Tag: Immigrati e profughi
Migrantes Andria: parte il progetto APRI
Honduras: partita ieri la prima carovana di migranti dall’inizio della pandemia
I racconti di chi fugge: una nuova trasmissione di Radio Vaticana
Mediterranea Saving Humans: al via la campagna per raccontare le storie di chi fugge dall’inferno libico
Centro Astalli: “fermare l’ecatombe nel Mediterraneo è dovere europeo”
Scalabriniani: patto Ue migrazione e asilo “è l’abbandono dei valori costitutivi dell’integrazione europea”
Roma - “Questo cosiddetto nuovo inizio è in realtà più l’abiura dei valori che hanno guidato, tra alti e bassi, settant’anni di processo d’integrazione europea che una reale ricerca di equilibrio tra responsabilità e solidarietà”. Così padre Lorenzo Prencipe, presidente della Fondazione Centro studi emigrazione di Roma, commenta il nuovo Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo, presentato il 23 settembre scorso dalla Commissione europea. “Leggendo il testo della Commissione – afferma un comunicato diffuso questa mattina – quello che emerge chiaramente è che l’Unione europea intende chiudere sempre più le sue frontiere, limitare al massimo gli ingressi dei migranti e richiedenti asilo e incentivare con tutti i mezzi i rimpatri”. Padre Prencipe rileva come dall’inizio del 2020, secondo Eurostat, sono circa 247mila le richieste d’asilo presentate nell’Ue e sono state 676mila nel 2019. “Ciò ratifica che l’Europa è una delle aree geografiche del mondo meno investite dai flussi di persone in fuga dalle loro case (80 milioni nel 2019 secondo UNHCR)”. “Ci chiediamo con forza: quali sarebbero le politiche ‘veramente nuove’ per migranti e rifugiati?”, scrive ancora il presidente del Centro studi emigrazione. Dagli Scalabriniani, l’invito a pensare a politiche che “esigono un radicale cambiamento di approccio ai migranti e ai rifugiati, considerati e rispettati nella loro dignità umana prima di ogni altra valenza socioeconomica”. (SIR)
UNHCR: a Lesbo “9.400 richiedenti asilo spostati nel nuovo centro
Lesbo - L’Agenzia Onu per i rifugiati rivolge oggi un appello “affinché si intraprendano azioni urgenti volte a migliorare le condizioni abitative e si assicurino soluzioni rispettose della dignità dei richiedenti asilo presenti nei centri di accoglienza delle isole Egee, anche all’interno del nuovo sito di emergenza sull’isola di Lesbo”. All’indomani della serie di incendi che hanno devastato il centro di accoglienza e identificazione di Moria, sull’isola di Lesbo, costringendo circa 12.000 uomini, donne e bambini a rifugiarsi in strada, il governo greco ha mobilitato l’esercito e i partner umanitari per allestire una struttura di emergenza. “Circa 9.400 richiedenti asilo attualmente vivono all’interno di questo sito gestito dal governo – informa l’UNHCR –, allestito nel giro di pochi giorni. Diverse centinaia di persone, tra le più vulnerabili, sono state trasferite presso strutture sicure presenti sull’isola oppure sulla terraferma”. L’agenzia Onu stima che, su tutte le isole, “vi sarebbero almeno 4.000 persone, di cui quasi 2.000 a Lesbo, aventi i requisiti per essere trasferite sulla terraferma immediatamente. Il loro trasferimento rappresenterà un passo significativo verso l’obiettivo di decongestionare le strutture di accoglienza presenti sulle isole”. A proposito del Patto Ue su migrazioni e asilo presentato ieri dalla Commissione europea l’UNHCR, insieme all’OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni), ha rivolto giorni fa un appello all’Ue. “Per gli Stati membri – affermano – è il momento di abbandonare l’approccio emergenziale che prevede l’adozione di accordi ad hoc in materia di asilo e migrazioni in Europa per passare a uno comprensivo, coordinato e strutturato”. (SIR)
Eurostat: con il lockdown calano le richieste di asilo e protezione internazionale
Lesbo: firmato l’accordo per i nuovi corridoi umanitari verso l’Italia
Lesbo: al via corridoi umanitari per 300 rifugiati in Italia
Viminale: 23.194 le persone sbarcate sulle coste italiane nel 2020
Viminale: 21mila i migranti sbarcati, nel 2020, in Italia
Iraq: rifugiati della Piana di Ninive celebrano la festa della Santa Croce
Lesbo: tutti sfollati dopo l’incendio
Sud Sudan: aiuti umanitari per i profughi dalla Comunità di Sant’Egidio
R.I.
“Morire di Speranza”: a Roma veglia di preghiera in memoria di quanti perdono la vita nei viaggi verso l’Europa
Il volontariato “rivoluzionario” degli immigrati: una ricerca del CSVnet
Migrantes Gaeta: se i migranti sono risorsa
Gaeta - Nel Rapporto Eurispes reso pubblico lo scorso 30 gennaio 2020, tra le diverse tematiche affrontate nell’analisi della realtà dell’Italia c’è anche un riferimento alla presenza degli immigrati in Italia. Il presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara, presentando il rapporto, sul tema specifico, ha commentato: “Gli immigrati regolari in Italia sono circa cinque milioni (5.255.000 pari all’8,7% della popolazione) e gli irregolari, circa cinquecentomila, la loro presenza è decisamente inferiore a quella che si registra in molti altri paesi. I lavoratori immigrati in Italia producono il 9% del Pil, circa 139 miliardi di euro annui; il denaro che spediscono ai loro familiari (6,2 miliardi annui) è molto più importante per il sostegno ai paesi di origine di quanto non sia quello che l’Italia destina agli aiuti internazionali allo sviluppo. Chi dice “aiutiamoli a casa loro”, sostenendo che si debbano finanziare i paesi di origine, trascura il fatto che siano proprio gli immigrati, con le loro rimesse, che si aiutano da soli a casa loro. Inoltre, i dati ufficiali sono nettamente in positivo per lo Stato. Il bilancio tra costi e ricavi segnala un saldo attivo di 3,9 miliardi. I lavoratori stranieri in Italia sono il 10,5% degli occupati e versano 14 miliardi annui di contributi sociali e ne ricevono solo 7 tra indennità di disoccupazione e pensioni. I loro contributi ci permettono di pagare oltre 600.000 pensioni”.
Questi dati servono a prendere coscienza della realtà, della situazione attuale che spesso viene nascosta, travisata o manipolata per fini propagandistici. E da questi dati emerge il grosso contributo economico che gli immigrati danno allo stato italiano che li ospita, dove troppo spesso si rivendicano i diritti ma si dimenticano i doveri verso tutta la comunità civile. In Italia, le 10 comunità più numerose provengono da Romania 23,0%, Albania 8,4%, Marocco 8,0%, Cina 5,7%, Ucraina 4,6%, Filippine 3,2%, India 3,0%, Bangladesh 2,7%, Moldova 2,5% e Egitto 2,4%. In provincia di Latina la comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania con il 37,7% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dall’India (21,3%), Albania (4,3%), Ucraina (3,2%), Marocco (3.1%), Nigeria (2.5%) e Bangladesh (2,4%).
Durante il periodo di lockdown, gli immigrati presenti nelle case delle nostre città, nei campi del nostro territorio, non hanno mai smesso di lavorare per assicurare il cibo sulle nostre tavole e l’assistenza domiciliare alle persone fragili.
“Non si tratta solo di Migranti” ci diceva l’anno scorso papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato e, ancora oggi, ci incoraggia ad andare oltre gli stereotipi che portano alla chiusura, ad un atteggiamento escludente e all’assuefazione alla cultura dello scarto per imboccare con speranza la strada dell’incontro, dell’accoglienza, della condivisione e della solidarietà. ( Maria Giovanna Ruggieri – Direttore Migrantes Gaeta)