Tag: Italiani nel mondo

MCI Germania-Scandinavia: il 9 febbraio la presentazione del Rim in occasione del 70mo anno del “Corriere d’Italia”

3 Febbraio 2021 - Francoforte – Settant’anni fa usciva il primo numero del “Corriere d’Italia”, da sempre vicino agli italiani in Germania, sui temi del lavoro, scuola, politica, rapporti con l’amministrazione pubblica e la Chiesa. Per fotografare il contesto sociale degli italiani che negli ultimi anni si sono trasferiti in Germania, il “Corriere d’Italia” si è rivolto allo studio più autorevole, il Rapporto Italiani nel Mondo (RIM) della Fondazione Migrantes. E come primo appuntamento dei festeggiamenti il 9 febbraio sarà presentato lo studio sul canale YouTube del Corriere d’Italia, sul sito della testata e sul sito del Festival della Migrazione. L’incontro sarà aperto dall’introduzione del Direttore Generale della Fondazione Migrantes, don Giovanni De Robertis seguita da una relazione della curatrice del Rim Delfina Licata e dall’intervento di Edith Pichler che da anni, per il Rapporto Italiani nel Mondo, segue la realtà migratoria italiana in terra tedesca. Sono previsti anche i saluti del Delegato nazionali delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia ed editore del Corriere d’Italia p. Tobia Bassanelli e della direttrice del giornale Licia Linardi. A moderare il lavoro Paola Colombo, responsabile dell’ufficio Udep della Delegazione.    

MCI Solothurn: nella vera vita delle persone si compie il miracolo dell’incontro

2 Febbraio 2021 - Solothurn -  È nota la forza comunicativa di Papa Francesco: la semplicità dei suoi scritti, non banali nei contenuti, arriva, diretta, a tutti. Così, anche nel messaggio per la 55ͣ Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali, che si celebrerà il prossimo 16 maggio -solennità dell’Ascensione del Signore - dal tema “Vieni e vedi”, comunica delle verità in modo semplice e immediato. La riflessione prende spunto dal racconto di un incontro, dalle cui parole deriva il nodo centrale del suddetto testo: «Venite e vedrete» è la risposta che Gesù diede ai primi due discepoli Andrea e Giovanni alla domanda «Maestro dove abiti?»” (Gv 1, 46). Da allora e fino ai giorni nostri la fede cristiana si è comunicata attraverso un incontro, un abitare la relazione come esperienza di conoscenza diretta. Il “venire e vedere” può diventare il metodo di ogni autentica comunicazione umana, perché si basa sulla vita concreta delle persone e sulla verità delle cose. Così ogni informazione per essere espressione comunicativa chiara e sincera, non può essere confezionata lontano dalla realtà, stando seduti sul posto di lavoro, in redazione e davanti al computer: è necessario uscire per strada, consumare le suole delle scarpe, incontrare le persone e raccontare i loro vissuti. In questo tempo di pandemia, nel quale le relazioni sono limitate, come tutti, anche noi sacerdoti con i nostri connazionali all’estero, stiamo soffrendo per la mancanza d’incontro. E il disagio si fa più drammatico quando si è costretti a stare lontano dagli ammalati, dagli anziani, dai morenti. Per colmare il senso di vuoto relazionale e farsi sentire prossimi, tuttavia, anche noi abbiamo sperimentato l’efficacia comunicativa dei media: ponti virtuali per restare in contatto con le nostre comunità. E senza dubbio la rete si è rivelata uno strumento formidabile, che avvicina le persone e le rende presenti, ma è pur sempre un incontro virtuale. L’incontro personale ha un sapore diverso, si riesce materialmente a soffrire con chi soffre e a gioire con chi gioisce, perché la condivisione non è solo trasmissione verbale attraverso uno schermo, è sentire un abbraccio affettuoso, è vedere la sincera compassione dello sguardo. È la verità della persona che si fa presenza reale e vera. Facendo riferimento alla citazione di Sant’Agostino, riportata nel messaggio del Santo Padre, «Nelle nostre mani ci sono i libri, nei nostri occhi i fatti», potremmo dire, guardando ai nostri giorni: davanti ai nostri occhi ci sono degli schermi ma aldilà di essi la vera vita delle persone. Ed è là che si compie il miracolo dell’incontro. (Don Saverio Viola - MCI Solothurn)

Italiani nel mondo: oggi webinar su “Il fenomeno migratorio italiano e la nuova emigrazione”

2 Febbraio 2021 - Roma -  “Il fenomeno migratorio italiano e la nuova emigrazione”: Questo il tema di un webinar che si svolgerà oggi su iniziativa de dalla Conferenza Permanente Stato-Regioni Province Autonome – Cgie, Dalle 15 alle 18, in preparazione dell’ Assemblea plenaria di tale organismom si confrionteranno dopo l’introduzione dei lavori del Segretario Generale CGIE, Michele Schiavone, il Sottosegretario di Stato Maeci, Riccardo Merlo; la Vicepresidente della Regione Emilia Romagna, Elly Schlein; il docente e giurista, membro della Corte costituzionale, Giulio Prosperetti; il Presidente della VI commissione Cgie, Manfredi Nulli; il Presidente della Associazione Globus et Locus, Piero Bassetti. Seguirà il dibattito, con gli interventi di: Lugi Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie Maeci; Delfina Licata, sociologa e curatrice del rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes; Enrico Pugliese, accademico e sociologo; Maddalena Tirabassi, Direttore del Centro Altreitalie sulle Migrazioni Italiane; Maria Chiara Prodi, Presidente della VII Commissione Cgie.  

MCI Lucerna: i 10 Anni del Centro pastorale

1 Febbraio 2021 - Lucerna - Domenica 31 gennaio 2021 alla presenza del vescovo ausiliare della diocesi di Basilea, mons. Denis Theurillat, si è celebrato il Giubileo del Centro Papa Giovanni in Emmenbrücke / Lucerna; lo stesso vescovo che 10 anni aveva benedetto e inaugurato il Centro. È stata una celebrazione molto semplice (con la partecipazione consentita dalle autorità cantonali di max. di 50 persone) ma molto intensa ed emozionante. Don Mimmo Basile, accogliendo e salutando il vescovo, tutti i rappresentanti dei 5 Team Pastorali Locali della nostra Missione del Canton Lucerna e le autorità amministrative del Cantone, ha voluto sintetizzare il Giubileo con due parole: “Gioia e Gratitudine”. Gioia perché nella visita del vescovo Denis, accogliamo il Buon pastore che viene a dare coraggio, forza e a confermare nella fede tutti coloro che sono in cammino. Gratitudine perché insieme al vescovo e a tutta la Comunità cristiana, ha aggiunto don Mimmo,  «non finiremo mai di dire grazie intanto al Signore perché possiamo lavorare nella sua vigna; ma un grazie di cuore va ancora una volta a tutti gli operai, ai collaboratori, ai benefattori che hanno contribuito alla realizzazione del Centro Papa Giovanni e che ancora oggi a distanza di 10 anni, avremmo voluto averli tutti con noi per esprimere a loro ancora una volta la nostra gratitudine, il nostro ricordo affettuoso e la nostra riconoscenza ma a motivo di questa pandemia non è stato possibile». Inoltre, ha sottolineato come «siamo sempre grati al Signore perché a distanza di anni il Centro Papa Giovanni continua ad essere “casa e scuola di Comunione e di Convivialità” non solo per noi italiani ma per tutto il Canton Lucerna e per tutti quelli che bussano e busseranno al nostro Centro per un motivo o per un altro; e quante persone di diverse lingue, culture, religione, stato sociale, hanno potuto usufruire per un motivo o per un altro del nostro Centro». Toccanti ed emozionati le parole del vescovo, mons. Denis Theurillat che nella sua omelia ha ricordato che «10 anni fa abbiamo celebrato la benedizione e l’inaugurazione del Centro Papa Giovanni: è stata veramente una meravigliosa giornata che non posso e non possiamo dimenticare; mi ricordo le tante persone che erano qui con grande gioia e nella riconoscenza. Oggi non siamo tanti, ma nonostante tutto, sono tante le persone che sono riuniti con noi nella preghiera e nei pensieri. Ho trovato la predica di 10 anni fa che avevo fatto in occasione della benedizione del Centro e avevo detto che avete costruito questo Centro per vivere il centro della vostra fede che deve essere costruita con tre ponti: seguire il Cristo, formare un solo corpo in un solo spirito e diventare naturalmente i testimoni della fede ma in particolare della carità e della speranza come disse il buono papa Giovanni XXIII». Il vescovo ha poi voluto soffermarsi sull’oggi chiedendosi e domandandosi che cosa è avvenuto durante questi 10 anni in questo Centro e che cosa si è vissuto e fatto in questo Centro e con questo Centro. «La risposta è naturalmente semplice», ha detto: «tante cose, tanti momenti di celebrazioni e di preghiera, tante attività e tante riunioni di diversi gruppi così che la Comunità poteva sempre crescere e dove soltanto il bene poteva e può essere fatto, si soltanto il bene. Inoltre nella vostra programmazione pastorale di quest’anno avete scritto che volete essere più accoglienti e più ospitali e aprire le porte a tutti affinché sia sempre più un Centro aperto con tanti zampilli ai quali tutte le persone possano attingere. Veramente un bel programma!»  E ha concluso concludeva invitando «di continuare a seguire il Cristo, di formare un solo corpo in un solo spirito, di rimanere i testimoni della fede, della speranza e della carità». A conclusione della celebrazione la Presidente del Consiglio pastorale cantonale, Silvana Pisaturo, oltre ad esprimere la tristezza del momento pandemico e per l’impossibilità di festeggiare in presenza con tutta la Comunità questo decimo giubileo di vita del nostro Centro Papa Giovanni, sottolineava ugualmente la fiducia di poterlo fare l’anno prossimo in piena salute e spirito e con tanta gioia nel cuore.  La Presidente ha concluso: «Si dice che il migliore riconoscimento per la fatica fatta non è ciò che se ne ricava, ma ciò che si diventa grazie ad essa; di fatica fatta e di sfide ce ne sono state tante in tutti questi anni e tante ancora ci aspetteranno. Un augurio a noi tutti e alla nostra comunità, che possiamo ogni giorno mettere in gioco la nostra fede insieme, mano nella mano, in modo da poter essere sempre lavoratori appassionati della fede che viviamo» (MCI Canton Lucerna)    

Mci Canton Lucerna: festeggia 10 anni di vita il Centro papa Giovanni di Emmenbrücke

29 Gennaio 2021 - Lucerna - Festeggia il suo decimo anno il Centro pastorale Papa Giovanni di Emmenbrucke nella Missione Cattolica Italiana del Canton Lucerna. Domenica prossima, 31 gennaio,  festa alla presenza del vescovo ausiliare della diocesi di Basilea, mons. Denis Theurillat che presiederà una celebrazione eucaristica. «Avremmo dovuto in questo mese di Gennaio 2021 omaggiare il nostro Centro Papa Giovanni (CPG) per l’opportunità che ci sta dando di incontrarci e di condividere tanti momenti fraterni e invece il Covid sta ancora bloccando tante nostre attività e in particolare la possibilità di celebrare comunitariamente questo decimo Giubileo di vita del nostro CPG», dice don Mimmo Basile alla guida della Missione Cattolica Italiana del Canton Lucerna. “Certamente anche se impossibilitati a festeggiare, non mancherà il ricordo insieme alle gioie e alle molteplici sofferenze che ci hanno accompagnato in questi anni”, spiega don Basile che ricorda l’impegno di tanti italiani per dare vita al Centro: “disponibilità concreta e gratuita a eseguire molti dei lavori del nascente Centro Papa Giovanni”. La storia della Missione Cattolica di Lingua Italiana nel Canton Lucerna prende avvio nel lontano  1894 con p. Giocondo da Vaglio, religioso cappuccino, che giunse a Lucerna «per prestare l’occorrente servizio spirituale agli operai italiani». La Missione Cattolica Italiana viene ufficialmente costituita nel 1962: l'attuale Mci del Canton Lucerna è nata nel 2011 dopo il raggruppamento delle Missioni Cattoliche Italiane di Emmenbrücke e di Lucerna. (Raffaele Iaria)

Rapporto Italiani nel Mondo: domani il terzo appuntamento del ciclo di approfondimento

25 Gennaio 2021 -

Modena - Continua il ciclo di videoconferenze dedicate allo “Speciale Province d’Italia 2020” contenuto nel Rapporto Italiani nel Mondo 2020 (RIM), promosso dalla Fondazione Migrantes, nell’ambito delle iniziative del Festival della Migrazione. Il prossimo appuntamento sarà martedì 26 gennaio, dalle 15 alle 17: alcuni degli autori della quindicesima edizione del RIM si troveranno a dialogare sul tema della mobilità italiana e delle aree di confine in collaborazione con la Sapienza Università di Roma. L’attuale mobilità non è una questione solo del Nord Italia. Che tra il Settentrione e il Meridione di Italia vi siano divari profondi è storia conosciuta, quanto questi divari abbiano a che fare con la mobilità spesso lo si ignora, così come si è poco consapevoli che la narrazione di una nuova mobilità, soprattutto dal Nord Italia, spesso urta con la realtà. Il vero divario non è tra Nord e Sud, ma tra città e aree interne. Sono luoghi che si trovano al Sud ma anche al Nord, ma che al Sud diventano doppia perdita: verso il Settentrione e verso l’estero. A svuotarsi ancora sono i territori già provati da spopolamento, senilizzazione, da eventi calamitosi o da sfortunate congiunture economiche. Nell’incontro di martedì 26 si punteranno i riflettori sulle province di Aosta, Como, Sondrio, Trento, Bolzano, Udine e Ragusa. A introdurre e coordinare i lavori sarà Delfina Licata, curatrice e caporedattrice del RIM. Interverranno Alessandro Celi per Aosta, Gianmaria Italia per Como, Luciana Mella per Sondrio, Maurizio Tomasi per Trento, Edith Pichler per Bolzano, Javier Grossutti per Udine e Antonella Giardina per Ragusa. Concluderà i lavori Flavia Cristaldi della Sapienza Università di Roma e membro della Commissione Scientifica del Rapporto Italiani nel Mondo. È possibile seguire l’evento sulla home page di www.festivalmigrazione.it oppure sulla pagina Facebook del Festival (https://www.facebook.com/festivalmigrazione) o, ancora, sul canale Youtube (https://www.youtube.com/channel/UCIkQTdGqDl_CurK0NGzezdg​).

MCI Barcellona: da domani conferenze di Gruppo Cultura

21 Gennaio 2021 - Barcellona - Aprire un cantiere culturale in una comunità come la nostra ha implicato una riflessione sul significato della parola cultura. Abbiamo concluso che il più importante per noi ha a che vedere con la scuola, l’apprendimento, la luce che si riesce a proiettare sul mistero che vela tanto la realtà e i suoi accadimenti, quanto le parole e i testi che leggiamo, incluso quelli sacri. E questa luce di comprensione si accende se si è capaci di formulare bene le domande e di trovare bravi specialisti che ci illuminino con le loro spiegazioni. Gli italiani della Comunità Cristiana di Barcellona guidata da don Luigi Usubelli organizzano a partire dal 22 gennaio la 5ª edizione del Ciclo annuale di conferenze dedicato all’approfondimento multidisciplinare di temi di diffuso interesse e grande attualità. Il 2021, come il 2020, è segnato dal COVID: questo ci obbliga a effettuare gli incontri a distanza (via Zoom) ma ci ha anche suggerito domande, dubbi e inquietudini su cui abbiamo costruito il programma. Il tema di fondo é "Cambiamento e speranza" presentato cosí: "Cambio perché spero. Spero perché cambio”. Il cambiamento é vita, senza cambiamento non c’é vita. Il problema é che l’uomo contemporaneo vive il cambiamento come qualcosa di fuori controllo e pertanto minaccioso. Oggi il Covid impone un mutamento davvero forte, tutt’altro che compreso in tutta la sua portata e per convertire il cambiamento in un’opportunità ci vuole la Speranza, virtù potente a volte messa in ombra dalle più famose sorelle Fede e Carità. La prima serata (22 gennaio alle 19,00) verrà presentato il Rapporto Italiani nel mondo 2020 della Fondazione Migrantes con la partecipazione della curatrice Delfina Licata. Sempre più italiani cambiano vita e luogo imprimendo alla loro esistenza un dinamismo molto forte: a volte per reagire a un disagio nella terra di origine; altre volte per dare via libera alla speranza di nuove esperienze portatrici di prosperità economica ma anche di incontri con persone per realizzare nuovi progetti comuni. Delfina Licata cercherà di illuminare dubbi e misteri sulla situazione che vivono i giovani italiani in patria e sulle molteplici circostanze che si trovano a vivere all’estero: un punto di vista privilegiato, il suo, per capire di più e meglio la nostra società e il nostro “profilo” di Paese in tempi di cambiamento e di speranza. Gli altri 3 incontri saranno i seguenti: ORONZO PARLANGELI, professore di psicologia dell’Università di Siena ci parlerà dell’impatto psicologico e sociale della Pandemia (5 febbraio); LUCIANO REGOLO, condirettore di Famiglia Cristiana commenterà la Fratelli Tutti di Papa Francesco (5 marzo) e FABIO ROSINI, direttore del Servizio alle Vocazioni della Diocesi di Roma ci condurrà in un cammino di Speranza per condividere la risposta cristiana al cambiamento (19 marzo).  

Istat: un italiano emigrato su quattro ha almeno la laurea

21 Gennaio 2021 - Roma - Nel 2019, gli italiani espatriati sono prevalentemente uomini (55%). Fino ai 25 anni, il contingente di emigrati ed emigrate è ugualmente numeroso (entrambi 20mila) e presenta una distribuzione per età perfettamente sovrapponibile. A partire dai 26 anni fino alle età anziane, invece, gli emigrati iniziano a essere costantemente più numerosi delle emigrate: dai 75 anni in poi le due distribuzioni tornano a sovrapporsi. L’età media degli emigrati è di 33 anni per gli uomini e 30 per le donne. Un emigrato su cinque ha meno di 20 anni, due su tre hanno un’età compresa tra i 20 e i 49 anni mentre la quota di ultracinquantenni è pari al 13%. Considerando il livello di istruzione posseduto al momento della partenza, nel 2019 un italiano emigrato su quattro è in possesso di almeno la laurea (30mila). Lo rivela oggi il Report "Iscrizioni e cancellazioni anagrafiche della popolazione residente" dell'Istat. Rispetto all’anno precedente le numerosità dei laureati emigrati è in lieve aumento (+1,4%). L’incremento è molto più consistente se si amplia lo spettro temporale: rispetto a cinque anni prima gli emigrati con almeno la laurea crescono del 23%. Quasi tre cittadini italiani su quattro trasferitisi all’estero nel 2019 hanno 25 anni o più: sono poco più di 87mila (il 72% del totale degli espatriati); di essi quasi uno su tre (28mila) è in possesso di almeno la laurea. In questa fascia d’età si riscontra una lieve differenza di genere riguardo alla consistenza e al titolo di studio di chi espatria: le italiane emigrate sono meno numerose (rappresentano circa il 43% del totale degli espatriati di 25 anni o più) ma sono più frequentemente in possesso di almeno la laurea (il 36% contro il 30% dei loro coetanei). Rispetto al 2010, inoltre, l’aumento degli espatri di laureati è più evidente per le donne (+8%) che per gli uomini (+3%). Tale incremento risente in parte dell’aumento contestuale dell’incidenza di donne laureate nella popolazione (dal 5,5% del 2010 al 7,8% del 2019) (Figura 2). L’altra faccia della medaglia è costituita dai rimpatri: nel 2019, considerando il rientro degli italiani di 25 anni e più con almeno la laurea (15mila), la perdita netta (differenza tra rimpatri ed espatri) di popolazione “qualificata” è di 14mila unità. Tale perdita riferita agli ultimi dieci anni ammonta complessivamente a poco meno di 112mila unità. Il trend in aumento degli espatri è da attribuire in larga parte alle difficoltà del mercato del lavoro italiano di assorbire l’offerta soprattutto dei giovani e delle donne. A queste si aggiunge il mutato atteggiamento nei confronti del vivere in un altro Paese - proprio delle generazioni nate e cresciute in epoca di globalizzazione - che induce i giovani più qualificati a investire con maggior facilità il proprio talento nei paesi esteri in cui sono maggiori le opportunità di carriera e di retribuzione. I programmi specifici di defiscalizzazione, messi in atto dai governi per favorire il rientro in patria delle figure professionali più qualificate, non si rivelano quindi del tutto sufficienti a trattenere le giovani risorse che costituiscono parte del capitale umano indispensabile alla crescita del Paese.  

Istat: record di trasferimenti degli italiani verso il Regno Unito

20 Gennaio 2021 - Roma - Nel 2019 il flusso di espatri verso il Regno Unito registra la cifra record di 31mila cancellazioni anagrafiche (+49% rispetto all’anno precedente), superando il picco dei 25mila espatri del 2016 (anno in cui è stato avviato il processo di risoluzione per l’uscita del Paese dall’Unione europea, concluso il 31 gennaio 2020 con l’accordo di recesso). Durante il cosiddetto “periodo di transizione” (stabilito di comune accordo tra Stati membri e Regno Unito e concluso il 31 dicembre 2020), molti dei cittadini italiani, verosimilmente già presenti nel territorio britannico ma non registrati come abitualmente dimoranti - rivela oggi il Report "Iscrizioni e cancellazioni anagrafiche della popolazione residente" dell’Istat - hanno ufficializzato la loro posizione trasferendo la residenza nel Regno Unito. In generale, i paesi dell’Unione europea si confermano le mete privilegiate per gli italiani che emigrano. Nel 2019, il secondo posto nella graduatoria dei paesi di destinazione europei è occupato dalla Germania con poco meno di 19mila espatri (+4% rispetto al 2018), il terzo dalla Francia (13mila), seguita da Svizzera (10mila) e Spagna (6mila). Nel decennio 2010-2019 questi cinque Paesi hanno accolto complessivamente circa 531mila italiani emigrati. Tra i paesi extra-europei, le principali mete di destinazione sono Brasile, Stati Uniti, Australia e Canada (nel complesso 16mila). Tra gli italiani che espatriano si contano anche i flussi dei cittadini di origine straniera (si tratta di una stima basata sul luogo di nascita, informazione che rappresenta una valida proxi del background migratorio). Sono cittadini nati all’estero che emigrano in un paese terzo o fanno rientro nel luogo di origine, dopo aver trascorso un periodo in Italia e aver acquisito la cittadinanza italiana. Le emigrazioni di questi “nuovi” italiani, nel 2019, ammontano a circa 37mila (30% degli espatri, +5% rispetto al 2018). Di questi, uno su tre è nato in Brasile (circa 12mila), il 9% in Marocco, il 6% in Bangladesh, il 5% in Germania, il 4% nella ex Jugoslavia, il 3,8% in Argentina e il 3% in India e Pakistan. I paesi dell’Unione europea si confermano le mete principali anche degli espatri dei “nuovi” italiani (60% dei flussi degli italiani nati all’estero). In particolare, con riferimento al collettivo dei connazionali diretti nei paesi dell’Ue, si osserva che il 17% è nato in Brasile, il 14% in Marocco, il 9% nel Bangladesh. Ancora più in dettaglio, i cittadini italiani di origine africana emigrano perlopiù in Francia (56%), quelli nati in Asia nella stragrande maggioranza si dirigono verso il Regno Unito (92%) così come fanno, ma in misura molto più contenuta, i cittadini italiani nativi dell’America Latina (38%). I cittadini nati in un paese dell’Ue invece emigrano soprattutto in Germania (42%).  ​  

Istat: in aumento i cittadini italiani che lasciano il Paese

20 Gennaio 2021 - Roma - Nell’ultimo decennio si è registrato un significativo aumento delle cancellazioni anagrafiche di cittadini italiani per l’estero (emigrazioni) e un volume di rientri che non bilancia le uscite (complessivamente 899mila espatri e 372mila rimpatri). Di conseguenza i saldi migratori con l’estero dei cittadini italiani, soprattutto a partire dal 2015, sono stati in media negativi per 69mila unità l’anno.  Lo rivela oggi l’Istat nel Report "Iscrizioni e cancellazioni anagrafiche della popolazione residente evidenziando che nel 2019 il volume complessivo delle cancellazioni anagrafiche per l’estero è di 180mila unità, in aumento del 14,4% rispetto all’anno precedente. Le emigrazioni dei cittadini italiani sono il 68% del totale (122.020). Se si considera il numero dei rimpatri (iscrizioni anagrafiche dall’estero di cittadini italiani), pari a 68.207, il calcolo del saldo migratorio con l’estero degli italiani (iscrizioni meno cancellazioni anagrafiche) restituisce un valore negativo di 53.813 unità. Il tasso di emigratorietà dei cittadini italiani è pari a 2,2 per mille.  È il Nord la ripartizione di residenza da cui partono i flussi più consistenti di trasferimenti all’estero di cittadini italiani, in termini sia assoluti (59mila, pari al 49% degli espatri) sia relativi rispetto alla popolazione residente (2,4 italiani per mille residenti). Dal Mezzogiorno si sono trasferiti all’estero oltre 43mila italiani (2,2 per mille) mentre dal Centro sono espatriati circa 19mila connazionali, con un tasso di emigratorietà (1,8 per mille) sotto la media nazionale. La distribuzione degli espatri per regione di partenza mette in evidenza una situazione più eterogenea: la regione da cui emigrano più italiani, in valore assoluto, è la Lombardia con un numero di cancellazioni anagrafiche per l’estero pari a 23mila; seguono Sicilia e Veneto (entrambe 12mila), Campania (11mila) e Lazio (9mila). In termini relativi, rispetto alla popolazione italiana residente nelle regioni, il tasso di emigratorietà più elevato si ha in Trentino-Alto Adige (4 italiani per mille residenti). In Calabria, Friuli Venezia Giulia, Marche, Veneto, Sicilia, Molise, Lombardia e Abruzzo la propensione a emigrare è di circa 3 italiani per mille residenti. Le regioni con il tasso di emigratorietà per l’estero più basso sono invece Toscana, Liguria e Lazio, che presentano valori pari a circa 1,7 per mille. A un maggior dettaglio territoriale, in termini assoluti i flussi di cittadini italiani diretti verso l’estero provengono principalmente dalle prime tre città metropolitane per ampiezza demografica: Milano (7mila), Roma (6mila) e Napoli (5mila). In termini relativi, rispetto alla popolazione italiana residente nelle province, i tassi più elevati di emigratorietà degli italiani si rilevano a Bolzano (5 per mille), Trieste e Imperia (entrambe 4 per mille), Vicenza (3,8 per mille), Cosenza, Treviso, Agrigento e Isernia (tutte 3,6 per mille); quelli più bassi si registrano nelle province di Prato e Firenze (1 per mille).