Tag: Italiani nel mondo

Emigrazione italiana: un seminari sul fenomeno sulla nuova mobilità

14 Gennaio 2021 - Roma – “Il fenomeno migratorio italiano e la nuova mobilità”. Questo il tema dell’incontro promosso in preparazione alla IV Assemblea plenaria della Conferenza Permanente Stato-Regioni Province Autonome-CGIE che si svolgerà il prossimo 19 gennaio 2021, dalle 15.00 alle 18.00. I lavori saranno aperti da Michele Schiavone, Segretario generale del CGIE. Seguirà il dibattito moderato dalla giornalista Maria Soave della Rai con interventi del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano; la Vicepresidente della Regione Emilia Romagna, Elly Schlein; il Presidente della Associazione Globus et Locus, Piero Bassetti; Delfina Licata della Fondazione Migrantes; il docente e giurista, membro della Corte costituzionale, Giulio Prosperetti; il Presidente della VI commissione Cgie, Manfredi Nulli e Consiglieri Cgie, rappresentanti e funzionari istituzionali della Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-Cgie. Negli ultimi 15 anni, dal 2006 al 2020, si legge in una nota di Cgie, il numero di persone che lascia l’Italia è aumentato di oltre il 70 per cento e gli iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, sono passati da poco più di 3 milioni a oltre 5 milioni. (R.Iaria)

Speciale Province d’Italia 2020: il 13 gennaio secondo appuntamento del ciclo di incontri di approfondimento del Rapporto Italiani nel Mondo

11 Gennaio 2021 - Roma - Continua il ciclo di videoconferenze dedicate allo “Speciale Province d’Italia 2020” contenuto nel Rapporto Italiani nel Mondo 2020 (RIM), promosso dalla Fondazione Migrantes, nell’ambito delle iniziative del Festival della Migrazione. Il prossimo appuntamento, dopo quello del 18 dicembre, è previsto per il 13 gennaio, dalle 15 alle 17: alcuni degli autori della quindicesima edizione del RIM si troveranno a dialogare sul tema della mobilità italiana e delle aree metropolitane, in collaborazione con la Cattedra Italica dell'Università di Mar del Plata. L’attuale mobilità non è una questione solo del Nord Italia. Che tra il Settentrione e il Meridione di Italia vi siano divari profondi è storia conosciuta, quanto questi divari abbiano a che fare con la mobilità spesso lo si ignora, così come si è poco consapevoli che la narrazione di una nuova mobilità, soprattutto dal Nord Italia, spesso urta con la realtà. Il vero divario non è tra Nord e Sud, ma tra città e aree interne. Sono luoghi che si trovano al Sud ma anche al Nord, ma che al Sud diventano doppia perdita: verso il Settentrione e verso l’estero. A svuotarsi ancora sono i territori già provati da spopolamento, senilizzazione, da eventi calamitosi o da sfortunate congiunture economiche. Nell’incontro del 13 gennaio si punteranno i riflettori sulle province di Catania, Lecce, Livorno e Potenza. A introdurre e coordinare i lavori sarà Delfina Licata, curatrice e caporedattrice del RIM. Interverranno: Daniela Di Benedetto per Catania, Maria Teresa Santacroce e Lucia De Frenza per Lecce, Giorgio Sacchetti per Livorno e Donato Di Sanzo per Potenza. Concluderà i lavori Riccardo Giumelli dell’Università di Mar del Plata e membro della Commissione Scientifica del Rapporto Italiani nel Mondo. È possibile seguire l’evento sulla home page di www.festivalmigrazione.it oppure sulla pagina https://www.facebook.com/festivalmigrazione o, ancora, sul canale https://www.youtube.com/channel/UCIkQTdGqDl_CurK0NGzezdg  

Italiani nel Mondo: Lodi ricorda salesiano che battezzò il Papa

11 Gennaio 2021 -

Lodi – Una targa in ricordo di padre Enrico Pozzoli, salesiano che ha lavorato per tanti anni a fianco degli italiani in Argentina. La targa è stata benedetta ieri dal vescovo di Lodi, Mons. Maurizio Malvestiti. 

Nato a Senna nel 1880 il religioso ha battezzato, nella notte di Natale del 1936, a Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, l’attuale papa Francesco.

La targa, con la foto del sacerdote,  riporta la scritta: «Qui padre Enrico fu battezzato, lui che battezzò il futuro Papa Francesco e lo affiancò nella sua crescita spirituale». Lo stesso padre salesiano ha celebrato il matrimonio dei genitori di papa Bergoglio ed era il "padre spirituale della famiglia", come ha ricordato lo stesso Pontefice:  «A lui  ci si rivolgeva in famiglia ogni volta che c’era un problema, o quando si aveva bisogno di un consiglio. Alcune volte durante l’anno (in genere per Sant’Enrico) veniva a pranzo a casa dei miei nonni materni e lì ci riunivamo tutti a festeggiarlo».  (R.Iaria)

Migrantes: in distribuzione numero di gennaio della rivista “Migranti Press”

8 Gennaio 2021 - Roma - Si apre con un editoriale del direttore dell’organismo pastorale della CEI, don Giovanni De Robertis, l’ultimo numero della rivista mensile della Fondazione Migrantes, “Migranti Press”, in distribuzione in questi giorni. 

"La pandemia e la mobilità umana": questo il titolo dell’articolo che si sofferma su mesi appena trascorsi segnati dalla crisi sanitaria causata dalla pandemia Covid-19 ma anche da tante altre situazioni difficili, che hanno continuato a consumarsi pur rimanendo invisibili. «La pandemia che stiamo vivendo ha limitato i movimenti di tutti, ma soprattutto ha segnato il cammino dei migranti: chi vive in un paese diverso dal proprio da mesi e mesi non può – salvo eccezioni - rivedere i familiari, nemmeno in caso di gravi malattie». La Fondazione Migrantes ha cercato in ogni modo di rimanere vicina e accompagnare alcune fra le categorie più colpite da questa crisi, peraltro già in condizioni economiche precarie a causa della povertà e della mancanza di lavoro. Non solo migranti e rifugiati, ma, colf, Rom, lunaparkisti e circensi.  

Nel numero un approfondimento anche sul Rapporto Asilo della Fondazione Migrantes presentato a dicembre dal titolo "Costretti a fuggire...ancora respinti". E poi un articolo sulla creazione a cardinale di Paolo Lojudice, vescovo delegato Migrantes della Conferenza Episcopale Toscana e segretario della Commissione CEI per le Migrazioni, un bilancio della campagna Ce "Liberi di partire, liberi di restare" e anche alcune esperienze di pastorale in questo tempo di coronavirus tra gli italiani che vivono all'estero e tra i Rom in Europa.  E poi un articolo sui "ritrattisti di Maria, cioè i Madonnari. E ancora un inserto con una Scheda sul Tempo di Natale dal titolo "La mia parrocchia: famiglia di famiglie senza frontiere". 

Emigrazione: questa sera su Rai 1 il film “Mother Cabrini” sulla patrona dei migranti

6 Gennaio 2021 - Roma - Questa sera, 6 Gennaio, in seconda serata su Rai 1 è in programmazione il film “Mother Cabrini”, prodotto da Cristiana Video in collaborazione con EWTN, dedicato alla figura di santa Francesca Cabrini, interpretata dall’attrice Cristina Odasso. La figura di questa italiana straordinaria ha avuto un’attenzione particolare negli ultimi mesi per il suo legame con Codogno, prima zona rossa d’Italia, dove è ancora oggi conservata la reliquia del suo cuore. Il 12 ottobre scorso, il Governatore Cuomo di New York ha inaugurato una statua a lei dedicata, posta a Battery Park, di fronte la Statua della Libertà. Il film ha ricevuto il patrocinio del Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione e di Migrantes. E’ stato premiato nel 2019 ai Gabriel Awards, prestigioso riconoscimento dell’American Catholic Press di Stati Uniti e Canada. E’ stato proiettato alla Camera dei Deputati il 24 settembre 2019 per commemorare la Giornata Mondiale del Migrante, con gli interventi del Presidente della Camera Fico e di Mons. Fisichella. Prima santa americana, Francesca Saverio Cabrini fondò nel 1880 a Codogno la prima congregazione femminile missionaria non dipendente da istituti maschili. Il film narra i difficili inizi della sua missione con gli immigrati italiani a New York, in particolare a Little Italy, dove approdò con sei suore dopo un lungo viaggio in nave. Il carattere intraprendente e la fede incrollabile nel Sacro Cuore di Gesù, anche di fronte alle prove più dure, la aiutarono a rendere concreta ed efficace la sua missione, tra cui la fondazione del Columbus Hospital. Furono ben 67 le Istituzioni che fondò in tutto il mondo a favore degli immigrati italiani e dei più bisognosi in generale. E’ stata proclamata Patrona dei Migranti.

Epifania missionaria in emigrazione

6 Gennaio 2021 -

Loreto - “Ma, allora, i Re magi siamo noi!” esclama orgoglioso un emigrato italiano, appena terminata la Messa nella parrocchia italiana di Londra. Si illumina, come per una rivelazione improvvisa. Traduce, così, l’omelia di oggi, festa dell’Epifania, in termini quotidiani, spiccioli. Con personaggi nostrani.

Avevo spiegato poco prima, per filo e per segno, la dinamica dei Re magi. Venire da molto lontano. Trovarsi perduto. Condividere ciò che si ha di più caro, di tipico e di prezioso. Mettersi in ginocchio nella terra raggiunta. Ammirare la vita in qualcosa di povero e di essenziale. Infine, essere un re nel proprio Paese, ma, strada facendo, diventare un nomade qualsiasi.

Sì, è vero, - mi dico, - i nostri emigranti italiani all’estero sono dei Re magi in carne ed ossa per questa terra straniera. Travestiti, tuttavia, da pastori. Quante umiliazioni! Vita difficile e tormentata agli inizi, come ricordava ancora l’altro giorno Antonio: “Sono cinquant’anni che sto qui, ma i primi tempi erano veramente duri, tutt’altra cosa rispetto ad adesso...” Deve essere stato arduo vivere qui, visto che tuttora non è proprio facile campare in terra inglese per i tantissimi giovani italiani che vi capitano. E in giro per il mondo i nostri erano chiamati in tanti modi, ma sempre con lo stesso disprezzo: ritals, macaroni, cìncali, dongo, negri, mafiosi...

“È stata la nostra guerra di resistenza!” commenta Umberto, sulla settantina, ormai con mezzo sorriso da vecchio combattente. “Quando incontri un uomo lo giudichi dai vestiti, quando te ne separi lo giudichi dal cuore!” recita qui un antico proverbio. All’addio ad ogni emigrante, infatti, sono tanti i volti inglesi che compaiono d’incanto in chiesa. E i nostri a volte li senti ripetere: «Abbiamo dato quanto di migliore avevamo a questa terra! Non ci resta più niente, neanche un po’ di salute!». Sono la giovinezza, i figli, le energie migliori, una grande laboriosità, delle belle qualità morali... Ecco i tesori aperti e condivisi con un popolo sconosciuto. Il Paese qui è cresciuto con loro e attraverso di loro.

Resta, in fondo, per i nostrani Re magi solo la gioia di veder contenti i figli e i nipoti, acclimatati ormai alla nuova terra. E poi questa invidiabile vita fraterna con un’altra gente, un altro popolo. Sì, questa apertura di mente e di cuore, questa interculturalità è un vero dono di Dio.

 “Per me, invece, che vado spesso all’estero, i Re magi sono semmai gli altri...”, interviene Paola, soffiando vento contrario. È una giovane dottoressa che viene spesso in Inghilterra per stage o per congressi. La ascolto, per capire meglio. “Nel mio campo, per esempio, non si condivide nulla. Ognuno tiene per sé le cose, il proprio sapere, come un tesoro geloso”. E porta un esempio: in un recente congresso all’estero ha imparato in soli tre giorni moltissime cose nuove, mentre in un altro a Genova tre specialisti giravano attorno agli argomenti quasi non volessero rivelare nulla. “Se chiedi qualcosa a qualche studioso all’estero - ti precisa meglio - ti dà spiegazioni con calma, ti trasmette sapere. Da noi, prima ti guardano come per umiliarti, poi cercano di dare qualche risposta generica”.

E allora, tranquilla, aggiunge: “Qui, è vero, sono freddi, ma in caso di bisogno sono presenti e concreti. Un responsabile che trovavo freddo e distante in un momento di difficoltà si è offerto lui stesso di prestarmi la carta di credito, cosa impensabile con i miei colleghi italiani! Qui trovo che la gente è più concreta, pratica, ti aiuta sul serio; la nostra invece è calorosa, ma poi...”

Mi sorprendo, allora, nell’accostare le due realtà trovandovi come una strana legge del contrappasso. La vecchia lezione dei nostri emigranti che si spezzavano la schiena per gli altri. I nostri connazionali in patria, che in un individualismo sorprendente, conservano gelosamente i propri tesori, incapaci di condividere. Chissà, sarà forse una nuova regola d’oro: quella di curare ognuno il proprio interesse, di chiudersi nel particolarismo, di perdere di vista il bene comune.

Così mi viene da pensare, mentre guardo uscire dalla nostra chiesa questi italiani, vecchi combattenti, ormai dal passo inglese. Hanno capito, in fondo, di non appartenere - come i Re magi in cammino - a nessuna terra. Né a quella di origine, né a quella di arrivo. E in quest’ora avanzata della vita sentono che la terra promessa, da sempre cercata, è ben lontana e tuttavia prossima... Dove ci si sentirà dire, finalmente, come a dei veri Re magi alla grotta: “Welcome!” La parola più rara e più dolce per uno straniero. (p. Renato Zilio)

Mci Mosca: visita del Nunzio Apostolico alla Comunità italiana

29 Dicembre 2020 - Mosca - Domenica scorsa, 27 dicembre, mons. Giovanni D’Aniello, Nunzio Apostolico della Santa Sede nella Federazione Russa è giunto nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a Mosca per una visita alla Comunità cattolica italiana riunita nella Cappellania per la celebrazione liturgica della Santa Messa. Il Nunzio Apostolico, origine di Aversa, in provincia di Caserta, è stato nominato Ambasciatore della Santa Sede nella Federazione Russa da Papa Francesco il primo giugno di quest’anno. A causa dell’emergenza sanitaria e la pandemia per il COVID-19, è arrivato a Mosca nel mese di ottobre. Mons. Giovanni D’Aniello è stato accolto dai fedeli e dal Cappellano don Giampiero Caruso che all’inizio della celebrazione liturgica ha rivolto il suo saluto di benvenuto e di ringraziamento al Vescovo per aver accettato l’invito rivoltogli per visitare la Comunità italiana nel tempo di Natale e presiedere la celebrazione della Santa Messa. “Io non mi chiamo Nunzio. Io mi chiamo Giovanni”. Con queste semplici parole il presule  ha iniziato la sua Omelia, manifestando così la sua vicinanza ai connazionali italiani presenti in chiesa evidenziando da subito di sé la figura di Pastore, desideroso di stare in mezzo al Popolo Santo dei fedeli piuttosto che indossare quella veste istituzionale di Rappresentante diplomatico della Santa Sede in Russia. Più volte ha sottolineato l’importanza dell’umiltà del servizio e ha richiamato il messaggio pastorale caro al Santo Padre Francesco, quello cioè di essere una Chiesa missionaria aperta, pronta ad uscire fuori per l’evangelizzazione e che intende promuovere l’incontro e le relazioni interpersonali. Mons. Giovanni D’Aniello ha ribadito la sua piena disponibilità e della Nunziatura Apostolica ad accogliere tutti i connazionali che desiderano non solo visitarla come sede istituzionale ma soprattutto di considerarla una casa aperta come una famiglia. L’istituzione che Egli presiede da poco più di sei mesi è pronta a venire incontro alle eventuali necessità e bisogni della comunità cattolica italiana di Mosca. Al termine della celebrazione liturgica, prima della benedizione finale, Don Giampiero Caruso ha comunicato quasi a sorpresa che la Cappellania italiana, unitamente all’intera comunità italiana di Mosca, hanno pensato di offrirgli un dono speciale per ringraziarlo della sua presenza e quale segno concreto di amicizia a memoria di questo giorno di incontro e di prima visita. Si tratta di una miniatura di icona bizantina, riproduzione dell’icona “Aristocratica” della Madre di Dio con Gesù Bambino del XIII secolo, conservata nel Monte Athos in Grecia. L’icona ricevuta in dono è stata molto gradita ed apprezzata da mons. D'Aniello  che l’ha mostrata ai presenti dal Presbiterio, sollevandola in alto contenuta nel cofanetto per farla osservare meglio a tutti i presenti alla celebrazione liturgica domenicale. Dopo la Santa Messa, il Nunzio Apostolico non è andato via subito ma si è fermato in chiesa e in Sacrestia per una decina di minuti per salutare ed incontrare diversi connazionali scambiando con loro brevi ed informali colloqui per approfondire la conoscenza reciproca. Non sono neppure mancati brevi ma gioiosi momenti di incontro e di ascolto di gruppi di famiglie presenti in chiesa con figli minori.  

Migrantes Caltanissetta: un video per essere vicini agli emigranti. Iniziativa di solidarietà per i migranti che vivono nel territorio

28 Dicembre 2020 - Caltanissetta - “Auguriamo un buon Natale ed un felice anno nuovo a tutti i migranti della diocesi di Caltanissetta che a causa della pandemia non sono potuti tornare nel loro paese di origine”. E’ l’augurio che ha voluto rivolgere ai migranti sparsi nel mondo la Migrantes diocesana  con un video . IL video si apre con un messaggio di speranza e di augurio  del vescovo, mons. Mario Russotto e con gli auguri e le immagini dai diversi paesi della diocesi.

L’Ufficio Migrantes di Caltanissetta non ha dimenticato, in questo Natale particolare, gli immigrati che vivono nel territorio diocesano, lontani dalla loro terra. A loro i volontari hanno portato doni natalizi nelle case di accoglienza Santa Barbara e San Giuseppe.

R.Iaria

Italiani in GB: ok al rientro in Italia

24 Dicembre 2020 - Roma - È arrivato l’ok: possono rientrare. Bloccati domenica scorsa, quando la scoperta della nuova variante del Covid-19 in Gran Bretagna ha di fatto isolato il Regno Unito dal resto d’Europa, migliaia di italiani aspettavano, tra paure e rabbia, il via libera per tornare a casa. Con l’Alitalia già pronta a ripristinare i voli, mancava solo l’ufficialità, arrivata ieri dai ministri Di Maio, De Micheli e Speranza. Come previsto, il via libera al rientro riguarda solo gli italiani residenti nel nostro Paese o quelli che si trovano in condizioni di "urgenza e criticità". Dovranno fare un tampone nelle 72 ore precedenti alla partenza e un altro una volta sbarcati in Italia o entro le 48 ore successive, e sottostare a una quarantena obbligatoria di 14 giorni.  

Gli auguri di Natale della Mci di Romania

21 Dicembre 2020 - Bucarest - “Il Natale ci ricorda che dobbiamo accogliere Gesù nel nostro cuore. Dobbiamo avere i suoi affetti, i suoi sentimenti: amare quello che Egli ama e desidera. E Gesù è questo che vuole, renderci suoi: Dio si fece uomo, affinché l’uomo diventasse come Dio”. (San Luigi Orione) “Le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni -solitamente dimenticate- che non compaiono nei titoli dei giornale e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia…” (Papa Francesco) Carissimi tutti, “Dio si fece uomo, affinché l’uomo diventasse come Dio”. Quanto sono fortunato, quanto siamo fortunati! In fondo anche Gesù era circondato da “persone comuni”, ciascuno di noi è circondato da “persone comuni” che trasformano, come le persone descritte da Papa Francesco, quotidianamente i loro “affetti” e i loro “sentimenti” in gesti concreti di vera cura. Costoro ci dimostrano come sia possibile divenire padri, madri, fratelli, sorelle, figli di persone che, solo anagraficamente non appartengono alla loro famiglia ma, di fatto, sono tali in virtù proprio della natività di Gesù. Costoro ci spronano a riscoprire la nostra vera origine, la nostra natura, che è poi quella di essere figli di Dio, fratelli tra noi (Fratelli tutti) e quindi ci stimolano nel far sì che possiamo assomigliare sempre più e meglio, nel nostro modo di pensare e di agire, al modo di pensare e di agire del nostro Padre celeste. Ecco, credo che anche questo sia Natale! Grazie allora a tutti i San Giuseppe, a tutti i Buon Samaritani, a tutte le Marte e le Marie, ai Giuseppe d’Arimatea, alle Maddalene, ai Simone di Cirene, …, a tutte quelle persone “Comuni” di cui forse non conosceremo neppure mai il nome, ma che ci fanno capire che siamo figli di un Dio che non abbandona mai nessuno. Fa o Signore che possiamo essere anche noi tra costoro! Santo Natale e Fraterno Anno nuovo!