Tag: Italiani nel mondo

Vescovi Basilicata: il fenomeno emigratorio tra i temi dell’incontro a Potenza

11 Giugno 2020 - Potenza - I vescovi della Conferenza Episcopale della Basilicata si sono riuniti, sotto la presidenza dell’arcivescovo Salvatore Ligorio, a Potenza lo scorso 8 giugno e si sono confrontati sul crollo demografico e sul fenomeno emigratorio della regione anche “come grave problema pastorale, è stato oggetto di confronto, insieme alla riflessione sull’attività e presenza della Chiesa nella particolare e attuale situazione socio-culturale e politico-economica della Regione”. Tra i temi all’ordine del giorno la situazione del Seminario Maggiore e l’Anno Propedeutico dei giovani in discernimento vocazionale, specialmente in relazione alla formazione e spiritualità in questi mesi di restrizione di vita comunitaria a causa dell’epidemia. Inoltre hanno discusso di un progetto regionale di riforma dell’attività catechetica. I presuli hanno quindi ribadito l’attenzione alle giovani generazioni, anche per le attività oratoriali ed estive, in regime di precauzione sanitaria. R.I.

Mci Francoforte: don Laslau nuovo missionario

11 Giugno 2020 - Francoforte - Per raggiunti limiti di età, don Silvestro Gorczyca il 30 giugno prossimo lascerà la responsabilità della Missione Cattolica Italiana di Francoforte, che guidava dal 2014, dopo aver operato per sette anni (2007-2014) alla Mci di Amburgo. Gli succederà don Matteo Laslau, al momento missionario nella Mci di Winterthur in Svizzera) e coordinatore dei missionari italiani nella diocesi di Chur. Guiderà la Mci di Francoforte dal prossimo 1 settembre 2020. Don Matteo è oriundo rumeno, cittadino italiano, incardinato nella diocesi di Ravenna-Cervia. Don Silvestro saluterà la comunità italiana di Francoforte domenica 28 giugno. “Un vivo grazie a don Silvestro e tanti cari auguri per il suo futuro nuovo impegno pastorale” e “benvenuto al nuovo missionario”, dice il delegato nazionale delle Missioni cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia, p. Tobia Bassanelli.

Italiani nel Regno Unito: il rischio di essere trattati come cittadini di serie B

9 Giugno 2020 - Londra - Vivere nel Regno Unito ma non sentirsi nell’“Europa unita”. Sperimentare la percezione di essere “stranieri” e “schedati” per poter restare e lavorare… “Sono brutte sensazioni, le sentiamo addosso”, racconta al Sir Daniela Vicini, 44 anni, originaria di Pavia, che dal 2017 abita con il marito e le due figlie (Sofia 15 anni, Anastasia 10) nel Cheshire, una contea nel nord-ovest del Paese, a una quarantina di chilometri da Manchester. Una famiglia italiana “atipica”, avendo vissuto prima in Cile, poi negli Stati Uniti, per esigenze di lavoro di Maurizio Miccolis, ingegnere, attualmente impegnato nella costruzione di un radio-telescopio gigante (https://www.skatelescope.org/). “Quando è emersa questa opportunità di lavoro per mio marito, siamo venuti con gioia nel Regno Unito, benché sapessimo del Brexit. Le informazioni diffuse dal governo sembravano rassicuranti per chi fosse qui a lavorare. Invece ora abbiamo avuto brutte sorprese”. Daniela, laurea in Giurisprudenza, ex impiegata presso le Acli, oggi – dice – è “mamma a tempo pieno”, anche se non esclude di cercarsi un lavoro prossimamente. Di recente ha registrato un video che lamenta le difficoltà insorte col Brexit per i cittadini europei, i quali devono registrarsi per non diventare “immigrati illegali”. Infatti se non si ha la cittadinanza britannica occorre richiedere entro il 30 giugno 2021, essendo arrivati nel Paese entro il 31 dicembre 2020, il permesso di residenza provvisoria o residenza permanente: si tratta del Pre-Settled Status e del Settled Status (questo il sito ufficiale del governo per inoltrare la domanda: https://www.gov.uk/settled-status-eu-citizens-families/applying-for-settled-status). Ma l’accesso a tali documenti – che si ottengono mediante una richiesta on line, fornendo tutti i necessari dati anagrafici – può risultare complicato per qualcuno, ad esempio per i più anziani. La questione potrebbe inoltre riguardare i minori, perché “non tutti i genitori sono consapevoli che la applicazione è personale e non famigliare”. Daniela si dedica dunque, come volontaria, ad aiutare chi ne avesse bisogno per compilare la domanda on line (https://settled.org.uk/it/). “Il vero problema rispetto alla mia sensibilità come persona è l’essere privata dei diritti pieni di cittadinanza e realmente degradata a residente di serie B. Non solo l’applicazione non è automatica (come invece era stato promesso nel 2016 prima del referendum), ma a fronte della cessione di tutti i nostri dati di contatto e personali (numero di passaporto, indirizzo, telefono, mail… da aggiornare ogni volta che ne cambiamo uno) non viene rilasciato alcun documento comprovante lo status. Solo un codice da verificare via web: fino al prossimo crash del sistema”. Non ci sono soltanto ostacoli burocratici. Nel Paese – peraltro pesantemente segnato dal coronavirus – talvolta emergono forme non sempre velate di ostilità verso i cittadini di altri Paesi. “Il clima che si respira a Londra, Manchester, Liverpool è certamente molto più multiculturale e aperto di quello che si può trovare nelle campagne del Cheshire. Peraltro noi apparteniamo alla categoria degli immigrati ‘giusti’: europei, che lavorano e abitano in un bel quartiere. Ma non è così per tutti. Ciononostante frasi del tipo ‘tuo padre è venuto a rubarci il lavoro’ sono capitate a scuola ad entrambe le figlie”. Aggiunge: “è di questi giorni la notizia che per richiedere la cittadinanza inglese non basterà neanche più il Settled Status, perché oltre ai 5 anni di residenza bisognerà provare di aver pagato l’assicurazione sanitaria (in parole povere aver sempre avuto un contratto di lavoro stabile). Quindi una mamma a tempo pieno come me potrebbe non ottenere mai la cittadinanza”. A tutto ciò si è aggiunto il Covid che “ha peggiorato la situazione in quanto chi avesse già ottenuto il Pre-Settled Status, ma si fosse assentato dal suolo britannico per più di 6 mesi su 12”, come hanno fatto diversi stranieri, “perderebbe lo status ottenuto. Molti nostri connazionali sono rientrati a casa in Italia ed è necessario ricordare loro questa scadenza”. Da qui l’impegno a dare una mano “a chi non si rendesse conto del rischio di perdere quello che invece considera come un diritto acquisito”. Avete nostalgia dell’Italia? Daniela sorride. La vita che, assieme al marito, ha scelto per la sua famiglia mette in conto di restare all’estero, almeno per qualche anno ancora: le figlie infatti hanno finora frequentato scuole in lingua inglese e il rientro nel Belpaese potrebbe essere in tal senso un po’ problematico. Poi aggiunge: “qui onestamente noi ci troviamo bene. Non ci manca nulla. Occorre però superare questo scoglio generato dal Brexit”. Ed è proprio di queste ore la notizia che i negoziati per il divorzio tra l’isola e l’Ue sono in una fase di stallo. “Questo ci preoccupa. Ma soprattutto dovrebbe preoccupare gli inglesi. Credo proprio – ma magari è solo la sensazione superficiale – che il Regno Unito subirà contraccolpi da questa scelta. Noi con un’ora di volo possiamo tornare in Italia o in Europa, ma ci si domanda quale sarà il futuro per gli inglesi”.   Gianni Borsa

La forza che ci alimenta

6 Giugno 2020 - Annecy - Oggi il Vangelo è molto breve. Breve non vuol dire che non è importante, anzi! Il testo fondamentale, su cui si muove la liturgia di oggi, è il versetto: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. Dio ha tanto amato il mondo, in senso positivo, l'universo, tutte le creature, tutti gli esseri viventi. Noi siamo frutto di questo amore. E con questo vogliamo affermare che credere in Dio significa ritenere che c'è una Vita grande, che c'è una Verità immensa, che c'è un Bene sommo e che una forza positiva ci alimenta. Il nostro futuro è possibile, perché Dio può entrare nella nostra vita. C'è una Realtà profonda che ci sostiene e che rende sensata tutta la nostra esistenza. Come cristiani aggiungiamo che Dio è Trinità. Questa formula è diventata dottrinale, ma non è una formula calata dal cielo, perché usiamo termini umani. Ed ha richiesto secoli per essere formulata, perché nasceva da una esperienza (la sua formulazione è del IV secolo dopo Cristo). E questa esperienza ci porta ad evidenziare il carattere relazionale della nostra esistenza; noi siamo rapporto, per cui diciamo Dio in modo relazionale: Padre, Figlio, Spirito sono termini relazionali. Ci siamo ben resi conto in questi giorni di pandemia come noi siamo costituiti dalle relazioni; non solo con gli altri, ma anche con gli animali, con le piante, con la realtà che ci attornia. In questo senso noi possiamo diventare noi stessi vivendo i rapporti e alimentando le relazioni. Anche nel nostro modo di pensare e di dire Dio. Cosa voglia dire questo riguardo a Dio non lo possiamo capire, lo possiamo solo percepire nelle nostre piccole realtà create. I termini che noi utilizziamo per parlare di Dio sono termini umani: padre, figlio, dono, principio, parola, spirito; e sono tutti termini relazionali, che indicano cioè un rapporto. E qui percepiamo che l'espressione di fede in Dio mette in luce anche una caratteristica della nostra condizione: noi siamo relazione. Il che vuol dire che, se Dio è, per vivere intensamente noi non possiamo evitare il rapporto con Lui. Vivere la relazione con Dio non è accidentale per noi, ma costitutivo. E il viverla consapevolmente ci rende, da un punto di vista umano, compiuti. Chi vive la fede in Dio deve essere consapevole che il suo cammino è verso una compiutezza umana che deve diffondere. Dio ha tanto amato il mondo......il mondo intero, uomini, donne, terra, animali, piante.... E se Lui lo ha amato, anche noi vogliamo amarlo, custodirlo e coltivarlo, con tutta la sua ricchezza e bellezza, e lavorare perché la Vita fiorisca in tutte le sue forme e racconti Dio, Padre, Figlio, Spirito Santo che cammina con noi in questa nostra storia che scopriamo fragile, e ci abbraccia nel Mistero dell'Amore. (d. Pasquale Avena - Mci Annecy)    

Italiani all’estero: parte l’Osservatorio delle Radici Italiane

1 Giugno 2020 -

Roma - Da anni attiva sul tema dell’emigrazione, della mobilità e delle ricadute che queste hanno sul territorio l’Associazione AsSud ha istituito il Centro Studi e Ricerche sul tema “Osservatorio permanente delle Radici Italiane” (ORI), in modo da coordinare e dare maggiore impulso alle varie azioni che in questi anni l’Associazione ha promosso, sostenuto, diretto, in collaborazione con Istituzioni, Università, Case Editrici, Scuole, e tutti gli attori territoriali e le comunità locali. L’Osservatorio svolge le funzioni di monitorare in modo permanente tutto ciò che attiene alle radici, all’identità ai valori italiani, tanto sul piano teorico che empirico, sia per il passato che per il presente, dentro e fuori i confini nazionali. Tra le iniziative di questo periodo una ricerca dal titolo “Scoprirsi Italiani: i viaggi delle radici in Italia”.

 

Giovani Italiani nel mondo: formazione universitaria, turismo di ritorno e solidarietà

1 Giugno 2020 - Palermo – E’ trascorso un anno dalla firma del protocollo d’intesa, a Palazzo dei Normanni a Palermo, tra il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), l’Assessorato regionale siciliano dell’Istruzione e della Formazione professionale, l’Ente regionale per il diritto allo studio universitario (ERSU) di Palermo. Il documento sottoscritto impegna i firmatari a un percorso di attività comuni volte a promuovere la diffusione della cultura italiana e la costruzione di una rete di giovani italiani nel mondo: oggi arriva un primo importante risultato frutto della collaborazione avviata tra le tre istituzioni coinvolte. Nei giorni scorsi si è svolta una riunione operativa su piattaforma telematica ed è stato avviato un percorso destinato ai giovani italiani nel mondo per l’accoglienza, nel periodo estivo dell’anno 2021, presso le strutture residenziali universitarie finalizzato allo studio della lingua e della cultura italiana. L’Ersu Palermo farà da “apripista” per consentire la creazione di appositi percorsi formativi e culturali legati anche al “turismo di ritorno”. Un’azione dedicata agli italiani emigrati all’estero e ai loro discendenti per dare l’opportunità di tornare e di conoscere il Paese di origine dei genitori o dei nonni e per ritrovare le proprie radici, per riscoprire origini e storie familiari, territori di provenienza, tradizioni culturali, prodotti artigianali ed eno-gastronomia del territorio, ma anche per essere messi in contatto con le istituzioni pubbliche statali e non statali che fanno formazione di livello universitario e alta formazione artistica e musicale in Italia, spiega una nota.    

Nada Te turbe: un video del coro della Mci di Barcellona per “essere insieme”

25 Maggio 2020 - Barcellona - Tanti sono i pensieri che Ezio Bosso, anima bella, ha condiviso, frasi semplici ma che dicono molto. Una in particolare sembra adatta per iniziare la storia che vogliamo raccontare. La musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme. Insieme! Quanto significato ha assunto questa parola durante le lunghe settimane di isolamento. Quanta nostalgia ha suscitato pensare a quello “stare insieme” partecipando alle tante attività che la comunità della Missione Cattolica Italiana di Barcellona offre. E la voglia di riuscire a vivere qualcosa insieme, nonostante la distanza forzata, è quello che ha animato anche il coro della comunità. Così è nato il video “Nada Te turbe”. L’invito a cantare insieme è stato lanciato da Cinzia Monari, soprano professionista, che con generosità mette il suo talento a disposizione della comunità italiana. Ed è stato raccolto da molti. Tante singole voci, con le loro uniche tonalità e difetti sono diventate un coro. Eccoci di nuovo insieme, a vivere la musica ed il canto e a condividere una preghiera. Pochi versi di un poema di santa Teresa D’Avila che rassicurano, che fanno sentire protetti come un bimbo svezzato nelle braccia della mamma. Un mantra che don Luigi Usubelli, il cappellano della comunità, ci ha fatto conoscere proponendo di riunirci per pregare secondo lo stile di Taizé. Pregare attraverso il canto è da sempre il comune denominatore del coro della comunità. Nato in sordina con una chitarra e un repertorio con pochi canti è cresciuto con il contributo di tutti. Il maestro Andrea Catino, altro generoso professionista, adesso accompagna con il suo talento di pianista, un gruppo vario di amateur che canta canzoni di Marco Frisina o del movimento del Rinnovamento dello spirito con una certa bravura. Tutti i partecipanti condividono lo stesso entusiasmo per offrire un servizio che renda più belle e partecipate le celebrazioni comunitarie. Il coro ha molte delle caratteristiche di tutta la comunità. La mobilità per esempio. I suoi membri vivono in diverse zone di Barcellona e quindi le prove si organizzano in sedi diverse. La adattabilità: se non ci si riesce a incontrare per provare, si condividono le basi e i testi via WhatsApp e si studia a casa. L' accoglienza: nuovi cantori sono sempre benvenuti perché le voci sono tutte belle. Un certo coraggio: si canta anche solo in tre e a cappella ma la Messa è animata! E come il resto della comunità nemmeno il coro è stato fermato dal coronavirus. Già si sta montando un nuovo video e presto si tornerà a celebrare la Messa e a ritrovarsi Già ci si emoziona a pensare a quando torneremo in chiesa e torneremo ad intonare l’Alleluia, il Santo ed una delle tante canzoni che conosciamo. Anche se saremo sparsi per tutta la chiesa ci sentiremo uniti, riconoscenti e felici di poter di nuovo, insieme, “vivere” la musica e cantare al Signore…cantare inni e canti nuovi perché ha compiuto meraviglie.

Cristina Quaranta

Prestazioni o relazioni?

24 Maggio 2020 - Annecy - Oggi in Francia si celebra la settima domenica di Pasqua, in quanto l'Ascensione l'abbiamo celebrata giovedì scorso; In Italia invece si celebra oggi. Ma siamo sempre e comunque tutti uniti nella medesima preghiera di Gesù. Infatti, il brano del Vangelo ci riporta l'ultimo grande discorso di Gesù nel Vangelo di Giovanni che ha la forma di una preghiera di addio, nella quale si rivolge non più ai discepoli ma direttamente a Dio. È giunta “l'ora”, quella della croce e del passaggio al Padre. Il momento è quello “cruciale” nel senso più letterale del termine. Si decide il Suo destino. Nonostante Lui insista a parlare di Vita, la morte alza la voce e tutto intorno è cupo. È il momento delle separazioni e della solitudine più estrema: i suoi si allontanano, il Padre sembra sfuggente, le convinzioni si ritirano, le forze abbandonano, la paura opprimente, fino a sudare sangue. Sono così, d'altronde, i veri “momenti cruciali” della vita, come l'attuale, quelli in cui ci si trova di fronte a qualcosa, qualcuno che muore, di noi o fuori di noi. E ora, che c'è una decisione da prendere o da accettare, quando finisce un percorso o si apre una opportunità, quando si affronta una prova.... in queste e molte altre situazioni si provano gli stessi sentimenti di Gesù. La solitudine diventa padrona di casa e pare che l'unica risposta possibile debba porsi sul piano delle, direi, “prestazioni”: la scelta giusta, la risposta puntuale, la forza necessaria, la lucidità adeguata... I “momenti cruciali” sarebbero una questione esclusivamente di “prestazioni”. Invece Gesù ne fa una questione di “relazioni”, e nell'attimo decisivo “si racconta”, con la preghiera d'addio, come “uomo del legame” prima che della prestazione. Il Padre e i suoi: mentre l'istante drammatico rischia di farli sbiadire, Gesù grida forte la loro presenza. Non è un gesto eroico, piuttosto l'unica via possibile. Non è una dichiarazione di forza ma di sorprendente debolezza. Quei legami lo costituiscono e sono i soli a spaccare l'isolamento, che potremmo definire come il secondo nome della morte. Credo che qui ci sia una via tracciata con chiarezza per stare da cristiani nei nostri “momenti cruciali”. Le relazioni contengono un seme di salvezza; le prestazioni, invece, come certe certezze, spesso sono solo illusione. Molti di noi, forse, l’hanno vissuta l’esperienza del crollo delle certezze. Una crepa profonda si è aperta nelle nostre vite anche oggi, e ci ha fatto ripensare tutto, anche la nostra fede. Quella di prima, basata piuttosto sulle regole, scricchiolava, la nostra fede aveva bisogno di una rinascita come quella dei discepoli. Poi, piano piano, abbiamo visto, e ci rendiamo conto ora, che è proprio da quella crepa che la luce può penetrare. Le certezze di prima a volte crollano, per lasciare spazio ad una fede nuova, liberata, più autentica, più pronta forse ad accogliere l’invito di Gesù a farci costruttori di relazioni d’amore tra le persone, ad annunciare la Buona Novella, la Vita, là dove c’è solitudine, oppressione, umiliazione, sofferenza e morte. Con una speranza in cuore che ci viene da quella promessa di Gesù: «Io sono con voi tutti i giorni».

don Pasquale Avena

Mci Annecy

Lucchesi nel mondo: continua la solidarietà dei nostri concittadini all’estero

21 Maggio 2020 - Lucca - La sede di Lucca dell’associazione Lucchesi nel Mondo in questi giorni resta chiusa al pubblico. Eppure le attività non solo vanno avanti ma non sono mai venute meno nemmeno durante il lockdown. Non solo perché tramite questa rubrica (pubblicata sul settimanale della diocesi “In Cammino-ToscanaOggi, ndr) si è facilitato un collegamento con i lucchesi all’estero, raccontando storie, ma perchè grazie alle nuove tecnologie l’impegno anche nella promozione del territorio è andato avanti. Intanto grazie a Zoom si sono svolte riunioni dell’associazione a distanza per riprogrammare attività e iniziative, rinforzare la vicinanza verso le sedi ed i conterranei all’estero. Poi è stato dato il via anche ad una newletter interna all’associazione. “Ma soprattutto”, racconta Ilaria Del Bianco, la presidente dell’associazione, “grazie ai nostri contatti all’estero abbiamo ricevuto ancora delle donazioni con le quali abbiamo dato un sostegno alla comunità lucchese: prima donando due monitor al san Luca e poi abbiamo dato sostegni economici a associazioni del territorio che si occupano di persone in difficoltà a reperire generi alimentari. In particolare al momento abbiamo sostenuto la parrocchia del Centro storico di Lucca e le Misericordie di Lucca e Borgo a Mozzano. Ma, conclude Del Bianco, potremo dare altri sostegni, perchè continuano ad arrivare aiuti economici. L’ultimo dal Queensland in Australia dove Paul Amabile ha fatto altra donazione per questi progetti. Continua quindi la solidarietà dei nostri concittadini all’estero”.  

Il Faim a sostegno di “Rete di Talenti per il sud”

20 Maggio 2020 - Roma - Il Forum delle Associazioni Italiane nel Mondo (FAIM) aderisce all’iniziativa “Rete di Talenti per il Sud” promossa dal Ministro per il Sud Provenzano che ha lo scopo di connettere competenze  e know-kow dei giovani talenti meridionali perché contribuiscano alla ripresa economica, culturale e sociale del meridione del nostro paese. Una “iniziativa importante e di particolare significato – afferma una nota del Faim -  perché giovani, che nelle comunità di accoglienza sono riconosciuti per la qualità del loro apporto, concorrano allo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia in grande difficoltà per le conseguenze dell’aggravarsi della preesistente crisi economica a seguito del coronavirus”. Il Faim ha sollecitato tutte le associazioni aderenti a partecipare attivamente all’iniziativa segnalando i giovani italiani, meridionali, che per esperienza e capacità d’innovazione potranno essere determinanti ad un piano di rinascita del Sud ed estende l’Invito alla “solidarietà a tutti gli organismi rappresentativi degli italiani nel mondo perché, come in altri momenti, contribuiscano all’iniziativa, nello spirito di condivisione della responsabilità verso la comunità nazionale”.