Tag: Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

GMCS: saper ascoltare la vita degli altri: di qui passa un nuovo annuncio

24 Maggio 2022 -

Roma - Ascoltate, è l’invito del Papa, ascoltate in profondità. Aprite le orecchie prima di aprire la bocca; farete un’esperienza capace di catturarvi a tal punto che l’ascolto vi sazierà, e scoprirete di non avere più molto di davvero importante da dire. L’ascolto è al centro del Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali numero 56, in calendario domenica prossima. Profeti, apostoli, padri della Chiesa, lo stesso Gesù invitano innanzitutto ad ascoltare, e ad ascoltare con il cuore prima che con le orecchie. Le riflessioni del Papa sono tutte pertinenti, ma a noi spetta compiere un passo oltre, per riconoscere come il materialismo abbia, per primo, compreso quanto sia importante ascoltare.

Mentre tutti ci affannavamo a cercare le 'parole giuste' per comunicare, per annunciare il Vangelo, per convincere, il Mercato ascoltava, lui sì, in profondità. Individuava le paure e i desideri più reconditi e li tramutava in merce. Lo stesso ascolto faceva questa triste fine: gli ascolti, l’audience, stabiliscono il destino di una trasmissione, di un prodotto, di tutto: dall’uomo di spettacolo al politico. Monetizzato, il dono dell’ascolto si tramuta in audience. I like altro non sono che un diverso nome dell’ascolto al soldo del Mercato. E triste sarebbe cadere nel tranello, e decretare il 'successo' di questa o quella esperienza di Chiesa sulla base degli 'ascolti'.

A volte sentiamo uomini e donne di Chiesa lamentarsi di un mondo che 'non ci ascolta'. Cattivo, questo mondo sordo alle nostre parole alate. Ma il mondo, forse, potrebbe allo stesso modo, lamentarsi di una Chiesa che 'non mi ascolta'. Chi ascolta chi? Com’è possibile un dialogo tra chi anela a essere ascoltato, ma non sa o non vuole ascoltare?

C’è chi ritiene che l’ascolto sia superfluo perché 'basta la Parola di Dio'... come se Dio non fosse il Dio dell’ascolto, un autentico fuoriclasse nell’arte di ascoltare. E c’è soprattutto chi investe enormi energie nell’affinare tecniche ed escogitare trucchi al fine di farsi ascoltare, senza dedicare un centesimo delle stesse energie nell’arte dell’ascolto. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda dell’amore. Desideriamo immensamente essere amati ed elaboriamo strategie complesse per renderci amabili. Ma sui modi migliori, autentici e liberanti di amare investiamo molto di meno. Sorge il sospetto che ascolto e amore vadano a braccetto. Che ascolto sarà mai quello di persone per le quali non nutriamo alcun interesse? Persone che riteniamo non abbiano niente di importante da dire perché troppo vuote, troppo diverse, troppo lontane? Persone che ci sono indifferenti, indegne di ascolto?

C’è anche chi considera l’ascolto come un semplice strumento in funzione dell’annuncio della Parola di Dio: in sé, l’ascolto non avrebbe valore. E mentre distrattamente ascolta, la mente già elabora strategie comunicative per conquistare persone o situazioni. Niente di più sbagliato. In realtà l’ascolto è già di per sé un atto ecclesiale. È annuncio del Vangelo. Lo è, se ascoltiamo come Gesù ascoltava ieri e ascolterebbe oggi. L’apostolo, laico o presbìtero, è chiamato a prolungare la presenza di Gesù quaggiù. A replicarne i gesti, le parole e... i silenzi. Ascoltare come farebbe Gesù è già un modo di annunciare il Vangelo. Chi si sente ascoltato, ma sul serio, avverte l’amore di chi lo ascolta. Quell’amore è l’amore di Gesù che lentamente si deposita sull’anima e la libera. Ascoltiamo, dunque, senza troppo preoccuparci di trovare subito le 'parole giuste'. L’ascolto può essere rumorosissimo più di mille parole. (Umbero Folena).

 

Papa Francesco: ascoltare con il cuore la storie dei migranti

24 Gennaio 2022 - Città del Vaticano - "La realtà delle migrazioni forzate è una problematica complessa e nessuno ha la ricetta pronta per risolverla". Lo scrive oggi Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si celebra il prossimo 29 maggio sul tema "Ascoltare con l'orecchio del cuore". Per il Papa per "vincere i pregiudizi sui migranti e sciogliere la durezza dei nostri cuori, bisognerebbe provare ad ascoltare le loro storie. Dare un nome e una storia a ciascuno di loro. Molti bravi giornalisti lo fanno già. E molti altri vorrebbero farlo, se solo potessero. Incoraggiamoli! Ascoltiamo queste storie! Ognuno - scrive il Pontefice - poi sarà libero di sostenere le politiche migratorie che riterrà più adeguate al proprio Paese. Ma avremo davanti agli occhi, in ogni caso, non dei numeri, non dei pericolosi invasori, ma volti e storie di persone concrete, sguardi, attese, sofferenze di uomini e donne da ascoltare". (R.I.)

Ascoltate! il tema della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

30 Settembre 2021 - Roma - Il tema scelto da Papa Francesco per la 56ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebrerà nel 2022, colpisce per l’essenzialità e, al tempo stesso, la ricchezza. C’è un elemento che rappresenta anche un’assoluta novità: il punto esclamativo. Si tratta di un invito che esprime una forte esigenza. Quella dell’ascolto, appunto! Siamo tutti abituati ormai a una comunicazione veloce e a un’informazione istantanea. Le parole scorrono via sui monitor e sui display. Eppure, basta poco per rendersi conto che comunicare non è amplificare, ma soprattutto ascoltare. L’esclamativo è un’esortazione a prendere sul serio il proprio lavoro, la propria professione, il proprio servizio. C’è bisogno di lasciarsi trafiggere dalle storie degli altri. Non basta osservare per ascoltare. Così come non basta dare conto di ciò che avviene per partecipare pienamente alla ricerca della verità. “Ascoltate!”: è una certezza che significa rispetto e apertura verso l’altro. Anche verso chi ci è accanto in silenzio. È questa la grande ricchezza: cogliere le parole lì dove non ci sono. (Vincenzo Corrado)  

Ascoltare: il tema della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

29 Settembre 2021 - Città del Vaticano – “Ascoltate”: questo il tema che Papa Francesco ha scelto per la 56.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebrerà nel 2022. Dopo il Messaggio del 2021, centrato sull’andare e vedere, nel suo nuovo Messaggio per la Giornata Mondiale del 2022 Papa Francesco chiede al mondo della comunicazione di “reimparare ad ascoltare. La pandemia – si legge in una nota pubblicata sul Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede - ha colpito e ferito tutti e tutti hanno bisogno di essere ascoltati e confortati. L’ascolto è fondamentale anche per una buona informazione. La ricerca della verità comincia dall’ascolto. E così anche la testimonianza attraverso i mezzi della comunicazione sociale. Ogni dialogo, ogni relazione comincia dall’ascolto. Per questo, per poter crescere, anche professionalmente, come comunicatori, bisogna reimparare ad ascoltare tanto”. Gesù stesso “ci chiede di fare attenzione a come ascoltiamo. Per poter veramente ascoltare ci vuole coraggio, ci vuole un cuore libero e aperto, senza pregiudizi. In questo tempo nel quale la Chiesa tutta è invitata a mettersi in ascolto per imparare ad essere una Chiesa sinodale – conclude la nota - tutti siamo invitati a riscoprire l’ascolto come essenziale per una buona comunicazione”.

Operatori pastorali Migrantes: anche noi “consumiamo le suole delle scarpe”

12 Febbraio 2021 - Roma - Mettersi in marcia, raccontare vedendo e consumando le suole delle scarpe. Il 23 gennaio scorso, vigilia della Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, Papa Francesco ha reso noto il Messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebrerà il 16 maggio. Proprio a gennaio sono iniziati in Germania i festeggiamenti per i primi 70 anni del mensile delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinava “Corriere d’Italia” nato per gli italiani emigrati in Germania e nel nord Europa “accompagnandoli e sostenendoli nel loro spesso difficile cammino”, come si legge nell’editoriale del primo numero di questo 2021 a firma di Licia Linardi. Il giornale è nato nel 1951 sotto la guida di don Aldo Casadei da una idea di don Vincenzo Mecheroni, con il nome “La Squilla” diventato poi, 13 anni dopo “Corriere d’Italia”. Ciò che scrive Papa Francesco nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: “venire e vedere”, è quanto ogni sacerdote che accompagna gli italiani in emigrazione svolge nella sua attività, “nell’andare verso le pecorelle a lui affidate”, spiega don Pierluigi Vignola, parroco della Missione Cattolica Italiana d Amburgo. “Proprio perché – prosegue – aprirsi all’incontro verso l’altro, il nostro prossimo, è quanto richiesto dal Signore Gesù ad ognuno di noi, ad ogni buon cristiano, ma soprattutto a chi si è posto in modo particolare al suo servizio”. Maggiormente in questo “tempo particolare per tutti noi”, il “condividere” del Papa “mi ha riportato alla mente la richiesta di compartecipazione rivoltami dai tanti che si trovano a dover affrontare bisogni e necessità che non sempre lo Stato riesce a soddisfare. Esserci, ascoltare, aver incrociato i loro volti ha significato già molto per queste persone”. Il “consumare le suole delle scarpe”, è “quel saper andare incontro ed alla ricerca di fratelli e sorelle più bisognosi e che mi incoraggiano ad andare avanti senza sosta, sapendo che con noi ci sta sempre il Signore che veglia e ci accompagna in questo cammino”. Il Messaggio del pontefice coinvolge non solo i giornalisti della carta stampata, ma anche coloro che sono impegnati nei nuovi mezzi di comunicazione, evidenzia il direttore del giornale di Buenos Aires “Voce d’Italia”, padre Sante Cervellin: “si tratta di coniugare contenuto e forma di espressione; se si esagera in uno di questi poli c’è il pericolo di limitare il messaggio o di renderlo banale”. Il “comunicatore oggi dovrebbe fare testo perché, come suggerisce papa Francesco è andato alla ricerca della verità”. Il “venire e vedere” può “diventare il metodo di ogni autentica comunicazione umana, perché si basa sulla vita concreta delle persone e sulla verità delle cose”, spiega don Saverio Viola, parroco della Missione Cattolica Italiana di Solothurn, in Svizzera: “ogni informazione per essere espressione comunicativa chiara e sincera, non può essere confezionata lontano dalla realtà, stando seduti sul posto di lavoro, in redazione e davanti al computer. È necessario uscire per strada, consumare le suole delle scarpe, incontrare le persone e raccontare i loro vissuti”. Il sacerdote spiega che in questo tempo, per colmare il senso di vuoto relazionale e farsi sentire prossimi, “anche noi abbiamo sperimentato l’efficacia comunicativa dei media: ponti virtuali per restare in contatto con le nostre comunità. E senza dubbio la rete si è rivelata uno strumento formidabile, che avvicina le persone e le rende presenti, ma è pur sempre un incontro virtuale”. Talvolta “il rischio di un appiattimento in ‘giornali fotocopia’”, come scrive il Papa è “concreto, la narrazione dei fatti diventa asfittica e autoreferenziale, riuscendo sempre meno ‘a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone’”, dice Domenico Pellegrino, volontario dell’Ufficio Migrantes di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela: “perché, qualunque sia la prospettiva che si vuole assumere, prima che informazione di fatti è sempre informazione di storie, di vite, di volti”. “Vieni e vedi”: il messaggio di Papa Francesco è “esattamente la maniera con cui la fede cristiana si esprime”, dice don Geremia Acri, direttore dell’Ufficio Migrantes e dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Andria. L’invito a “consumare le suole delle scarpe” è “una risposta reale al contrasto dell’appiattimento in cui giornali fotocopia o notiziari tv e siti web stanno cadendo a causa della troppa sovraesposizione ad input che anestetizzano il lettore e non fanno altro che contribuire alla diseducazione delle coscienze. Bisogna invece incontrare le persone, cercare storie che meritano di essere raccontate per formare lettori critici per stimolare dibattiti sani”. Le storie “passano anche attraverso i progetti sociali (la sartoria, l’orto, il ristorante sociale) sostenuti dalla nostra comunità “MigrantesLiberi”; sono storie tangibili i cui racconti vogliono ‘contagiare’ tutti coloro che possono contribuire a fare del bene, ad essere parte attiva di una comunità che sa aiutare”: “non c’è vaccino per formare giornalisti coscienziosi e affamati di verità, ma c’è una cura: essere dalla parte dell’altro”. Papa Francesco ha ricordato queste “sapienti parole” di S. Agostino: “Nelle nostre mani ci sono i libri sacri, ma nei nostri occhi i fatti”. “E ciò – dice p. Renato Zilio, direttore dell’Ufficio Migrantes delle Marche – mi fa ricordare padre Mario, missionario in Francia, e gli incontri biblici che organizzava alla sera con i nostri emigrati italiani. Era leggere, commentare e lasciar emergere ciò che essi stessi stavano scrivendo con la loro vita”.      

MCI Solothurn: nella vera vita delle persone si compie il miracolo dell’incontro

2 Febbraio 2021 - Solothurn -  È nota la forza comunicativa di Papa Francesco: la semplicità dei suoi scritti, non banali nei contenuti, arriva, diretta, a tutti. Così, anche nel messaggio per la 55ͣ Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali, che si celebrerà il prossimo 16 maggio -solennità dell’Ascensione del Signore - dal tema “Vieni e vedi”, comunica delle verità in modo semplice e immediato. La riflessione prende spunto dal racconto di un incontro, dalle cui parole deriva il nodo centrale del suddetto testo: «Venite e vedrete» è la risposta che Gesù diede ai primi due discepoli Andrea e Giovanni alla domanda «Maestro dove abiti?»” (Gv 1, 46). Da allora e fino ai giorni nostri la fede cristiana si è comunicata attraverso un incontro, un abitare la relazione come esperienza di conoscenza diretta. Il “venire e vedere” può diventare il metodo di ogni autentica comunicazione umana, perché si basa sulla vita concreta delle persone e sulla verità delle cose. Così ogni informazione per essere espressione comunicativa chiara e sincera, non può essere confezionata lontano dalla realtà, stando seduti sul posto di lavoro, in redazione e davanti al computer: è necessario uscire per strada, consumare le suole delle scarpe, incontrare le persone e raccontare i loro vissuti. In questo tempo di pandemia, nel quale le relazioni sono limitate, come tutti, anche noi sacerdoti con i nostri connazionali all’estero, stiamo soffrendo per la mancanza d’incontro. E il disagio si fa più drammatico quando si è costretti a stare lontano dagli ammalati, dagli anziani, dai morenti. Per colmare il senso di vuoto relazionale e farsi sentire prossimi, tuttavia, anche noi abbiamo sperimentato l’efficacia comunicativa dei media: ponti virtuali per restare in contatto con le nostre comunità. E senza dubbio la rete si è rivelata uno strumento formidabile, che avvicina le persone e le rende presenti, ma è pur sempre un incontro virtuale. L’incontro personale ha un sapore diverso, si riesce materialmente a soffrire con chi soffre e a gioire con chi gioisce, perché la condivisione non è solo trasmissione verbale attraverso uno schermo, è sentire un abbraccio affettuoso, è vedere la sincera compassione dello sguardo. È la verità della persona che si fa presenza reale e vera. Facendo riferimento alla citazione di Sant’Agostino, riportata nel messaggio del Santo Padre, «Nelle nostre mani ci sono i libri, nei nostri occhi i fatti», potremmo dire, guardando ai nostri giorni: davanti ai nostri occhi ci sono degli schermi ma aldilà di essi la vera vita delle persone. Ed è là che si compie il miracolo dell’incontro. (Don Saverio Viola - MCI Solothurn)

Mci Amburgo: saper andare incontro ed alla ricerca di fratelli e sorelle più bisognosi

28 Gennaio 2021 - Amburgo - Ciò che scrive Papa Francesco nel Messaggio per la Prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali : “l’invito a “venire e vedere”, è quanto ogni Missionario svolge nella sua attività, nell’andare verso le pecorelle a lui affidate e nel riceverle presso la Casa del Padre. Proprio perché aprirsi all’incontro verso l’altro, il nostro prossimo, è quanto richiesto dal Signore Gesù ad ognuno di noi, ad ogni buon cristiano ma soprattutto a chi si è posto in modo particolare al suo servizio. Anche se si volge un’attività "Missionaria" in una grande città come può essere Amburgo, o comunque il Nord della Germania, non significa che non si sia maggiormente impegnati nella ricerca di coloro che hanno necessità e bisogno di conforto, fosse anche solo una semplice parola od un sorriso. Maggiormente in questo tempo particolare per tutti noi, il “condividere” del Papa mi ha riportato alla mente la richiesta di compartecipazione rivoltami dai tanti che si trovano a dover affrontare bisogni e necessità che non sempre lo Stato riesce a soddisfare. Esserci, ascoltare, aver incrociato i loro volti ha significato già molto per queste persone. Visitare le loro case, i loro negozi e ristoranti per quanto possibile, è un non far venire meno la memoria di quello che sono stati e sono ancora per la nostra comunità nazionale di migranti. Perché essere sacerdote accanto ai connazionali all'estero comprende qualità che spiccano ad occhio nudo: la gioia sul volto, l’ottimismo da trasmettere, la speranza che si respira, la vitalità sempre giovane e la fiducia cieca nella Divina Provvidenza. A volte, solo perché si vive in una grande realtà sembra tutto a portata di mano, tutto così vicino ed immediato; invece, senza il dono coinvolgente delle nostre vite, potremo avere miriadi di contatti ma non saremo mai immersi in una vera comunione di vita con i nostri fratelli. Da qui il “consumare le suole delle scarpe”, che è proprio quel saper andare incontro ed alla ricerca di fratelli e sorelle più bisognosi e che mi incoraggiano ad andare avanti senza sosta, sapendo che con noi ci sta sempre il Signore che veglia e ci accompagna in questo cammino. (d. Pierluigi Vignola - Mci Amburgo)