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Papa Francesco celebra in occasione della sua visita a Lampedusa

6 Luglio 2020 - Città del Vaticano - Mercoledì 8 luglio 2020, alle ore 11.00, nell’anniversario della sua visita a Lampedusa nel 2013, papa Francesco celebrerà la Santa Messa nella cappella di Casa Santa Marta. Vista la situazione sanitaria - spiega il Direttore della Sala Stampa della Santa, Matteo Bruni,  alla Messa parteciperà solo il personale della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. La celebrazione sarà trasmessa in diretta televisiva da Vatican Media e in streaming sul sito di Vatican News. L'8 luglio 2013 papa Franceco a Lampedusa venne accolto dal card. Francesco Montenegro, allora Presidente della Commissione CEI per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes. Si trattava del primo viaggio del pontificato di Papa Bergoglio. Nella maggiore delle Pelagie, il Pontefice, dopo avere lanciato in mare una corona di fiori in memoria dei migranti morti nel Mediterraneo, incontrando alcuni giovani migranti sul Molo Favarolo, luogo di approdo dei migranti, parlò di globalizzazione dell’indifferenza e di una società che ha dimenticato l’esperienza di piangere…

Raffaele Iaria

 

Don La Magra: “la violenza non risolve i bisogni di tutti, no a capri espiatori”

10 Giugno 2020 -  Lampedusa - “Nessuno ha rivendicato questi gesti ma il messaggio sembra chiaro. Fa rabbia l’idea che si usi la violenza per rivendicare i diritti della popolazione, perché non sono i migranti ad ostacolare ciò che è giusto per i lampedusani, né c’è una competizione tra i diritti delle persone”. A distanza di alcuni giorni dagli incendi ai “cimiteri dei barconi” a Lampedusa e dall’oltraggio alla Porta d’Europa, monumento simbolo dell’accoglienza alle persone migranti, don Carmelo La Magra, parroco di San Gerlando, unica parrocchia dell’isola, esprime al Sir la sua amarezza: “Certamente è qualcosa che nasce all’interno dell’isola. Non credo sia una sommossa popolare ma l’iniziativa di poche persone che cercano di farsi sentire usando metodi violenti”. Nella piccola comunità di Lampedusa, ammette, “un po’ di tensione si avverte, perché si soffre per la crisi economica provocata dalla chiusura delle attività e non si sa ancora se si riuscirà a lavorare quest’estate. Perciò è facile trovare un capro espiatorio".

Migranti: nuovi sbarchi, in 400 nell’Agrigentino

25 Maggio 2020 - Lampedusa - Circa 400 migranti sono sbarcati sulla battigia di Palma di Montechiaro, nell’Agrigentino. Una nave madre li avrebbe lasciati a pochi metri dall’arenile, prima di riprendere il largo. Polizia e carabinieri stanno rastrellando l’area e un elicottero si è levato in volo. I migranti sbarcati a piccoli gruppi, sono in fuga lungo le strade e le campagne. Tanti si sono riversati sulla statale 115, in direzione Agrigento. Chiedono acqua agli automobilisti in transito e di salire a bordo delle auto. Almeno tre le motovedette della Guardia costiera impegnate nella ricerca della nave madre. Polizia, carabinieri e militari della Capitaneria di porto stanno setacciando – fra strade e campagne – tutta l’area prossima al luogo dello sbarco.

Parroco Lampedusa: “occuparsi di tutti, anche dei migranti”

23 Aprile 2020 - Lampedusa - “Forse non abbiamo ancora capito la lezione che dovremmo apprendere dal Coronavirus: se continuiamo a pensare solo a noi, a vedere le cose solo secondo la nostra prospettiva e a prendere provvedimenti esclusivamente per la nostra sicurezza – ad esempio chiudere i porti ai migranti – non ne usciremo mai. La soluzione non è proteggere solo noi ma occuparci di tutti”: sono le parole di don Carmelo la Magra, parroco di Lampedusa, che descrive oggi al Sir la situazione nell’isola, anche rispetto ai recenti sbarchi in autonomia. L’ultimo di pochi giorni fa, con 32 migranti avvistati dalla guardia costiera in acque italiane e fatti sbarcare al Molo Favaloro. Siccome a Lampedusa non ci sono strutture per la quarantena e l’hotspot è già al completo con 116 persone, le persone “hanno dovuto trascorrere mezza giornata e poi una notte all’addiaccio e al freddo sul molo in attesa della nave ma non è certo la scelta migliore”, afferma il parroco. Le autorità locali hanno annunciato che una seconda nave-quarantena sarà ancorata tra Lampedusa e Porto Empedocle, probabilmente dalla prossima settimana. L’unico caso di migrante trovato positivo al primo tampone a Pozzallo è risultato negativo. E tutti i 150 migranti a bordo del traghetto Rubattino, in rada davanti a Palermo per la quarantena dopo aver accolto le persone salvate dalle navi Ong Alan Kurdi e Aita Mari, sono risultati negativi. Intanto nella comunità di Lampedusa l’unico caso di contagio – una donna che tornava  da un’altra zona d’Italia – è stato guarito con successo e si è riusciti a bloccare la diffusione nell’isola. “Siamo in isolamento nell’isolamento – racconta don Carmelo -. I lampedusani amano vivere in una dimensione di socialità che ora è impedita ma finora siamo stati bravi a rispettare le regole”. La grande preoccupazione, spiega, “è l’aumento delle persone in difficoltà a causa del blocco del turismo, che da noi in genere partiva a Pasqua. Sempre più lampedusani vengono a chiederci aiuto in parrocchia, molti li vediamo per la prima volta”. Se le attività turistiche non riprenderanno, avverte, “rischiamo di avere grossi problemi nei prossimi mesi, perché qui si vive in inverno di ciò che si guadagna in estate”.  

Quel mattino a Lampedusa

24 Gennaio 2020 -   Brescia - “Eravamo in otto sulla “Gamar”, la mia barca. Poco prima delle due di notte ci siamo addormentati. Volevamo uscire più tardi per una battuta di pesca. Dopo qualche ora un mio amico ha sentito delle grida. Pensavo che fossero dei gabbiani […]. Alla fine ci siamo resi conto che non erano uccelli, erano urla”. Inizia così il racconto da parte di Vito Fiorino del naufragio di 545 persone all’alba del 3 ottobre 2013 al largo di Cala Tabaccara (Lampedusa); un naufragio che si trasforma nel giro di poche ore in una tragedia del mare: 358 le vittime, 20 i dispersi, 155 i superstiti, tra cui 41 minori. “Abbiamo cominciato a prendere tutti quelli che potevamo e a metterli in barca. Ci siamo ritrovati in 55 su un barchino di nove metri, con a bordo tutti questi ragazzi dai 13 ai 20 anni”. Un racconto drammatico quello di Vito Fiorino, falegname in pensione e pescatore per passione, che Antonio Umberto Riccò, scrittore e autore teatrale, sceglie di intrecciare con quelli di altri protagonisti di quel mattino a Lampedusa. Una la certezza di fronte alla “globalizzazione dell’indifferenza che si rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto” (papa Francesco, Lampedusa, 8 luglio 2013): “raccontare quel naufragio significa non dimenticarlo”. L’esito: una lettura scenica che cuce magistralmente insieme testimonianze di soccorritori, di migranti, di lampedusani; immagini di repertorio; musiche scritte ad hoc da Francesco Impastato. Inedita nondimeno la messa in scena del racconto: a dar voce alle tante testimonianze sono di volta in volta persone diverse a seconda dei contesti in cui viene proposto. Così sarà a Monticelli Brusati, nell’ambito della Settimana educativa dedicata al tema dell’accogliere, sabato 25 gennaio alle ore 20.30, presso la Sala della comunità, dove a “ricordare per non dimenticare” sarà presente anche Vito Fiorino, nominato lo scorso anno nel Giardino dei Giusti di Milano. (Chiara Buizza – La Voce del Popolo)  

Le mamme tunisine a Lampedusa

17 Dicembre 2019 - Lampedusa - Alcune donne tunisine che avevano segnalato la scomparsa dei loro quattro figli migranti coinvolti nel naufragio di Lampedusa del 7 ottobre, sono state convocate presso la procura della Repubblica di Agrigento per il riconoscimento dei loro familiari. Due mamme, Zakia e Soulaf, hanno potuto  riconoscere i loro figli, i cui corpi verranno presto riportati in Tunisia. Le altre due mamme, Hamida e Gamra, hanno invece appreso che i corpi dei loro cari sono rimasti in mare, data l’impossibilita di recuperarli. Lo rende noto un cartello di associazioni che commenta: “Questa giornata è stata solo l’ultimo passaggio di una procedura di ricerca lunga e travagliata per le mamme e per gli attivisti che se ne sono occupati: dalle prime ore successive al naufragio, il nostro lavoro è andato avanti per più di due mesi interpellando la Cri, l’Ambasciata italiana a Tunisi e le istituzioni”.

Don La Magra ai sopravvissuti del naufragio: “chiediamo perdono a voi e ai vostri cari se ci siamo vantati di essere nazioni cristiane”

10 Ottobre 2019 - Lampedusa - “A voi e ai vostri cari, che riposano in fondo al mare, noi chiediamo scusa. Se ci siamo vantati di essere nazioni cristiane, giuste, democratiche e libere e poi permettiamo che accada questo. Chiediamo perdono a voi, come lo chiediamo a Dio”. Lo ha detto il parroco di Lampedusa, don Carmelo La Magra, nell’omelia delle esequie delle 13 donne morte nel naufragio che si è verificato nella notte tra domenica e lunedì al largo dell’isola. E lo ha fatto rivolgendosi ai 10 dei 22 sopravvissuti presenti alla cerimonia. Le bare sono state disposte nel salone della Casa della fraternità di Lampedusa davanti a un altare predisposto per l’occasione. “Da questo altare – ha aggiunto il sacerdote – va un ringraziamento a voi, che avete accettato di pregare insieme a noi, anche se il vostro dolore è tanto. La nostra preghiera va anche alle vostre famiglie, a quanti sapranno della morte dei propri cari. E un ringraziamento – ha proseguito don La Magra – anche a quanti in questi giorni, sì per lavoro, ma con grande delicatezza e tenerezza hanno trattato con i morti e con i vivi, militari e civili, perché oggi hanno scelto di essere qui senza esserne obbligati”. “Il Signore benedica – ha concluso – quanti hanno scoperto nel loro cuore umanità e tenerezza”. Al termine dei funerali, dal Forum Lampedusa Solidale, sono state donate ai sopravvissuti delle copie in lingua francese della Bibbia e del Corano. Le salme, invece, saranno sepolte nei cimiteri dei Comuni agrigentini che daranno disponibilità ad accoglierle.

Lampedusa: stasera i funerali delle vittime del naufragio

9 Ottobre 2019 - Lampedusa – Si svolgerà oggi presso la “Casa della Fraternità” di Lampedusa, su richiesta dei sopravvissuti e desiderio della comunità, saranno celebrati i funerali delle vittime dell'ultimo naufragio presieduti dal parroco di Lampedusa, don Carmelo La Magra. “Dare dignità ai morti. Togliergli il filo spinato della frontiera. Inserirli nella memoria collettiva. Perché l'umanità – dice Francesco Piobbichi uno degli operatori a Lampedusa -   racconta storie, e se le storie vengono tramandate allora anche le responsabilità emergono. Noi dobbiamo caricarci il peso del racconto, perché loro non possono più farlo. Non è semplice, ne indolore, ma ci permetterà un domani di piantare sul muro della memoria la risposta che in molti non potranno pronunciare quando i figli dei figli chiederanno perché avete permesso che questo accadesse.  

Card. Montenegro: “l’Europa ancora incapace” di affrontare il tema immigrazione

9 Ottobre 2019 - Lampedusa  - “L’Europa sta dimostrando che ancora non è in grado di affrontare questo problema. Oppure, non voglio essere cattivo, forse non vuole essere in grado. Perché affrontare questi problemi vuol dire perdere popolarità e allora noi, pur di restare a galla, preferiamo che gli altri affondino: una Europa che non è capace di accogliere, che da anni discute dicendo che le cose cambieranno. Sì, le cose cambieranno: i numeri dei morti cambia ma le cose restano”. Lo ha detto l’arcivescovo di Agrigento, il card. Francesco Montenegro ieri appena giunto a Lampedusa, per “un pellegrinaggio nei confronti di questi fratelli che mi appartengono”, prima di recarsi nell’Oasi della fraternità per un momento di raccoglimento e di preghiera di fronte alle 13 bare delle donne vittime del naufragio avvenuto al largo di Lampedusa, nella notte tra domenica e lunedì. (naufragio lampedusa ) Poi i corpi recuperati dovrebbero essere tumulati nei cimiteri dei comuni dell’Agrigentino. “Si ripetono – ha aggiunto il card. Montenegro – gli stessi sentimenti e le stesse emozioni di sempre: meraviglia, perché gli altri si meravigliano perché succedono questi fatti. E indignazione, perché questi fatti succedono. Ed è strano che continuiamo a contare i morti e la storia continua a essere quella che è. Tante parole, ma le parole non riescono ancora a cambiare la vita. Ora sarà una rincorsa sulla responsabilità di chi è colpevole, perché sono morti”. E poi l’arcivescovo ha aggiunto: “Ognuno di noi ha un po’ di colpe”.  

Naufragio a Lampedusa: la voce di uno dei soccorritori del 3 ottobre 2013, “oggi un dolore che si ripete, da allora non è cambiato nulla”

8 Ottobre 2019 - Lampedusa - “La tragedia di oggi mi sembra fotocopia di quella del 3 ottobre 2013, anche se il numero dei morti è minore di allora”. Lo dice al Sir Simone D’Ippolito, subacqueo soccorritore dei migranti naufragati al largo di Lampedusa sei anni fa, riferendosi al naufragio che si è verificato domenica notte. Finora sono stati recuperati 13 corpi. “Le condizioni del mare ieri erano abbastanza proibitive. Sono passati sei anni ma è cambiato poco o nulla. La politica non è riuscita a intervenire – aggiunge D’Ippolito -. Queste tragedie non devono succedere, soprattutto alle porte di Lampedusa. È ancora più doloroso. Queste persone vedono la salvezza a poca distanza ma invece ci lasciano la vita. Sentendo le testimonianze di coloro che erano a bordo sembra che tra i dispersi ci siano 7 o 8 ragazzini”. Parlando dello stato d’animo dei lampedusani, il sub spiega che “molti sono coinvolti nei soccorsi, soprattutto i pescatori” quando si verificano naufragi di migranti. “Noi viviamo queste tragedie in maniera più intensa. Speriamo che sia sempre l’ultima volta, ma purtroppo non è mai così. Ci colpiscono queste vicende come è stato per me il 3 ottobre scorso. Negli anniversari ricordo e ne risento interiormente”.

Naufragio a Lampedusa: card. Montenegro benedice le salme

8 Ottobre 2019 - Lampedusa – E’ stato il Card. Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento, a  benedire le salme delle donne migranti recuperate dopo il naufragio di domenica notte al largo di Lampedusa. Nella notte solo quattro delle tredici donne vittime del naufragio sono state riconosciute. Tra queste  quello di una ragazzina di 12 anni, la più piccola delle vittime recuperate. A identificarla sarebbe stata una zia con cui viaggiava. Nella sala adibita a camera ardente sono stati portati solo i superstiti che nel naufragio hanno perso un familiare. Intanto, questa mattina, sono riprese le ricerche della ventina di persone che mancano ancora all’appello tra cui 4 bambini. La più piccola avrebbe otto mesi.

Centro Astalli: “salvare vite umane torni ad essere priorità”

7 Ottobre 2019 - Roma - Il Centro Astalli esprime “profondo cordoglio e dolore” per le vittime dell’ultimo naufragio avvenuto davanti alle coste di Lampedusa.  Almeno 9 i morti, oltre 20 i dispersi, tra loro 8 sono bambini. Solo pochi giorni fa “ricordavamo le vittime di una delle più grandi tragedie del mare. Oggi ancora una volta piangiamo la morte di innocenti”, sottolinea il Centro Astalli in una nota evidenziando che “l’urgenza umanitaria che si consuma ogni giorno nel Mediterraneo - di fatto derubricata a effetto collaterale di politiche di contenimento dei flussi - necessita di azioni che tutelino ogni donna, uomo, bambino migrante. Salvare vite umane torni ad essere priorità. Assicurare il diritto d’asilo oggi vuol dire: permettere a migranti forzati di arrivare in Europa senza rischiare la morte affidandosi a trafficanti e criminali attraverso vie legali di accesso; garantire operazioni di soccorso in mare per coloro che rischiano la vita in un naufragio; tornare ad applicare le convenzioni internazionali ratificate, e nei rapporti di politica estera anteporre sempre il rispetto dei diritti umani a qualunque altra valutazione”. Per il presidente del Centro Astalli, p. Camillo Ripamonti “il sangue di questi innocenti grida, non possiamo più rimanere indifferenti, perché la nostra indifferenza ormai si è fatta complice”. Da qui l’auspicio che “il Governo italiano e quello europeo mettano mano con urgenza al tema dei salvataggi in mare ridefinendo i termini di nuove missioni”.

Centro Astalli: fare memoria “è atto dovuto”

3 Ottobre 2019 - Roma - "Fare memoria è atto dovuto". A sei anni dal terribile naufragio, avvenuto nella notte del 3 ottobre davanti alle coste di Lampedusa in cui persero la vita 368 migranti, "fare memoria e mantenere vivo il ricordo di quel tragico giorno e dei tanti altri che ne sono seguiti è atto dovuto", ricorda oggi il Centro Astalli sottolineando che da allora oltre 18mila persone sono morte in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa per chiedere asilo. "Un numero impressionante di bambini, donne e uomini, relegati troppo spesso all’oblio della nostra indifferenza", si legge in una nota diffusa pochi minuti fa:  neanche più un morto nel Mediterraneo: fu questo l’appello rivolto alle istituzioni nazionali ed europee. Oggi, come sei anni fa," torniamo a chiedere di fermare l’ecatombe di migranti in mare. Sia priorità mettere in atto vie legali per garantire accesso alla protezione e sconfiggere così il traffico di esseri umani. Sia priorità il salvataggio in mare delle persone, come previsto da convenzioni internazionali e diritti umani, troppo spesso calpestati con norme demagogiche contro la solidarietà. Siano priorità politiche strutturali e di lungo periodo che permettano di preparare i territori ad un’accoglienza diffusa di richiedenti asilo e rifugiati. Sia priorità - conclude il Centro Astalli - contro ogni semplificazione, affrontare il tema della migrazione nelle sue diverse componenti con responsabilità e lucidità, non strumentalizzandolo o banalizzandolo, eliminando i discorsi di odio, razzismo e xenofobia". (R.I.)

Migranti: oggi ricorre il sesto anniversario della tragedia di Lampedusa

3 Ottobre 2019 - Lampedusa - Sono passati sei anni da quella che è stata considerata una delle più gravi stragi di migranti del Mediterraneo: era il 3 ottobre 2013 quando una nave partita dalla Libia si rovescia a 800 metri dall’Isola dei Conigli, a Lampedusa. L’imbarcazione ha a bordo tra 520 e 550 persone. Nonostante i tentativi di aggrapparsi a pezzi di relitto, 368 persone muoiono affogate. I superstiti saranno 155, ma qualcuno sostiene che ci siano anche una ventina di dispersi.  

Mons. Lorefice a Lampedusa per “ricordare i fratelli migranti

25 Settembre 2019 - Lampedusa -  “Il Figlio di Maria e di Giuseppe, la prima famiglia di profughi dell’era cristiana, dice oggi alla comunità civile e cristiana di Lampedusa: “Sii porto di approdo; sii porto salvo”. “Perché attorno a Maria, con questo titolo, Porto Salvo, ti sei da sempre ritrovata e continui a ritrovarti”. “Sii porto di salvati e porto di salvezza soprattutto per chi è destinatario della predilezione di Dio: i suoi figli affamati, assetati, nudi, perseguitati, forestieri, ammalati, carcerati. A noi cristiani, il Signore, rivestendoci della sua Luce, continua a dire: “Voi siete la luce del mondo, il sale della terra”. Rinnova la sua chiamata: “venite vi farò pescatori di uomini”. Lo ha detto l’arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice, nel corso dell’omelia pronunciata a Lampedusa, durante la concelebrazione Eucaristica, presieduta nella Parrocchia di San Gerlando per i festeggiamenti in onore della patrona dell’isola delle Pelagie. Mons. Lorefice, per l’occasione, ha utilizzato il pastorale realizzato con il legno dei barconi, che ha usato Papa Francesco, nel suo primo viaggio l’8 luglio 2013. A sovrastare l’abside della chiesa parrocchiale, la Croce “Milagro” donata all’isola dallo stesso Pontefice, realizzata con i remi dei barconi dei migranti. Nella sua riflessione l’arcivescovo ha poi aggiunto: “Il Figlio di Dio che oggi dice a questa nostra santa assemblea, a questa nostra comunità cristiana che porta il nome di Gesù, Cristo: “Alzati! Rivestiti di luce” (Is 60,1). La luce di Cristo dilata il tuo cuore. Il nostro cuore. La luce di Dio, accolta, dilata il cuore. “L’abbondanza del mare si riversa su di te” (Is 60, 5), come ha annunziato il profeta Isaia. Il Figlio di Maria che dice a questa nostra umanità: “Non fuggire. Non chiuderti. Non voltare le spalle. Non alzare i muri. Chi viene dal mare è “la ricchezza delle genti” (Is 60, 5). È ricchezza perché – ha continuato – arrivano figli d’uomo e dunque figli di Dio. Figli amati da Dio. Destinati alla luce e alla vita da Dio. Le genti che arrivano dal mare sono portatori di ricchezza. Sul loro volto è la ricchezza del volto di persona, sono corpi umani, storie, sentimenti, portano attese, hanno sentimenti, desideri, ricercano felicità, libertà, pienezza di vita”. Mons. Lorefice si è recato anche presso il cimitero, accompagnato dai parroci don Carmelo La Magra e don Fabio Maiorana insieme a Paola La Rosa del Forum Lampedusa Solidale, dove si è fermato in religioso silenzio davanti alle tombe delle persone morte nel Canale di Sicilia durante le traversate per sfuggire alle guerre, alla fame e alle torture subite.

Lampedusa: una lanterna e nuovi sit in davanti alla parrocchia per “un porto sicuro per la nave Open Arms”

8 Agosto 2019 - Lampedusa - “La storia dell’isola in cui viviamo ci spinge oggi ad accendere una lanterna che possa indicare la rotta, mettendo in luce il diritto di queste persone a un trattamento e a un futuro dignitoso. A fianco delle persone a bordo di Open Arms e nel rispetto della Costituzione italiana ci impegniamo a tenere accesa questa fiamma ogni notte fin quando tutte non saranno fatte scendere a terra in un porto sicuro”. Da ieri sera don Carmelo La Magra, parroco di Lampedusa, insieme al Forum Lampedusa solidale, hanno iniziato un nuovo sit in notturno sul sagrato della parrocchia di San Gerlando, per chiedere di concedere un porto sicuro alla nave di Open Arms, che dal 1° agosto vaga in acque internazionali con a bordo 121 naufraghi. “Le persone sono state salvate dall’Ong spagnola in due distinte operazioni effettuate nel Mediterraneo – ricorda il parroco di Lampedusa – . Tra loro diversi bambini, compresi due gemelli di appena nove mesi, minori non accompagnati, donne e uomini fuggiti dai lager libici, vittime di violenze indicibili. L’intera Europa sembra aver loro voltato le spalle, negando finora un approdo sicuro in violazione delle leggi e delle convenzioni internazionali. È Lampedusa il porto sicuro più vicino”. Don La Magra ricorda che il nome di dell’isola deriva probabilmente dal latino “lampas” ossia fiaccola, “a testimonianza dell’antico uso degli abitanti di segnalare con dei fuochi la giusta rotta ai naviganti. Ed è la Madonna di Porto Salvo la santa protettrice di questo scoglio battuto dai venti ma al tempo stesso storico luogo di salvezza per i naufraghi”.  

Albissola: Messa in comunione col Papa per i migranti morti in mare

8 Luglio 2019 - Albissola - In comunione con Papa Francesco, la Caritas di Savona-Noli, la Migrantes diocesana, la Fondazione ComunitàServizi onlus e la parrocchia N.S. della Concordia in Albissola Marina, propongono una preghiera in suffragio per tutti i migranti morti in mare, con la celebrazione della Messa presieduta da don Adolfo Macchioli, questa sera alle 18.30 nel giardino di Casa Rossello, via Italia 51 Albissola Marina. Nel sesto anniversario della sua visita a Lampedusa, Francesco ha celebrato nella Basilica vaticana con 250 persone tra migranti, rifugiati e quanti si sono impegnati per salvare la loro vita, ricordando tutti i morti nel mar Mediterraneo nel tentativo di attraversarlo (https://migrantesonline.it/2019/07/08/papa-francesco-gli-ultimi-gridano-al-signore-chiedendo-si-essere-liberati-dai-mali-che-li-affliggono/).

Mediterranea: nave militare maltese prenderà i 54 migranti salvati

5 Luglio 2019 - Lampedusa - «A seguito di contatti tra i governi maltese e italiano, è stato deciso che Malta trasferirà 55 migranti, che sono stati salvati in mare al largo della Tunisia e che sono a bordo della nave Alex, a bordo di una nave delle forze armate di Malta e saranno accolti a Malta. D'altra parte, l'Italia prenderà 55 migranti da Malta”. Lo annuncia oggi il governo maltese in un comunicato relativo alla nave dell'ong italiana Mediterranea. «Questo accordo non pregiudica la situazione in cui questa operazione ha avuto luogo e in cui Malta non ha alcuna responsabilità legale, ma fa parte di un'iniziativa che promuove uno spirito europeo di cooperazione e buona volontàtra Malta e l'Italia». (avvenire.it)

Sea Watch davanti al porto di Lampedusa

27 Giugno 2019 - Lampedusa - Sfida della Sea Watch che entra in acque italiane e fa rotta verso Lampedusa. La comandante della nave della ong ha annunciato l’intenzione di fare rotta verso Lampedusa viste le condizioni dei migranti a bordo, dunque “non per provocazione ma per necessità”.  La motovedetta della Finanza partita da Lampedusa ha intimato l’alt alla Sea Watch a circa 12 miglia dalla costa. L’imbarcazione dell’Ong non si è fermata e sta continuando a navigare. La Sea Watch è ora davanti al porto di Lampedusa. Sul molo sono schierati i carabinieri.

Parroco Lampedusa: “aprire i porti e gli aeroporti alle persone”

17 Giugno 2019 - Lampedusa - “Benvenuti nel porto salvo di Lampedusa”: così, con un post sui social, don Carmelo La Magra, parroco di San Gerlando, l’unica parrocchia di Lampedusa, ha voluto dare un saluto alle dieci persone autorizzate a sbarcare dalla Sea-Watch3, da martedì scorso al largo delle acque territoriali italiane con 43 persone a bordo. In atto un divieto firmato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ma a Lampedusa “gli sbarchi non si sono mai bloccati. Ora è solamente ripresa l’attenzione mediatica”, precisa in una intervista al Sir don La Magra. Continuano infatti, sotto silenzio, gli “sbarchi fantasma” di piccole imbarcazioni, di solito gommoni o barche di legno, che riescono ad arrivare da sole a ridosso delle acque italiane e poi vengono scortati fino a terra dalla guardia costiera o dalla guardia di finanza. Si parla di centinaia di persone. “Sembra di essere tornati a prima del 2013, prima dell’operazione Mare Nostrum e della presenza delle navi delle Ong – racconta il parroco -. È terribilmente pericoloso. Chi arriva viene identificato al centro e poi entro due o tre giorni trasferito in Sicilia”. I volontari incontrano i migranti “allo sbarco, per strada, in parrocchia, uno dei primi luoghi che visitano per trovare un punto di ristoro o contattare le famiglie. Ci chiedono un posto dove ripararsi dal freddo o dal caldo, la possibilità di andare al bagno, a volte abiti”. In questo periodo sono in maggioranza africani sub-sahariani, libici, egiziani e tunisini. “Allo sbarco li accogliamo con un gesto di accoglienza umana e di benvenuto: le coperte termiche, un thé caldo, l’acqua”. “Lampedusa è un posto in cui i diritti o sono per tutti o non sono per nessuno”, sottolinea don La Magra: “Vivendo qui ho compreso profondamente che non ha senso dire ‘prima gli italiani’ o ‘prima i migranti’. Ognuno deve cercare di far rispettare i propri diritti”. Sulla chiusura dei porti il parroco di Lampedusa ha le idee chiare: “Aprire i porti alle persone, che li portino le Ong o le navi militari. Ma soprattutto aprire gli aeroporti, consentendo cioè alle persone di venire in modo legale per non metterle in condizione di pericolo in mare. Se vogliamo davvero combattere i trafficanti e salvare la vita delle persone allora apriamo gli aeroporti”.