Tag: Festival della Migrazione
Festival della Migrazione: un confrontro per sfatare “miti” sull’immigrazione
Festival della Migrazione: “trattare il fenomeno in modo strutturale, andando oltre l’emergenza”
Festival della Migrazione: questa mattina l’avvio a Modena
Festival della Migrazione: il messaggio di papa Francesco
Festival della migrazione: “Abbiamo dato voce al paese reale”
Festival della migrazione, mons. Castellucci: “Le persone in pericolo di vita non vanno respinte”
Modena - “Le persone che sono in pericolo di vita non vanno respinte, si tratta di valori che riguardano l’umano. La fraternità, anche per i non cristiani, deve diventare un nuovo stile nei rapporti interpersonali”. Lo ha detto mons. Erio Castellucci, vice presidente della Cei, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, intervenendo al Festival della Migrazione che si è chiuso oggi a Modena aggiungendo che "esiste un intreccio oggettivo tra le varie crisi: la crisi economica influisce su migrazioni, così come quella ambientale, quella bellica sull’economia… e così via. Dobbiamo affrontare questo intreccio con un altro intreccio, che si chiama fraternità, oppure non ne usciamo. Mentre libertà ed eguaglianza sono codificate, la fraternità sembra solo affidata al buon cuore. Non è così: oggi tanti, anche non credenti, invocano una fraternità che abbia una valenza di tipo pratico”. Per mons. Castellucci il concetto di fratello e sorella è "molto laico e indica un legame forte e tra pari, che spesso si trasferisce anche ai popoli. Ci sono regole umanitarie già dall’Antico Testamento, ma ci sono muri che sempre si ripetono e vanno sempre superati. Oggi è sempre più chiaro che o si va sulla via della fraternità o si va sulla strada di Caino, del sangue tra fratelli. Non ci sono molte alternative”. Parlando delle parole del Papa sulla pace, il presule ha concluso: “La pace è frutto della giustizia, ma c’è una pace che Gesù non ha portato, che è quella causata dall’indifferenza: è la pace di chi dice di lasciarlo in pace, di chi pratica l’ingiustizia. Non si può avvallare ogni comportamento per tenere la pace. L’idea del Papa è di provare a fermare questa catena di guerra e vendetta, per evitare una finta pace e la Chiesa vuole educare alla vera pace, alla giustizia, alla fraternità, alla gratuità”.
Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, ha aggiunto: “Il mondo ci viene in casa e non capiamo il motivo perché non lo guardiamo più. Cosa è il confine? In Ucraina viene attraversato in armi, nel Mediterraneo si arriva a voler trasformare l’acqua del mare in un muro. Nella guerra come nel respingimento, solidifichiamo nella mente l’idea che si sta bene per conto nostro che è stridente in un mondo che si fa sempre più integrato. Papa Francesco ci racconta, insieme a tanti altri, che un mondo diverso è possibile”. Tarquinio ha concluso: “Vi è una tragedia immensa in quello che è diventato il cimitero liquido più grande del mondo e gli umanitari, le Ong, salvano vite tra il 10 e il 15% di chi arriva: lo dico chiaramente, non ci sono prove che gli operatori umanitari siano, per dirla con una espressione davvero infelice, tassisti del mare”.
Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.
Festival della migrazione: mons. Castellucci sulle parole di papa Francesco
Modena - Domani, sabato 26 novembre si conclude l’edizione 2022 del Festival della migrazione. Incontri ed eventi si susseguiranno nell’arco dell’intera giornata in due luoghi simbolo della città di Modena.
Si parte alle 9.30 presso Palazzo Europa con ‘Le parole di Francesco, le parole dell’accoglienza’ introdotto da Teresa Marzocchi, membro del comitato scientifico del Festival. Gli interventi sono affidati a Mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, e a Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. Alle 11 in programma ‘Per una pastorale Migrantes’, le testimonianze di Pastorale Migrantes, a cura di Migrantes regionale Emilia Romagna e della Migrante Interdiocesana Carpi e Modena, moderate da Mons. Juan Andrés Caniato, direttore Migrantes Diocesana Bologna. Nel pomeriggio, sempre a Palazzo Europa alle 14.30 l’incontro ‘Come migrare responsabilmente?’ a cura di Tefa Colombia e Migrantes Interdiocesana Carpi e Modena introdotto da Irma Romero, portavoce di Tefa Colombia, e moderato dall’attivista Rossella Giulia Caci. Ad intervenire saranno Carlos Alfredo Carretero Socha, console generale della Colombia, e Nelson Francisco Carela Luna, console generale della Repubblica Dominicana. A portare la propria testimonianza, inoltre, sarà Natalia Valeeva, campionessa olimpica moldava naturalizzata italiana.
Gli ultimi due appuntamenti del Festival saranno presso il San Carlo. Alle 17 sul palcoscenico del teatro l’incontro ‘Dialoghiamo’, mediato da due speaker di Radio FSC-Unimore, che si occuperà anche della chiusura. Ad intervenire durante il salotto saranno l’imprenditrice Angela Haisha Adamou, l’avvocato ed ex vicepresidente nazionale dei giovani musulmani d’Italia Abdelhakim Bouchraa e, infine, la mediatrice culturale Olena Kim.
Chiude il Festival alle ore 18 ‘Per alzata di mano’, un’intervista dove sarà il pubblico a diventare il protagonista. Ospite il fumettista e graphic journalist Takoua Ben Mohamed.
L’ultima giornata di Festival è l’occasione per conoscere una cultura diversa da quella italiana anche attraverso il cibo. Sabato 26 novembre alle 12.30 ci sarà il ‘Pranzo dei popoli’ presso l’Osteria del tempo perso, Polisportiva Modena Est in Viale dell’Indipendenza.
Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.
Festival della migrazione: la cittadinanza negata a chi ‘non ha altro Paese se non l’Italia”
Modena - “Non siamo braccia, siamo persone. Non ho altro Paese se non l’Italia, non ho altra casa se non l’Italia. Vorrei dire alle persone che sono discriminate nei posti di lavoro, a scuola, ovunque che non sono sbagliati, che sbaglia chi li attacca. Chi nasce in Italia è italiano. Noi italiani senza cittadinanza potremmo essere un valore aggiunto per questo Paese e invece veniamo visti come un problema”. Quasi un manifesto le parole di Omar Neffati, portavoce di ‘Italiani senza cittadinanza’ intervenuto al Festival della Migrazione. E la cittadinanza è stata al centro delle iniziative della kermesse emiliana.
“Questi sono temi che non hanno colore politico e non devono essere strumentalizzati – suggerisce Alessandra Camporota, Prefetto di Modena all’apertura dei lavori -. Il nostro è un territorio di accoglienza. L’asilo è un diritto, così come la cittadinanza va riformulata, la nostra società si è rinnovata. Questi temi mi sono cari nella vita professionale e mi hanno vista impegnata anche a livello personale”. Tra gli altri interventi anche quelli del Sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli (“La comunità esiste solo se ci stiamo tutti, dobbiamo riconoscerla e ricostruirla. Il festival è un’occasione importante per trovare risposte a un argomento serio, e non dobbiamo nemmeno dimenticare la nostra storia e il nostro presente di migranti. Cittadinanza significa diritti ma soprattutto doveri”) e Paolo Cavicchioli, Presidente della Fondazione di Modena che ha ricordato i progetti di accoglienza degli ucraini, che hanno visto le fondazioni di origine bancaria in prima fila. Francesca Maletti, consigliera regionale, è intervenuta delegata dal Presidente Bonaccini: “Il mondo sta cambiando, abbiamo una guerra in Europa, è cambiato il Governo. Occorrono scelte di comunità, ma la comunità è pronta per accogliere? E’ necessario discutere e parlare di questi temi per sensibilizzare tutti”.
“Studiare, informare, formare – i tre verbi sono di mons. Pierpaolo Felicolo, direttore di Fondazione Migrantes – questa è l’essenza del Festival. La cittadinanza è un passaggio fondamentale: non fermiamoci alla tolleranza, ma puntiamo su convivenza e arricchimento, su una convivialità delle differenze in cui le seconde generazioni sono chiamate ad avere ruolo di protagoniste”.
Il finale è per Hasti Naddafi, studentessa e mediatrice di origini iraniane: “C’è una gerarchizzazione delle persone con background migratorio. Se sei iraniana o meglio persiana va bene, se sei italiana di origine marocchina va male. Mi sono resa conto di essere una privilegiata non solo perché sono riuscita a ottenere la cittadinanza, ma anche per la mia origine. In generale c’è una mancanza di tutela per le seconde generazioni”.
Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.
Festival della Migrazione, Mons. Perego: cittadinanza e democrazia in Italia. Osservazioni sulla riforma della legge della cittadinanza
- Per un nuovo alfabeto: risemantizzare la cittadinanza
- Magistero città e cittadinanza
- La situazione in Italia
- Educare alla cittadinanza attiva
Festival della migrazione: domani focus su seconde generazioni e sul mondo del lavoro
Modena - Nell’ambito del Festival della migrazione, domani, venerdì 25 novembre, in programma la terza giornata di incontri e presentazioni. Si parte alle ore 9 presso l’aula Q del dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Modena con l’appuntamento ‘Giovani e di seconda generazione”: altri sguardi sulle migrazioni’, nell’ambito del progetto Far Fomo ‘Le seconde generazioni: un approccio interdisciplinare tra forme di discriminazione e pratiche di inclusione’ e in collaborazione con l’Osservatorio migranti, Crid dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Gianfrancesco Zanetti, direttore Crid Unimore, presiede e coordina l’incontro e a fare da apripista ci sarà Thomas Casadei, responsabile scientifico del progetto Far. Interverranno come relatori Basma Aissa, educatrice presso Domus Assistenza società cooperativa sociale di Bagnolo in Piano; Gianluca De Angelis e Fabjola Kodra di Ires, Istituto di ricerca economico-sociale dell’Emilia-Romagna e, infine Leonardo Perini e Benedetta Rossi dell’Osservatorio migranti – Crid di Unimore.
Durante il pomeriggio, alla Sala Loria di Carpi il Festival si fa in due. Alle 15.30 in programma l’evento ‘Migranti alla frontiera del lavoro’ moderato da Elisabetta Soglio, giornalista del Corriere della sera e redattrice dell’inserto Buone Notizie, e introdotto da Edoardo Patriarca, membro del comitato scientifico del Festival, e Alberto Bellelli, sindaco di Carpi. I relatori di questa prima parte sono Laura Zanfrini, professoressa ordinaria presso la facoltà di Scienze politiche e sociali, Giorgio Benincasa (Cgil), Claudio Mattiello (Cisl) e Alberto Zanetti (Uil), quali rappresentati dei sindacati italiani. Il secondo incontro, ‘Il lavoro rende libere?’, è programmato per le 17.30, moderato dal cronista Marcello Marchesini e introdotto da Tamara Calzolari, Assessore ai Servizi Sociali di Carpi. I relatori saranno l’avvocatessa Danaida Delaj, che presenterà il suo ‘Donne e caporalato’, e Marco Omizzolo che parlerà della sua opera ‘Libere per tutte. Il coraggio di lottare per sé e per gli altri’. Persone con percorsi diversi, ma con in comune il tema affrontato: le donne. Chiude il pomeriggio carpigiano Sara Manzoli, autrice di ‘Mi devi credere! Cantiere di socioanalisi narrativa svolto con un gruppo di badanti’. L’evento è realizzato in collaborazione con Udi, Cif, Vivere Donna e associazione Papa Giovanni XXIII Mirandola sarà la sede dell’ultimo incontro della giornata di Festival. Alle ore 21 presso la Sala della comunità, Giulia Bassoli e Ebrima Kuyateh presentano ‘Io e i miei piedi nudi. Storia di un viaggio’, a cura della Migrantes Interdiocesana Carpi e Modena e edito dalla Tau Editrice. Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.
Festival della Migrazione, Mons. Felicolo: promuovere la convivialità delle differenze
Migrantes: al Festival della Migrazione il progetto “Diffusamente”
Modena - Rilanciare con forza la questione della cittadinanza. È l'obiettivo della settima edizione del Festival della Migrazione in corso fino a sabato a Modena, Carpi e Ferrara. Dal 2002 ad oggi in Italia 1.400.000 persone hanno ottenuto la cittadinanza dopo 10 anni dalla permanenza, secondo la legge, in realtà dopo 12/14 anni di permanenza per i tempi ministeriali. Ma al di là delle italiche lungaggini, ancora decine di migliaia di figli di migranti, nati e cresciuti in Italia sono rimasti ancora esclusi da questo diritto-dovere. Lo ha ricordato ieri l'arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes nella prima giornata del festival organizzato dalla Migrantes, dall’Associazione Porta Aperta di Modena, dal Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità di Unimore incentrato sul tema “Accoglienza, cittadinanza, nuove opportunità, come fratelli”.
Per mons. Perego, in un Paese che non parla più di riforma della cittadinanza, non bisogna invece chiudere gli occhi. «La mobilità crescente e diffusa chiede non di limitare, ma di estendere la cittadinanza». E ancora sottolinea come «il Festival della migrazione di Modena, Carpi e Ferrara anche quest’anno è un laboratorio importante per superare ritardi ideologici, pregiudizi e paure intorno ai migranti e finalmente governare un fenomeno che segnerà il nostro futuro». Ieri sera primo incontro con la presentazione dei progetti di accoglienza di 1.100 rifugiati ucraini in nove mesi del 2022. Gli ucraini hanno avuto un permesso di protezione temporanea molto importante perché ha consentito loro di lavorare. Ma il sistema di accoglienza italiano sarebbe stato più debole senza l'accoglienza diffusa realizzata dal Terzo settore, da cittadini italiani e ucraini residenti in Italia. In questo quadro si è inserito il progetto “Diffusamente" realizzato con 100.000 euro di finanziamento delle fondazioni bancarie di Acri in 18 diocesi. Dei 1.100 ucraini, 481 erano minori e 42 con disabilità gravi. A Torino, ad esempio, grazie al progetto promosso da Acri e Migrantes sono stati accolti 11 nuclei familiari attraverso le reti ecclesiali. A Bologna la diocesi ha accolto 247 persone e alcune parrocchie hanno offerto ospitalità presso le proprie strutture. Alla fine dell’estate, quando numerosi profughi sono rientrati in patria, è continuato in vari casi a il sostegno con i supporti tecnologici per la Dad dei figli in età scolare e con beni di prima necessità.
«Questa guerra è tragica per lo sradicamento delle persone - concorda don Marco Semehen, rettore della Basilica di Santa Sofia a Roma e direttore Migrantes per l'Esarcato degli Ucraini - e il suo prolungarsi porta sul tavolo grandi problemi. Siamo grati al popolo italiano per quanto ha fatto e alla Cei. Anzitutto grazie a loro abbiamo spedito 130 tir di aiuti, tappando la prima emergenza. E abbiamo accolto bambini feriti e persone fragili. Abbiamo imparato molto da voi. Il nostro secondo impegno è stata l'accoglienza. Abbiamo dovuto affrontare anche brutte situazioni di sfruttamento lavorativo e sessuale, ma siamo riusciti ad affrontarli. Oggi le difficoltà continuano per i più deboli, come le madri sole con figli piccoli, molti bambini non sono ancora andati a scuola e serve supporto psicologico». Una rete pronta a riattivarsi subito se ci fosse una nuova emergenza con altre ondate di profughi.
Stamane apertura ufficiale del Festival alle 9 nell’Aula magna del Dipartimento di Giurisprudenza di Modena, con l’introduzione del portavoce Edoardo Patriarca, i saluti istituzionali e la prima sessione dedicata al diritto alla cittadinanza. (P.L.)
Festival della migrazione: l’apertura oggi con i progetti dell’accoglienza degli ucraini
Festival della migrazione, Mons. Perego: da cittadini a fratelli per un futuro insieme
Accoglienza, cittadinanza, nuove opportunità: come fratelli: parte la settima edizione del Festival della Migrazione
Mons. Perego: il festival delle Migrazioni “vetrina di dialogo e incontro”
Modena - Il festival della Migrazione vuole essere una "vetrina in cui il mondo ecclesiale e sociale cercano di presentare l’esperienza dell’incontro coi migranti e una cultura che si crea in questo incontro, che vuole rigenerare relazioni e rigenerare la città". Lo ha detto oggi mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes intervenuto ad una sessione del festival della Migrazione che si conclude oggi a Modena, promosso fra gli altri, dall'organismo pastorale della Cei. Questo appuntamento - ha aggiunto - vuole “ripensare insieme l’incontro con l’altro, per una politica che non si fermi all’identificazione dell’altro ma cerca di conoscerlo per costruire un viaggio insieme per una città rigenerata. C’è bisogno di incontri come questo per far crescere la cultura dell’accoglienza nella città". Il migrante è per "antonomasia un giovane: uno studente, lavoratore, un figlio di un ricongiungimento familiare. Sono gli 862mila studenti delle nostre scuole, gli 80mila studenti universitari. Questo mondo non può rimanere ai margini della città ma esserne protagonista", ha concluso mons. Perego parlando poi del ruolo delle religioni nel dialogo e nell'accoglienza. “La cittadinanza - ha detto - entro la vita della Chiesa, è innanzitutto una benedizione come ci dice Papa Francesco in ‘Fratelli tutti’. Il migrante è una benedizione, un dono da accogliere con una preghiera di riconoscenza per quello che di nuovo e buono genererà”. “Quando arriva un altro fedele è un regalo con il quale costruire una storia di fede, in quanto attraverso lui riconosciamo che la chiesa è ‘una Santa, Cattolica, Apostolica’, universale, senza confini. La sua chiesa è anche la nostra chiesa” ha detto il presidente di Migrantes. “Gli immigrati portano una storia di fede – ha aggiunto mons. Perego – un cammino, un linguaggio, una spiritualità che sono differenti ma che rientrano in un’unità di chiesa cattolica. Il volto del migrante è quello di un fedele di un’altra esperienza religiosa: si pensi agli ortodossi, i più numerosi (oltre 1 milione su 5 milioni di migranti). Ma possiamo incontrare anche persone di chiese riformate, come gli evangelici o anche di altre esperienze religiose come i musulmani, cui ancora non è stata riconosciuta la possibilità di avere un luogo di culto, la moschea, in un luogo sociale ma solo in periferia, negando così un loro diritto fondamentale. E poi ancora possiamo incontrare buddisti, induisti”. “Questo dono delle migrazioni interpella la chiesa, non solo sotto l’aspetto delle comunità, ma anche per il cammino ecumenico, interreligioso, e di evangelizzazione. Sotto questo aspetto – ha concluso – sono quattro i verbi da coniugare, propri dello stile pastorale migratorio: accogliere, tutelare, promuovere, integrare”. (Raffaele Iaria)
R.Iaria).
Mons. Castellucci in dialogo coi giovani delle seconde generazioni al Festival della Migrazione
Modena - Un dialogo fecondo e stimolante con i giovani delle seconde generazioni della consulta per l’immigrazione di Carpi. Mons. Erio Castellucci, vice presidente della Cei, arcivescovo di Modena e vescovo di Carpi, ha partecipato al Festival della Migrazione ‘Cittadini tutti’ confrontandosi con i giovani figli di migranti e col sindaco di Carpi, Alberto Bellelli. “Le religioni devono ascoltare le seconde generazioni, devono ascoltare i giovani. Non pensiamo a come parlare ai giovani, ma come ascoltarli – ha esordito Castellucci -. Il ruolo delle religioni? Ricordare che in ciascuno c’è l’impronta di Dio”. Il vescovo ha ricordato che papa Francesco in più occasioni ha invitato a evitare le categorie per arrivare a considerare tutti prima di tutto persone e che il tema dell’identità è un problema soprattutto per chi ha una identità debole: “Spesso associamo questa parola a difesa, salvaguardia, a qualcosa che protegge contro qualcuno. Ma l’identità o è dialogica e aperta, o diventa settarismo e chiusura. Chi ha una consapevolezza matura della propria identità è sereno nei confronti di quella degli altri, sono quelli che incerti e timorosi che erigono muri”. Le religioni sono state richiamate dai giovani come opportunità di dialogo e confronto: “Il luogo del dialogo interreligioso è la casa, la scuola, l’ospedale, il carcere, il campo sportivo… Il dialogo non ha a che fare con delle idee, ma con volti e storie. Non c’è solo chi erige argini e si chiude, ma anche chi annega tutto nel relativismo e produce indifferenza. Il ponte per superare questi due opposti è trovare dentro la propria identità motivi di apprezzamento dell’altro. Una identità religiosa matura trova le ragioni per apprezzare quanto di bello e di vero c’è dovunque. Dobbiamo passare dalla tolleranza all’accoglienza”. Mons. Castellucci ha anche messo al centro la situazione libica: “Due settimane fa ho parlato con David, un giovane che si trova a Tripoli nella zona custodita dall’Onu insieme a circa 3mila persone. Sono bloccati e circondati dalle milizie libiche. Il tema della cultura del respingimento è abbastanza trasversale alla politica. Una delle poche voci che denuncia le alleanze con la cosiddetta guardia costiera libica è quella del Papa. Il consenso arriva a prevalere sui principi fondamentali. La politica è agire sulle cause, troppe volte, anche nella Chiesa, ci impastiamo nella burocrazia e ci dimentichiamo che dell’accoglienza delle persone in difficoltà”.
Il sindaco di Carpi, Alberto Bellelli, ha confermato l’impegno personale per lo ius culturae (“Va fatto senza dubbio”) e ha confermato la necessità di superare la polarizzazione tra fondamentalismo e relativismo anche attraverso gesti e iniziative concrete. “Ambisco a società etiche, né chiuse né basate su valori generici. La nostra guida è la Costituzione”.
Scuola: in arrivo le nuove linee guida del Ministero per l’integrazione nella scuola degli studenti stranieri
Modena - Saranno presto disponibili le nuove linee guida sull’integrazione degli alunni stranieri con un aggiornamento di quelle datate 2014. La notizia è stata resa nota dai dirigenti del Ministero dell’Istruzione nel corso del seminario ‘Costruttori di ponti – Di generazione in generazione’ al Festival della Migrazione di Modena in corso fino a domani. Il Ministro Patrizio Bianchi ha dettato chiaramente la linea: “Il concetto di integrazione prevede che cambiamo tutti e due, non solo uno dei due. La nostra idea è che si è cittadini perchè lo era il mio babbo, o per una procedura burocratica: invece si è cittadini se accettiamo valori comuni e allora dobbiamo trovare i valori comuni di un Paese, di una nazione, di una comunità. E per trovare questi valori abbiamo una guida che non invecchia mai, la nostra Costituzione. Questa dice che i diritti individuali nel nostro Paese si devono sposare col dovere della solidarietà. Dobbiamo ribadire i valori fondanti della nostra Repubblica e qui si innesta il diritto di cittadinanza e questo non riguarda solo chi giunge da fuori, ma anche quelle che sono dentro: tutti dobbiamo chiederci se siamo a pieno titolo cittadini di questo Paese, se condividiamo gli stessi valori”. Maurizio Certini, direttore del centro studi Giorgio La Pira e membro della Consulta Nazionale per le Migrazioni della Fondazione Migrantes, ha ricordato l’importanza dello scambio interculturale e intergenerazionale: “Oggi comprendiamo che i muri non servono, servono ponti di unità e di dialogo. Il mondo o si unisce o perisce”. Albertina Soliani, presidente della Fondazione Cervi, ha fissato l’obiettivo: “La coesione, l’essere comunità, vogliamo continuare a lavorare per questo. La scuola e la società cosa stanno diventando e cosa pensano delle migrazioni? La scuola è competente sulle dinamiche culturali e sull’integrazione? Forse devono cambiare alcuni parametri culturali, la scuola deve essere competente e pensare a una nuova educazione civica. Noi abbiamo ragazzi aperti al mondo, che studiano e che viaggiano e a cui dobbiamo dare risposte”. Tra gli ospiti del seminario alcune esperienze delle seconde generazioni. Il rapper italo egiziano Amir Issaa, ad esempio, ha spiegato: “Durante l'infanzia e l'adolescenza mia madre mi ha fatto cambiare nome in ‘Massimo’ per rendere le cose più facili agli altri, e intorno al nome italiano in contrasto a quello straniero si costruisce un'identità. Noi italiani di seconda generazione abbiamo tutti storie diverse, quello che dico ai ragazzi è di non vergognarsi della propria identità. Quando vado all’estero, ad esempio a New York dove mi reco spesso per lavoro, tutti mi considerano un artista italiano: purtroppo in Italia c’è una legge che non è ancora adeguata". Marwa Mahmoud, del centro culturale Mondinsieme, ha confermato: “Tanti ragazze e ragazzi si sentono e sono italiani senza aver riconosciuto questo diritto: non dobbiamo dimenticare che essere o meno cittadini fa molta differenza. La scuola è il luogo privilegiato per coltivare la costruzione continua di ponti, è il luogo dove si crea il senso di appartenenza e cittadinanza”. E’ intervenuta anche Yiyun Zhang, una madre di origine cinese: "Durante la pandemia molti problemi hanno colpito l'istruzione, sia per quanto riguarda i bambini stranieri che gli italiani. Tutto questo ha aumentato il peso sulle famiglie e sui bambini", mentre Saadia Parveen ha ricordato che “i migranti di seconda generazione si confrontano con una realtà diversa da quella dei propri genitori e perciò manca loro una guida nelle difficoltà". Simohamed Kaabour ha chiosato: "È importante indagare il rapporto generazionale per evitare conflittualità. Da una parte ci sono i genitori immigrati, dall'altra i figli che crescono in un nuovo Paese".