9 Maggio 2020 - Annecy - Penso che tutti, in un modo o nell'altro, amiamo la nostra casa. Certo, alle volte la sentiamo anche piccola e stretta: e tuttavia sperimentiamo tutti, ogni tanto, la gioia di poterci ritirare in casa, nella nostra camera, chiudendo fuori, almeno per un momento, le molte occupazioni e preoccupazioni che la vita ci presenta.
Dunque, il desiderio della casa tocca un po' il cuore di tutti. Proprio come accadeva già in quel tempo ai discepoli radunati attorno a Gesù per l'ultima cena, secondo il racconto del Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato questa domenica (Gv 14,1-12): anche quei discepoli sentivano forte il desiderio di una casa dove trovare pace.
Ma ora forse la nostra casa comincia a starci un po' troppo stretta! Certo, ai discepoli ed a noi Gesù fa intravedere un'altra casa – "la casa del Padre mio" (Gv 14,2) – una casa che ha molti posti, un posto per ciascuno di noi, un posto che ci può davvero dare la serenità cercata.
Il loro cuore, dice il Vangelo, era "turbato" (Gv 14,1): affannato, agitato, proprio come il nostro cuore quando non riesce a trovare una casa tranquilla in cui riposare. Il nostro cuore rimane turbato, e ci ritroviamo spesso affaticati e spaesati lungo le strade della nostra vita. Perché sarà pure vero che la casa del Padre è bella ed ha molti posti: ma intanto ora ci troviamo su strade ancora piene di affanni e di paure, e non è detto che ci conducano proprio alla casa tanto desiderata.
Ma qual è la casa, la dimora di cui parla Gesù?
La dimora è vivere lo Spirito. E il fatto di essere stati costretti a stare in casa ci ha fatto scoprire come non un nuovo tempio fatto di pietra, né un tabernacolo per trattenerlo, né un altare per il sacrificio, ma la dimora è la via, la strada-dimora è lui stesso, Gesù,.... la via è seguire Lui, che ci permette di trovare posto per dimorare nello Spirito.
Tutto questo significa lasciare che Gesù illumini la nostra vita e che la interroghi con la sua parola. La vita non è la promessa della vita eterna, ma è Gesù stesso, sorgente della vita, che trasmette e fa scorrere, anche nelle tortuosità complicate e accelerate delle nostre giornate, la sua linfa di coraggio, compassione, tenerezza, perdono.
Perché Gesù ci insegna con la sua vita che la verità non consiste in cose da sapere o da avere, ma è un modo di vivere, è una persona che offre la vita e che con i suoi gesti libera dal male e trasforma la nostra vita nella sua dimora.
Siamo stati coinvolti in una grande epidemia della nostra “casa comune”, che è il nostro mondo, le nostre comunità, il nostro corpo. In molti modi già prima ci è stata annunciata la necessità di cambiare il nostro stile di vita, ma ora ne sperimentiamo tutta la vulnerabilità.
Se vogliamo usare la metafora evangelica di domenica scorsa potremmo dire che il gregge ha inquinato i pascoli e i ladri hanno saccheggiato l’ovile. In questi giorni i nostri discorsi si affastellano tra pensieri confusi, sentimenti colmi di paura e comportamenti ancora incapaci di rispondere adeguatamente alla diffusione del male.
Oggi il primo passo da compiere verso un nuovo modo d’intendere la nostra esistenza è il risveglio spirituale, è il recupero del senso di meraviglia che la creazione ogni giorno ci offre. Il primo passo è innamorarsi della bellezza della vita, della natura, del cosmo e lì confessare il Dio della vita.
Perché il Signore è in questa casa.
La sofferenza e il dolore, la morte ci hanno colpito e non possiamo allontanarli. Siamo nella notte oscura, per usare il linguaggio dei Mistici, e il risveglio segna l’inizio di una conversione radicale, di una nuova vita, e la notte è il passaggio dalla disillusione alla speranza.
Oggi, come civiltà, stiamo attraversando questa disperazione e abbiamo bisogno di proteggere la nostra casa comune, ma la difesa non viene solo da distanza, mascherine, dal lavoro telematico a casa, test e diagnosi…. E’ necessario recuperare il senso di una rinascita direi creativa, come una risurrezione, per far nascere nuove forze al servizio, protezione e rispetto del nostro mondo, e di tutta la comunità umana, e dello spirito del nostro corpo, che abita in noi.
Il desiderio della casa, del dimorare, come dice Gesù, diventa allora il desiderio di una vita nuova: una vita che inizia oggi, nell'incontro con Gesù risorto, il Pastore vero; una vita che sa custodire tutti i doni preziosi in essa nascosti; ma anche una vita che guarda avanti, alla dimora promessa, del Padre.
don Pasquale Avena - Mci Annecy