14 Luglio 2020 - Lampedusa - In questi giorni si è ricordato il settimo anniversario della visita di Papa Francesco a Lampedusa. Era l’8 luglio del 2013 e il Pontefice scelse questa isola per il suo primo viaggio dopo la sua elezione sul Soglio di Pietro . Nell’isola chiamata “La porta d’Europa nel Mediterraneo”, accompagnato da mons. Francesco Montenegro – allora presidente della Fondazione Migrantes - volle incontrare quelle persone dai volti segnati dalla disperazione ma anche dalle torture subite durante il viaggio.
Don Carmelo La Magra, parroco da quattro anni di San Gerlando, unica parrocchia dell’Isola, fotografa con www.migrantesonline.it la situazione attuale. “Purtroppo non è cambiato molto da allora”, afferma: “dopo la visita del Papa, il 3 ottobre di quello stesso anno ci fu il grande naufragio in cui morirono centinaia di migranti e sembrava che qualcosa si stava muovendo cin i primi salvataggi ma dopo poco più di un anno i soccorsi sono diventati sempre più difficil”.
Lampedusa è uno dei tanti approdi scelti dai migranti ma sono anche tantissimi i turisti attratti da questa terra e dal suo mare. “Non so negli altri posti, malgrado tutto quello che oggi si sta vivendo in Italia per la stagione turistica compromessa – dice - qui si è ripresa, non dico al 100% ma quasi; siamo in una estate quasi normale, non so da quello sanitario che cosa ci accadrà, ma da quello economico credo che qualcosa si stia salvando”. In questi giorni si è sentito molto parlare degli sbarchi che hanno ripreso, ma per don Carmelo “è come ogni altra estate, come ogni altro periodo dell’anno, quotidianamente ci sono diversi sbarchi”.
I migranti e i turisti, due realtà distinte a cui la comunità di Lampedusa è da sempre abituata. “Specialmente in questo periodo di quarantena in cui i migranti sono ancora più distanti dal centro abitato - commenta il sacerdote - ma in generale, il turista non ha alcuno modo di aver contatto con il mondo della migrazione, può capitare ad un turista di stare per giorni e di non vedere nessun migrante”. I migranti dice il parroco “arrivano al molo militare e anche se è immerso nel centro è un molo chiuso, i trasferimenti avvengono verso l’hot spot, in cui nessuno accede. Di solito i migranti sono liberi di uscire, ma in questo periodo con la quarantena un po’ meno, però anche quando escono in mezzo a decina di migliaia di turisti qui pochi migranti non fanno media, non incidono, diciamo che sono invisibili anche in mezzo agli altri”.
Nicoletta Di Benedetto