Tag: Italiani nel mondo
Germania: le Nuove restrizioni nella vita sociale e pubblica per tutto il mese di novembre
R.I.
MCI Germania e Scandinavia: riunito il Consiglio di Delegazione
Un podcast sugli Esteri: parte “Voci dalla Farnesina”
Roma - Raccontare, attraverso le voci di chi lavora al Ministero degli Esteri e nella rete di ambasciate, consolati e Istituti di cultura, l’operato della Farnesina in Italia e nel mondo: politica estera, cooperazione allo sviluppo, assistenza ai connazionali in difficoltà, emissione di visti e molto altro. È l’obiettivo con cui parte “Voci dalla Farnesina”, canale podcast realizzato in collaborazione con l’agenzia Ansa. Si è cominciato ieri con la “puntata zero”: un dialogo tra il Segretario generale degli Esteri, Elisabetta Belloni, e il Direttore dell’Ansa, Luigi Contu. Saranno invece pubblicati con frequenza quotidiana nella rubrica “Farnesina per le imprese” delle pillole interamente dedicate a presentare idee e opportunità destinate nello specifico ad aziende a sostegno del percorso d’internazionalizzazione.
Annecy: i balconi silenziosi
Annecy - Questa sera alle 20 sarò sul balcone ad applaudire, come a primavera, ai medici, agli infermieri, a tutti coloro che lavorano in ospedale per dimostrare loro la solidarietà della gente comune”, questo mi ha detto la mia vicina quando ci siamo incontrate in giardino, a debita distanza e con la mascherina. Lei portava fuori il suo cane, io andavo a fare una passeggiata, rigorosamente per solo un’ora e entro il raggio di 1 km. dalla mia abitazione, come prevede il nuovo regolamento COVID, qui in Francia.
A sera ho aperto il balcone e ascoltato: nessuno sui balconi, nonostante la temperatura fosse gradevole solo io e la mia vicina abbiamo applaudito ci ha fatto eco il rumore di una motocicletta che passava sulla strada e l’abbaiare di un cane solitario. Silenzio radio. Che tristezza.
La maggior parte delle persone è arrabbiata o demoralizzata. Non esiste più la solidarietà di questa primavera.
A marzo e aprile si vedeva una luce in fondo al tunnel. Avevamo la speranza di “uscirne” senza troppi danni, ci si sentiva solidali contro le avversità, vedevamo avvicinarsi l’estate e con essa le vacanze, gli “apericena”, le nuotate al mare, le passeggiate sulle montagne.
Ora non più.
Alle ore 20, al tempo della seconda ondata di pandemia, i balconi sono silenziosi, qua e là qualche zucca illuminata da una candela.. E’ Halloween.
Ma non è la stessa cosa.
Vorrei gridare: non perdiamo la speranza, non perdiamo la solidarietà, non nascondiamo i sorrisi dietro le maschere, non è ancora il tempo di abbandonarci e di richiuderci in casa, in noi stessi.
Passerà. Anche questa volta ci rialzeremo. E sarà più bello se il nostro cuore sarà ancora pieno d’amore gli uni per gli altri. (Gabriella Rasi)
Giovani: anche gli italiani pellegrini a Santiago per il Pej 2021
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Italiani a Londra: un studio statistico del Consolato italiano
Londra - La crescita numerica della comunità italiana nel Regno Unito negli ultimi anni è stata impetuosa. Gli iscritti all’AIRE in Inghilterra e Galles sono più che raddoppiati nel giro di 8 anni, passando da poco meno di 200 mila a più di 415 mila. Lo evidenzia il Consolato Generale d’Italia a Londra che ha diffuso uno studio statistico su “La presenza italiana in Inghilterra e Galles”, frutto, scrive il console generale d’Italia a Londra Marco Villani, dell’analisi dei dati disponibili nell’anagrafe consolare del Consolato Generale d’Italia a Londra (aggiornata al luglio 2020) e rappresenta “una fotografia che, sebbene soggetta a invecchiamento data la dinamicità della nostra presenza nel Regno Unito, costituisce una bussola e un punto di partenza per qualsiasi eventuale studio futuro”. Questo studio, attraverso i dati AIRE della Sede e dell'Home Office, analizza la collettività attraverso vari criteri statistici (es. età, titolo di studio, tipo di impiego, luogo di residenza e nascita etc.). Una studio - spiega ancora il console – che “intende gettare luce sulla comunità italiana residente in Inghilterra e Galles. O meglio, sulle diverse comunità italiane che vi convivono. La prima cosa che stupisce, anche ad uno sguardo superficiale, è la complessità di questa grande realtà italiana. Il 10% dei nostri connazionali ha più di 65 anni, circa il 20% meno di 18. Oltre agli studenti, sono rappresentate tutte le categorie professionali: impiegati, operatori sanitari, accademici, addetti alla ristorazione e all’ospitalità, artisti, scrittori, insegnanti, operai, imprenditori, funzionari, dirigenti, agricoltori, giornalisti e religiosi (l’elenco potrebbe continuare…). Circa metà dei nostri cittadini sono nati in Italia, un quarto nel Regno Unito e il rimanente quarto nel resto del mondo. Un affascinante caleidoscopio culturale dove si incontrano nuova cittadinanza e cittadini italiani divenuti tali per discendenza. In un contesto, in cui chi è arrivato nell’ultimo decennio (più della metà dei nostri cittadini) si aggiunge a chi chiama ‘casa’ questa isola da decenni. Per questo dobbiamo parlare di ‘comunità’ al plurale. Pur convivendo accanto le une alle altre, le nostre comunità si sfiorano, senza praticamente toccarsi. Senza neanche accorgersi, o quasi, della presenza delle altre”. Comunità che sono “lo specchio dell’Italia, ma uno specchio particolare, che ci permette di guardare non solo l’immagine riflessa del presente, ma anche quella del passato”.
Don Basile (Mci Lucerna): ha senso oggi essere missionario con gli italiani?
Lucerna - Spesse volte mi vengono fatte queste domande: “Ha senso ancora oggi nel 2020 parlare di missione ? Ha senso ancora oggi parlare di missionari ?”
Beh, effettivamente, può sembrare superfluo forse oggi usare questi due termini missione e missionario, soprattutto per noi che viviamo in Svizzera. Potevano essere usati una volta per indicare l’opera evangelizzatrice di coloro che partivano per i continenti per annunciare il Vangelo di Gesù a quei popoli che mai avevano sentito parlare di Lui; ma oggi nel mondo della globalizzazione, molti dicono che non ha più senso parlare di missione e di missionari.
Eppure, personalmente, penso che soprattutto oggi sia necessario appropriarsi del significato “genuino” di questi due termini che non vanno mai persi (per brevità di spazio non posso dilungarmi sulla mia riflessione) ma penso che sia “urgente” soprattutto oggi parlare di Missione e di missionari e non solo come presbiteri o consacrati, bensì come battezzati.
Mi trovo in Svizzera come presbitero da circa 25 anni a servizio delle Comunità di lingua italiana e il mio essere qui in questo contesto elvetico è come dice il nostro Papa Francesco “ il riflesso della gratitudine di quanto si è ricevuto”: mai finirò di dire grazie al Signore per il dono del Battesimo e ancor più per il dono del Sacerdozio ministeriale.
E’ vero che la nostra azione missionaria in Svizzera è cambiata, ma la nostra opera e proposta evangelica rimane sempre valida e attuale per i nostri tempi “Hic et nunc”. I motivi sono tanti non per ultimo il fatto che in Svizzera continuano ad arrivare molti italiani e il contesto elvetico,purtroppo, continua a vedere sempre di più la fede in Gesù come un qualcosa di non importante o essenziale per la vita personale.
Spesse volte quando mi trovo a parlare con le autorità svizzere e italiane ribadisco l’importanza della Missione oggi in Svizzera, intesa come ”segno e presenza concreta” a servizio degli italiani. Una proposta evangelica, quella che continuo a fare insieme ai miei collaboratori laici, che abbia il taglio della concretezza, dunque una proposta evangelica che sia soprattutto valida perché espressione autentica di quella Parola che sa essere a volte silenziosa, ma efficace dell’Amore di Gesù. Penso soprattutto oggi in Svizzera come in Europa (paesi ormai secolarizzati) ci sia bisogno di un nuovo Annuncio: nuovo nei metodi e nelle proposte, nuovo negli atteggiamenti, nuovo nello slancio, nuovo nell’essere autentici e veri discepoli di Gesù a partire dal Battesimo che abbiamo ricevuto.
Concludo con un racconto, che ci riferiscono le Fonti francescane, il quale riassume quello che in semplicità mi sforzo di fare in Svizzera, nel mio piccolo contesto del Canton Lucerna, insieme ai miei collaboratori e che spero possa essere da sprono.
“Un giorno, uscendo dal convento, san Francesco incontrò frate Ginepro. Era un frate semplice e buono e san Francesco gli voleva molto bene. Incontrandolo gli disse: “Frate Ginepro, vieni, andiamo a predicare”. “Padre mio” rispose, “sai che ho poca istruzione. Come potrei parlare alla gente?”.
Ma poiché san Francesco insisteva, frate Ginepro acconsentì. Girarono per tutta la città, pregando in silenzio per tutti coloro che lavoravano nelle botteghe e negli orti. Sorrisero ai bambini, specialmente a quelli più poveri. Scambiarono qualche parola con i più anziani. Accarezzarono i malati. Aiutarono una donna a portare un pesante recipiente pieno d’acqua. Dopo aver attraversato più volte tutta la città, san Francesco disse: “Frate Ginepro, è ora di tornare al convento”. “E la nostra predica?”. “L’abbiamo fatta… L’abbiamo fatta” rispose sorridendo il santo. Se hai in tasca il profumo del muschio non hai bisogno di raccontarlo a tutti. Il profumo parlerà in tua vece. La predica migliore sei tu”.
Don Mimmo Basile
Missione Cattolica Italiana di Lucerna