ecco che accanto ai poveri annoveriamo anche “quelli della prima volta”: chi ha perso il lavoro; chi fa fatica a comprarsi un medicinale per curare le ferite del corpo e chi invece chiede di curare le ferite dell’anima poiché smarrito in una società che va veloce e talvolta non ha tempo per soccorrere chi resta indietro.

Grazie al provvidenziale spirito di solidarietà di molte persone che prestano il loro servizio di volontariato presso la nostra Casa di Accoglienza, possiamo permetterci di tenere attivi alcuni servizi essenziali, ora più che mai: il centro d’ascolto; lo sportello di contrasto al gioco di azzardo patologico; il servizio di accoglienza migranti; l’ambulatorio medico infermieristico; la distribuzione del sacchetto viveri per i neonati; il servizio mensa; il servizio docce e il servizio indumenti. Una rete, quella di Casa Accoglienza, che non dimentica mai che il vero potere è il servizio. Bisogna custodire la gente, come afferma Papa Francesco, aver cura di ogni persona, specialmente dei bambini, degli anziani, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore.

La carità non può essere solo teoria, non si può limitare solo a cose che si danno, la Carità è realizzare è rendere visibile l’amore di Dio per tutti gli uomini attraverso la nostra vita vissuta in un cammino comunitario e un nostro inserimento pieno nella storia degli uomini e delle donne.

Non basta credere, non basta una fedeltà sterile al Vangelo, il Signore ci chiede di essere collaboratori alla sua azione creatrice e l’azione creatrice di Dio si realizza comunicando vita. Nel vangelo Gesù dice: “così risplenda la vostra luce davanti agli altri uomini perché vedano le vostre opere buone e rendono gloria al vostro Padre che è nei cieli”.

Ringraziamo i volontari che, nonostante la pandemia in corso, continuano a donare il proprio tempo e alimentano quotidianamente questa nostra rete solidale senza però dimenticare l’invito a tutelarsi per scongiurare la sospensione dei servizi. In Casa Accoglienza, negli ambienti interni, stiamo rispettando scrupolosamente tutte le indicazioni date dai responsabili del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl, per contenere l’espansione del virus e garantire a tutti l’essenziale e i servizi alla persona. (don Geremia Acri - Direttore Ufficio Migrantes Andria)

Migrantes Andria: parte il progetto APRI

5 Ottobre 2020 - Andria - Nel corso degli ultimi mesi il sistema di accoglienza italiano a favore dei migranti e rifugiati è stato fortemente modificato a seguito di vari provvedimenti legislativi riducendo soprattutto la tutela dei diritti umani e tagliando i servizi alla persona. Tutto ciò sta provocando un’influenza sfavorevole sui processi di integrazione al punto che molte realtà ecclesiali diocesane hanno deciso di promuovere il progetto “APRI” proposto dalla Caritas nazionale e finanziato dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana). Al fine di sviluppare nuovi processi di inclusione sociale, per garantire risposte immediate ai bisogni del territorio e assicurando un contesto protetto, che restituisca ai migranti e rifugiati, fiducia e speranza per il futuro. Infatti sabato 3 ottobre 2020 l’Ufficio Migrantes della diocesi di Andria in collaborazione con la Caritas Diocesana e con l’indicazione pastorale del Vescovo Mons. Luigi Mansi, ha dato avvio al progetto sul territorio diocesano, occasione utile per promuovere la “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza”, istituita, in virtù della legge 45/2016, per ricordare e commemorare tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà. Con il progetto “APRI”, l’acronimo richiama i famosi quattro verbi del Papa riferiti ai migranti (Accogliere, proteggere, promuovere e integrare) e il gesto di aprire loro la porta, l’Ufficio Migrantes di Andria si impegna ad individuare un numero di sei migranti e rifugiati tra i più vulnerabili. La caratteristica del progetto è – si legge in una nota dell’ufficio diocesano Migrantes - la richiesta di affiancamento di una o più famiglie che svolga il ruolo di tutor per ogni migrante o rifugiato favorendo l’inserimento e l’integrazione nella società in cui ora vive (gite fuori porta, pranzi domenicali in famiglia, cinema, teatro, lingua italiana, sport, inserimento lavorativo, ecc..). Attraverso questa modalità di accoglienza si potrebbe dare una risposta nuova al bisogno, ma soprattutto “riaffermare con convinzione un’idea di integrazione differente. In altri termini possiamo dire che è una forma di adozione, che una famiglia dispone nei confronti di un migrante e rifugiato”. Per l’iter burocratico legale e sanitario le famiglie di adozione del migrante o rifugiato saranno supportate dall’Ufficio Migrantes che si avvallerà della collaborazione della Comunità Migrantesliberi, che offrirà nello specifico servizi professionali.

GMMR: le iniziative nella diocesi di Andria

18 Settembre 2020 - Andria - Non si dimentichino gli sfollati interni e “tutti coloro che si sono trovati a vivere e tuttora vivono esperienze di precarietà, di abbandono, di emarginazione e di rifiuto a causa del Covid-19”. È questa l’esortazione racchiusa nel messaggio del Papa per la 106ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà Domenica 27 settembre 2020. Il messaggio di Papa Francesco ha come titolo: “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni”. Si stima che nel mondo gli sfollati interni siano oltre 50 milioni. A guerre, conflitti e disastri ambientali, si aggiunge in questo tempo anche la piaga della pandemia. "Il loro - dice il direttore Migrantes della diocesi di Andria -  è spesso un dramma silenzioso e dimenticato". Tra le tante sfide che ci troviamo ad affrontare c’è il dramma degli sfollati interni. "Un’emergenza umanitaria senza precedenti, peggiorata dalla crisi climatica, che sta colpendo senza sosta le persone che già vivono in stato di povertà. Non è tutto, perché, le gravi conseguenze portate dalla pandemia rischiano di trasformare i protagonisti di questo dramma in cittadini invisibili, dimenticati dagli aiuti internazionali e dalle politiche di salvataggio", aggiunge il sacerdote. "Non è questo il tempo della dimenticanza, la crisi che stiamo affrontando non ci faccia dimenticare tante altre emergenze che portano con sé i patimenti di molte persone", ha detto Papa Francesco. “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”: sono i verbi di partenza che accompagnano la celebrazione di questa 106ma giornata mondiale del migrante e del rifugiato. A questi ne vanno aggiunti altri di fondamentale importanza. "Bisogna conoscere per comprendere. Quando si parla di migranti, di sfollati, è necessario ricordare che non si sta parlando di semplici numeri ma di persone, ognuna con la propria storia, la propria dignità, le proprie difficoltà. È altresì importante condividere per crescere", spiega don Acri: "la precarietà globale dovuta alla diffusione del Covid ci ha ricordato che siamo tutti sulla stessa barca e ci ha fatto capire che nessuno può salvarsi da solo. Dobbiamo perciò condividere i nostri timori, le nostre preoccupazioni e le nostre risorse. È l’unica salvezza per crescere insieme". Giornate come queste sono l’occasione per "capire quanto le discriminazioni e l’odio sistematico siano dannosi per sé stessi e per coloro che ci sono intorno. Questo non è il tempo di continuare ad assecondare gli egoismi, ma di preservare il bene comune garantendo l’impegno locale e globale". L’Ufficio Migrantes di Andria , in collaborazione la Comunità MigrantesLiberi, organizzerà diversi eventi e momenti di condivisione e l’intera comunità ecclesiale è invitata a partecipare agli eventi per "facilitare - spiega il direttore Migrantes - la costruzione di ponti e dialogo". Si parte giovedì 24 settembre presso la Casa Accoglienza “S.M. Goretti”, “Ti racconto tante storie” - Té conviviale con gli ospiti delle Case di comunità ed esposizione dei manufatti realizzati dalla nostra sartoria sociale". Il giorno successivo sempre presso la Casa Accoglienza “S.M. Goretti”, "La Téranga a cena"  mentre sabato, presso la Parrocchia Gesù Crocifisso celebrazione Eucaristica presieduta da don Michele Leonetti che ha svolto il suo ministero diaconale presso la Casa Accoglienza.

Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie: domani con 20 seminaristi ad Andria per conoscere e fare esperienza nei luoghi della carità e solidarietà.

26 Agosto 2020 -

Andria - Domani, giovedì 28 Agosto, la Casa Accoglienza “S. Maria Goretti” della Diocesi di Andria ospiterà mons. Leonardo D'Ascenzo, vescovo di Trani-Barletta-Bisceglie e 20 seminaristi, accompagnati da don Cosimo Delcuratolo, responsabile diocesano della formazione, per vivere una giornata di preghiera e di conoscenza dei luoghi di esercizio della carità della nostra comunità ecclesiale.

I seminaristi e mons. Leonardo D'Ascenzo avranno modo di conoscere i servizi di carità che la Casa Accoglienza “S. Maria Goretti” della Diocesi di Andria, le Case Famiglia e le Case di Accoglienza della Comunità “Migrantesliberi”, presidio da anni dell’esercizio e servizio di Carità donato al prossimo, al povero, al forestiero, all’altro.

I seminaristi, inoltre, vivranno una esperienza di servizio nelle case famiglia e di accoglienza della Comunità “Migrantesliberi”, nata dalla esperienza della stessa Casa Accoglienza, condividendo con gli ospiti il pranzo presso le Case Famiglia e di Accoglienza della Comunità “Migrantesliberi”, presenti nella Città di Andria, dove conosceranno le storie e i tanti volti dell’accoglienza. Sicuramente per i seminaristi sarà un’esperienza che li porterà a diretto contatto con la carne viva dell’umanità sofferente e piagata dall’indifferenza e dall’abbandono.

Un richiamo spirituale forte ai fondamentali della vocazione, infatti per Papa Francesco sono gli anni più favorevoli quelli del seminario per imparare a stare con il Signore Gesù Cristo, "imparare ad ascoltarlo e a contemplare il suo volto". Serve dunque dedicare un adeguato impegno alla formazione spirituale visto che – per il il Papa– “…l’esperienza del silenzio e della preghiera è fondamentale: è lì, nel rimanere alla sua presenza, che il discepolo può conoscere il Maestro, come da Lui è conosciuto – direbbe San Paolo. Ma è essenziale anche l’incontro con Gesù nel volto e nella carne dei poveri. Anche questo è parte integrante della formazione spirituale del seminarista”.