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Papa Francesco: la vicinanza alle popolazioni di Belgio, Germania e Olanda

19 Luglio 2021 - Città del Vaticano – Vicinanza alle popolazioni del Belgio, Olanda e Germania che in questi giorni hanno subito danni e morti a causa di forti temporali e inondazioni. E’ arrivata ieri mattina, al temine dell’Angelus, da papa Francesco. “Esprimo la mia vicinanza alle popolazioni di Germania, Belgio e Olanda colpite da catastrofiche alluvioni. Il Signore accolga i defunti e conforti i familiari”, ha detto il Papa: “sostenga l’impegno di tutti per soccorrere chi ha subito gravi danni”. Il pensiero di Papa Francesco ha ricordato le notizie, giunte in questa settimana, di “episodi di violenza che hanno aggravato la situazione di tanti nostri fratelli del Sudafrica, già colpiti da difficoltà economiche e sanitarie a causa della pandemia. Unitamente ai Vescovi del Paese” il papa ha rivolto un “accorato appello a tutti i responsabili coinvolti, perché lavorino per la pace e collaborino con le Autorità per fornire assistenza ai bisognosi. Che non sia dimenticato il desiderio che ha guidato il popolo del Sudafrica per rinascere nella concordia tra tutti i suoi figli!”. Papa Francesco si è detto “vicino al caro popolo cubano in questi momenti difficili, in particolare alle famiglie che maggiormente ne soffrono. Prego il Signore che lo aiuti a costruire in pace, dialogo e solidarietà una società sempre più giusta e fraterna. Esorto tutti i cubani ad affidarsi alla materna protezione della Vergine Maria della Carità del Cobre. Ella li accompagnerà in questo cammino”.

Alluvione in Germania e gli emigrati italiani

16 Luglio 2021 - Amburgo - Le tempeste con le inondazioni negli stati federali della Renania-Palatinato e del Nord Reno-Westfalia di questi giorni hanno causato terribili distruzioni, ed il numero dei morti continua a salire. Secondo le ultime informazioni delle autorità, sono morte più di cento persone. I soccorritori temono un ulteriore aumento del numero delle vittime, perché sono ancora in corso le ricerche di sepolti e dispersi. Inoltre, c’è il pericolo delle dighe nella regione che traboccano o minacciano di rompersi. “La situazione è ancora drammatica”, ha detto il primo ministro della Renania-Palatinato Malu Dreyer a Treviri. Attualmente nella sola Renania-Palatinato sono morte oltre 60 persone. Nel Nord Reno-Westfalia si parla ormai di 43 morti. Colpite anche alcune comunità di varie Missioni Cattoliche Italiane della zona Nord e Centro, le quali cercano, nonostante il periodo di ferie, di dare una mano per quanto possibile a chi è stato colpito in maniera preponderante. “È una situazione catastrofica come non abbiamo mai avuto qui prima” hanno affermato vari connazionali, che risiedono in Germania da decenni, nelle zone colpite. Ma al di là dell’aiuto che come sempre le Missioni Cattoliche Italiane, grazie alla rete di solidarietà che le caratterizza, cercano di dare, nonostante il periodo di ferie, un altro barlume di speranza in questa brutta ora è l'impegno del governo federale a voler aiutare rapidamente le persone colpite; infatti, il vicecancelliere Olaf Scholz ha visitato le zone colpite per dare un forte segnale di solidarietà, essendo la cancelliera Merkel in visita di Stato negli USA. Ma la disperazione causata dal diluvio è infinita. Interi villaggi si sono allagati. Centinaia di persone non riescono più a raggiungere i propri cari a causa di reti telefoniche guaste e non sanno come stanno. Molti mancano all’appello. Le reti cellulari sono parzialmente paralizzate. Nel solo distretto di Ahrweiler, nel nord della Renania-Palatinato, sono disperse 1.300 persone. Il fiume Ahr è straripato in molti punti, strappando con sé edifici, strade e ponti. Il villaggio di Schuld an der Ahr è stato duramente colpito. Numerosi residenti sono fuggiti dalle inondazioni sui tetti delle loro case. La polizia ha utilizzato elicotteri per salvare le persone dai tetti con i verricelli. Secondo il ministero federale dell’Interno, sul posto erano presenti 15.000 vigili del fuoco, polizia, organizzazioni umanitarie e forze armate. Oltre al distretto di Ahrweiler, anche la regione intorno a Erftstadt nel Nord Reno-Westfalia a sud di Colonia e l’area intorno a Euskirchen sono state gravemente danneggiate. Anche lì sono crollate diverse case. Il danno economico non può ancora essere quantificato. Poiché le strade, i ponti, le case e anche le linee ferroviarie sono interessate, ed è probabile che anche gli effetti economici siano massicci. A causa del disastro, circa 165.000 persone sono attualmente senza elettricità; poiché le forti piogge hanno aumentato drasticamente il livello dei fiumi e ammorbidito il terreno, le stazioni e le sottostazioni della rete locale sono state allagate. I sistemi hanno dovuto essere spenti per motivi di sicurezza. Il traffico ferroviario nel Nord Reno-Westfalia e nella Renania-Palatinato è gravemente compromesso a causa dei danni provocati dalle inondazioni. Secondo la Deutsche Bahn, le masse d’acqua hanno danneggiato i binari, gli scambi, la tecnologia di segnalazione, le stazioni e le cabine di segnalazione. Nella sola Renania settentrionale-Vestfalia sono interessati i binari per una lunghezza di circa 600 chilometri. La situazione a Erftstadt-Blessem, vicino a Colonia, è drammaticamente peggiorata. Ci sono morti, crollano case. Le chiamate di emergenza arrivano dal villaggio incessantemente. Il lavoro di soccorso è difficile: le persone vengono soccorse dalle barche dall’acqua e la situazione è alquanto confusa. I nostri sacerdoti nelle Missioni Cattoliche Italiane  si stanno coordinando con i volontari affinché si possa dare una mano – in modo particolare – a quei connazionali che sono stati coinvolti e colpiti dalle inondazioni. Non resta che sperare in un miglioramento del tempo per il lavoro non semplice di aiuto come capita in queste occasioni e soprattutto pregare ed aver fede nella mano di Dio! (Pierluigi Vignola)

L’Aja: in mostra artisti contemporanei italiani e olandesi

16 Luglio 2021 - Amsterdam - L’Aja: L’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam ha inaugurato la Biennale “Le Latitudini dell’Arte” una mostra di arte contemporanea che raccoglie opere di artisti italiani e dei Paesi Bassi e resterà aperta fino al 1 agosto 2021 al Pulchri Studio a l’Aja. La Biennale è nata nel 2013 a cura di Virginia Monteverde con l’obiettivo di promuovere e favorire l’interscambio artistico-culturale tra l’Italia e gli altri Paesi europei. Dopo le precedenti edizioni che hanno visto protagonisti artisti contemporanei italiani affiancati a quelli di Finlandia, Ungheria e Germania, la quarta edizione, che affianca Italia e Paesi Bassi sul tema “Acqua e Luce” è stata realizzata a Genova nel luglio del 2019 nelle suggestive sale del Palazzo Ducale. La mostra espone le opere di 60 artisti che vivono e operano nei due Paesi ed è stata realizzata grazie alla collaborazione di Gallerie e Fondazioni italiane e dei Paesi Bassi ed è stata realizzata sotto il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia nei Paesi Bassi e con la partecipazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam e di: Regione Liguria, Comune di Genova, Camera di Commercio di Genova, Camera di Commercio Italiana di Amsterdam.  

L’Italia del calcio vince per tutti: la gioia degli emigrati italiani

13 Luglio 2021 - Roma - L’indomani della vittoria agli Europei, mentre i giornali inglesi cercano di edulcorare la sconfitta dei loro calciatori, l’altra stampa europea elogia gli Azzurri. In Francia Le Parisien scrive “L’Italia un sacre au bout de la nuit” (un’incoronazione alla fine della notte), mentre Liberation è più sintetica ma esplicita: “La renaissance italienne”, ancor più laconico ma altamente elogiativo titola il quotidiano sportivo L’Equipe: “Invincibles”. Bella la definizione che troviamo sul madrileno El Mundo: “El Renaciemento se cumple en Wembley” (la rinascita si compie a Wembley); “Eterna Italia” è per l’altro spagnolo Marca. L’Essentiel, diffusissimo quotidiano lussemburghese, osanna in prima pagina gli Azzurri con “Les Italiens célèbrent leur trionphe” e nelle pagine titola “L’Italie sur le toit de l’Europe”. Un’ampia vetrina che, mentre esalta il risultato conseguito dai calciatori in campo, manda in euforia le numerose comunità dei nostri connazionali che vivono all’estero. La nostra Nazionale, mentre continua a portare emozioni a tutti noi, ha per loro un significato particolare. Recentissimo quanto avvenuto il 6 luglio a Wembley; in campo si confrontano Italia e Spagna per la semifinale degli Europei. All’80° il telecronista RAI ci informa che la squadra italiana sta giocando sostenuta dall’appassionato tifo di “quasi 10.000 connazionali, tutti residenti nel Regno Unito”, ormai sembra che usare il termine emigranti sia umiliante, ma non è così, è un simbolo di riscatto sociale. Sia per quella gara che, ancor più per la partita finale contro l’Inghilterra, hanno sostenuto l’onerosa spesa del biglietto d’ingresso allo stadio per essere vicini ai loro beniamini che li hanno ripagati con la vittoria e un grande e riconoscente affettuoso abbraccio. Ma l’attenzione non è solo per i nostri celebrati professionisti del pallone. Trentacinque anni fa, esattamente il 1° novembre 1986 a Basilea è di scena Svizzera-Italia e, sebbene disputata dalle nazionali femminili, le tribune sono affollate da migliaia di nostri connazionali; le Azzurre di Ettore Reccagni che li ripagheranno vincendo 1-2 con reti di Betty Vignotto al 25° al 48°. Una dimostrazione di grande partecipazione che non manca mai quando la nostra Nazionale gioca all’estero.  Ma non solo. Pochi mesi dopo il Milan femminile è invitato in Bulgaria. Dovrà disputare due partite: nell’importante stadio Vasil Levsky di Sofia, e a Troyan, nella provincia di Lovech. In entrambe le occasioni, accanto agli spettatori bulgari, ci sono decine di italiani che sventolano il nostro Tricolore: non fanno parte della delegazione rossonera, sono in quel Paese per lavorare. Sarebbe altamente riduttivo definirla solo curiosità; è affetto per tutto quanto è espressione della nostra nazione, un richiamo che solo chi risiede all’estero, dove tutto è straniero dal momento in cui esci di casa, può comprendere. Possono esserlo personaggi che la cronaca porta alla celebrità, alla fama, ma nulla più dello Sport e dei nostri calciatori in particolare può infiammare e coinvolgere le nostre comunità di residenti all’estero. Basta sfogliare le pagine di Storia della nostra emigrazione per cogliere e comprendere quanto sia stato importante mantenere in loro il senso di appartenenza alla nazione d’origine. Lo Sport, nello specifico il Calcio, è stato veicolo di aggregazione della nostra identità.  Dai Fasci all’estero, istituiti nel luglio 1923 per tutelare i diritti dei nostri concittadini nelle nazioni ospitanti, fino a libere forme di associazione, gli Italiani hanno promosso iniziative per dare risalto all’Italianità. Fra queste pensiamo solo al Brasile dove ben 7 società calcistiche furono fondate da italiani: Sport Club Savoia (la prima), l’Emigrante Fùtbol Club, Cruzeiro, Ruggerone Foot-Ball Club, Clube Atletico Juventus, Napoli Esporte Club, il Galo Maringà e il Palmeiras, uno dei più titolati club brasiliani, che nacque nel 1914 a Sao Paolo col nome di Palestra Italia Notevole anche il Venezuela dove 5 società vennero fondate da italiani; indipendentemente dalla longevità dei singoli club meritano di essere citate tutte: Deportivo Italiano, Deportivo San Cristobal, Atletico Turén, Centro Italo Futbol e Fiorentina Margarita. La famosa società argentina Atlético Boca Juniors fu fondata nel 1905 da un gruppo di genovesi. Altrettanto famoso l’uruguaiano Club Atletico Peñarol, inizialmente di matrice britannica, fu rifondato da un gruppo di italiani nel 1914. In Cile l’Audax Club Sportivo Italiano del 1922. A Nizza, un secolo fa, nacque una squadra di calcio tutta italiana, la Pro Patria (presidente Virgilio Pellas). Lo sport del pallone ebbe quindi il lodevole scopo di aggregare gli italiani, protagonisti di quella diaspora chiamata emigrazione che per mezzo secolo ha impoverito i nostri paesi, soprattutto i centri rurali. Da queste terre sono partite centinaia di migliaia di donne e uomini che, seppur dediti anche a lavori modesti, umili e comunque molto faticosi, hanno sempre dimostrato quella nostra identità che ci accomuna dalle Alpi alla Sicilia. E non c’è distinzione fra loro quando si riuniscono per sostenere la nostra Nazionale. È a lei, alle sue gesta, alle sue vittorie che si deputano, si affidano quei sogni di riscossa sociale che la condizione lavorativa forzosamente impone la vita di molti di loro. Se il televisore, ormai presente in tutte le case, ha sostituito quello che nei circoli e nei bar richiamava i nostri emigranti, ci sono ora i maxi schermi nelle piazze o le tribune degli stadi per accomunarli nella passione. Sono proprio loro che, indossando la maglia azzurra o sventolando il Tricolore, assiepano le tribune degli stadi per accogliere e sostenere i nostri giocatori, la Nazionale. Un esempio fra tutti è la vicina Confederazione Elvetica dove ci chiamavano spaghettisfréisser und wëlle bären (mangiaspaghetti e orsi selvatici) mentre sui muri delle case si leggeva “Vietato ai cani e agli italiani”. I nostri riponevano una speranza di riscatto nelle imprese degli Azzurri contro la Svizzera, il poter tornare l’indomani in fabbrica o nel cantiere a testa alta. Purtroppo gli esiti furono avvilenti: pareggio 1-1 il 25 novembre 1951 a Lugano e due sconfitte nel giugno 1954, il 17 a Losanna e il 26 a Basilea. L’ultima delusione ce la diede la Nazionale di Arrigo Sacchi 1° maggio 1993 a Berna dove si perse 1-0 nella qualificazione ai Mondiali. Amarezza per i nostri tifosi perché gli Azzurri arrivavano dalle vittorie su Malta, Messico, Portogallo e Estonia. Erano confronti calcistici molto sentiti, ma il tempo è stato benevolo e oggi, sebbene il clima resti quello di un derby, si torna poi ad essere amici in letizia. Mi dicono che per la finale degli Europei l’80 % degli Svizzeri ha tifato Italia. Magari vediamo di tifare anche per questi Italiani la cui “partita” dura, da sempre, più di 90 minuti. (di Gianmaria Italia)    

Mci Wuppertal: luogo di cura e di vaccini

9 Luglio 2021 - Wuppertel - "Siamo alla ricerca di luoghi in cui vaccinare più persone possibile, potreste concederci le stanze della vostra Missione?” Questa richiesta è giunta all’improvviso, il centro vaccinale di Wuppertal stava ricercando locali per utilizzare al più presto un carico importante di vaccini contro il Coronavirus. Una richiesta inaspettata e sorprendente, una richiesta che ci è sembrata, immediatamente, una “chiamata”. Questo tempo burrascoso e denso di incertezza e timori ha chiesto anche a noi, Missione e Chiesa, la capacità di porci, profondamente e seriamente, in ascolto delle necessità dei fratelli! Ci ha chiamati a inventare e sperimentare nuove vie per riuscire ad essere testimoni della “speranza certa” nel cuore della notte. A divenire realmente esperti di prossimità, scegliendo di stare e restare accanto ai più deboli, ai più fragili, in prima linea perché, come scrive il vescovo di Pinerolo, monsignor Derio: “Siamo su una barca sballottata, ma insieme siamo una forza. Insieme possiamo tornare a sperare.” Per tutti questi motivi abbiamo, di cuore, risposto prontamente “Sì!” e la nostra piccola ma accogliente Missione Cattolivca Italiana,  ha aperto le sue porte, accogliendo il personale medico e tutti coloro che desideravano vaccinarsi. Devo dire che è stato un momento commovente, un momento che ha aggiunto tonalità bellissime alla parola “carità”… Circa 50 fratelli e sorelle si sono avvicendate, da mezzogiorno alle 15, non in uno studio medico semplicemente, ma in locali che non abbiamo volutamente voluto rendere totalmente “neutri”… La Missione Cattolica Italiana è da sempre luogo d’incontro e ascolto e sostegno e cura… lo è stata in modo del tutto speciale. E quando un giovane infermiere, affinché non venisse sprecata alcuna dose, si è recato nel centro adiacente alla nostra Missione per chiamare e convocare e invitare tutti i poveri, i senzatetto, e li ho visti arrivare in gruppo, spaventati ed emozionati (come ognuno di noi di fronte a questo vaccino tanto atteso e tanto temuto)… ecco, in quell’istante mi sono ritrovata all’interno del Vangelo di Matteo (Mt 22), ed ecco che, davanti ai miei occhi, dai crocicchi delle strade giungevano gli invitati alle nozze… ed erano bellissimi... (Flavia Vezzaro - Mci Wuppertel - CDI)

Madre Cabrini: è iniziato con testimonianze e foto il Luglio cabriniano

8 Luglio 2021 - Lodi - Dopo la Santa Messa, il Luglio Cabriniano si è aperto ieri a Sant'Angelo con l'inaugurazione di una mostra che ripercorre gli emozionanti giorni della santificazione di Francesca Saverio Cabrini, ospitata fino al 15 luglio nella cappella a lei dedicata all'interno della Basilica. Una mostra che raccoglie interessanti documenti, come le cronache dei giornali dell'epoca, ad esempio quella dell'Osservatore Romano, in cui è riportato il discorso del Pontefice. Pio XII, secondo quanto riporta il quotidiano, descrisse questa donna «sorta come una stella da un umile paese lombardo» come una vera e propria «eroina dei tempi moderni». I testi sono corredati dalle immagini storiche e da un filmato realizzato dalla fotografa Simona Malattia che racconta quegli incredibili momenti. «Per il primo Luglio Cabriniano, settantacinque anni fa, a Sant'Angelo si riversarono centocinquantamila persone» ha infatti spiegato il parroco don Ermanno Livraghi, commentando le varie immagini per i presenti. Le fotografie sono state concesse dall'Archivio della Casa Natale, dall'archivio Gino Mascheroni e dall'archivio Pinuccio Rusconi, oltre che da quello di Antonio Saletta, che ha offerto anche la sua collaborazione per l'allestimento della mostra e la sua consulenza storica. Un ringraziamento è stato pronunciato anche nei confronti della tipografia Cerri e Servida per la stampa, e alle volontarie dell'Associazione Missione Cabriniana Oggi. Don Mario Cipelli, invece, che ha presieduto la Messa e benedetto la mostra, ha spiegato come Madre Cabrini fosse «una grande santangiolina, una santa dalla personalità spiccata, come donna prima ancora che come religiosa»: «È stata segno dell'alleanza delle donne del suo tempo con la Chiesa, e ancora oggi dobbiamo attingere alla sua fede, alla sua capacità di andare incontro ai piccoli, ai sofferenti» ha affermato durante l'omelia. La prima giornata del Luglio Cabriniano si è conclusa con l'elevazione spirituale in piazza XV Luglio, durante la quale sono stati letti alcuni testi di Madre Cabrini, alternati agli intermezzi del corpo bandistico Santa Cecilia, che si è esibito per la prima volta da un anno e mezzo. La settimana prossima, il 15 luglio, per il 171esimo della nascita della santa ci sarà come sempre a mezzogiorno il momento dell'Angelus con il volo delle colombe, e alle 21, la festa si chiuderà con la santa Messa celebrata dal vescovo Maurizio Malvestiti. (Federico Gaudenzi – Il Cittadino)

75° canonizzazione di Madre Cabrini: portare l’amore di Gesù fino ai confini della terra

7 Luglio 2021 - Lodi  - “L’anniversario della canonizzazione della nostra fondatrice Santa Francesca Saverio Cabrini è per noi Missionarie del Sacro Cuore di Gesù un’occasione per riconfermare la nostra missione: portare l’amore di Gesù fino ai confini della terra, in modo particolare ai più vulnerabili”. Lo afferma suor Barbara Staley, superiora generale delle Missionarie del Sacro Cuore (Msc), in occasione del 75° anniversario della canonizzazione di santa Francesca Saverio Cabrini, avvenuta il 7 luglio 1946. “Lei leggeva i giornali, ovunque si trovasse, per sapere che cosa accadeva nel mondo, perché non si può rispondere ai problemi della società, non si può portare l’amore di Cristo nel mondo se non si conosce che cosa sta succedendo – aggiunge la superiora -. Fu una donna in anticipo sui tempi, la sua dedizione e il suo mandato di servire Dio non si sono ridotti a una questione solo spirituale, ma incarnata. Oggi noi Suore e laici Cabriniani lavoriamo per essere mani, cuore, occhi, orecchie di Cristo nel mondo, traducendo l’amore per il Sacro Cuore di Gesù in opere concrete di carità”.

Madre Cabrini: domani gli eventi per ricordare i 75 anni dalla canonizzazione

6 Luglio 2021 - Roma - Ricorrono domani i 75 anni della canonizzazione di Madre Francesca Cabrini, la protettrice dei migranti.  Era, infatti, il 7 luglio 1946 quando venne canonizzata a Roma da papa Pio XII che, quattro anni dopo la proclama “Patrona universale degli emigranti”. Nata a Sant'Angelo Lodigiano (LO) il 15 luglio 1850 da una modesta famiglia di agricoltori fu nazionalizzata negli Stati Uniti e divenne la prima santa di questo Paese. Appassionata fin da bambina per la vita missionaria fondò l'Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, a Codogno (LO) nel 1880. Per le circostanze storiche e per la volontà del Papa Leone XIII, il suo sogno missionario orientato alla Cina, venne spostato agli Stati Uniti e all'America del Sud, dove milioni di italiani emigravano in cerca di lavoro, di speranza e di migliori condizioni di vita. Madre Cabrini divenne così, la voce, la sostenitrice, la custode e la Madre di migliaia e migliaia di emigranti. Per loro aprì scuole, orfanotrofi, educandati, ospedali e centri sociali, contribuendo ad integrare nelle nuove culture i nostri connazionali emigrati. Ma il suo ardore missionario non si limitò agli emigrati, viaggiò continuamente, attraversando l'Atlantico 24 volte, passando la Cordigliera delle Ande a cavallo, percorrendo in treno, in carrozza, a piedi, ogni terra, fondando scuole in Centro America, Brasile e Argentina, in molti stati dell'America del Nord, in Europa. Dappertutto volle far conoscere l'Amore di Gesù, farlo amare con le opere e le idee, con l'esempio delle sue missionarie, la preghiera, la solidarietà, e la cultura della vita e della speranza. Morì a Chicago il 22 dicembre 1917. E domani, 75mo anniversario della sua canonizzazione, partirà un calendario di eventi e celebrazioni nella diocesi di Lodi per ricordare la sua opera. Alle 10 Santa Messa concelebrata dai sacerdoti del vicariato e presieduta da don Mario Cipelli, seguita alle 11 dall'inaugurazione della mostra fotografica “7 Luglio 1946: Canonizzazione di Santa Francesca Cabrini”. Il giorno successivo – scrive il quotidiano della diocesi dii Lodi “Il Cittadino - alle 21, le celebrazioni in lingua in basilica, con la Messa in spagnolo, presieduta da don Angelo Dragoni, missionario in Messico dal 1967 al 1988, seguita dalla benedizione delle tradizionali violette, mentre venerdì sarà celebrata la messa in albanese presieduta da don Antonio Giovannini, con la partecipazione degli immigrati ucraini e romeni. Lunedì 12, sempre alle 21, la Santa Messa sarà celebrata in francese da don Gianfranco Pizzamiglio e martedì 13 in italiano, presieduta da don Angelo Manfredi, con un'intenzione speciale per gli emigrati italiani e in particolare per i santangiolini che sono all'estero per lavoro. Giornata clou delle celebrazioni il 15 luglio, anniversario della nascita di Madre Cabrini, che si aprirà con la Santa Messa delle 7.30 in basilica, presieduta dal parroco monsignor Ermanno Livraghi, con la partecipazione dei fedeli della parrocchia di Santa Cabrini di Codogno, che ricordano don Giorgio Croce. Alle 12, invece, occhi puntati al cielo in piazza XV Luglio, con l'Angelus e il tradizionale volo delle colombe, presieduto da Suor Maria Regina Canale, consigliera generale delle figlie del Sacro Cuore e la partecipazione di Suor Stella Maris Elena, assistente generale per l'America Latina e del personale laico della Curia Generalizia di Roma. Alle 21 sarà il vescovo di Lodi monsignor Maurizio Malvestiti a celebrare la Santa Messa in piazza XV Luglio. Madre Cabrini è stata un esempio per “camminare insieme verso a un noi sempre più grande”, dice oggi il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego ricordando la sua figura di religiosa che a cavallo dell’Ottocento e del Novecento, lasciò S. Angelo lodigiano per seguire gli emigranti italiani che emigravano negli Stati Uniti d’America – oltre 1 milione negli ultimi vent’anni dell’Ottocento- , e occuparsi in particolare delle donne e dei minori. “ Siamo vicini come Fondazione Migrantes alle Figlie del Sacro Cuore e alla Diocesi di Lodi in occasione delle celebrazioni di questo 75° anniversario della canonizzazione di Madre Cabrini, affidando all’intercessione  della madre dei migranti, che ha attraversato l’oceano numerose volte – “fra un’onda e l’altra” – come Ella scrive (28 aprile 1890) - , animata da una straordinaria capacità di contrastare la secolarizzazione tra gli emigranti, da uno stile nuovo, popolare, di evangelizzazione in emigrazione, dalla valorizzazione della comunicazione a tutela dei diritti dei migranti e contro ogni discriminazione, per la libertà nell'amministrazione dei beni a favore dei poveri emigranti, per la fedeltà alla Chiesa. Madre Cabrini, che aveva ricevuto anche la cittadinanza statunitense nel 1909, sarà la prima Santa degli Stati Uniti d’America”, dice mons. Perego. (Raffaele Iaria)  

Germania: giovedì l’incontro dei Delegati e dei Referenti delle comunità d’altra madre lingua

22 Giugno 2021 - Francoforte - Quale è la situazione delle Comunità d’altra madre lingua in Germania? È l’interrogativo di fondo su cui si concentrerà l’incontro in videoconferenza convocato per il 24 giugno dal Nationaldirektor Lukas Schreiber. Vi parteciperanno i Delegati e gli Sprecher nazionali delle Comunità, i loro rappresentanti nel Zentralkomitée, i referenti diocesani del settore, i rappresentanti degli uffici di Pastorale e del Personale delle diocesi, i consiglieri e i membri delle Commissioni Migrazione e Pastorale della Conferenza episcopale tedesca. Dopo i saluti e l’introduzione del vescovo ausiliare di Paderborn, mons. Dominicus Meier, presidente commissario della XIV Commissione, verranno presentati i risultati del sondaggio fatto tra i Delegati e i Referenti sulle Comunità d’altra madre lingua in Germania (la prima parte al mattino, la seconda parte nel pomeriggio). In piccoli gruppi verranno analizzati e discussi questi risultati, per concludere su come continuare il processo "Elemente wachsender Gemeinschaft“, avviato dal sondaggio e che culminerà con il Fachtagung di presenza del 10/11 gennaio 2022, chiamato a offrire prospettive e impulsi alla DBK per attualizzare le direttive del 2003 "Eine Kirche in vielen Sprachen und Völkern“ sulla pastorale per le Comunità d’altra madre lingua.  

MCI Olanda: le celebrazioni e alcune novità

22 Giugno 2021 - "Grazie a Dio la fine del periodo Covid-19 è in vista. Speriamo che dopo le vacanze possiamo tornare ad ‘una vita più normale’, anche in chiesa! Senza limiti di persone, senza mascherine e in grado, durante nostra eucaristia domenicale, di salutarci con una stretta di mano per augurare la pace del Signore". Inizia così la newsletter della Missione Cattolica Italiana d'Olanda annunciando anche che domenica 11 Luglio sarà celebrata l'ultima liturgia eucaristica delle comunità italiane che vivono in Olanda prima delle vacanze estive. Dopo le vacanze - scrive il responsabile della MCI, Don Robert Kurvers, riprenderanno le celebrazioni i regolarmente domenica 5 settembre ma "con un piccolo cambiamento a Den Haag. Da settembre non celebreremo più nella chiesa Paschalis Baylon, ma ritorniamo alla chiesa Marlot, in Bloklandenplein 15. Spero senza limiti di persone, ma questo dipenderà dalle decisioni del governo Olandese", scrive il sacerdote. Inoltre da settembre la celebrazione domenicale all'Aia non sarà più alle ore 18.00 ma verrà anticipata alle ore 17.00. "Dopo la morte improvvisa di padre Tommaso de Jong sono stato colto totalmente impreparato dalla nomina come amministratore della Missione Cattolica – di fatto il vostro parroco; ho accettato questo compito con molta cordialità e mi ha restituito nuova energia. Naturalmente: non sono un Italiano e la lingua Italiana non è mia madrelingua", sottolinea il sacerdote ringraziando "per la vostra pazienza e comprensione!"