24 Febbraio 2020 - Roma - “Nelle prime ore di oggi Sea Watch-3 ha soccorso 54 e 19 persone in due operazioni a 61 e 36 miglia dalla Libia”. Lo annuncia l’ong con un Tweet. “Il primo caso è stato segnalato da Alarmphone, mentre il secondo avvistato dal nostro equipaggio – informa –. Nonostante il tempo in peggioramento, le persone continuano a fuggire”.
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Viminale: da inizio anno 2.341 migranti arrivate in Italia
24 Febbraio 2020 - Roma - 2.341: questo il numero delle persone migranti sbarcate sulle coste italiane dall’inizio del 2020. Il dato è stato diffuso dal Ministero degli Interni ed è aggiornato alle 8 di questa mattina. Secondo i dati forniti a febbraio sono state 999 le persone migranti sbarcate con un picco d 394 persone registratori il 2 febbraio. I migranti sbarcati finora nel 15% (334) dei casi sono di nazionalità bengalese. Gli altri provengono da Algeria (288, 12%), Sudan (245, 11%), Costa d’Avorio (242, 10%), Guinea (117, 5%), Tunisia (94, 4%), Somalia (86, 4%), Marocco (80, 3%), Mali (78, 3%), Iraq (62, 3%) a cui si aggiungono 706 persone (30%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Fino ad oggi sono stati 382 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare.
Accoglienza e amore
24 Febbraio 2020 - Roma - Il Mediterraneo luogo di incontro, ma anche, forse troppo spesso, luogo di conflitti, di divisioni. “Il grande lago di Tiberiade” nell’immagine cara a Giorgio La Pira, che nel 1958 darà vita proprio ai “Colloqui mediterranei”, nati all’indomani delle tensioni del 1956 – questione arabo-palestinese, e la vicenda algerina – e della visita, a Firenze, del re del Marocco, Maometto II, 1957, il quale gli disse: “i problemi mediterranei sono solidali e necessitano di una soluzione unica, solidale. Chiami tutti i popoli mediterranei a Firenze”.
Per La Pira il Medio Oriente “è, in certo modo, il centro di gravitazione attorno al quale si muove la storia politica del mondo: la pace o la discordia di Gerusalemme sono, e saranno sempre più, i sintomi rivelatori della pace o della discordia delle nazioni”.
Nel solco dell’intuizione profetica del sindaco santo, una sessantina di vescovi delle regioni che si affacciano su quello che i romani chiamavano il Mare nostrum, si sono dati appuntamento a Bari per un incontro, promosso dalla Conferenza episcopale italiana, dal titolo: “Mediterraneo, frontiera di pace”. Obiettivo dell’evento nella città di San Nicola, “avviare un processo di ascolto e di confronto, con cui contribuire all’edificazione della pace in questa zona cruciale del mondo”, come ha evidenziato Papa Francesco nel discorso rivolto ai vescovi presenti nella basilica del santo venerato da cattolici, ortodossi e dai credenti di altre confessioni cristiane.
Non poteva esserci un brano evangelico più indicato per questo appuntamento che parla di pace, dialogo. Se domenica scorsa l’invito era piuttosto teso a richiamare il rischio di impoverire il messaggio delle beatitudini, indicando il discepolo come “sale” e “luce” del mondo, nella pagina del Vangelo di questa domenica, Matteo indica, nelle parole di Gesù, “ma io vi dico”, il nuovo stile di vita del cristiano, cioè quello dell’amore verso i nemici che ci fa rispondere al male con il bene.
Così ai vescovi, in Basilica, parla di una “teologia dell’accoglienza e del dialogo”; e all’Angelus, è appello per la pace nella martoriata Siria: “mentre siamo riuniti qui a pregare e a riflettere sulla pace e sulle sorti dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo, sull’altra sponda di questo mare, in particolare nel nord-ovest della Siria, si consuma un’immane tragedia. Dai nostri cuori di pastori si eleva un forte appello agli attori coinvolti e alla comunità internazionale, perché taccia il frastuono delle armi e si ascolti il pianto dei piccoli e degli indifesi; perché si mettano da parte i calcoli e gli interessi per salvaguardare le vite dei civili e dei tanti bambini innocenti che ne pagano le conseguenze”.
Con Francesco c’è il presidente della Repubblica Mattarella, ci sono i vescovi delle regioni che si affacciano in quello che definisce il “mare del meticciato”, cioè “luogo fisico e spirituale nel quale ha preso forma la nostra civiltà, quale risultato dell’incontro di popoli diversi”. Ecco perché è “impensabile” affrontare il problema delle migrazioni “innalzando muri”. Nella memoria le parole pronunciate sul lembo più meridionale del nostro territorio, in quella isola di Lampedusa meta del suo primo viaggio da Papa: la “globalizzazione dell’indifferenza”. Il suo è un nuovo “no” al rifiuto, alla logica dello scarto: “si fa strada un senso di paura, che porta ad alzare le proprie difese davanti a quella che viene strumentalmente dipinta come un’invasione”.
La risposta del Papa è proprio in quel “ma io vi dico”. Gesù, nel brano di Matteo, la propone come superamento della legge del taglione, che voleva essere un modo per evitare la vendetta indiscriminata, evitare, cioè, un male peggiore e l’insorgere dell’arbitrarietà. Oggi può essere letta come superamento della “retorica dello scontro di civiltà”, che, afferma Francesco, “serve solo a giustificare la violenza e ad alimentare l’odio”.
La novità cristiana, la differenza cristiana è proprio nelle parole: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano. “Pregare e amare: ecco quello che dobbiamo fare; e non solo verso chi ci vuol bene, non solo verso gli amici, non solo verso il nostro popolo. Perché l’amore di Gesù non conosce confini e barriere. Il Signore ci chiede il coraggio di un amore senza calcoli”.
Chi ama Dio, afferma il Papa nell’omelia, “non ha nemici nel cuore. Il culto a Dio è il contrario della cultura dell’odio. E la cultura dell’odio si combatte contrastando il culto del lamento”. Così ecco la più grande rivoluzione della storia: “dal nemico da odiare al nemico da amare, dal culto del lamento alla cultura del dono”. In questo modo si supera “la logica dello scontro, dell’odio e della vendetta per riscoprirsi fratelli, figli di un solo Padre, che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi”. (Fabio Zavattaro)
CEI: in arrivo 67 persone dal Niger con corridoi umanitari
21 Febbraio 2020 - Roma – Arriveranno con corridoi umanitari, martedì 25 febbraio, 67 profughi dal Campo di transito in Niger gestito dall’UNHCR, che accoglie persone evacuate dai centri di detenzione libici.
Il loro ingresso in Italia è reso possibile dal Protocollo di intesa tra lo Stato italiano e la Conferenza Episcopale Italiana che agisce tramite Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. La CEI, grazie a questi protocolli e ai fondi dell’8x1000 ha organizzato negli ultimi anni - in particolare tramite la Caritas Italiana e col sostegno delle comunità locali - corridoi umanitari, reinsediamenti ed evacuazioni umanitarie da Medio Oriente e Africa. È stato possibile in tal modo – si legge in una nota della CEI - offrire vie di accesso ordinate e sicure ai paesi europei a migliaia di richiedenti asilo in condizioni di vulnerabilità, individuati nei campi profughi di Etiopia, Sudan, Giordania e oggi per la prima volta anche dal Niger. Si tratta questa volta per lo più di persone di nazionalità sudanese, alcune sono del Camerun, del Togo e c’è una famiglia di siriani con problemi di salute. Tutte hanno “sperimentato le dure condizioni dei centri in Libia”.
Alle ore 14.00, all'aeroporto di Fiumicino, è prevista l’accoglienza ai profughi in arrivo e una conferenza stampa con la partecipazione di Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della CEI; Alessandra Morelli, Rappresentante UNHCR in Niger; Oliviero Forti, Resp. Pol. migratorie e protezione internazionale di Caritas Italiana e rappresentanti del Ministero dell’Interno e del Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione internazionale.
Don De Robertis: la vera causa di guerre e migrazioni sono gli interessi economici che stanno lacerando i Paesi
21 Febbraio 2020 - Bari – “La realtà del Mediterraneo è complessa ed è importante osservarla da diversi punti di vista. Lo sguardo che abbiamo dalla riva Nord spesso è molto diverso da quello che hanno coloro che vivono sull'altra sponda e in Medio Oriente”. E’ quanto dice don Giovanni De Robertis, Direttore generale della Fondazione Migrantes in una intervista all’edizione on line di “Famiglia Cristiana” parlando da Bari dove è in corso l’Incontro “Mediterraneo frontiera di pace” promosso dalla CEI. Quali sono le necessità che emergono soprattutto dai Paesi da cui si emigra di più? “Queste piccole comunità cristiane – risponde il sacerdote alla domanda di Annachiara Valle - chiedono aiuto. E poi c'è una denuncia precisa e cioè che la vera causa di guerre e migrazioni sono le grandi potenze, gli interessi economici che stanno lacerando i Paesi. Più che una questione di religioni è una questione di questi interessi che impoveriscono i popoli. I poveri aumentano ancora mentre i ricchi sono sempre di meno e più potenti. Questa situazione sociale ed economica pesa molto su questi Paesi. D'altra parte – aggiunge il direttore di Migrantes - anche noi del Sud Italia, anche se in forma più attenuata, viviamo questa situazione che costringe all'esodo tanti giovani anche nostri. Non ci sentiamo del tutto fuori da queste problematiche”.
I cardinali Hollerich, Krajewski e Czerny a Conferenze episcopali Ue: “aprite parrocchie, monasteri e santuari di tutta l’Europa”ai migranti
20 Febbraio 2020 - Roma - Un invito a “parrocchie, comunità religiose, monasteri e santuari di tutta l’Europa affinché, esprimendo il Vangelo in modo concreto”, accolgano “ciascuno almeno una famiglia di rifugiati”. È quanto chiedono in una lettera alle Conferenze episcopali dell’Unione europea i cardinali Konrad Krajewski, elemosiniere di Papa Francesco, Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), e Michael F. Czerny, sotto-segretario del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Si tratta di una iniziativa inedita che nasce dall’invito di Papa Francesco a non rimanere indifferenti “al grido disperato di tanti fratelli e sorelle” e a non “passare oltre, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano”. La lettera è stata resa nota oggi dalla Comece ed era stata anticipata in un’intervista al Sir dal card. Hollerich in occasione dell’Incontro sul Mediterraneo, promosso dalla Cei a Bari. I tre cardinali parlano della “situazione di drammatico sovraffollamento e di sofferenza nella quale si trovano oltre 20.000 profughi” nell’isola di Lesbo e “molte altre migliaia nei diversi hot spot della Grecia”. E ricordano che dopo il viaggio a Lesbo nell’aprile del 2016, Francesco “non ha mai mancato di adoperarsi in loro aiuto, cercando di aprire dei corridoi umanitari per il loro trasferimento, in piena dignità, in altri Paesi europei”.
Da allora numerose sono state le missioni compiute nelle isole dell’Egeo dal card. Krajewski e dal card. Hollerich e costanti sono state le iniziative di accoglienza messe in atto. Già dal viaggio del Papa a Lesbo, 21 profughi sono stati condotti in Italia e accolti dalla Santa Sede. Due famiglie sono state accolte nel novembre 2019 dall’arcidiocesi di Lussemburgo e altri 43 rifugiati sono arrivati a Roma e presi in carico dalla Elemosineria Apostolica e dalla Comunità di Sant’Egidio. “Si è dunque aperta una via che potrebbe ridare speranza a circa 20mila adulti e a oltre 1.100 minori non accompagnati che sono rimasti bloccati senza limiti di tempo in campi temporanei e in strutture precarie, già dentro l’Europa ma fuori la società europea”, scrivono Hollerich, Krajewski e Czerny. “Questa via, incoraggiata dalle parole del Santo Padre, diventa per tutta la Chiesa, oltre che un dovere cristiano, un invito accorato a suscitare energie nuove ed evangeliche di accoglienza in ciascuno dei Paesi membri”.
La lettera contiene poi una serie di indicazioni pratiche per attuare un progetto di trasferimento e accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati dalla Grecia in un paese europeo. Le Conferenze Episcopali dovrebbero innanzitutto invitare le diocesi ad offrire la loro disponibilità ad accogliere famiglie o singoli profughi, specificando il numero in base alle proprie disponibilità e risorse. Ciascuna Conferenza Episcopale sollecita poi il proprio governo a procedere tramite gli organismi competenti all’esame della domanda di asilo “a beneficio di un numero determinato di profughi stabilito in base alla disponibilità espressa dalle singole diocesi”. Da parte sua, la Conferenza Episcopale si impegna ad assicurare ai profughi che ne saranno beneficiari, ospitalità e sostegno all’inserimento sociale per un determinato periodo di tempo. La Comunità di Sant’Egidio può provvedere all’identificazione dei profughi potenziali beneficiari del progetto e una volta realizzati gli accordi e fatte le verifiche, le Conferenze Episcopali trasmettono i nominativi dei beneficiari alle autorità nazionali responsabili. I trasferimenti dalla Grecia avverranno per piccoli gruppi di beneficiari o per singoli casi in accordo con gli organismi istituzionali dei paesi coinvolti e le Conferenze Episcopali. (M.C.B. – Sir)
De Simone: la religiosità mediterranea tende a privilegiare l’ospitalità
20 Febbraio 2020 - Bari - Il Mediterraneo è “anche luogo del riemergere di preoccupanti istanze teocratiche. Non solo in quei Paesi del Medio Oriente o dell’Africa che vivono una crescente islamizzazione dello Stato e il potere devastante di organizzazioni terroristiche, o in alcuni Paesi dell’est Europa, ma pure nei Paesi occidentali che sperimentano un tempo di disorientamento a partire dalla crisi del sistema economico e delle istituzioni democratiche e che rispondono ai flussi migratori irrigidendo i confini, chiudendo porti e valichi e negando ogni possibilità di accoglienza che comporti un reale confronto e la messa in movimento del sistema sociale”. A dirlo questa mattina Pina De Simone, coordinatrice del biennio di specializzazione in Teologia fondamentale della Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale sezione San Luigi, nella relazione sul tema “Consegnare la fede alle generazioni future. Sfide e risorse nel contesto del Mediterraneo” che ha aperto la seconda giornata dell’incontro di Bari “Mediterraneo, frontiera di pace” promosso dalla CEI e che sarà concluso domenica, 23 febbraio, da Papa Francesco.
Per De Simone il Mediterraneo, “crocevia” di popoli, di culture e di religioni, da sempre “attesta l’interdipendenza dei popoli come un dato di realtà di cui prendere coscienza. Le culture che si sono sviluppate sulle sue sponde – ha aggiunto - sono il frutto di contaminazioni feconde maturate persino negli scontri e nei conflitti che l’hanno attraversato”. Il Mediterraneo è – ha detto ancora la docente della Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale – “il mare del meticciato che ci ricorda come non ci sia identità senza l’altro. Per i credenti in Cristo Gesù è tempo di uscire da schemi di contrapposizione e di testimoniare una fede che è di per sé accogliente. Siamo chiamati ad essere ‘Chiesa dell’incontro’, a ‘disarmare i cuori’ ad abbattere ‘i muri dell’odio e della discordia’, nella consapevolezza della universale fraternità umana e nel riconoscimento della grande libertà di Dio che agisce anche al di fuori del cristianesimo”.
Un altro tratto della religiosità mediterranea che è “tutt’uno con la sostanza della fede cristiana”, ma che appartiene trasversalmente alle tre grandi tradizioni monoteistiche è l’ospitalità: “nella dialettica tra ospitalità e ostilità che attraversa l’esperienza religiosa come esperienza dell’assoluto e del vero, la religiosità mediterranea – ha detto De Simone - tende di per sé a privilegiare l’ospitalità a partire dal valore propriamente mediterraneo dell’accoglienza e dal dettato della fede. Basta pensare alle tante esperienze di accoglienza dello straniero e di convivenza pacifica tra persone di fede diversa che hanno visto e ancora vedono coinvolta la gente comune nella semplicità dei gesti quotidiani, al di là di ogni forzata contrapposizione ideologica e politica, e che sono vissute non mettendo tra parentesi la propria fede ma proprio a partire da questa”.
Nella rivelazione biblica “lo straniero e l’ospite sono “manifestazioni della presenza divina. E nel cristianesimo l’accoglienza dell’altro come fratello sgorga dal cuore stesso della Pasqua del Signore Gesù che ha distrutto in sé stesso l’inimicizia”!”. “Siamo dinanzi alla via maestra dell’annuncio del Vangelo”: accogliere l’altro “spalancare le porte del cuore, costruire una cultura dell’incontro, trame di dialogo e di fraternità vissuta come accade in tanti dei Paesi da cui veniamo. Accogliersi reciprocamente”. (R.Iaria)
Viminale: 2065 i migranti sbarcati nel 2020 sulle coste italiane
18 Febbraio 2020 - Roma – 2065 sono i migranti che dall’inizio del 2020 sono sbarcate sulle coste italiane Il dato è del Ministero degli Interni ed è aggiornato alle 8 di questa mattina. Dei 2065 migranti arrivati 343 sono di nazionalità bengalese (16%), Algeria (288, 14%), Sudan (245, 12%), Costa d’Avorio (242, 12%), Guinea (117, 6%), Tunisia (94, 4%), Somalia (86, 4%), Marocco (80, 4%), Mali (78, 4%), Iraq (62, 3%), secondo quanto dichiarato al momento dello sbarco a cui si aggiungono 430 persone (21%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Fino ad oggi sono stati 382 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare.
Card. Bagnasco: “non ci si può voltare dall’altra parte nel vedere centinaia di profughi nei viaggi della disperazione”
18 Febbraio 2020 - Bari - “Sì, si può diventare insensibili alla sofferenza altrui, si può banalizzare il male, voltarsi dall’altra parte nel vedere centinaia di profughi nei viaggi della disperazione, nella speranza di un futuro onesto e migliore, di una terra di pace e di convivenza serena e operosa. Il Vangelo è chiaro e non può essere cambiato secondo le mode o le convenienze: chi specula, per qualunque motivo, sulla miseria e la paura altrui perde la propria umanità”. È l’ammonimento del Card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova che in qualità di Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), parteciperà da domani a Bari all’incontro della CEI sul Mediterraneo.
In una intervista al Sir, il Cardinale si sofferma a parlare dei disperati in mezzo al mare, dei salvataggi nel Mediterraneo e dei porti chiusi. “L’Europa – argomenta – deve individuare una vera politica per il fenomeno migratorio, senza ipocrisie e interessi nascosti: ogni uomo ha dignità in sé, non può essere considerato perché “conveniente” per qualcosa”. E aggiunge: “L’Europa non deve perdere la sua anima. Se l’Europa oscura la fede cristiana perde se stessa. Lo si vede! I valori più elementari di sempre come il rispetto dell’altro, l’attenzione al bisognoso, il primato della persona a prescindere, la promozione della vita umana sempre, della famiglia, la serietà educativa, la gratuità, non reggono a lungo se staccati dalla loro fonte che è Dio”.
Giordania: campi di volontariato tra rifugiati iracheni e siriani
18 Febbraio 2020 - Vicenza - Campi di volontariato in Giordania per giovani dai 18 ai 30 anni: è l’iniziativa di “Non Dalla Guerra”, associazione giovanile di Vicenza, che in tal modo intende offrire una “esperienza di servizio” accanto ai profughi siriani e iracheni e alla comunità locale in collaborazione con Caritas Jordan. Stando ai dati ufficiali dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per Rifugiati, la Giordania ospita quasi 750mila profughi tra siriani e iracheni fuggiti dalla guerra e dalla violenza. “Non Dalla Guerra” organizza campi di volontariato in Giordania, ogni estate, dal 2016 e finora hanno partecipato quasi 500 ragazzi provenienti da tutta Italia e non solo. Per il 2020, fa sapere l’associazione, i campi di volontariato si strutturano su tre turni da 15 giorni ciascuno (dal 18 luglio al 1 agosto, dall’8 agosto al 22 agosto e dal 22 agosto al 5 settembre). Tra le attività proposte: l’incontro con le famiglie rifugiate per conoscere le loro storie, l’organizzazione di attività ludiche e ricreative per bambini siriani e iracheni nelle scuole informali di Caritas Jordan e momenti di servizio nell’ambito di progetti di reinserimento sociale e occupazionale per rifugiati sempre promossi dalla Caritas locale. “Tra gli obiettivi dei campi di volontariato vi è quello di creare un collegamento fra la realtà giovanile dei nostri territori e la Giordania. Uno degli scopi dell’esperienza che proponiamo è costruire un vero dialogo culturale capace di abbattere quei pregiudizi che ci dividono – dice Noemi Rossi, presidentessa di Non Dalla Guerra -. In Giordania ci sono occhi uguali ai nostri, mani tese a offrire un saluto o una tazza di tè, anime disposte a raccontarsi e altre ancora troppo ferite per aprirsi. È un Paese in cui la speranza convive con la rassegnazione, la voglia di ricominciare con la sofferenza. In Giordania, ogni anno, riscopriamo quell’umanità messa in ombra da una certa narrazione che racconta Il Medio Oriente solo attraverso il caos e logiche di conflitto”. Per partecipare ai campi è necessario presentare domanda entro e non oltre il 15 marzo 2020. (D.R.)
Migranti: nuovi arrivi in Sicilia
18 Febbraio 2020 - Roma - Ancora un sos nelle acque del Mediterraneo. È Alarm Phone a segnalare «una barca in pericolo» al largo della Libia: 87 le persone a bordo. «Hanno bisogno di soccorso urgente», sottolinea l’organizzazione, assicurando di aver immediatamente allertato le autorità competenti. Intanto un’imbarcazione con 16 persone a bordo, fra le quali due donne incinte, è approdata domenica sera direttamente nel porto di Lampedusa. Con questo sbarco salgono complessivamente a 91 le persone che si trovano attualmente nell’Hotspot dell’isola. La capienza massima della struttura di prima accoglienza è stata raggiunta e per oggi, in previsione di nuovi arrivi o soccorsi, è previsto un trasferimento delle persone verso Porto Empedocle. Mentre la guardia costiera tunisina ha sventato due operazioni di emigrazione irregolare verso l’Italia fermando al largo di Korba 14 migranti, tra cui una ragazza, a bordo di un’imbarcazione e 7 persone su di un’altra di fronte a Menzel Temime, sempre nel governatorato di Nabeul
Barletta: lʼincontro si fa con “Taruha”
18 Febbraio 2020 - Barletta - Un progetto di successo va ripetuto. Così accade per “Taruha”, con cui la Comunità Oasi 2 San Francesco, che gestisce in collaborazione col Comune di Barletta il Siproimi (Sistema di protezione per immigrati e minori stranieri non accompagnati), vuole sensibilizzare sul tema dell’accoglienza dei migranti e dell’inclusione sociale.
In lingua hausa, una delle più diffuse in Africa, il termine “Taruha” significa “incontro, ritrovo”. Ed è proprio l’incontro diretto tra gli stranieri ospiti del Siproimi e i cittadini barlettani il fil rouge che collegherà idealmente il ciclo di appuntamenti iniziato nel liceo classico statale Casardi.
“Pensiamo che l’incontro fisico tra persone – dichiara Valeria Sallustio, responsabile Siproimi Barletta –, pur appartenenti a culture molto diverse fra loro, faciliti l’avvicinamento e il dialogo, molto più di discorsi teorici. L’esperienza in questo campo ci ha insegnato che la percezione del calore umano fa davvero la differenza, soprattutto per i giovani. L’obiettivo è abbattere i pregiudizi e gli stereotipi da cui siamo circondati. E non c’è modo migliore, per farlo, che parlarsi guardandosi negli occhi”. Grazie all’utilizzo di contenuti multimediali, al centro dunque integrazione e inclusione, ma anche come funziona il Sistema protezione in Italia, con l’intento di sfatare falsi miti. (Sabina Leonetti - Avvenire)
Milano: cambia l’accoglienza dei migranti in diocesi
17 Febbraio 2020 - Milano - In un solo anno, oltre la metà dei migranti ospiti della Caritas Ambrosiana che avrebbero dovuto lasciare i centri di accoglienza in virtù del primo Decreto sicurezza, hanno raggiunto l’autonomia grazie alle scelte della diocesi di Milano. È quanto emerge dal primo bilancio del Progetto a favore degli esclusi dal sostegno pubblico varato dall’ente diocesano per mitigare gli effetti del provvedimento governativo dell’ottobre 2018, poi convertito in legge a dicembre di quell’anno.
Nella sola Diocesi di Milano, hanno potuto beneficiare dall’intervento 77 persone (di cui 29 minori), tutte titolari di permesso di soggiorno per ragioni umanitarie in carico alle strutture gestite per conto delle Prefetture dalle cooperative sociali della Caritas Ambrosiana e del territorio. Migranti dunque cui lo Stato – si legge in una nota - aveva riconosciuto il diritto a restare sul territorio nazionale ma che avevano perso il diritto all’accoglienza con l’entrata in vigore del decreto. Grazie, invece, all’iniziativa della Caritas Ambrosiana tutti gli ospiti hanno potuto proseguire i precorsi di integrazione che avevano intrapreso o iniziarne di nuovi negli stessi centri o in altri del sistema diocesano.
Ad un anno di distanza da questa decisione, su 48 adulti rimasti nelle strutture 20 hanno già trovato un lavoro alcuni in modo autonomo, altri al termine dei corsi di formazione e delle borse lavoro che sono state offerte loro all’interno del progetto. Inoltre tutti i 14 migranti single ospiti e più della metà delle famiglie (14 su 24) si stanno preparando a lasciare i centri di accoglienza grazie a percorsi di autonomia ben avviati.
Campagna “Io Accolgo”: a Roma la prima assemblea nazionale
12 Febbraio 2020 - Roma - Lavori in corso, a Roma, per la prima assemblea della campagna del non profit e della società civile italiana “Io Accolgo” si tratterà di una due giorni dal titolo “Accoglienza, sfide pratiche e proposte” .
Venerdì 28 febbraio, dalle 16 alle 19, spiegano i promotori, “ci ritroveremo presso la CGIL nazionale in Corso d’Italia e affronteremo, con importanti esponenti del mondo dell’accoglienza e della politica, la situazione attuale, le difficoltà che il nostro mondo sta vivendo e porteremo le nostre proposte di modifica alle leggi in vigore che mettono in difficoltà centinaia di migliaia di cittadini migranti in tutta Italia”.
Sabato 29 dalle 10 alle 16, invece, l’appuntamento sarà alla Comunità di Sant’Egidio in via Gallicano: “Sarà il momento di fare il punto della situazione sulla nostra campagna e delineare le prossime mosse confrontandoci direttamente con i territori che hanno aderito alla campagna”.
Ad oggi, a “Io Accolgo” hanno già aderito oltre 15.600 persone singole e oltre 500 fra enti e associazioni. Il programma completo della due giorni del 28-29 febbraio è ancora in preparazione. Ma tutti coloro che sono interessati a partecipare possono già iscriversi servendosi di questo form on line.
Liberi dalla paura: ad un anno dal convegno di Sacrofano
12 Febbraio 2020 - Roma - Esattamente un anno fa, dal 15 al 17 febbraio 2019, si è svolto a Sacrofano (Roma) il meeting delle realtà di accoglienza nate a seguito dell’appello di Papa Francesco del settembre 2015, dal titolo: Liberi dalla paura, promosso dalla Fondazione Migrantes, da Caritas Italiana e dal Centro Astalli.
Per me i giorni più belli e più difficili da quando ho assunto il servizio di Direttore generale della Migrantes, in cui mi è sembrato di rivivere la pagina evangelica che avevamo scelto come icona dell’incontro (Mt.14,22-33): Simon Pietro che accogliendo l’invito di Gesù scende dalla barca e comincia a camminare sulle acque, ma poi, impauritosi, comincia ad affondare, e grida al Signore.
“E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: ‘Uomo di poca fede perché hai dubitato?’ Appena salito sulla barca il vento cessò”.
Sono stati 570 i partecipanti di cui un centinaio di giovani accolti di 28 paesi. Da quando Papa Francesco ha dato inizio al meeting con la celebrazione eucaristica, ci siamo sentiti veramente liberi da ogni paura, abbiamo sentito la presenza del Risorto in mezzo a noi. È quello che hanno raccontato anche le famiglie e le comunità che hanno partecipato; i dubbi e i timori che hanno accompagnato la loro scelta di accogliere un rifugiato, che si sono poi trasformati, pur in mezzo a qualche difficoltà, in una grande pace e gioia.
L’idea di organizzare il meeting è nata anzitutto per dire grazie a quanti oggi “contribuiscono a tenere vivo quello spirito di fraterna solidarietà che ha lungamente contraddistinto l’Italia” (papa Francesco). In un momento in cui è più facile che incontrino la diffidenza o l’ostilità di chi li circonda piuttosto che la gratitudine.
In secondo luogo per dare loro voce e coraggio, perché l’isolamento scoraggia e rende deboli: c’è ancora in Italia un popolo numeroso che non ha piegato le ginocchia davanti agli idoli, come rivela il Signore al profeta Elia in un momento di profondo scoraggiamento (1Re 19,18s).
Infine perché siamo convinti che l’appello del Papa non vada archiviato, non ha dato ancora tutti i suoi frutti, come ha ricordato recentemente il suo elemosiniere il Cardinal Kraiewski tornando da Lesbo, dove sono accampati in condizioni disperate migliaia di profughi di cui la metà sono bambini: “Se ogni monastero, ogni casa religiosa, ogni parrocchia, si aprisse almeno per una persona, almeno per una famiglia, a Lesbo non troveremmo nessuno”.
Un appello che voleva non solo richiamare l’attenzione al dramma purtroppo ancora attuale dei profughi e delle tante vittime che hanno trasformato il Mar Mediterraneo in un grande cimitero, ma offrire l’occasione a tante parrocchie e comunità religiose diventate vecchie e sterili, di tornare ad essere feconde, come Abramo dopo che accolse alle Querce di Mamre i tre forestieri. Perché allora non provare a replicare nella vostra Diocesi o regione l’evento di Sacrofano invitando le tante realtà di accoglienza, a volte piccole e sconosciute, presenti sul territorio? Perché non provare a ridare voce all’appello del Papa senza cedere alle paure che ci assalgono?
Concludo con le parole con cui Papa Francesco si è congedato da noi a Sacrofano al termine della messa: “Prima di congedarmi vorrei ringraziare ognuno di voi per tutto quello che fate: il piccolo passo … Ma il piccolo passo fa il grande cammino della storia. Avanti! Non abbiate paura, abbiate coraggio! Che il Signore vi benedica. Grazie”. (D. Gianni De Robertis)
Papa Francesco: appello per la “martoriata e amata Siria
12 Febbraio 2020 - Città del Vaticano - “Vorrei che tutti pregassimo per l’amata e martoriata Siria”. E’ ‘appello rivolto questa mattina da Papa Francesco al termine dell’Udienza Generale nell’Aula paolo VI in Vaticano. “Tante famiglie, tanti bambini devono fuggire dalla guerra. La Siria sanguina da anni. Preghiamo per la Siria”, ha detto il pontefice che ha anche rivolto un appello per la Cina chiedendo una preghiera “per i nostri fratelli cinesi, che soffrono per questa malattia così crudele”, riferendosi al coronavirus che continua a mietere vittime: “Che trovino la strada della guarigione il più presto possibile”, ha detto il Papa. (R.I.)
Viminale: 1.771 le persone sbarcate sulle coste italiane nel 2010
11 Febbraio 2020 - Roma - 1.771: questo il numero dei migranti che sono sbarcate sulle coste italiane nel 2020. Il dato, diffuso dal Ministero dell’Interno, è aggiornato a questa mattina da inizio anno. Nei primi 1o giorni di febbraio sono stati 429 le persone migranti arrivate. La maggioranza il 2 febbraio che ha registrato l’arrivo di 394 persone. Dei quasi 1.800 migranti arrivati 250 sono di nazionalità algerina (14%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Sudan (238, 14%), Costa d’Avorio (218, 12%), Bangladesh (217, 12%), Guinea (105, 6%), Somalia (86, 5%), Tunisia (84, 5%), Marocco (75, 4%), Iraq (62, 4%), Mali (57, 3%) a cui si aggiungono 379 persone (21%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.
Fino ad oggi sono stati 320 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare.
Istat: 5,4 milioni gli stranieri in Italia
11 Febbraio 2020 - Roma - Al 1° gennaio 2020 gli stranieri residenti in Italia ammontano a 5 milioni 382mila, in crescita di 123mila unità (+2,3%) rispetto a un anno prima. Nel conteggio concorrono 220mila unità in più per effetto delle migrazioni con l’estero, 55mila unità in più per effetto della dinamica naturale (63mila nati stranieri contro appena 8mila decessi), 46mila unità in meno per effetto delle revisioni anagrafiche e, infine, 109mila unità in meno per acquisizioni della cittadinanza italiana. I dati sono contenuti nel Report “Indicatori Demografici” dell’Istat diffusi questa mattina. La popolazione residente straniera costituisce dunque l’8,9% del totale (era l’8,7% un anno prima). Le regioni dove più forte è l’incidenza della popolazione straniera sul totale dei residenti sono l’Emilia- Romagna (12,6%), la Lombardia (12,1%) e il Lazio (11,7%). Il peso percentuale della popolazione straniera risulta relativamente più basso nel Mezzogiorno (4,4% contro l’11% del Centro-nord); il minimo è in Puglia e Sardegna (3,5%). Peraltro, fatto pari a 100 il numero di residenti stranieri sul territorio nazionale, 58 risiedono nel Nord (di cui 23 nella sola Lombardia), 25 nel Centro e appena 17 nel Mezzogiorno.
Il ricambio demografico debole – scrive l’Istituto di Statistica Italiano - determina effetti soprattutto sulla popolazione di cittadinanza italiana, il cui ammontare continua a decrescere di anno in anno. In complesso gli italiani residenti ammontano a 54 milioni 935mila al 1° gennaio 2020, con una riduzione di circa 240mila unità (-4,3 per mille) sull’anno precedente. Per i cittadini italiani risultano ampiamente negative le principali poste demografiche: il saldo naturale (-267mila unità), il saldo migratorio netto con l’estero (-77mila) e il saldo per gli aggiustamenti di carattere anagrafico (-2mila). Parziale compensazione di tali diminuzioni deriva dalle sole acquisizioni della cittadinanza italiana (+109mila).
Centro Astalli: “I diritti umani non possono rimanere solo sulla carta di fronte alla morte di innocenti
11 Febbraio 2020 - Roma - 91 persone sono alla deriva nel Mediterraneo: “le speranze di soccorrerli da vivi, si affievoliscono sempre più. Continua l’azione instancabile delle navi di Ong che cercano di arrivare in tempo ogni qual volta un’imbarcazione in difficoltà lancia l’allarme. Un’azione tanto meritoria quanto insufficiente di fronte alla insostenibile situazione che stanno vivendo migliaia di migranti che cercano legittimamente di fuggire dalla Libia in cerca di protezione in Europa”. Lo afferma in una nota il Centro Astalli che tramite il presidente, p. Camillo Ripamonti sottolinea come: “In queste ore di angoscia e apprensione per la sorte di decine di migranti che si trovano in serio pericolo di vita nell’indifferenza dei governi europei, il richiamo al rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali nella nota emessa dalla Farnesina per la revisione del memorandum con la Libia, sembra essere una stridente contraddizione”.
Per il Centro Astalli è “urgente ripristinare un’azione europea di ricerca e soccorso in mare per i migranti in difficoltà, aprire canali umanitari sicuri che evitino la morte di migliaia di innocenti, vittime del traffico di esseri umani, e realizzare un’azione volta alla costruzione e al mantenimento della pace in Libia, un paese nel caos in cui i migranti vengono sottoposti quotidianamente a torture e abusi”. P. Ripamonti ribadisce infine che: “I diritti umani non possono rimanere solo sulla carta di fronte alla morte di innocenti. È un paradosso inaccettabile, che vìola i diritti e la dignità dei migranti e anche i nostri. Non lasciamo morire in mare nessuno, farlo è inaccettabile resa di fronte alla barbarie”.
Insulti razzisti, poi i pugni: eppure Boubakar ha già vinto
11 Febbraio 2020 - Palermo - «Io mi trovo bene qui a Palermo e ci rimarrò per sempre. È una città bella, antirazzista, accogliente. È la mia città preferita». Boubakar Kande parla con calma, racconta l’aggressione violenta e assurda di cui è stato vittima nella notte tra sabato e domenica, in un luogo centralissimo del capoluogo siciliano, in via Cavour, tra il teatro Massimo e la Banca d’Italia, ma offre anche una lezione a chi è portato a fare sempre di tutta l’erba un fascio. Quella di questo giovane ventenne originario del Senegal è una storia di stupida violenza e di solidarietà, i due volti di una città complessa e multiculturale. Una storia venuta fuori attraverso i social, dopo un lungo post di un uomo, Ignazio Penna, che decide di raccontare un’aggressione a cui hanno assistito due amici del figlio, i quali sono intervenuti in difesa del giovane africano, a differenza delle decine di persone che si sono fermate a guardare impassibili il pestaggio in piena notte. La testimonianza di un cittadino indignato, che è stata commentata sempre su Facebook proprio dal diretto interessato, che ha avuto il coraggio di venire allo scoperto, di ringraziare i suoi soccorritori e la città e di denunciare tutto alla polizia. Adesso sono in corso le indagini per individuare gli autori dell’aggressione, un contributo potrebbero darlo le immagini delle numerose telecamere di videosorveglianza nella zona, ma è anche il momento della pioggia di reazioni di solidarietà da parte di ogni parte politica, della società civile, dei sindacati, della gente comune.
Boubakar, poco dopo mezzanotte, sarebbe stato colpito da tre adolescenti in pieno centro, mentre tornava a casa dopo il lavoro con la sua bicicletta. «Negro di m...» lo avrebbero appellato, mentre la vittima rispondeva: «Non ti permetto di parlarmi così». Inutile il tentativo di rimettersi in sella e cambiare strada. Il gruppetto di aggressori lo avrebbe atteso poco distante e lì, in via Cavour, sarebbe cominciato il pestaggio, il ragazzo senegalese sarebbe stato colpito con calci e pugni, con i caschi dello scooter, avrebbe provato a difendersi con la catena della sua bici, ma sarebbe rimasto a terra, mentre tantissime persone sarebbero rimaste ferme a guardare, senza alzare un dito. Finché non sono arrivati due ragazzi che lo hanno soccorso. «I due amici di mio figlio si sono messi al fianco del ragazzo aggredito, mentre uno dei due chiamava la polizia» ha raccontato il cittadino su Facebook, versione poi confermata dal giovane africano.
«Appena visto che la vittima non era più sola, i ragazzi aggressori sono fuggiti, lasciando la povera vittima pieno di lividi e con la faccia sanguinante». Boubakar ha rimediato qualche ferita al volto, è stato trasportato all’ospedale Civico di Palermo e dimesso con una prognosi di 10 giorni, ma ieri ha voluto uscire allo scoperto e ringraziare: «Sono io il ragazzo aggredito. E urlo con voce alta che Palermo è una bellissima città accogliente antirazzista, a Palermo ci sono tante belle persone, io mi trovo veramente benissimo. Sono pochi quegli str… . Gli consiglio di girare un po’ il mondo e vedere come funzionano le cose…a Palermo i razzisti ci sono, ma sono pochissimi». E il sindaco Leoluca Orlando commenta: «Vi sono palermitani di ogni colore che ogni giorno danno motivo di essere orgogliosi della nostra città. Fra questi certamente il ragazzo aggredito per motivi razziali e che nonostante questo conferma il suo amore per Palermo. Fra questi certamente quei giovani palermitani che sono intervenuti a sua difesa, evitando forse ben più gravi conseguenze». (Alessandra Turrisi – Avvenire)