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Lesbo: parte un nuovo gruppo di suore scalabriniane

24 Agosto 2020 - Piacenza – E’ partito un nuovo gruppo delle Suore Missionarie Scalabriniane per la missione a Lesbo. Sono suor Erica Ortiz, suor Maria Rosa Zanchin e suor Clarice Barp che insieme alla Comunità di Sant’Egidio sostengono i rifugiati che si trovano nel campo di Moria, che hanno fatto il loro viaggio della speranza verso l’Europa. Questa volta ad accompagnare le suore c’è anche Maria Vittoria Gazzola, giornalista piacentina, già a fianco delle Scalabriniane in altre attività missionarie. “Nonostante le restrizioni contingenti da e verso la Grecia per il Covid-19, stiamo partendo consapevoli della necessità di essere con i rifugiati in questo difficile periodo”, spiega sr. Milva Caro, superiora provinciale: “fra tanti porti chiusi a Lesbo si incontrano cuori aperti, di ogni parte del pianeta, di ogni fede, ma con un unico comune denominatore: la speranza di vivere in un mondo migliore”. Per Suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale, questa fase della missione a Lesbo “rientra nello straordinario progetto di collaborazione avviato con la Comunità di Sant’Egidio, che ringraziamo, a tutela dei migranti e dei rifugiati”.  

Suore Scalabriniane: diario da Lesbo (2)

20 Agosto 2020 - Lesbo - Una donna si avvicina a noi. E’ venuta sola fin qui, a Lesbo, partendo dal Camerun. Ha 34 anni. Ha descritto il campo di Moria, dove vive, come un luogo di violenza. Vivevano in 20 in una delle centinaia di tende dell’area. Racconta delle condizioni precarie in cui è costretta a stare: il loro pavimento di terra è il luogo in cui mangiano e fanno i bisogni. Vivono lì tutte donne: hanno dovuto montare loro stesse un precario impianto elettrico spesso inutile, visto che rimangono al buio. La paura, specie tra loro, è costante: spesso si sentono le urla delle risse vicino alla loro tenda e, quando accade, non osano muoversi, temendo anche che con il coltello si arrivi a tagliare la tela della tenda e usare loro violenza. Nel campo di Moria le donne vengono violentate anche sotto gli occhi di chi dovrebbe occuparsi della sicurezza. Non muovono un dito e non vogliono entrare nel campo. Lasciano che lì dentro ci si autoregoli e prevalga la legge del più forte. Per andare a mangiare la fila è interminabile e spesso si vedono lunghe scie di sangue. Per i bagni e per lavarsi ci si alza alle 5 del mattino perché già poche ore dopo l’acqua è finita. C’è un certo sentimento di ostilità nell’Isola. I migranti percepiscono di non essere ben accolti e pensano che quella di farli stare male sia una strategia per disincentivare gli arrivi e farli rientrare a casa, luogo dove si sentono molto meno protetti che in Europa. Un nuovo gruppo di suore scalabriniane, oggi, si stanno preparando a dare il cambio al nostro. Una missione che vogliamo continuare a seguire, qui, in questo angolo di mondo.

Suore Scalabriniane

  La prima puntata qui 

Mitilene: parrocchia e comunità di Sant’Egidio

19 Agosto 2020 - Lesbo - Circa 150 volontari della Comunità di Agios Aigidi, insieme ai sacerdoti, si alternano a Mitilene ogni settimana nel mese di agosto, offrendo i loro servizi ai rifugiati a Lesbo. La loro collaborazione con la parrocchia cattolica di Mitilene è armoniosa e scorre senza intoppi per il secondo anno quest'anno. La parrocchia li aiuta in ogni modo e aiutano la parrocchia offrendo il pasto ogni domenica ai profughi cattolici che vanno in chiesa in chiesa. La domenica di agosto, la Divina Liturgia nella chiesa parrocchiale di Panagia a Mitilene per i profughi cattolici, si tiene alle 10:00 in francese, alle 11:30 in inglese. e alle 19:00 a Panagiouda, fuori Moria, per chi non poteva venire la mattina in chiesa parrocchiale, mentre per i cattolici di lingua greca si tiene ogni secondo sabato alle 19:00. A circa 350 persone - per lo più famiglie con bambini molto piccoli provenienti da Afghanistan, Iran, Siria - è stato permesso di lasciare ogni giorno il Moria Pub per la loro cena, offerta dalla Comunità di Sant'Egidio in uno spazio in affitto. appena fuori Moria. Il tutto avviene nel rigoroso rispetto delle normative contro la diffusione del Covid-19, ma in un clima davvero di festa: la gratitudine visibile sui volti dei profughi aiuta a superare le barriere linguistiche. Attualmente ci sono circa 15.000 rifugiati a Lesbo. Molte Ong hanno cessato le loro attività e lasciato l'isola negli ultimi mesi, mentre si moltiplicano gli episodi di intolleranza e violenza nei loro confronti. La Chiesa cattolica attraverso la parrocchia della Trasfigurazione della Vergine, Caritas Hellas e la Comunità di Agios Aegidio rimane sui bastioni per aiutare i bisognosi. (P. Leon Kiskinis, parroco - www.santegidio.org)

Lesbo: in pellegrinaggio al Lifejacket Graveyard il “cimitero dei giubbotti di salvataggio”

17 Agosto 2020 - Lesbo - Una croce fatta col legno delle barche naufragate sulle coste di Lesbo ha accompagnato il pellegrinaggio silenzioso di una delegazione della Comunità di Sant'Egidio al luogo dove vengono gettati i giubbotti di salvataggio e i gommoni dei viaggi verso l'Europa. Raccontano tanta ingiustizia e sofferenza i poveri effetti personali - giacche a vento, biberon, radioline - in questo “che è un non-luogo, che non ha neppure un nome” ed e genericamente indicato come "Lifejacket Graveyard": un “simbolo evidente della chiusura dell'Europa” e di quella "cultura dello scarto" di cui parla papa Francesco. Insieme ai 30 volontari, provenienti da Italia, Polonia, Spagna e Ungheria, in questi giorni sull'isola greca, alcuni rifugiati afgani, siriani e di vari paesi africani, che conoscono bene quel breve e pericolosissimo tratto di mare che separa la Turchia dalla Grecia: in esso “hanno perso la vita loro sorelle, fratelli e amici”, spiega la Comunità di Sant’Egidio. Dopo la preghiera della croce e l'invocazione per la protezione di Maria sulla vita di tutti i migranti, è stato deposto un mazzo di fiori in memoria delle vittime.  

Suore scalabriniane: diario da Lesbo (1)

10 Agosto 2020 - Lesbo - Un’isoletta nel mare può essere una frontiera, cuore dei flussi di esseri umani che dal Medio Oriente arrivano in Europa. Lesbo, un’isoletta che politicamente della Grecia ma che è vicinissima, a livello geografico, alla Turchia, per noi non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Siamo in quattro, partite grazie alla collaborazione stretta tra la Comunità di Sant’Egidio e la nostra Congregazione religiosa, le Suore Missionarie di San Carlo Borromeo, Scalabriniane. Viviamo per i migranti: questo è il nostro carisma. Siamo Suor Marlene e suor Leticia e due donne in formazione, Monica Leticia, postulante e l’aspirante Laura. Veniamo da storie e da luoghi diversi del mondo, ed essere qui è per noi una nota di orgoglio. Per chi ancora non ha emesso i voti è bello cominciare da qui, in un luogo dove il sole picchia forte, in un angolo di mondo conosciuto fino a poco tempo fa per le spiagge e per la sua destinazione turistica da ‘Paesi ricchi’, che per noi ha una veste completamente diversa. L’isola di Lesbo, proprio come Lampedusa in Italia, sta dimostrando la sua forza nell’accoglienza. Ci sono circa 15.000 tra profughi e rifugiati che vengono a chiedere aiuto. Siamo arrivate a fine luglio e ci siamo messe subito al lavoro per cercare di capire come dare una mano. La terra brulla e ocra dell’isola ti entra fin nella pelle. La mascherina fa sentire ancor più il calore dell’estate del Mediterraneo. Il sole picchia, come dicevamo, ed è stato doveroso creare uno spazio, ombreggiato, dove creare un’area mensa. L’abbiamo ricavata all’interno di un vecchio frantoio. Uno spazio che, rispettando le misure di contenimento del Covid-19, arriva ad avere circa 300 posti a sedere. Cerchiamo, in questo modo, di rendere loro più semplice la vita. A Lesbo, dopo un viaggio che ha il sapore della scommessa della vita, i rifugiati vivono qui in tende o baracche più o meno improvvisate, luoghi che diventano roventi con questo caldo. Girare per le loro case di fortuna, però, non ci avvilisce perché hanno un tesoro da mostrare: il loro sorriso. Lo fanno i grandi ma soprattutto i più piccoli. Sorridono perché hanno la speranza, perché in Europa si sentono più al sicuro, perché hanno modo di toccare con mano che siamo qui per aiutare loro, per cercare di tendere una mano con la speranza che il loro futuro sia più a colori. La cosa che ci fa sbalordire sono i bambini: hanno una forza di vivere e un coraggio da vendere. Non si voltano, guardano sempre in avanti.

Lesbo: al via la “Vacanza alternativa” dei volontari della Comunità di Sant’Egidio

3 Agosto 2020 - Roma - Fino alla fine di agosto oltre 150 volontari della Comunità di Sant’Egidio, provenienti da diversi Paesi europei, passeranno a turno una “vacanza alternativa” con i profughi residenti a Lesbo, "per non dimenticare e aprire la via ad un futuro diverso". Nell’isola greca sono presenti in questo momento circa 15.900 migranti, tra cui un buon numero di minori non accompagnati, tutti richiedenti asilo oppure in attesa di ricollocamento. Sono quasi il doppio rispetto ad un anno fa, in condizioni di vita precarie, aggravate dal lockdown dettato dalla pandemia. Rispondendo ad una domanda crescente di cibo, i volontari apriranno due “ristoranti solidali” da campo, ma terranno anche corsi di inglese per i profughi e faranno attività di animazione con i numerosi bambini e giovani giunti nell'isola. La loro presenza, durante il mese di agosto, avrà l’obiettivo di mantenere viva la speranza di gente che è fuggita da guerre o da condizioni di vita insostenibili nei loro paesi di origine e che ora si trova in una sorta di “limbo”, qui in Europa, "in attesa di un futuro diverso".

Centro Astalli: cordoglio per la morte di una bambina a Lesbo. Una “tragedia evitabile di cui l’Unione europea deve sentire tutto il peso della responsabilità”

17 Marzo 2020 - Roma – “Rimanere indifferenti mentre migliaia di migranti vivono in Europa in condizioni disumane è inaccettabile e profondamente ingiusto oltre che rappresentare una grave violazione dei principi cardine della nostra civiltà”. Così il Centro Astalli che esprime “profondo cordoglio e dolore” per la morte di una bambina di sei anni a causa di un incendio scoppiato nel campo per migranti e rifugiati di Moria, sull’isola greca di Lesbo. Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, parla di una “tragedia evitabile di cui l’Unione europea deve sentire tutto il peso della responsabilità” aggiungendo che “solidarietà e responsabilità condivisa tra gli Stati membri salverebbero la vita a persone innocenti tra cui moltissimi bambini, in maniera sostenibile per tutti, senza gravare su un solo Paese, in questo momento così difficile per i governi e l’intera comunità internazionale”. Per il Centro Astalli ricollocazione, redistribuzione e immediata dei migranti dalla Grecia e interruzione degli accordi con la Turchia “risolverebbero una situazione che ormai da tempo è una vergogna per tutta l’Europa”.