4 Febbraio 2022 - Roma - Il 31 gennaio scorso si è spenta a Ciciliano una cara e “antica” amica, Maria Severino, delle Oblate Apostoliche del Movimento Pro-Sanctitate, di 102 anni, che ha speso la sua vita appassionata accanto ai Rom e ai Sinti accompagnandoli con la sua amicizia e la sua simpatia, in modo umile e fedele. Nata a Catania, città cui era legata e a cui tornava ogni qual volta ne aveva la possibilità, ha poi vissuto a Roma fin dalla fine degli anni Cinquanta.
Come maestra ha cominciato la sua opera a Roma, negli anni Sessanta, al Mandrione, nella baracche dell’Acquedotto Felice, dove vivevano alcuni Rom Abruzzesi con i quali ha sempre mantenuto un’amicizia. Iniziò a prendere contatti con i direttori delle scuole elementari vicine all’insediamento di baracche, per iscrivere i bambini alla scuola pubblica. Nel pomeriggio faceva scuola ai bambini ed agli adulti e con don Bruno Nicolini e poi con l’Opera Nomadi ha partecipato a tante battaglie per i diritti civili e l’istruzione, anche in altri quartieri della città e a livello nazionale. Conoscendo anche altri Rom sia Lovara che Sinti a cui negli anni si è legata.
Assieme a don Bruno Nicolini e agli altri “pionieri” del tempo ha partecipato come recentemente ha ricordato in una sua memoria, al memorabile “Incontro Internazionale di Pomezia” del 26 settembre 1965, dove i Rom ebbero la grazia di essere visitati dallo stesso papa Paolo VI. Qui ricorda Maria, che: “la catechesi avveniva per gruppi. C’era la preparazione alla prima comunione per adulti, bambini e anziani. Sono stati giorni di grande preparazione, insegnando e facendo catechismo ai bambini che attendevano la venuta del Papa”.
Quando don Bruno Nicolini si è ammalato negli anni 2000, Maria gli è stata vicina, andandolo spesso a trovare, nonostante la sua avanzata età. Per lei l’amicizia era una cosa importante e seria a cui teneva molto.
In questi anni ha mantenuto con alcuni Rom un contatto sereno e frequente, e spesso li sentiva al telefono, non potendoli più andare a visitare, tra questi la cara amica Irene.
Di lei ricordiamo la vivacità e la serenità e quel tratto siciliano scanzonato che capiva da lontano come stavi, interpretando il tuo pensiero e le tue preoccupazioni con una fine attenzione e delicatezza. Ha vissuto in modo umile e sereno, senza mai disturbare e accettando con obbedienza ogni proposta, e anche in questi ultimi anni, senza mai chiedere troppo per paura di disturbare.
Noi della Comunità di Sant’Egidio l’abbiamo conosciuta alla fine degli anni Ottanta e con lei abbiamo condiviso tanti momenti di amicizia e di incontro, fino alla bella festa per il suo compleanno di 100 anni, a Ciciliano, nella casa del Centro Oreb, dove ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, fedele custode della fede e dell’amicizia a cui ha dedicato gran parte della sua vita. Ricordiamo con affetto la sua amicizia vivace e appassionata e l’affidiamo al Signore, certi che l’accoglierà come una delle sue “dilette figlie.” (Susanna Placidi)