Tag: Immigrati e profughi

Papa Francesco: oggi l’incontro con migranti provenienti da Lesbo

19 Dicembre 2019 - Città del Vaticano - Oggi, giovedì 19 dicembre, al termine delle udienze della mattina, Papa Francesco incontrerà i rifugiati arrivati recentemente da Lesbo con i corridoi umanitari e farà “posizionare una croce - nell’accesso al Palazzo Apostolico dal Cortile del Belvedere - in ricordo dei migranti e dei rifugiati”. Lo comunica il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. Tv2000, la tv della Chiesa Italiana, in collaborazione con Vatican Media, trasmetterà in diretta, ore 12.45, l’incontro.

Centro Astalli e INPS insieme per i rifugiati

18 Dicembre 2019 - Roma - Nell’ambito del progetto “Inps per tutti”  il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha fatto visita agli uffici del Centro Astalli di Roma, che ospitano due volte al mese uno sportello di consulenza gratuita a cura del personale dell’Istituto nazionale della previdenza sociale rivolto a rifugiati e migranti forzati. Scopo del progetto è individuare i bisogni e informare sulle eventuali prestazioni spettanti a coloro che sono a rischio di emarginazione, offrendo anche la possibilità di fare subito, sul posto, la domanda telematica per l’accesso al servizio necessario. Questo nuovo strumento – si legge in una nota -  ha lo scopo di avvicinare l’Inps ai cittadini che hanno difficoltà a conoscere i servizi di assistenza e previdenza a cui possono accedere, per aiutarli ad individuarli e a richiederli, per favorire l’integrazione sociale, tutelare i bisogni sociali ed economici delle persone e favorire l’accoglienza e la comunicazione tra cittadini e Istituzioni.  

Genova: festa per la Scuola di lingua e cultura italiana della comunità di Sant’Egidio

18 Dicembre 2019 - Roma - “Arrivare in un paese senza conoscere la lingua ti fa sentire ancora più straniero. Non ti riesci a relazionare con nessuno”. Astrit racconta quanto la Scuola di lingua e cultura italiana della Comunità di Sant’Egidio a Genova abbia rappresentato per sé e per molti una “porta aperta, dove chi entra non è più straniero, ma un amico e un fratello”. Arrivato alla Scuola a 15 anni, si è di recente laureato in Giurisprudenza. La cerimonia di consegna degli attestati delle cinque scuole genovesi è stata occasione domenica scorsa per dar voce all’Italia delle “porte aperte” che accoglie, ascolta le storie dei migranti e raccoglie le speranze dei giovani. Nashwa, venuta da Aleppo con il marito e le due figlie, racconta la drammatica situazione della Siria, dove aveva perso la speranza. “Quando sono arrivata in Italia mi sono sentita al sicuro. Spero di riuscire presto ad aiutare il paese che mi ha portato al sicuro con la mia famiglia”. È il desiderio di integrazione di una famiglia arrivata con i corridoi umanitari, la via legale e sicura per l’Europa. Alla Scuola imparare la lingua e la cultura italiana significa anche apprendere il linguaggio della solidarietà, nel nuovo paese in cui si vive. Insegnanti aggiuntivi in questa “materia” sono anziani e persone con disabilità, con i quali gli studenti hanno stretto un’amicizia e che festeggiano insieme a loro la consegna degli attestati, nuovo passo di un percorso di inclusione in cui tutti, europei e nuovi europei, sono reciprocamente coinvolti.

Lettera Ong dell’Europa dell’Est a Presidente commissione Ue: serve “un nuovo patto solidale”

13 Dicembre 2019 - Bruxelles - Le organizzazioni della società civile dell’Europa dell’Est, con partner italiani e greci, chiedono in una lettera  inviata alla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di presentare un nuovo Patto su migrazioni e asilo più solidale. Tra le proposte della lettera vi è quella di avviare una nuova grande operazione per salvare vite umane nel Mediterraneo, simile all’esperienza di Mare Nostrum dell’Italia, e, al contempo, un piano europeo per la soluzione della crisi libica. Per questo le organizzazioni sono a favore di una equa ricollocazione tra i Paesi membri, anche quelli dell’Est.  Un modo per superare le divisioni tra i 28 Paesi membri europei, sia nella ricollocazione dei migranti sbarcati, sia nella politica estera verso la Libia. “Noi siamo fortemente impegnati quotidianamente nei nostri Paesi – ha detto Veronika Nozinova di Diakonie della Repubblica Ceca – per rendere più consapevoli i cittadini affinché l’Europa diventi un posto più accogliente per tutti. Continueremo a chiedere alla Commissione europea che favorisca la realizzazione di una Europa più equa e giusta, tanto da diventare un’autorità nella protezione dei diritti umani nel mondo”. Per il presidente di Volontari nel mondo-Focsiv Gianfranco Cattai “è giunta l’ora di costruire una società civile veramente europea, che oltrepassi la deriva dei nazionalismi, per non ricadere negli orrori del passato. Serve un’Europa capace di governare assieme il fenomeno migratorio”.  

Viminale: nel 2019 poco più di 11mila persone sbarcate sulle coste italiane

12 Dicembre 2019 - Roma - Sono finora 11.097 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno, di cui 215 nei primi giorni di dicembre (il picco si è avuto il 4 dicembre con 121 migranti sbarcati). Rispetto agli anni scorsi, complessivamente si è registrata una diminuzione delle persone arrivate in Italia via mare del 52,01% sul 2018 (furono 23.122) e del 90,60% sul 2017 (118.019). Il dato è stato diffuso oggi dal Ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Degli oltre 11mila migranti sbarcati in Italia nel 2019, 2.654 sono di nazionalità tunisina (24%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Pakistan (1.180, 11%), Costa d’Avorio (1.135, 10%), Algeria (1.005, 9%), Iraq (871, 8%), Bangladesh (581, 5%), Sudan (444, 4%), Iran (434, 4%), Guinea (281, 3%) e Marocco (253, 2%), a cui si aggiungono 2.259 persone (20%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Sono stati 1.583, invece, i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Il dato, aggiornato al 9 dicembre, mostra un deciso calo rispetto ai minori stranieri non accompagnati sbarcati sulle coste italiane lungo tutto il 2017 (15.779) e il 2018 (3.536).      

Roma: al Pigneto i 37 mila nomi di chi è morto per arrivare in Europa

12 Dicembre 2019 - Roma - Sulla strada di una capitale europea tutti i nomi dei 37 mila migranti che hanno perso la vita cercando di raggiungere Fortezza Europa. Affogati nel Mediterraneo, per la gran parte. O soffocati nei container dei Tir. Comunque morti, nel disperato tentativo di fuggire dalla guerra e dalla miseria, anche a rischio della vita. Perché di fatto non esistono efficaci canali di immigrazione regolare o sufficienti corridoi umanitari. I nomi di chi è morto, 36.570 dal 1993 ad aprile 2019 - secondo l'infinita e comunque incompleta lista stilata da United for Intercultural Action, gruppo di 550 organizzazioni - verranno scritti nel tratto pedonale di via del Pigneto, a Roma. Riempiranno la strada in un'area lunga quasi centro metri. Circa 500 metri quadri per un'opera - avviata lo scorso 10 10 dicembre, Giornata mondiale dei diritti umani, per essere completata il 20 giugno, Giornata mondiale del rifugiato - che è stata ideata dall'artista Fabio Saccomani. Si intitola «(S)ink», con un gioco di parole in inglese tra Ink, cioé «inchiostro», e Sink, che vuol dire «affondare» Particolarità dell'opera è che i nomi dell'ecatombe di migranti vengono scritti con una speciale resina che, una volta asciutta, è invisibile. Finché non vengono bagnati: «Allora emergeranno tutti, improvvisamente - spiega Fabio Saccomani - nel momento in cui piove. Questo palesarsi, veicolato dall’acqua che richiama il mare dove la maggior parte di queste persone è annegata, consente di far parlare i nomi, di inserirli in una dialettica visibile-invisibile che travolge lo spettatore, stravolge il senso del luogo ed il senso di sicurezza che conferisce l’ordinario e il familiare». Nella lista dei morti non sempre è stato possibile dare un nome a tutte le vittime di ogni singolo naufragio. In quel caso la lista riporta «no name» e la nazionalità. (S)ink è un progetto di Fabio Saccomani e della Biennale MArteLive 2019 prodotto da Scuderie MArteLive in collaborazione con "RomaBPA Mamma Roma e i suoi figli migliori". Come le "Pietre d'inciampo", incastonate sui marciapiedi davanti ai portoni delle case dove vivevano gli ebrei deportati dai nazisti, così i nomi dei migranti affogati ricorderanno a chi li calpesta questa enorme tragedia. «Sì, ma con una grande differenza. Quest'opera - spiega l'autore - non propone la pacificazione prodotta da un monumento funebre, che nella sua stabilità cristallizza quella situazione. Questo è differente, è un monumento che purtroppo continuerà a crescere, non vuole essere conciliante come per un avvenimento concluso nel passato. Perché non è il mare che li ha uccisi, non sono catastrofi e fatalità, ma sono morti per colpa delle attuali scelte politiche dell'Europa e dei singoli stati». Secondo Saccomani «oggi assistiamo a una grande rimozione collettiva di questo dramma, e questa opera vuole denunciarlo. Più che di tragedia, dovremmo parlare di genocidio, morte in massa di poveri e fuggiaschi, accomunati non tanto da una religione o un’appartenenza etnica, ma da una condizione sociale ed economica». A far scattare l'idea al giovane artista è la foto pubblicata nel 2015 su tutti i giornali del corpicino senza vita su una spiaggia turca di Alan Kurdi, bimbo siriano di 3 anni di etnia curda, affogato durante il tentativo di fuggire dalle violenze del Daesh, il sedicente Califfato islamico. «Era uguale a mio nipote Roberto quando dorme. Quell'immagine mi ha colpito, mi ha fatto male. E quando ho visto sul Manifesto la lista dei migranti morti, ho deciso che questi nomi dovevano essere monumentalizzati. Quando da studente andai ad Auschwitz - spiega - mi chiesi come era stato possibile che la gente avesse tollerato quell'orrore. Sono due tragedie assolutamente diverse, sia chiaro. Ma oggi che le informazioni circolano liberamente, a differenza di allora, come è possibile che sia tollerata questa brutalità? Come è possibile abituarsi ad accettarla?» Saccomani, 33 anni, livornese, si laurea a Scienze politiche studiando sociologia e specializzandosi in semiotica. Per un anno lavora come consulente di comunicazione scientifica. In viaggio in Costa D'Avorio resta scioccato incontrando un mendicante adolescente, tanto deforme da dover gattonare: sua madre, racconta il ragazzino, in gravidanza raccoglieva rifiuti in una discarica dove arrivavano rifiuti radioattivi dei laboratori radiologici europei. Poi per Saccomani arriva lo choc della morte di Alan Kurdi. Il brillante sociologo si licenza. Ora gira l'Italia portando in giro il suo spettacolo in cui, moderno giullare, stigmatizza ridendo i guasti che il neoliberismo produce sui paesi poveri. Una delle cause che costringono migliaia di migranti a fuggire verso quella Fortezza Europa che lascia sollevati i ponti levatoi sul Mediterraneo. (Luca Liverani – Avvenire)    

Tragico naufragio di migranti al largo della Mauritania

6 Dicembre 2019 - Nouakchott - Un altro drammatico naufragio di migranti. Questa volta la tragedia si è consumata nell’Oceano Atlantico, dove almeno 58 migranti hanno perso la vita mercoledì quando l’imbarcazione sul quale si trovavano si è capovolta al largo delle coste della Mauritania. Altre 83 persone sono riuscite a mettersi in salvo nuotando fino a riva. Lo ha reso noto l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), impegnata al momento a collaborare con le autorità mauritane e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) nel portare i primi soccorsi e assistenza medica ai migranti sopravvissuti. Il numero delle vittime resta uno tra i più alti registrati quest’anno. Secondo fonti locali, le speranze di trovare altre persone in vita sono pressoché nulle. Continuano invece le operazioni di ricerca dei corpi che il mare ha cominciato drammaticamente a restituire, mentre rimane ancora incerto il numero dei feriti, trasferiti nell’ospedale di Nouadhibou. In base a una prima ricostruzione, a bordo del barcone, partito dal Gambia il 27 novembre scorso, c’erano oltre 140 persone, tra cui donne e bambini. Arrivati però a poche miglia da Nouadhibou — a 470 chilometri a nord della capitale mauritana — il barcone, a corto di carburante, si è ribaltato, affondando. La destinazione dei migranti erano le isole spagnole delle Canarie. «Le autorità della Mauritania stanno coordinando in modo molto efficiente i soccorsi con le agenzie presenti attualmente a Nouadhibou», ha detto Laura Lungarotti, responsabile dell’OIM, poco dopo il naufragio. «La nostra comune priorità è prenderci cura di tutti coloro che sono sopravvissuti — ha aggiunto Lungarotti — e offrire loro il sostegno di cui hanno bisogno». Per il momento le autorità del Gambia non hanno commentato la tragedia. Il portavoce dell’OIM, Leonard Doyle, ha dichiarato ad Al Jazeera che l’imbarcazione che trasportava i migranti non era adatta a quel tipo di navigazione ed era sovraffollata. «Questa tragedia ci dice molto della indifferenza dei trafficanti» ha aggiunto Doyle. «Questo è il vero problema — ha sottolineato — lo sfruttamento delle persone alla ricerca di una vita migliore», spiegando che quello di ieri «è uno degli incidenti più mortiferi accaduti quest’anno di migranti che cercano di attraversare l’Oceano Atlantico o il Mar Mediterraneo verso l’Europa». (O.R.)    

Papa Francesco: corridoi umanitari per 33 profughi da Lesbo. Domani l’arrivo a Roma

3 Dicembre 2019 -

Città del Vaticano - Papa Francesco, in occasione del suo viaggio all’Isola di Lesbo nell’aprile 2016, aveva portato con sé in Italia 3 famiglie siriane richiedenti asilo, di cui la Santa Sede si assunse l’onere di accoglienza e di sostentamento, mentre l’ospitalità e il percorso di integrazione vennero seguiti dalla Comunità di Sant’Egidio. Nello scorso mese di maggio, a tre anni da quell’evento, il Papa chiese all’Elemosiniere di tornare nell’isola per rinnovare la solidarietà al popolo greco e ai profughi e, anche in questa occasione, espresse “il desiderio di compiere un ulteriore gesto di solidarietà e ospitare un gruppo di giovani profughi e alcune famiglie provenienti dall’Afghanistan, dal Camerun e dal Togo”. Dopo un intenso periodo di trattative ufficiali tra gli organismi competenti al fine di realizzare questo nuovo corridoio umanitario, il Ministero dell’Interno della Repubblica Italiana ha dato l’assenso definitivo a svolgere l’operazione, si legge in una nota dell’Elemosineria.

Ieri l’Elemosiniere, il card. Konrad Krajewski si è recato nuovamente nell’Isola di Lesbo, insieme ad alcuni responsabili della Comunità di Sant’Egidio e rientrerà in Italia domani, 4 dicembre, con un gruppo di 33 profughi richiedenti asilo politico. Questa operazione si concluderà nel mese di dicembre, quando altri 10 profughi verranno accompagnati in Italia, dando così inizio alle procedure necessarie per la richiesta di protezione internazionale, spiega la nota aggiungendo che l’accoglienza di questi profughi sarà, anche in questo caso, a carico della Santa Sede, attraverso l’Elemosineria Apostolica, e della Comunità di Sant’Egidio.

Rumeni e cinesi scelgono spesso nomi italiani

26 Novembre 2019 - Roma - Si chiamano prevalentemente Adam, Amir e Rayan ma anche Matteo, Leonardo, Mattia e Alessandro i bambini stranieri nati da genitori residenti nel nostro Paese. Anche per le bambine straniere il primato spetta a Sofia, come per la totalità delle nate residenti, seguito da Sara, Emma e Aurora. Rispetto alla graduatoria generale, in quella dei nomi dei nati stranieri la variabilità è maggiore: i primi trenta nomi maschili e femminili coprono circa il 14% del totale dei nomi dei nati stranieri. E’ quanto scrive l’Istat nel Report “Natalità e fecondità della popolazione residente-2018” Le preferenze dei genitori stranieri si differenziano a seconda della cittadinanza. La tendenza a scegliere per i propri figli un nome diffuso nel paese ospitante è più spiccata per le comunità rumena e cinese. Cosi è frequente che i bambini rumeni si chiamino Luca, Matteo o Leonardo, ma anche David e Gabriel; i nomi delle bambine rumene sono Sofia, Sofia Maria, Emma, Giulia e Maria. I bambini cinesi si chiamano prevalentemente Lonardo, Matteo, Leo e Andrea, ma anche Kevin; i nomi delle bambine cinesi sono Emma, Emily, Sofia, Gioia e Angela. I bambini albanesi iscritti in anagrafe per nascita più frequentemente si chiamano Aron, Noel e Liam, ma anche Mattia e Matteo; il nome più diffuso tra le bambine è Aurora, seguito da Amelia, Emily, Emma e Noemi. Un comportamento opposto si riscontra per i genitori del Marocco, che prediligono per i loro figli nomi legati alle tradizioni del loro paese d’origine: soprattutto Amir, Adam, Rayan, Youssef e Imran e per i bambini, Amira, Sara, Jannat, Nour e Malak per le bambine.  

I figli venuti dal mare che hanno cambiato la vita di chi li ha presi in braccio

19 Novembre 2019 - Palermo - Quei figli venuti dal mare sono giunti a sorpresa, li hanno guardati negli occhi, hanno sorriso e li hanno scelti. Cioè, sono quei bambini ad aver scelto i loro nuovi genitori italiani e non viceversa, anche se le norme e le procedure burocratiche raccontano un’altra storia. Come spiegarsi allora quel sonno profondo e sereno di Naila, nell’auto di Dario e Silvia, appena un’ora e mezza dopo averli conosciuti? E quell’istinto di Leonardo, ancora incerto sulle gambette, che, vedendo Maria Elena e il marito, scelse di accovacciarsi tra le braccia del futuro papà Walter? Non lascia dubbi il sorrisone di Alisia Gift, poco più di due mesi, che dopo la prima notte trascorsa nella casa di Carmen e suo marito, «era come se volesse dirci –raccontano –: 'Sono felice di stare con voi'». Si tratta di storie di coppie che hanno adottato bambini africani poco più che neonati, di altri abbandonati da ragazze violentate in Libia, di famiglie che hanno portato a casa loro in affido minori stranieri non accompagnati, di tutori volontari che hanno fatto mille battaglie per assicurare un futuro ai propri ragazzi o di semplici cittadini che ospitano rifugiati a casa o hanno sostenuto giovani migranti nel loro percorso di integrazione, sino al raggiungimento di tutti gli obiettivi che si erano prefissati. C’è tanta umanità nascosta, che non fa rumore, ma che è viva e più diffusa di quanto si possa immaginare. Un pezzo di Italia bella e che fa ben sperare si racconta nel volume 'Prima gli ultimi. Le storie di chi non si è girato dall’altra parte', del giornalista palermitano Rino Canzoneri, edito dalle Paoline, con un’introduzione di papa Francesco. Tre coppie hanno adottato altrettanti bambini di pochi mesi arrivati da soli coi barconi a Lampedusa perché le loro mamme sono morte nella traversata del Mediterraneo. Silvia Buzzone, Maria Elena Poderati e Carmen Chiaramonte raccontano il lungo e travagliato percorso burocratico, l’arrivo dei piccoli a casa, le difficoltà ad affrontare la nuova situazione per chi diventa mamma e papà dall’oggi al domani, gli amici e i parenti che si prodigano per dare consigli, per portare vestitini, carrozzine o seggioloni. La piccola Naila impara a fidarsi subito, attenta a ogni particolare della nuova casa palermitana, sorridente, serena e a suo agio. L’unica cosa che non tollerava era che le venissero toccate le mani, che qualcuno gliele potesse tenere. La donna che l’aveva presa in braccio, dopo la morte della mamma in mare, la teneva stretta a sé, quasi facendole male, per cui lei non tollerava più questa sensazione di costrizione. Leonardo ha fatto irruzione piccolissimo nella vita dei suoi nuovi genitori, poi è arrivato il tempo delle domande e del bisogno di conoscere le sue origini. «Mamma, perché tu sei bianca ed io nero? Tu sei bianca e anche il nonno è molto bianco perché bevete troppo latte. Dovete mangiare più cioccolato e così diventerete neri come me» dice un giorno spiazzando tutti. Maria Elena e Walter non vogliono cancellare la sua storia, fanno di tutto perché conosca l’Africa, «una terra bellissima dove ci sono tanti animali che vede spesso nei cartoni animati. E lui è fiero di essere nato in Africa e ne fa motivo di orgoglio e di vanto ». Con i compagni di scuola parla spesso dell’Africa con entusiasmo, con i suoi racconti pieni di pathos li affascina e li conquista. «Io sono nato lì» dice un giorno a un compagno che ascolta i suoi racconti con stupore «e per questo sono di colore nero». E poi c’è Ottavina, ormai una bella ragazzina di 13 anni, adottata in Tanzania dopo una lunghissima trafila da Giusi D’Agostino, volontaria per tantissimi anni in terra d’Africa, dove trascorreva tutte le sue ferie. Proprio in un orfanotrofio di un villaggio conobbe Ottavina, aveva venti mesi ed era la più piccola e la più indifesa: aveva perso i genitori ed i parenti rimasti erano molto poveri. La bimba l’aveva prescelta, non voleva mai staccarsi da lei, la voleva a tutti i costi come madre. «La prima cosa che disse, arrivando in Italia, fu semplice. «Finalmente ho una casa e una famiglia». (Alessandra Turrisi – Avvenire)  

Campagna “Ero straniero”: per i cittadini irregolari un provvedimento straordinario di emersione

12 Novembre 2019 - Roma -  “Una scelta di legalità e sicurezza: un provvedimento straordinario di emersione per i cittadini stranieri irregolari e costretti al lavoro nero. Sarebbe una soluzione win-win, con effetti positivi per tutti in breve tempo: a livello economico, con nuove entrate per lo Stato, e a livello sociale, in termini di sicurezza e impatto positivo sui territori”. Questa la proposta avanzata oggi dai promotori di “Ero straniero”, che nel 2017 hanno depositato con 90mila firme alla Camera la proposta di legge di iniziativa popolare per superare la legge Bossi-Fini, ora all’esame della Commissione affari costituzionali. “Ci rivolgiamo – affermano i promotori – a governo e Parlamento, impegnati in queste settimane con la manovra, con un semplice calcolo: con un provvedimento di emersione dal nero e regolarizzazione, entrerebbero almeno un miliardo di euro per lo Stato, ogni anno. Considerando l’emersione per 400mila persone e considerando che il reddito medio mensile di un lavoratore in Italia è di 20mila euro lordi l’anno, si avrebbe a regime un’entrata di 2.232 euro all’anno a persona, che per 400mila persone fa 893 milioni di euro di gettito fiscale. A cui vanno aggiunte le entrate ‘una tantum’ per i costi amministrativi ed eventuali contributi forfettari per l’emersione – è il calcolo dei promotori della campagna. E ancora maggiori i benefici se guardiamo ai contributi previdenziali: oltre 3 miliardi”.  

Fondazione Moressa: 2,5 milioni di lavoratori stranieri producono il 9% del PIL

11 Novembre 2019 - Roma - A partire dal 2008, parallelamente alla crisi economica, si è fatta largo l’idea che il lavoro sia un “bene scarso”, ovvero che l’arrivo di nuovi lavoratori tolga opportunità a quelli già presenti sul mercato. In particolare, gli immigrati vengono percepiti come “una minaccia”, essendo il numero di occupati stranieri (2,5 milioni) simile a quello dei disoccupati italiani (2,4 milioni). In realtà, i due gruppi “hanno caratteristiche molto diverse e non sarebbero affatto sostituibili”. Su questi temi si concentra lo studio della Fondazione Leone Moressa presentato oggi a Roma. Secondo i dati Istat 2018, i lavoratori stranieri sono 2.455.000, pari al 10,6% degli occupati totali. La loro incidenza è cresciuta “sensibilmente” dal 2009 al 2014 (da 7,9% a 10,3%), per poi stabilizzarsi negli ultimi cinque anni.  Nell’ultimo anno sono cresciuti sia gli occupati stranieri (+1,3%) che quelli italiani (+0,8%), mentre il tasso di occupazione è cresciuto dello 0,6% in entrambi i casi, evidenzia lo studio. Nonostante l’impatto mediatico degli sbarchi, negli ultimi dieci anni l’immigrazione in Italia è diminuita: se nel 2010 i nuovi Permessi di Soggiorno sfioravano quota 600 mila, nel 2018 si sono più che dimezzati. In particolare, si sono ridotti drasticamente i Permessi per Lavoro, da 360 mila del 2010 a meno di 14 mila del 2018 (-96%). Negli ultimi anni sono cresciuti gli “altri motivi”, principalmente motivi umanitari, senza comunque mai superare di molto quota 100 mila. I permessi rilasciati per ricongiungimento familiare sono rimasti sostanzialmente costanti, ma a partire dal 2011 sono diventati la prima voce. Gli occupati italiani e quelli stranieri hanno caratteristiche molto diverse tra loro, sottolinea la Fondazione Moressa: gli italiani sono mediamente più anziani e hanno dei titoli di studio più elevati. Negli ultimi nove anni, la quota di stranieri con almeno il titolo secondario superiore si è molto ridotta, mentre non è aumentata la quota di chi ha una laurea.  Di conseguenza, la maggior parte degli occupati stranieri svolge professioni non qualificate (33,3%), mentre il 29,7% trova impiego nelle professioni qualificate e tecniche. Le principali mansioni sono nel lavoro domestico: “personale non qualificato addetto ai servizi domestici” e “professioni qualificate nei servizi alla persona”. Per i ricercatori il calo degli occupati italiani “non è dovuto alla presenza straniera. Anzi, sono stati proprio gli stranieri a risentire maggiormente della crisi economica, visto il massiccio impiego in settori particolarmente esposti, come l’edilizia. Il tasso di occupazione degli stranieri è sceso dal 66,9% del 2004 al 58,3% del 2013, per poi tornare al 61,2% nel 2018”. Sempre secondo il report presentato oggi  il contributo degli immigrati è decisivo per la crescita del PIL. La ricchezza prodotta da questi lavoratori è stimabile in 139 miliardi di euro, ovvero il 9% della ricchezza nazionale. In termini assoluti, la maggior parte del PIL dell’immigrazione è prodotto nel settore dei servizi dove si registra la maggior parte di occupati stranieri (45,1%). Incide maggiormente nel settore degli alberghi e ristoranti (18,6%), nell’agricoltura (17,8%) e nelle costruzioni (17,6%).    

Diocesi Trento: Mons. Lauro celebra oggi una liturgia per tutte le vittime migranti

8 Novembre 2019 - Trento - Una liturgia eucaristica per ricordare le vittime migranti si svolgerà questa sera a Trento nella chiesa del seminario diocesano. A presiederla l’arcivescovo di Trento Mons. Lauro Tisi che ha voluto fortemente questo momento di preghiera, pensando non solo ai troppi morti in mare, ma a tutti coloro che hanno perso la vita nel tentativo di trovare un approdo di speranza, fuggendo spesso da guerra e fame. Prima della S. Messa, Monsignor Tisi sarà alla libreria Ancora alla presentazione del libro di Mario Marazziti «Porte aperte. Viaggio nell’ Italia che non ha paura» (Editore Piemme), dedicato all’esperienza dei corridoi umanitari che in questi ultimi anni ha visto realizzarsi un canale preferenziale pure con il Trentino. Questo anche grazie all’apertura della Diocesi che ha messo a disposizione gratuitamente fin da subito le proprie strutture, in particolare a San Nicolò sulla collina del capoluogo, per ospitare alcune famiglie di profughi siriani.  

Francofoni in Italia: oggi l’incontro dei cappellani a Roma

8 Novembre 2019 - Roma – Si svolgerà oggi a Roma, presso la sede della Fondazione Migrantes, l’incontro dei cappellani delle comunità cattoliche africane di lingua francofona. Il tema dell’incontro – al quale parteciperanno sacerdoti provenienti da tutta Italia – avrà al centro "La migrazione degli africani: quale situazione pastorale e sociale  oggi in Italia?”. Dopo l'intervento del coordinatore nazionale, don Mathieu Malick Faye, porteranno il loro contributo tutti i cappellani presenti. Seguirà l’intervento di don Gianni De Robertis, Direttore generale della Fondazione Migrantes.

Incontrare la diversità

6 Novembre 2019 - Roma - Vogliono costruire un mondo senza muri, dove le diversità sono una ricchezza. Sono i protagonisti della prossima puntata di “Sulla via di Damasco”, che andrà in onda  domenica 10 novembre alle 8.45, su Rai Due. Con l'ospite Francesca Oliva (cooperante Avsi), le storie di chi non gira lo sguardo davanti al dolore e alle richieste di amore. Da Lesbo e Lampedusa, le voci di chi vive quotidianamente per la fraternità universale.  

Vescovi Svizzera: “aiutare un bisognoso non è un reato!”

5 Novembre 2019 - Zurigo -  “Aiutare un bisognoso non è un reato!”, “fa parte dei compiti fondamentali delle Chiese”. Lo ribadisce in una nota la Conferenza episcopale elvetica, ripresa dal Sir, riferendosi al fatto che “ancora recentemente sono state punite persone che hanno fornito protezione e sostegno a persone in difficoltà senza tener conto del loro permesso legale di soggiorno”. Nella nota, la Conferenza dei vescovi svizzeri osserva “con inquietudine la crescente messa in atto di misure legali contro persone che ne aiutano altre nel bisogno”: di qui anche il sostegno all’iniziativa parlamentare “Basta con il reato di solidarietà”, che passerà tra breve all’esame delle Camere federali. Secondo i vescovi, “la prassi dell’asilo, inasprita negli ultimi anni, spinge un numero crescente di richiedenti asilo e rifugiati verso il soccorso d’urgenza”. In tale “stato d’emergenza”, le Chiese costituiscono “un appiglio importante, perché offrono alle persone nel bisogno una protezione conseguente, accompagnandole nel loro difficile percorso di vita. Anche le parrocchie e i singoli cercano di sostenere queste persone nel limite delle loro possibilità. In tale atteggiamento non contano le considerazioni sul permesso legale di soggiorno. L’agire della Chiesa – spiegano i vescovi – si posiziona sulla concreta situazione di bisogno, in cui versano queste persone, e non sul permesso legale di dimora”. Secondo l’articolo 116 della legge federale sugli stranieri e la loro integrazione (LStrl), è punibile chiunque faciliti il soggiorno illegale di uno straniero o di una straniera. Proprio di recente si è visto che basta l’offerta di protezione o alloggio per incorrere nel reato. Nel comunicato, i vescovo spiegano che “tra il diritto e la legge, da una parte, e la giustizia, dall’altra, intercorre da sempre una tensione irrisolvibile” e in questo confine agisce da secoli la Chiesa. “Il suo compito, infatti, non si esaurisce nell’osservanza delle leggi. È suo compito anche affiancare i poveri, i fuggiaschi, gli emarginati, dare una casa ai senzatetto indipendentemente, ripetiamo, dal loro permesso legale di dimora”. Per questi motivi, la Conferenza dei vescovi svizzeri sostiene l’iniziativa parlamentare “Basta con il reato di solidarietà”, perché “chiunque presti aiuto per motivi degni di rispetto non sia passibile di reato. Dobbiamo tutelare e salvaguardare la solidarietà nei riguardi di coloro che sono nel bisogno”.

“Famiglie e minori rifugiati e migranti”: una conferenza dal 14 al 16 novembre

5 Novembre 2019 - Roma - Si svolgerà a Roma dal 14 al 16 novembre 2019 la 65a Conferenza ICCFR (International Commission for Couple and Family Relations) in collaborazione con il CISF (Centro Internazionale Studi Famiglia) dal titolo "Famiglie e minori rifugiati e migranti. Proteggere la vita familiare nelle difficoltà". Si tratta di un'occasione “unica” per uno scambio di esperienze e di buone pratiche, per capire meglio la varietà dei problemi e le molteplici possibilità di accoglienza e di integrazione, in Italia e nel resto del mondo. “Giornate da vivere insieme, per conoscersi, per incontrarsi, per discutere”, si legge in una nota: tre sessioni in plenaria sugli aspetti demografici, giuridici e di welfare, dodici workshop con esperienze dall'Italia e dall'estero (tra gli altri, esperienze da Stati Uniti, Cina, Sud Africa, Regno Unito e Australia) e tanti spazi di incontro e di dialogo in piccoli gruppi, per condividere le possibili strategie positive di intervento. La Fondazione Migrantes parteciperà con un proprio workshop sul tema “Multietnicità, socializzazione, istruzione e interculturalità” sabato 16 novembre dalle ore 12.00. Interverranno Simone Varisco della Fondazione Migrantes, Margherita Cestaro dell'Università di Padova e Vinicio Ongini del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

Ferrara: una lettera di Mons. Perego su richiedenti asilo a Ravalle

5 Novembre 2019 - Ferrara - “Penso, e non credo di sbagliarmi, che questi 35 giovani, la cui età media è di 20 anni, possano diventare la più grande opportunità che in questi ultimi 20 anni Ravalle ha avuto a disposizione per uno sviluppo e una crescita, per un rinnovamento”. Lo afferma l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Mons. Gian Carlo Perego, in una lettera aperta inviata ai presbiteri della nascente unità pastorale di Vigarano, ai fedeli, alle persone e famiglie di Ravalle rispetto alla notizia che un gruppo di circa 35 richiedenti asilo possa venire ospitato in una villa padronale di Ravalle. “Comprendo bene le vostre preoccupazioni, soprattutto oggi che l’accoglienza – con i cambiamenti introdotti dai Decreti sicurezza – non favorisce la distribuzione delle persone richiedenti asilo in maniera diffusa in tutti i paesi”, sottolinea l’arcivescovo che richiama il rischio “di ridurre ogni progetto a pura assistenza senza prospettive, e di produrre di fatto un abbandono a se stessi di questi giovani” considerato anche “la non costruzione di un percorso di conoscenza necessario per accogliere e la mancanza di opportunità di una frazione con soli 300 abitanti”. Mons. Perego inviata però ad “un accostamento realistico” a questa nuova realtà. E spiega “solo in che senso” questi richiedenti asilo “potranno essere una straordinaria opportunità per voi”. “Anzitutto sono dei giovani” che “hanno voglia e speranza di realizzare qualcosa” e “possono essere considerati vostri figli, affidati alle vostre cure, ma per questo hanno bisogno non solo di essere accolti, ma anche accompagnati, aiutati a sentirsi parte di una comunità, attivi, impegnati”. “Occorre che si costruiscano per loro possibilità di lavori socialmente utili, di servizio civile”, suggerisce l’arcivescovo, sicuro che “il vostro paese sarà così più pulito, più ordinato, più custodito”. Poi “bisogna impegnarli nello studio e nella scuola”, nella conoscenza della lingua italiana. “Bisogna aiutarli a pregare, a continuare a credere”, “bisogna accompagnarli nella salute”. Per questo, l’esortazione di Mons. Perego, “non consegnate ad altri questi giovani, ma sentiteli una risorsa, un dono di Dio per la comunità e loro daranno il meglio proprio per questa vostra comunità. Chiedetelo con forza alle Istituzioni, chiamate a tutelare il diritto costituzionale dei richiedenti asilo e rifugiati: non solo di essere e dare una casa a questi giovani – attraverso una proprietaria e un’associazione –, ma perché crescano come persone attive, dentro la comunità, e anche dentro la parrocchia”. L’arcivescovo chiede a tutti di “non essere solo spettatori e giudici, ma collaboratori attivi dentro un progetto di crescita e sviluppo della vostra comunità”. “Chiudersi, disinteressarsi, lamentarsi porterebbe solo a morire lentamente. Può valere la pena tentare questo investimento, questo scatto non solo di umanità, ma anche di intelligenza nel valutare cosa può essere utile a tutta la comunità”, osserva Mons. Perego, “disponibile ad “approfondire la questione” anche con la collaborazione della comunità ecclesiale.  

Papa Francesco: “le autorità ascoltino il grido della popolazione irachena”

30 Ottobre 2019 - Città del Vaticano - Un appello per l’Iraq perché le autorità politiche si mettano in ascolto del grido del popolo e si persegua la via del dialogo e della riconciliazione. A lanciarlo è stato questa mattina Papa Francesco, al termine dell’udienza generale del mercoledì. Dopo la catechesi, il pensiero del Papa è andato alla terra irachena dove dall’inizio di ottobre sono più di 250 i manifestanti uccisi a Baghdad e nelle città del sud del Paese. “Cari fratelli e sorelle, il mio pensiero va all’amato Iraq, dove le manifestazioni di protesta avvenute durante questo mese hanno causato numerosi morti e feriti. Mentre esprimo cordoglio per le vittime e vicinanza alle loro famiglie e ai feriti, invito le autorità ad ascoltare il grido della popolazione che chiede una vita degna e tranquilla. Esorto tutti gli iracheni, con il sostegno della comunità internazionale, a percorrere la via del dialogo e della riconciliazione e a cercare le giuste soluzioni alle sfide e ai problemi del Paese. Prego affinché quel popolo martoriato possa trovare pace e stabilità dopo anni di guerra e di violenza. Ha sofferto tanto”.