11 Giugno 2021 - Milano - “Don Mario è un pezzo della nostra storia”. Con queste parole esordisce don Marco Frediani, responsabile della pastorale dei rom e sinti della diocesi di Milano raccontando awww.migrantesonline.it. di quanto i Sinti e i Rom sono stati colpiti dalla morte di don Mario Riboldi.
“Mi hanno telefonato da tutta Italia per sapere, c’è chi già lo considera santo. Lui ha vissuto 66 anni con i Rom e con i Sinti, girando l’Italia, non conoscendo solo una comunità. Una persona mi ha detto: ‘don Mario è il nostro Santo, appartiene ai rom abruzzesi di Lanciano’”. Parole accorate e piene di ringraziamento si percepiscono nell’ascoltare don Frediani, succeduto a don Riboldi nell’incarico come responsabile per la Pastorale dei Rom e Sinti. “Il posto di don Mario è impossibile prenderlo, quello che ha fatto lui è veramente enorme”. Don Mario – continua il sacerdote – “era riuscito, dopo diversi anni, ad ottenere dall’allora card. Colombo, l’autorizzazione a partire: quando l’ha avuta ha viaggiato con loro, allora esisteva ancora il nomadismo, poi quando questo è stato stroncato si è fermato nei campi con i Rom e i Sinti”. Per don Riboldi non esistevano confini o chilometri di strada che non si potessero affrontare, ha percorso l’Italia da nord a sud. “Per il mondo rom e sinto don Riboldi è stato “uno di loro, una guida, un faro”: “dal sud viene la voce ‘è il nostro santo’, dal nord invece dicono don Mario è stato un pezzo della nostra storia e don Mario è uno di noi, è un Rom, non ce ne saranno più come lui”. Tutti hanno parole di affetto, chi ha partecipato alla veglia funebre, al funerale o ha telefonato per esprimere la propria vicinanza sono “i figli o i nipoti della generazione coetanea di don Mario “che sono andati via prima di lui in Paradiso”. Don Mario ha cercato in tutti i modi di ‘inculturarsi’ in queste minoranze e ha capito che la lingua era l’elemento essenziale per stare insieme con loro, e proporre il Vangelo, appunto, nella lingua madre, la loro lingua. “Perché la sua vocazione, il suo punto principale era quello di portare il Vangelo ai Rom e ai Sinti, per cui, quindi, non era un impegno con i rom e con i sinti a livello sociale – sottolinea don Frediani - lui voleva andare più in profondità, giungere nel cuore di questa minoranza, portando Gesù”. “Mario ha vissuto veramente la Chiesa in uscita, perché non è che usciva per portare dentro, ma portava fuori quello che aveva dentro lui, cioè il suo amore per Gesù. L’uscire fuori non significava fare l’orario di ufficio, è uscito tutta una vita, si è tagliato tutti i ponti di rientro per stare con i rom e i sinti”. Don Frediani racconta di come don Mario avesse iniziato la sua avventura con questa gente. “Aveva cominciato con una parrocchia, nella bassa milanese, zona depressa, povera, dove c’erano le mondine, e da lì vide passare le prime carovane e si pose la domanda: ‘chi porta il Vangelo a questa gente?’. E da allora è incominciata la sua storia, ha cominciato a conoscerli, a imparare la lingua, a vivere insieme a loro e pian piano ad evangelizzare”. Don Mario Riboldi è stato definito un linguista di questi dialetti, di queste comunità. Dice don Frediani che per don Mario la lingua non era fine a se stesso, come studio linguistico di un idioma diverso dal suo, ma era finalizzato a comunicare il Vangelo nella lingua di queste etnie, affinché Gesù potesse entrare nel loro cuore. L’interesse per la lingua e la cultura Rom era finalizzato all’annuncio delle meraviglie di Dio. “Lui – afferma il sacerdote - è entrato all’interno delle comunità Rom in punta di piedi, in silenzio e stando con loro, come loro, e soprattutto stando in una posizione di ascolto per tanti anni”. Conclude questa intervista ricordando che don Mario gli diceva sempre che ci vogliono “soltanto vent’anni vivendo insieme a loro per capire dove si è finiti, poi dopo si può cominciare a dire qualcosa, perché se tu non conosci il modo di ragionare, di percepire la realtà dell’altro, il Vangelo che tu comunichi non scende nelle loro categorie antropologiche e culturali. Quindi un grande tempo di attesa e di ascolto che indica un rispetto grande per questa gente”. (NDB-R.I.)
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Mons. Delpini: don Riboldi “ha seminato il vangelo nei cuori dei popoli nomadi”
11 Giugno 2021 - Milano - Si sono svolti questa mattina a Biassono (MB), nella chiesa di San Martino, le esequie di don Mario Riboldi, morto a Varese martedì scorso all'età di 92 anni. Durante il funerale è stato letto un messaggio inviato dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini nel quale evidenzia che il sacerdote "ha vissuto il suo ministero accampato nella precarietà e radicato nel Vangelo di Gesù. Singolare interprete della pastorale dei nomadi don Mario - ha scritto mons. Delpini - ha seminato il Vangelo nei cuori di persone e famiglie nomadi perché ha imparato le loro lingue, condiviso la loro vita, ha pronunciato parole di incoraggiamento e inviti a conversione. Ha seminato. Non ha preteso di raccogliere, non ha calcolato i risultati. Eppure ha raccolto rivelazioni di santità proprio là dove il pregiudizio rivolge uno sguardo di discredito generalizzato: ha infatti recensito e fatto conoscere i santi dei popoli nomadi e i consacrati che dai popoli nomadi si sono fatti avanti per servire la Chiesa: preti, diaconi, suore. Ha vissuto accampato tra gli accampamenti, ora ha lasciato la sua roulotte perché il Signore lo accoglie nella sua dimora eterna. Di là continuerà a sorridere e a pregare per la sua gente e per tutti noi che lo ricordiamo con affetto e preghiamo per lui".
Don Riboldi, subito dopo la sua ordinazione sacerdotale nel 1953, cominciò ad incontrare i nomadi della periferia milanese. Iniziò così il suo viaggio con i popoli rom e sinti, vivendoci assieme. Apprezzato e incoraggiato dall'allora cardinale Montini e futuro papa Paolo VI, fu tra i promotori del primo e storico incontro della Chiesa Cattolica con Rom e Sinti a Pomezia, il 26 settembre 1965. Dal 1971 al 2018, per 47 anni, è stato incaricato diocesano per la Pastorale dei Nomadi. Ha svolto diversi ruoli in ordine alla evangelizzazione di rom, sinti e camminanti sia come responsabile diocesano che nazionale, contribuendo a portare per la prima volta un gitano agli onori degli altari: Ceferino Jimenez Mall, il 4 maggio 1997. Preziose le sue traduzioni nelle varie lingue rom della Bibbia, di testi liturgici e canti.
Migrantes: l’impegno di don Riboldi un “tesoro pastorale da custodire”
11 Giugno 2021 - Roma - L’impegno di don Riboldi e la “sua intelligenza pastorale, i numerosi materiali da lui realizzati per l’evangelizzazione delle comunità rom e sinte rimangono nella Chiesa italiana un tesoro da custodire e a cui fare riferimento”. Lo ha scritto mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni della Cei e della Fondazione Migrantes in un messaggio all’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, per la morte di don Mario Riboldi. Don Mario – ha scritto mons. Perego - ha sempre collaborato con l’Ufficio rom e sinti dell’UCEMI prima e della Fondazione Migrantes poi: “gli incontri con Lui, le telefonate sapevano sempre di ‘gioia del Vangelo’, che desiderava condividere con le diverse comunità rom e sinte”. La “sua fede ha camminato” con le comunità rom e sinte che “spesso vivono, anche l’esperienza di fede, ai margini delle città. Per la sua esperienza e passione pastorale è stato, con don Bruno Nicolini, il protagonista dello storico incontro di papa Paolo VI con i rom e i sinti, a Pomezia, nel 1965”.
Don Riboldi: oggi il rito funebre presieduto da mons. Stucchi
11 Giugno 2021 - Milano - Sarà il vescovo ausiliare di Milano, monsignor Luigi Stucchi, a presiedere oggi alle 11,00 i funerali di don Mario Riboldi, nella parrocchia di S. Martino di Biassono. Ieri, per l'intera giornata, amici, rom e sinti hanno raggiunto la piccola cappella di S. Francesco, a lato della parrocchia, per dare l'ultimo saluto al sacerdote che ha speso tutta la sua vita tra i rom e sinti. Nella cappella, adibita a camera ardente, foto di don Riboldi, e di alcuni sacerdoti espressioni delle diverse etnie che ricordano che sono oltre 80 i sacerdoti e i religiosi, 70 le religiose che hanno lasciato la loro roulotte per servire la Chiesa: fra loro due vescovi che operano in India.
Don Riboldi: per don Mastioli “ha dato la vita per i rom vivendo e condividendo la vita con loro”
10 Giugno 2021 - Roma - “E’ un maestro, un maestro di vita, di pensiero anche perché era una persona molto colta e preparata. Ha dato la sua vita per i rom, ma dal di dentro vivendo e condividendo la vita con loro”. Raggiunto telefonicamente don Massimo Mostioli così ricorda il “suo maestro” don Mario Riboldi, scomparso ieri all’età di 92 anni. Don Mostioli appartiene alla diocesi di Pavia, ma come lui stesso afferma “sono l’unico rimasto in camper che giro un po’ tutta l’Italia tra i rom e sinti”
“Quando è partito nel 1971 – ricorda don Massimo parlando di don Riboldi – è partito con una tenda, poi con un furgone, con una roulotte, ha fatto tutti i passaggi, poi con una carovana che aveva comperato per stare assieme ai rom. Questa era la sua idea, entrare in una vita, in una storia, in una cultura per imparare”. Andare a portare il Vangelo, la parola di Dio tra i Rom e i Sinti per don Riboldi significava non imporre la propria presenza ma prima di tutto essere come loro, quindi cominciando imparando la loro lingua. “Ha voluto imparare da loro – continua don Mostioli - finché dopo un po’ di tempo una rom le disse: ‘ma tu cosa sei venuto a fare in mezzo a noi’ e don Riboldi rispose dicendo che era lì per portare la Parola di Dio, il Vangelo”. La ragazza rom replicò ‘e allora quando inizi?’”. Con questo episodio, sottolinea don Mostioli, si può sintetizzare l’inizio del percorso di don Mario Riboldi tra questa gente. “Era un gruppo di rom della Slovenia, Croazia, che si muovevano ancora, e don Riboldi aveva imparato un po’ la loro lingua. Poi ha trovato in quei posti dove andava degli altri che erano sinti e allora si è accorto che era un altro linguaggio, un altro modo di parlare, e si è messo a imparare anche la lingua di questi. Credo che a livello mondiale – continua don Mostioli - sia stato il massimo conoscitore della lingua e della cultura di questo popolo. Ma soprattutto come linguista perché lui ha tradotto il Vangelo di Marco in dialetto rom abruzzese, dialetto sinti lombardo, etc. Il Vangelo oggi è disponibile in quattro lingue, anzi c’è un quinto che non è stato ancora stampato, perché era in correzione”. Un ricordo accorato di chi gli è stato a fianco. “Girando l’Italia – continua don Mostioli – lui (don Riboldi) ha conosciuto vari gruppi, perché in Italia ci sono gruppi che arrivano dall’Africa, dalla Slovenia, dalla Croazia, dalla Romania, dalla Francia. Frequentando tutti questi gruppi ha imparato veramente il loro linguaggio. Addirittura gli abitanti dei vari posti dove andavamo dicevano che arrivavamo dall’Italia e che conoscevamo la lingua ‘meglio di noi’. Allora ci si riuniva intorno al fuoco e le persone ascoltavano e applaudivano. Con qualsiasi gruppo si aveva a che fare, era la lingua che colpiva, perché il rom-interlocutore si sentiva capito, la lingua per don Riboldi è stata un mondo per entrare in sintonia e essere accolti da questi popoli”. (Nicoletta Di Benedetto)
Don Riboldi: la veglia di rom e sinti e domani i funerali
10 Giugno 2021 - Roma - Da ieri sera la salma di don Mario Riboldi si trova nella sua città natia, Biassono. La camera ardente è stata allestita nella chiesa parrocchiale di San Martino, dove stasera alle 21 si reciterà il Rosario e domani alle 11 verrà celebrato il funerale. Fino a domattina la bara rimarrà aperta per permettere ai rom e ai sinti di vegliarlo, come ricorda uno dei suoi più stretti collaboratori, don Marco Frediani, responsabile della pastorale dei rom e sinti della diocesi di Milano. Don Frediani è succeduto in questo incarico proprio a don Riboldi che lo ha ricoperto dal 1971 al 2018.
Una “figura centrale” nel cammino post conciliare della pastorale dei rom e dei sinti don Riboldi, come lo ricorda la Fondazione Migrantes. Collaboratore del card. Giovanni Battista Montini a Milano il sacerdote è stato – dice l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego – insieme al sacerdote romano don Bruno Nicolini, il “protagonista” dell’incontro di Papa Paolo VI, oggi santo, a Pomezia il 26 settembre 1965, con i rom e i sinti.
Le parole di Papa Montini “Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore” sono stati per don Riboldi “il programma di una vita pastorale che – ha detto ancora mons. Perego - lo ha visto camminare lungo tutte le strade d’Italia e d’Europa per incontrare le famiglie e le comunità rom e sinti. Il suo impegno e la sua intelligenza pastorale rimangono nella Chiesa italiana un tesoro da custodire e a cui fare riferimento”.
Un messaggio di cordoglio è arrivato anche dal direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis che ricorda “il tanto bene che ha fatto e l’eredità che ci lascia don Riboldi”.
"Non ha mai voluto apparire, è sempre stato povero tra i poveri, vivendo anche lui in roulotte – ricorda don Frediani -. Ancor prima che arrivasse papa Francesco a parlare della 'Chiesa in uscita', don Mario aveva già intuito che non si fa evangelizzazione da ricchi, ma solo prendendo bisaccia e sandali. Era un uomo di preghiera, nel profondo. Ovunque fossimo, in un campo nomadi, in carcere, in viaggio, cascasse il mondo ci si fermava per pregare negli orari canonici". (R. Iaria)
Don Riboldi: mons. Perego, una “figura centrale nel cammino post conciliare della pastorale dei rom e dei sinti”
9 Giugno 2021 - Roma - Don Mario Riboldi è stato “una figura centrale nel cammino post conciliare della pastorale dei rom e dei sinti”. Lo dice oggi mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e neo presidente della Fondazione Migrantes in una dichiarazione a www.migrantesonline.it parlando del sacerdote scomparso questa mattina a Milano. Collaboratore del card. Montini a Milano, successivamente è stato – aggiunge mons. Perego - con don Bruno Nicolini, il “protagonista dell’incontro di Papa Paolo VI, oggi santo, a Pomezia nel 1965 con i rom e i sinti”.
Le parole di Papa Montini “i rom sono a casa nella chiesa” sono “stati per lui - conclude mons. Perego ricordando la collaborazione con la Fondazione Migrantes - il programma di una vita pastorale che lo ha visto camminare lungo tutte le strade d’Italia e d’Europa per incontrare le famiglie e le comunità rom e sinti. Il suo impegno e la sua intelligenza pastorale rimangono nella Chiesa italiana un tesoro da custodire e a cui fare riferimento”. (R. Iaria)
Pastorale Rom e Sinti: è morto don Mario Riboldi. La vicinanza della Migrantes
9 Giugno 2021 - Roma - È scomparso oggi don Mario Riboldi, all’età di 92 anni. Ordinato sacerdote nel 1953 cominciò ad incontrare i nomadi della periferia Milanese. Iniziò così il suo viaggio con i popoli rom e sinti, vivendoci assieme. Accolto e apprezzato dall'allora card. Giovanni Battista Montini e quindi futuro Papa Paolo VI fu tra i promotori del primo e storico incontro della Chiesa Cattolica con Rom e Sinti a Pomezia il 26 settembre 1965.
Don Riboldi ha svolto diversi ruoli in ordine alla evangelizzazione dei rom, sinti e camminanti sia come responsabile diocesano che nazionale, portando agli onori degli altari il 4 maggio 1997, per la prima volta nella storia il gitano Ceferino Jimenez Malla.
"Ha lottato, come lui diceva, con sé stesso per cercare di entrare nella cultura del popolo 'zingaro' imparandone i diversi idiomi e traducendo Bibbia, testi liturgici e canti nelle varie lingue per annunciare le meraviglie di Dio", dicono i suoi collaboratori."Lodiamo il Signore per il tanto bene che ha fatto e l'eredità che ci lascia", dice il direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis ricordando la figura del sacerdote. (R.Iaria)