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Germania: 60 anni per la Missione cattolica italiana di Mainz

18 Marzo 2025 - Ha celebrato sessant’anni di storia la Missione cattolica italiana di Mainz, in Germania. Alla sua fondazione, in questo territorio vivevano circa 5.000 persone di origine italiana. Agli inizi – spiega il responsabile, il salesiano don Marek Chmielewski – la Missione italiana  era “una patria, una casa, una chiesa, una scuola e un oratorio. Arrivati nella capitale della Renania, gli emigranti trovavano qui uno spazio in cui respirare l’atmosfera della loro patria. Qui era possibile parlare non solo l’italiano, ma anche il dialetto locale”. Tra gli italiani illustri che hanno vissuto nel territorio della Missione cattolica italiana – molto prima della sua fondazione – don Romano Guardini che fu portato dai genitori nel 1886, quando aveva un’anno. Il padre fu nominato console italiano. Romano Guardini studiò nel Seminario vescovile di Magonza, fu ordinato prete della diocesi di Magonza; fu anche brevemente vice-curato, nel 1916, nella parrocchia di St. Emmeran, attualmente sede della Missione cattolica italiana. A lui è dedicata una piazza della città. [continua]

(leggi l'intervista integrale di Raffaele Iaria sul SIR)

Missioni cattoliche italiane: un ricordo di mons. Luigi Fraccari

12 Marzo 2025 - “Mons. Fraccari è una persona che non si può dimenticare”. Così iniziava il profilo di mons. Luigi Fraccari diffuso dalla Missione Cattolica Italiana di Berlino in occasione del primo anniversario della sua morte avvenuta a S. Ambrogio di Valpolicella (VR) il 24 gennaio 2000. Era nato a Caprino Veronese il medesimo giorno 91 anni prima. Chi era don Luigi? Dopo l’armistizio tra Italia e Alleati - l’8 settembre 1943 - gli italiani da alleati della Germania nazista sono stati giudicati traditori con tutte le conseguenze del caso. E così 600 soldati italiani e 200 loro cappellani sono stati imprigionati in campi di concentramento a Berlino. Don Luigi ne rimase molto scosso e chiese al suo vescovo, mons. Girolamo Cardinali, di essere inviato in Germania perché, disse, "sono caduti nelle mani di briganti e voglio dare loro conforto e speranza". Mons. Cardinali se ne meravigliò, ma accettò. E dopo mesi per avere i necessari permessi religiosi e civili, don Luigi raggiunge Berlino nell’ottobre 1943 come assistente degli italiani in quella zona. Si mette al lavoro alacremente per le notifiche di morte rimaste inevase, con la visita ai prigionieri e procurando loro come possibile qualche vitto e per i cappellani il necessario per celebrare la Messa, sostenendoli moralmente e mantenendo la speranza del ritorno. Tutto questo d’intesa con la Chiesa locale tedesca, del cappellano italiano dell’Ambasciata d’Italia, il salesiano don Martino Cristofori, e il Nunzio Apostolico, mons. Cesare Orsenigo. Nel Dopoguerra riesce ad acquistare una sede per i bambini orfani e gli anziani di Berlino in zona russa, con l’aiuto e la benedizione di papa Pacelli - Casa Pio XII, sede anche della Missione cattolica italiana -; si impegna per un cimitero degli italiani militari e civili e cura l’assistenza pastorale alla comunità italiana di Berlino, zona russa e settore russo compresi. In definitiva, 37 anni di Germania, con mille iniziative, aiutato da suore italiane. A 91 anni rientra in Italia per ragioni di salute, divenendo collaboratore della parrocchia di Sant’Ambrogio Valpolicella ove era stato parroco prima di raggiungere la Germania. Nel 2001 con il sindaco di Sant’Ambrogio, Pierluigi Toffalori, e il parroco, don Igino Trevisan, nasce un Comitato per onorare don Luigi Fraccari che inizialmente edita alcune pubblicazioni. A Caprino Veronese, dove era nato, gli viene dedicata una via il 1° febbraio 2003, dal sindaco Maria Teresa Girati. Nel 2007, poi anche il Comune di Sant’Ambrogio Valpolicella, luogo di sua attività pastorale in Italia, decide di dedicare “una via nel segno di Mons. Fraccari” con il sindaco Nereo Destri. Segue nel 2008 la posa di un busto di mons. Fraccari ai piedi della facciata del piazzale municipio, presenti anche alcune Suore della Misericordia, la Congregazione che ha aiutato mons. Fraccari nell’assistenza ai bambini ed agli anziani della Casa Pio XII. (don Silvano Ridolfi) Una delle vie intitolate a mons. Luigi Fraccari

In Germania l’integrazione funziona: più del 40% dei rifugiati ha un lavoro

9 Agosto 2019 - Berlino - La Germania che rallenta ha un nuovo alleato per ripartire economicamente: i rifugiati. Secondo uno studio dello Iab (Institut für Arbeitsmarkt und Berufsforschung), l’Istituto federale di ricerca sul mercato del lavoro di Norimberga, l’integrazione dei rifugiati nel mondo del lavoro tedesco funziona meglio di quanto era stato previsto dopo l’ondata di fine 2015 e inizio 2016, quando nel Paese, in pochi mesi, arrivarono circa di 880mila migranti, la maggior parte richiedenti asilo dalla Siria flagellata dalla guerra. «Oggi possiamo dire con certezza che più del 40% dei rifugiati che vivono in Germania hanno un’occupazione», ha spiegato ai media tedeschi il ricercatore dello Iab, Herbert Brücker. In base allo studio dello Iab, il sistema del mercato del lavoro tedesco entro cinque anni riesce ad integrare completamente un rifugiato su due. L’analisi rivela che nel 2019 quasi 400mila rifugiati tra i 15 e i 64 anni in Germania hanno un impiego. Un incremento sensibile rispetto all’anno precedente. Ad agosto del 2018 i rifugiati integrati nel mondo del lavoro erano circa 320mila. I settori del mercato del lavoro dove trovano più facilmente un’occupazione, sempre secondo lo Iab, sono la gastronomia e la ristorazione, ditte per la pulizia, edilizia, assistenza sanitaria e sociale. Ma non mancano le “eccellenze”. Sono in aumento anche i dati relativi agli operai specializzati ma anche ai medici, ingegneri e informatici. Cosa ha reso possibile questa inattesa e rapida integrazione dei rifugiati in Germania? La risposta è scontata: un mercato del lavoro fondato sul cosiddetto sistema duale introdotto dai primi anni del 2000. Il sistema si ispira a un principio molto semplice valido per ogni tipo di occupazione dalla più qualificata a quella meno retribuita: in Germania non accedi al mondo del lavoro se prima non hai realizzato un periodo di apprendistato e formazione presso un’azienda. Il sistema mette continuamente in relazione scuole superiori, università e aziende in cerca di lavoratori. La formazione ovviamente in questo caso è rivolta soprattutto agli studenti che frequentano scuole superiori ed università ma anche lo Stato federale, attraverso l’Agenzia federale del lavoro (Arbeitsagentur), con la collaborazione di Länder e Comuni, mette a disposizione corsi di formazione gratuiti per i rifugiati che prevedono anche corsi di lingua tedesca. Secondo l’agenzia federale per il lavoro «nel 2018 si è registrato un aumento del 14,8% del numero dei rifugiati che hanno frequentato corsi di formazione». Nel 2018, si legge tra i dati ufficiali forniti dall’Arbeitsagentur, per esempio solo i siriani e gli afghani richiedenti asilo iscritti ai corsi di formazione in tutto il Paese sono stati 13.900. Nel 2017 erano stati meno di 10mila. Per il 2019 si attende un ulteriore incremento. Il governo di Berlino dopo il 2016 ha cambiato radicalmente la sua strategia in materia di accoglienza dei rifugiati. Ha inserito quote obbligatorie per gli arrivi dei richiedenti asilo, ha rafforzato i controlli alle frontiere, ha introdotto una nuova legge sull’immigrazione che favorirà soprattutto gli immigrati qualificati. Ma la Germania sta vincendo la sua sfida nell’integrazione dei rifugiati e richiedenti asilo. Secondo lo Iab e molti economisti la loro integrazione nel mercato del lavoro potrà produrre molti benefici all’economia del Paese nel breve e medio periodo, creando aumento della ricchezza, dei consumi ma anche in termini di Prodotto interno lordo. (Vincenzo Savignano – Avvenire)