27 Aprile 2019 - Seveso – Si è concluso ieri pomeriggio a Seveso, presso il Centro pastorale ambrosiano “San “Pietro il Convegno nazionale della Fondazione Migrantes sul tema “Tessitori di comunità. Colori diversi per una unica tenda”. Tra i momenti del convegno l’apertura con il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Stefano Russo, il confronto con i documenti del Sinodo Minore della diocesi di Milano sul tema “Chiesa dalle Genti”, i lavori in 11 gruppi con altrettanti temi, la visita, giovedì pomeriggio, in diverse parrocchie della diocesi dopo una celebrazione nella basilica di Santo Stefano Maggiore, nel centro di Milano presieduta da mons. Guerino Ditora, presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione Cei per le Migrazioni E ieri una celebrazione, a Seveso presieduta dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini che ha anche partecipato alla fase finale del convegno rispondendo alle domande di circa 150 persone (direttori diocesani e regionali Migrantes, operatori pastorali, missionari con gli italiani all’estero e cappellani degli stranieri in Italia.
Una Chiesa “che è sempre in cammino”, ha detto in conclusione mons. Di Tora sottolineando come il Sinodo “Chiesa dalle genti” di Milano è stato un passo importante anche per altre diocesi. La speranza è “di riuscire a costruire e una società nuova in cui non esistono differenze”. Sullo stesso tema don Gianni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes, che ha rimarcato “il compito di mostrare il potere dei segni promuovendo una nuova cultura del dialogo, dell’ascolto e dell’incontro per costruire tessuti di comunità”. Parlare oggi di accoglienza ed integrazione – ha spiegato don De Robertis – rappresenta “una sfida per il futuro dell' Italia e dell’Europa. Occorre ripartire anzitutto dall’incontro delle persone, dallo sguardo su ciascuno come portatore di una ricchezza perché c'è una grande differenza quando si ragiona per generalizzazioni e quando invece ci si mette di fronte al volto dell' altro, alla storia dell' altro”. (Raffaele Iaria)