23 Novembre 2021 - Milano - Chissà come si è sentita quella mamma, 31 anni, che ha partorito la sua piccola sul barcone, in mezzo al mare. Un barcone in legno, gravemente danneggiato. Col pericolo di affondare da un momento all’altro. Alle spalle la Libia, l’Inferno del carcere e dei carcerieri. Davanti l’Europa. L’Italia, forse, con una nuova vita, con quella piccola urlante fra le braccia. Stretta alla mamma, stretta sul barcone, in mezzo ad altre decine di persone, in tutto 107. Con altri bambini e altre donne incinta.
Nulla però sarà stato più importante di quella piccola vita. E allora bisogna tenere duro. Andare avanti. Per fortuna, poche ore dopo, sono arrivati i soccorsi nel Mediterraneo. Quelli veri. Quelli che ti salvano. Non le navi libiche che ti riportano indietro. «Mamma e bimba hanno bisogno di cure, subito» lanciano l’appello dalla nave della Ong Sea Watch che, dopo sette operazioni di salvataggio – fra cui l’ultima, appunto, ieri mattina con 107 persone soccorse in mezzo al mare e la piccola neonata di poche ore – è in attesa di un porto sicuro per complessivamente 482 persone. Tante sono quelle salvate in sette operazioni di soccorso da giovedì, in quel tratto di mare compreso tra la Libia e l’Italia e Malta. Fra loro ci sono anche 51 donne, di cui 13 incinte, e 148 bambini, fra cui anche piccoli di pochi mesi. Ci sono anche le sei persone che si erano buttate in mare per sfuggire alla cosiddetta guardia costiera libica e recuperati sfiniti e terrorizzati i giorni scorsi. «Sei stato forte, sei sopravvissuto a una dura traversata, sei nato tra il freddo e le onde. Benvenuto, figlio d’Europa. Meriti un futuro meraviglioso. Lavoriamo per garantirtelo!» è il tweet dell’europarlamentare Pietro Bartolo, medico e chirurgo di Lampedusa. Mamma e bimba nel pomeriggio sono state portate a terra dalla guardia costiera italiana. «Insieme a loro sono stati evacuati per ricevere cure mediche anche una donna incinta con suo figlio di 2 anni e un uomo ferito con sua moglie e suo figlio» informano dalla nave umanitaria, ancora in attesa di un porto sicuro. Sono invece rimasti in mare per cinque giorni, senza cibo né acqua, i migranti giunti nelle ultime ore sulle coste pugliesi. E anche qui, in Salento, fra gli ultimi sbarcati (in tutto 272 nelle ultime 24 ore) ci sono anche due neonati di 4 mesi, e ancora donne, bambini e minori non accompagnati. Sono arrivati a Santa Maria di Leuca a bordo di un terzo natante arrivato domenica. Si tratta perlopiù di cittadini afghani, egiziani, kirghisi e 8 provengono persino dal Kuwait. Ad accoglierli i volontari della Croce Rossa Italiana e della Caritas. Gran parte dei migranti aveva sintomi da disidratazione. Ai soccorritori hanno raccontato di essere partiti dalla Turchia cinque giorni prima e da allora di non aver mai mangiato. Tante donne e bambini anche a Lampedusa dove nell’ultima giornata si sono susseguiti almeno cinque arrivi. Fra gli oltre 350 migranti, almeno 30 sono donne e 12 minori. Nuovi arrivi anche nella Locride. La notte scorsa, dopo un’operazione di soccorso in mare compiuta dalla Guardia costiera di Roccella Ionica, sono giunti 88 profughi di varie nazionalità, tutti uomini, molti dei quali giovani e tanti minorenni non accompagnati. I migranti erano a bordo di una barca a vela. Intanto è in stato di fermo un cittadino gambiano di 25 anni, indicato come il conducente dell’imbarcazione a bordo della quale vennero trovati la scorsa settimana dieci cadaveri tra gli oltre 100 sopravvissuti soccorsi dalla nave Geo Barents. L’uomo è stato definito, sulla base di testimonianze raccolte tra i migranti, “presunto scafista” dagli investigatori della squadra mobile di Messina. (Daniela Fassini – Avvenire)