22 Ottobre 2019 -
Zurigo - E’ certo che la Svizzera senza l’Italia non sarebbe la stessa. Ciò vale nel campo civile per l’apporto della manodopera dei nostri emigrati, vedi costruzione di case, autostrade, gallerie, fabbriche, ristorazione ed altro, sia nel campo religioso d ecclesiale. Con l’arrivo degli Italiani (e degli Spagnoli e Portoghesi) la Svizzera prima a maggioranza protestante è diventata a maggioranza cattolica; i nostri hanno portato nuova linfa, ha riempito le chiese, ha messo in evidenza la sua cattolicità cioè universalità con le sue tradizioni popolari, i canti, la liturgia.
“Italiani brava gente” è il titolo di un film di Giuseppe De Santis del 1964. La necessità dell’emigrazione, un fenomeno sovente doloroso, ha marcato la storia e il percorso di sviluppo del nostro Paese, contribuendo ad arricchire l’apertura della nostra società e la nostra stessa identità nazionale. Le nostre comunità all’estero sono state i moltiplicatori della nostra civiltà, estendendo e radicando nel mondo la nostra cultura. E tutto questo non è solo storia passata ma è pure il vissuto presente in Svizzera.
A questo pensavo sabato 19 ottobre partecipando alla Giornata di incontro promossa dalla Coordinazione delle Missioni Cattoliche di lingua italiana in Svizzera e svoltasi a Schaan (Liechtenstein). L’incontro ha avuto due momenti: al mattino una Messa solenne nella chiesa parrocchiale presieduta dal Coordinatore nazionale, don Carlo de Stasio, e concelebrata da diversi missionari, con moltissimi fedeli provenienti in particolare dalla Svizzera tedesca, che hanno riempito come non mai il sacro tempio; nel pomeriggio lo spettacolo “Senza frontiere” presentato da Scalamusic nella sala comunale, stipata da oltre un migliaio di ospiti.
All’omelia don Carlo ha sottolineato l’apporto che i nostri fedeli hanno dato alla Chiesa in Svizzera. I nostri connazionali sono veri moltiplicatori di fede e della nostra cultura cattolica. Un eccezionale capitale umano, che rappresenta una realtà unica di capacità delle nostre comunità, di promozione del nostro Paese e testimonianza della fede delle nostre parrocchie e delle nostre belle tradizioni popolari. Con il conseguente impegno per oggi a tenere vive le nostre comunità e alta la fiaccola della nostra identità, attraverso la vitalità delle MCLI inserite nel tessuto delle singole Chiese locali.
Nel pomeriggio lo spettacolo di Scalamusic, l’Associazione che raccoglie i talenti musicali presenti nell’ambiente scalabriniano e promuove la creatività attraverso una produzione musicale qualificata sui temi della mobilità umana.
Attraverso un mosaico di immagini, musica, canzoni, teatro e coreografie, lo spettacolo “Senza frontiere” ha presentato alcune storie di emigrazione molto diverse tra loro ma tutte accumulate dall’esperienza di “frontiera”, di limite, di discriminazione, di mancanza di alternative, di disperazione. Un viaggio immaginario tra le drammatiche vicende di uomini e donne che, per ragioni diverse, hanno lasciato la loro patria alla ricerca di un futuro migliore: le onde del Mediterraneo raccontano la tragedia di una vittima delle “carrette del mare”; dalle dune del Sahara ci arriva il lamento di una profuga eritrea; tra Rosario e Madrid moglie e marito argentini, divisi dall’emigrazione, vivono come possono la loro storia d’amore; una ragazza moldava racconta la sua storia di inganni e di prostituzione, ma anche di riscatto e di perdono; una donna honduregna implora pietà a un poliziotto che l’ha catturata sul confine tra Stati Uniti e Messico. Frontiere geografiche, frontiere politiche, frontiere psicologiche, sempre di frontiere si tratta. E Frank, il poliziotto di turno, si lascia coinvolgere e commuovere dalle storie dei migranti e finisce per aprire la porta, la porta del suo cuore.
Come spesso invita a fare Papa Francesco: “Occorre abbattere i muri e costruire ponti”. Per la edificazione di una nuova umanità alla quale i nostri emigrati sono chiamati a contribuire. Siamo noi infatti, che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle i drammi dell’emigrazione, i primi testimoni delle nuove frontiere. A volte, raggiunta la meta e un po’ di benessere, oggi siamo tentati di dimenticare il nostro passato, le nostre radici. Che guaio la memoria corta!
La Parola di Dio è chiara: “Tratterete lo straniero che abita fra voi come chi è nato fra voi”. Alla Messa è stato letto il brano biblico: “Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché anche voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto”. Siamo tutti stranieri su questa terra. Alcuni tra noi, stranieri come noi, sono più deboli, provati dai colpi durissimi della vita. Sta a noi accoglierli. E’ un invito urgente e necessario in questo tempo storico. La nostra identità di cristiani e di migranti ci spinge a rispondere alla “cultura dello scarto” con generosità e solidarietà; all’odio urlato sui media, con il dialogo e il confronto; all’indifferenza e diffidenza con incontri di prossimità e di condivisione fraterna.
Per andare in questa direzione la Giornata delle Missioni trascorsa a Schaan, con i tanti messaggi lanciati e lo spettacolo di Scalamusic, certamente ha lasciato il segno. (Egidio Todeschini)