Tag: Italiani in Argentina

Covid19 in Argentina: la testimonianza di Mariel Pitton Straface

21 Aprile 2020 -     Buenos Aires - Mi chiamo Mariel Ángeles Pitton Straface. Sono argentina e abito a Buenos Aires. Sono nipote di quattro migranti italiani di diverse regioni, da parte paterna (sua madre siciliana e suo padre friulano), e da parte materna ambedue calabresi di Corigliano Calabro. In Argentina ci sono, al momento in cui scriviamo, 2839 casi in totale, con 132 morti. Siamo in quarantena, chiusi a casa, dal 19 marzo. Possiamo uscire solo per andare in farmacia e al supermercato per fare un po' di spesa, vicino a casa nostra. Ci fanno entrare poche persone alla volta e distanti uno dall'altro. Tutti dobbiamo usare le mascherine. Per uscire con la macchina è necessario un giustificato permesso. Questa settimana hanno aperto alcune banche, però si può andare con appuntamento. Gli anziani, che hanno più di 70 anni, non possono uscire fuori. Devono chiedere un permesso, se vogliono fare le spese, andare al medico o fare qualche operazione in banca. Ogni settimana ci sono nuove disposizioni, più esigenti con le cure. E siamo attenti perché non sappiamo che cosa può succedere. Tra poco, inizierà l’inverno, e speriamo che questo non influisca. Comunque, stanno creando nuovi spazi per ospitare gli ammalati. Prima guardavamo la situazione da lontano, come avanzava il virus in Cina e Europa, ma dopo abbiamo iniziato a vivere le stesse cose qua. Eravamo informati di quello che succedeva specialmente in Italia, preoccupati per la nostra terra di origine. Conoscere quello che poteva succedere, ci ha fatto capire l’importanza di seguire le regole e rimanere a casa, prima di aver iniziato qua la quarantena. Abbiamo dovuto prenderci cura di noi stessi dal primo momento. Per fortuna, tutti i membri della mia famiglia possono rimanere a casa, e lavorare in smart-working: quindi nessuno deve uscire per lavoro. Siamo cinque persone, cerchiamo di uscire una volta alla settimana, ma anche proviamo di cercare le maniere di fare le spese online, ma i servizi non sempre funzionano. Siamo tutti molto preoccupati, perché non sappiamo che può succedere, stiamo cercando di vivere giorno per giorno senza progettare tanto. Ci stiamo abituando e adattando al a distanza, agli incontri virtuali tra amici e famiglie. Ci sono giorni dove c’è più panico, perché i mezzi di comunicazione mettono tanta paura. È importante informarsi, ma ci sono tantissimi fake news, che producono più incertezza, sofferenza e dolore. Ci sentiamo spesso con la nostra famiglia che abita a Corigliano Calabro tramite WhatsApp anche con videochiamate come abbiamo fatto a Pasqua. Sono stati loro chi ci hanno avvertito della situazione che stavano vivendo all’inizio di tutto. Ci hanno raccomandato di prestare attenzione e cura di noi, specialmente dei nostri genitori, mia nonna e zii. C’è stato un messaggio di mia cugina che mi ha colpito veramente. Lei ha iniziato la conversazione dicendo: “Mariel l'Italia è in ginocchio”. Lei sa quanto grande è la mia passione per il paese delle mie origini, e tutto quello che faccio ogni giorno per mantenerle vive e farle conoscere a Buenos Aires. In quel momento, non c’era preoccupazione qua in Argentina per il coronavirus, ma tutta la nostra famiglia era preoccupata per l’Italia. Noi eravamo informati con le notizie. Ma sentire le parole dei nostri familiari in Italia, ci ha fatto capire le dimensioni del problema. “Siamo chiusi in casa dal 2 marzo, non si può uscire e ci sono molti controlli della polizia. Possiamo uscire di casa solo per andare in farmacia e al supermercato per fare un po' di spesa e fanno entrare una persona alla volta e distanti uno dall'altro di 1 m. Quando esco sono con la mascherina e i guanti. Nel nostro paese ci sono persone positive al virus e per questo il sindaco ha fatto chiudere bar, negozi... Aperti solo farmacia e supermercati alimentari. Speriamo che tutto questo passi il più presto possibile e che tutti noi possiamo incominciare a vivere in libertà e sorridere”, questo ci raccontava nostra cugina.   Mariel Ángeles Pitton Straface