Civitavecchia - Domenica 9 maggio, nella chiesa di Santa Maria Assunta di Civitavecchia, il vescovo, mons. Gianrico Ruzza, ha incontrato la piccola comunità cattolica di Hispanohablantes. L’incontro, promosso dall’Ufficio Migrantes, è stato un momento di vera semplicità, nella fraternità. Il presule ha voluto conoscere direttamente ognuno dei fratelli migranti, le cause e la storia vissuta che li hanno portati nella nostra diocesi.
Pian piano, dopo circa due anni, lo Spirito Santo ha permesso e favorito la formazione di questa comunità di famiglie unite nella fede. Provengono soprattutto dal Venezuela, i più numerosi, e da Argentina, Perù, Portorico, Colombia e Messico. Si tratta di venti nuclei familiari e di alcuni religiosi. Cinzia, argentina, responsabile della comunità, è molto brava a mantenere i contatti, animando il gruppo attraverso i social. L’incontro col vescovo, tanto atteso, è stato preparato con impegno e ha visto due momenti fondamentali: il canto di accoglienza in spagnolo “Vienen con alegria”, il dono della statuina della Signora de Guadalupe e di una bella locandina ricordo dell’incontro, realizzata da padre Nelson Guillermo Mendez Fuquene.
Nei giorni seguenti tutti hanno espresso la gratitudine per il dono di questo incontro, sorpresi anche della famigliarità e semplicità di relazione con il pastore, comunicando le loro emozioni anche ai fratelli migranti che non hanno potuto partecipare perché badanti in servizio.
Al termine dell’incontro è stata celebrata la Messa in lingua spagnola, concelebrata da padre Eusebio e padre Nelson.
«Somos un pueblo que camina» ha detto padre Nelson citando un canto tradizionale che raccoglie tutta la storia della Chiesa che accompagna un popolo che lotta nella povertà e nella ricerca della libertà e della propria dignità. «Lontani, per tante ragioni dalle nostre terre – ha detto -, vogliamo continuare a camminare, essere un popolo che unito vuole cercare la forza della speranza e vivere il dono della carità fraterna». Per questo lavoriamo per costruire questa comunità, lo facciamo insieme, ciascuno offre quello che ha, il proprio servizio e il proprio ministero; questo arricchisce e fa maturare l’esperienza di comunione, perché non solo aspettiamo qualcosa da ricevere o che qualcuno faccia il lavoro per noi, ma ci impegniamo per condividere la responsabilità di portare avanti il proposito di avere questa opportunità che ci fa capaci di celebrare la vita, la fede e la speranza. (Carlo Campetella - direttore Migrantes)