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Papa Francesco, Cei: “La Chiesa in Italia lo ringrazia, in modo speciale, per il dono del Cammino sinodale”

22 Aprile 2025 - Il messaggio della Conferenza episcopale italiana in occasione della morte di Papa Francesco. «Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13,1) Queste parole del Vangelo di Giovanni sembrano oggi più che mai adatte a descrivere il Pontificato di Francesco. Sono ancora negli occhi di tutti, infatti, le ultime immagini, mentre passa attraverso la folla di Piazza San Pietro nella Domenica di Risurrezione. E in realtà è proprio la contemplazione del Risorto, il Cristo Buon Pastore, a sostenere la Chiesa italiana in questo momento in cui eleva la sua preghiera di suffragio per Papa Francesco, Vescovo di Roma e Primate d’Italia. Con parole incisive e gesti profetici, Francesco si è rivelato davvero Pastore di tutti secondo il cuore misericordioso del Padre (cfr. Ger 3,15). Sin dall’inizio del suo ministero petrino, ha mostrato una particolare vicinanza al suo gregge, che ha condotto con sapienza e coraggio. In particolare, i Vescovi italiani gli sono grati per il costante dialogo e, soprattutto, per aver incarnato per primo quello straordinario programma di vita che aveva sintetizzato invitando ad essere sacerdoti con l’odore delle pecore e il sorriso dei padri (cfr. Omelia, Santa Messa del Crisma, 2 aprile 2015). Torna alla mente il “buona sera” con cui si è presentato alla Chiesa e al mondo intero: quel saluto ha rappresentato uno spartiacque, l’inizio di un rapporto tra un padre e i suoi figli a cui ha ricordato quanto il Vangelo sia attraente, gioioso, capace di dare risposta alle tante domande della storia, anche a quelle sopite o soffocate. Da padre, ha indicato la via dell’ascolto e della prossimità, incoraggiando a uscire dalle logiche del consenso, dell’abitudine, dalla tentazione dello scoraggiamento o del potere che limita lo sguardo all’io senza aprirlo al noi. L’invito rivolto ai partecipanti al Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze ha tracciato una rotta precisa: «Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza» (10 novembre 2015). Questo desiderio continua a ispirare le azioni delle comunità ecclesiali. «Abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, nessuno di noi è un’isola, […] possiamo costruire il futuro solo insieme, senza escludere nessuno», è stato uno degli insegnamenti più incisivi del Pontificato, che ha attraversato il dramma della pandemia, con il suo carico di dolore, solitudine e morte. L’incedere del Santo Padre, da solo, in silenzio, su una Piazza San Pietro vuota, in occasione del “Momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia” (27 marzo 2020), resta scolpito nelle menti e nei cuori di tutti. Così come il capo chino e le lacrime davanti all’Immacolata, alla quale spesso ha affidato l’angoscia per il dramma delle guerre, chiedendo a tutti di diventare artigiani di pace, ogni giorno, nelle pieghe della quotidianità, in ogni ambito di vita. La Chiesa in Italia lo ringrazia, in modo speciale, per il dono del Cammino sinodale e l’incessante incoraggiamento ad andare avanti insieme. E oggi, insieme, affida il suo Pastore, che ha amato davvero i suoi sino alla fine, all’abbraccio tenero e misericordioso del Padre.

Lavoro, Cei: “L’economia e le leggi di mercato non devono passare sopra le nostre teste”

19 Marzo 2025 - "La tutela, la difesa e l’impegno per la creazione di un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, costituisce uno dei segni tangibili di speranza per i nostri fratelli, come papa Francesco ci ha indicato nella Bolla di indizione dell’Anno giubilare (cf. Francesco, Spes non confundit, 12)". La Conferenza episcopale italiana ha reso noto il Messaggio dei Vescovi italiani per la Festa dei Lavoratori (1° maggio 2025) dal titolo: “Il lavoro, un’alleanza sociale generatrice di speranza”. Dopo aver evidenziato criticità ed elementi di speranza, e sottolineato che "la «mano invisibile» del mercato non è sufficiente a risolvere i gravi problemi oggi sul tappeto", i vescovi offrono una riflessione sui meccanismi che insistono sulla qualità e la dignità del lavoro e delle persone che lavorano: "L’economia e le leggi di mercato non devono passare sopra le nostre teste lasciandoci impotenti. Il mercato siamo noi: sia quando siamo imprenditori e lavoratori, sia quando promuoviamo e viviamo un consumo critico". Infine, un passaggio che riguarda anche chi, arrivato dall'estero, lavora o vorrebbe lavorare nel nostro Paese: "Un effetto strutturale e fondamentale lo sta esercitando la grave crisi demografica, per la quale vedremo nei prossimi anni uscire dal mercato del lavoro la generazione più consistente, sostituita progressivamente da un numero sempre più ridotto di giovani. Allo stesso tempo, accade qualcosa di paradossale, ossia lo sfruttamento di fratelli immigrati, dimenticando che la loro presenza può costituire un motivo di speranza per la nostra economia, ma solo se verranno integrati secondo parametri di giustizia".

Cei: “Se vuoi la pace prepara la pace”

12 Marzo 2025 - A conclusione della sessione primaverile del Consiglio Episcopale Permanente (Roma, 10-12 marzo), nel consueto comunicato finale, i vescovi italiani hanno posto l'accento anche sulla situazione internazionale e sul ruolo dell'Europa. Secondo i Presuli, "occorre individuare modalità nuove per favorire il dialogo e per innervare la società con quella cultura che nasce dal Vangelo e con una testimonianza autentica. La guerra, spesso alimentata da nazionalismi antiumani, che è tornata a insanguinare l’Europa e che segna l’esistenza di tanti popoli, richiede – hanno rimarcato i Vescovi – decise iniziative politiche e diplomatiche per la pace". Inoltre, sottolineando che l’Europa "ha bisogno di recuperare i suoi valori fondativi – pace, libertà, democrazia, diritti, giustizia sociale", in linea con l’espressione richiamata dal Cardinale Presidente “se vuoi la pace, prepara la pace”, i Vescovi hanno ricordato "l’urgenza che gli investimenti pubblici siano indirizzati primariamente a sostenere le persone bisognose, le famiglie povere, le fasce sociali più deboli, ad assicurare a tutti adeguati servizi educativi e sanitari, a contrastare il cambiamento climatico". Per quanto riguarda la Fondazione Migrantes, il CEP ha inoltre comunicato la nomina a membro del Consiglio di Amministrazione di p. Eraldo Cacchione, SJ. E la conferma come coordinatore nazionale della pastorale dei cattolici cinesi in Italia, don Paolo Kong Xianming (Napoli).

Card. Zuppi, Europa e pace: come direbbe papa Francesco, “è l’ora di primerear e non di balconear”

10 Marzo 2025 - Nella sua introduzione ai lavori del Consiglio Episcopale Permanente (Roma, 10-12 marzo 2025), il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha fatto riferimento anche alla situazione in Europa, alla luce degli ultimi sviluppi internazionali. In particolare, citando i neologismi di papa Francesco ha detto che "è l’ora di primerear e non di balconear. C’è un’iniziativa da prendere". E ricordando la sua prolusione al monastero di Camaldoli, celebrando il Codice: "In questa prospettiva, sarebbe importante una Camaldoli europea, con partecipanti da tutt’Europa, per parlare di democrazia ed Europa. I padri fondatori hanno avuto coraggio, rompendo con le consolidate logiche nazionalistiche e creando una realtà mai vista né in Europa né altrove". Per il card. Zuppi è urgente, come cattolici, dare un contributo in linea col Vangelo, investendo nel "Cantiere dell'Europa": "Ottant’anni fa, il 9 maggio 1945, finiva la Seconda Guerra mondiale sul suolo europeo. Data da ricordare e che fa pensare. Anche perché il fantasma di una nuova guerra mondiale si è aggirato negli ultimi anni e il Papa l’ha denunciato. Quella guerra è stata il frutto della follia nazionalista della Germania nazista e dell’Italia fascista. Oggi il male del nazionalismo veste nuovi panni, soffia in tante regioni, detta politiche, esalta parte dei popoli, indica nemici. Il suo demone non è amore per la patria, ma chiusura miope ed egoistica, che finisce per intossicare chi se ne rende protagonista e le relazioni con gli altri". Facendo riferimento al Giubileo in pieno svolgimento, il presidente della Cei ha ricordato, "perché questa opportunità non si riduca a una successione di celebrazioni esteriori", che "i segni dei tempi, che racchiudono l’anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica di Dio, chiedono di essere trasformati in segni di speranza".

Card. Zuppi: “È evidente la necessità di non indebolire la cultura dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati”

20 Gennaio 2025 - Nella sua Introduzione ai lavori del Consiglio Episcopale Permanente (Roma, 20-22 gennaio 2025), il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, ha toccato anche il tema dell'immigrazione: "Nonostante la riduzione degli sbarchi (secondo i dati recenti, nel 2024 sono sbarcati sulle coste italiane 66.317 migranti, il 58% in meno rispetto ai 157.651 arrivati nel 2023), rimane elevato il numero di vittime di naufragio (circa 1.700 morti in mare, 1 ogni 40 arrivi, superiore ai morti nella rotta del Mediterraneo occidentale che è di 1 ogni 36). È evidente la necessità di non indebolire la cultura dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, offrendo regole di diritti e doveri sicuri, flussi e canali che permettano l’ingresso dei necessari lavoratori, che non sono mai solo braccia, ma persone che richiedono politiche lungimiranti di integrazione". "L’esperienza dei corridoi umanitari e lavorativi - ha aggiunto il presidente della Cei - è da valorizzare perché garantisce dignità e sicurezza a chi fugge da situazioni drammatiche. Le Diocesi italiane, con il loro impegno, sono un faro di accoglienza per oltre 146.000 persone di origine straniera. Accanto ai corridoi umanitari, lavorativi e universitari sono un esempio concreto di come sia possibile conciliare il diritto a migrare con l’integrazione e lo sviluppo locale. Negli ultimi anni, tra le molteplici esperienze di accoglienza, si è sviluppato un nuovo approccio che tiene insieme la richiesta di sicurezza, il desiderio di solidarietà e l’esigenza di andare incontro ai bisogni delle persone migranti. Insomma: liberi di partire, liberi di restare e liberi di tornare, uscendo finalmente da una logica esclusivamente di sicurezza, questione evidentemente decisiva, per rafforzare la cooperazione, in particolare con l’Africa. Guardare al futuro con speranza non significa, allora, ignorare le difficoltà del presente, ma riconoscere i fili d’erba nelle crepe, il bene che può emergere anche nelle situazioni più difficili". [caption id="attachment_52960" align="aligncenter" width="834"]card. Matteo Zuppi (foto: Christian Gennari/Siciliani)[/caption]

Consiglio dei Giovani del Mediterraneo: si conclude oggi la visita al Parlamento europeo e alla Comece

4 Aprile 2024 - Bruxelles - Si conclude oggi la visita alle Istituzioni europee, a Bruxelles, del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, opera-segno nata a seguito dell’Incontro di Vescovi e Sindaci del Mediterraneo (Firenze, 23-27 febbraio 2022). La delegazione, accompagnata da mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della CEI, è stata ricevuta da Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo, e da mons. Mariano Crociata, Presidente della Commissione degli Episcopati dell’Unione Europea (Comece), insieme a mons. Noël Treanor, Nunzio apostolico presso l’Unione Europea. La visita infatti prevedeva una doppia tappa: nella sede del Parlamento europeo e in quella della Comece. L’incontro con la Presidente Metsola, osserva mons. Crociata, è “la conferma di un rapporto che la Chiesa, attraverso la Comece, ha con il Parlamento europeo, e che merita di essere portato avanti perché permette alla Chiesa di svolgere la sua missione e al Parlamento di raccogliere voci che vengono dal mondo cattolico, che è parte importante del popolo europeo”. La Presidente Metsola, afferma mons. Baturi, “ha voluto conoscere meglio le motivazioni e la composizione del Consiglio dei giovani del Mediterraneo. Si è interessata anche della grande visione di Giorgio La Pira, chiedendo di poterla sviluppare in contesti storici che hanno bisogno di quella prospettiva profetica e ricordando che l’Unione europea è soprattutto un progetto di pace”. Il Segretario Generale della CEI esprime gratitudine alla Presidente del Parlamento europeo per “l’impegno a favore della cooperazione e della comprensione tra i popoli e il sostegno alla libertà, alla democrazia e ai diritti”. Con il Consiglio dei giovani del Mediterraneo, spiega mons. Baturi, “abbiamo voluto scommettere sui giovani perché questo significa scommettere sull’educazione, sulla loro capacità di immaginare un futuro diverso. L’Europa non può non accorgersi di ciò che accade nel Mediterraneo, delle forze vive e della possibilità che esso ha di sviluppare un’azione di pace e di amicizia che avrà ripercussioni in tutto il mondo. Per questo, vogliamo da una parte che i nostri giovani di 18 Paesi conoscano le Istituzioni europee, dall’altra parte chiediamo che le Istituzioni europee tengano conto di queste forze vive e prospettiche capaci di determinare, speriamo, un futuro diverso”. Fortemente voluto e sostenuto dalla CEI, il Consiglio mira infatti a curare la dimensione spirituale, a rafforzare l’azione pastorale davanti alle sfide odierne e a costruire relazioni fraterne, come racconta il portale www.giovanimediterraneo.org dove sono disponibili informazioni e notizie. Il 16 aprile, a Fiesole (Fi), inoltre, sarà inaugurata la sede del Consiglio. La fisionomia, la mission e le attività sono state presentate dal Direttivo, nell’ambito dell’evento odierno “Costruire ponti di dialogo, unità e pace tra popoli e culture”. Ai lavori, introdotti dall’europarlamentare Beatrice Covassi, sono intervenuti mons. Baturi, mons. Crociata e Patrizia Giunti, Presidente della Rete Mare Nostrum e della Fondazione La Pira.    

Consiglio giovani del Mediterraneo: mons. Baturi, “nei giovani capacità di immaginare un futuro diverso”

4 Aprile 2024 -
Bruxelles - “Abbiamo voluto scommettere sui giovani, perché significa scommettere sull’educazione e sulla capacità che loro hanno di immaginare un futuro diverso”: mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, commenta l’incontro svoltosi ieri a Bruxelles tra il Consiglio giovani del Mediterraneo e la presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola. Il progetto verrà presentato domani con un convegno al Parlamento europeo. “Non è possibile che l’Europa non si accorga di ciò che accade nel Mediterraneo, di queste forze vive e della possibilità che nel Mediterraneo c’è di sviluppare un’azione di pace e di amicizia che avrà ripercussioni in tutto il mondo”, spiega mons. Baturi. Il quale sottolinea la “speranza di un’Europa” che “tenga conto di queste forze vive e prospettiche per determinare un futuro diverso”. Mons. Baturi definisce “molto cordiale” l’incontro con la presidente Metsola, la quale “ha voluto conoscere meglio le motivazioni del Consiglio giovani del Mediterraneo e anche la sua composizione. Si è interessata inoltre della grande visione di Giorgio La Pira chiedendo di poterla sviluppare in contesti storici oggi diversi ma che abbisogna di quella stessa visione profetica”.
(Foto Parlamento europeo)  

Consiglio Giovani Mediterraneo: da oggi incontro a Bruxelles

3 Aprile 2024 -

Bruxelles - È atteso oggi (fino al 4 aprile), a Bruxelles, il Direttivo del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, l’opera-segno nata a seguito dell’Incontro di Vescovi e Sindaci del Mediterraneo che si è svolto a Firenze dal 23 al 27 febbraio 2022. Fortemente voluto e sostenuto dalla Cei, “il progetto che raduna oltre 30 tra ragazzi e ragazze di 19 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, mira a curare la dimensione spirituale, a rafforzare l’azione pastorale davanti alle sfide odierne e a costruire relazioni fraterne”. Una vera e propria ‘scommessa’ sui giovani, nello stile di Papa Francesco, sulla quale hanno deciso di puntare anche altri organismi come la fondazione La Pira e la Fondazione Giovanni Paolo II. Del direttivo fanno parte Emile Fakhoury (Libano), Maher Dridi (Tunisia), Aleks Birsa Jogan (Slovenia) e la coordinatrice Pilar Shannon Perez Brown (Spagna).

 “Andremo a Bruxelles per incontrare le Istituzioni europee e dialogare con loro di temi che riguardano il futuro dei giovani, il nostro coinvolgimento e il futuro dell’area del Mediterraneo che vede al suo interno diversi Paesi dell’Ue che gioca un ruolo rilevante per quanto riguarda la pace, lo sviluppo e l’integrazione”, dichiara al Sir Aleks Birsa Jogan. “Cercheremo anche di conoscerne i meccanismi, le funzioni, e di presentare il nostro Consiglio durante gli incontri che avremo. A tutti diremo che i giovani del Mediterraneo vogliono vivere in pace, in società inclusive e attente al dialogo e al bene comune”.

Una delle finalità del Consiglio, infatti, è quella di tenere unite le comunità ecclesiali delle Chiese che si affacciano sul ‘Mare Nostrum’ quindi favorirne l’unità, la condivisione e il dialogo sia ecumenico che interreligioso. “Da parte nostra ci impegniamo con il nostro lavoro ad avvicinare Europa, Asia e Africa, condividendo quei valori costitutivi e connaturati all’area Mediterranea. Impegnati nel nostro piccolo, nelle nostre case, nelle nostre scuole, nelle nostre associazioni a partire dalla preghiera per chiedere a Dio il dono della pace e della conversione dei cuori. E vorrei aggiungere anche partecipando alla vita sociale e politica dei nostri Paesi. Siamo attesi da un importante voto europeo il prossimo giugno. Andare a votare è un importante esercizio di partecipazione e cittadinanza”. Sul voto recentemente si è espressa anche la Comece, la Commissione delle Conferenze episcopali dell’Ue che in un messaggio ha incoraggiato “i giovani a esercitare il loro diritto di voto per costruire così un’Europa che assicuri loro il futuro e risponda alle loro più genuine aspirazioni. Incoraggiamo anche i giovani cattolici europei che sentono la chiamata a impegnarsi in politica a seguire questa chiamata, preparandosi adeguatamente, sia intellettualmente che moralmente, a contribuire al bene comune in uno spirito di servizio alla comunità”. Secondo Pilar Shannon Perez Brown, coordinatrice del Direttivo, “questo meeting a Bruxelles è utile per incontrare le istituzioni europee e illustrare loro il nostro progetto del Consiglio dei giovani del Mediterraneo per impostare e pensare future sinergie e collaborazioni con giovani impegnati nel campo della costruzione della pace, di una società più giusta e unita”. Quello di Bruxelles, spiega al Sir, “sarà anche un tempo di ascolto delle Istituzioni europee. Come giovani vogliamo condividere le nostre esperienze, le culture dei Paesi da cui proveniamo, ma anche ascoltare cosa le Istituzioni europee avranno da dirci”.  Nella capitale europea il Direttivo sarà accompagnato da mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei. In programma diversi incontri tra i quali spiccano quelli con mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), e con Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo. Altro appuntamento che attende il Consiglio dei giovani del Mediterraneo è fissato per il 16 aprile, a Fiesole, dove sarà inaugurata la sede. Inoltre è in fase di costruzione anche il portale web del Consiglio dove saranno resi disponibili contenuti relativi ai percorsi tematici affrontati, un’area per la formazione permanente, informazioni e notizie. (Daniele Rocchi)

(Foto Siciliani – Gennari/SIR)

(Foto Fondazione Giorgio La Pira)

 

Cei: in un Dossier l’impegno della Chiesa italiana ad Haiti

22 Marzo 2024 -
Roma - La Chiesa italiana continua a stare accanto alla popolazione di Haiti, come racconta il Dossier curato dal Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli, in collaborazione con l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. Dal 2010, anno in cui il Paese è stato colpito da un violentissimo terremoto, sono stati destinati circa 40 milioni di euro – tra fondi dell’8xmille e offerte raccolte con la Colletta straordinaria promossa dalla CEI nel 2010 - per interventi emergenziali, progetti di sviluppo socio-economico in vari ambiti, accompagnamento alle Diocesi locali. Il Dossier, attraverso dati e testimonianze, ripercorre il cammino compiuto ed evidenzia le criticità tuttora esistenti nel Paese che, con circa 10 milioni di abitanti, è il più povero dell’America Latina e Caraibi, il meno sviluppato di tutto l’emisfero settentrionale, con un tasso di povertà pari all’80%. Attualmente alla prese con una spaventosa crisi umanitaria che si innesta su un'emergenza permanente, Haiti rischia di scivolare verso una guerra civile.
“Il tipo di assistenza urgente di cui abbiamo bisogno – spiega il Card. Chibly Langlois, Vescovo di Les Cayes, in un'intervista contenuta nel Dossier – è di ricevere il supporto e i mezzi adeguati per ripristinare la sicurezza, assicurare stabilità, proteggere vite umane e proprietà. Il Paese ha bisogno di ristabilire l'autorità statale attraverso il rafforzamento delle istituzioni democratiche. Occorrerà anche contribuire a creare occupazione e lavoro, affinché gli haitiani possano vivere con dignità grazie ai frutti del loro lavoro. Bisogna considerare che Haiti non si è ancora ripresa dai terremoti del 2010 nell'ovest e del 2021 nel sud del Paese. Adesso arrivano i disastri delle bande armate. Dobbiamo rialzarci e prendere in mano la situazione”. Tra le varie emergenze, una è proprio quella delle gang armate, in cui spesso vengono coinvolti i giovani. “La Chiesa – viene sottolineato nel Dossier - sta dalla parte del Vangelo e ha il compito di farsi compagna di strada, ponendosi accanto all'umanità ferita, accompagnando e coniugando processi di cura, animazione, promozione e riconciliazione, valorizzando i percorsi già in essere e aprendone di nuovi che la ‘fantasia della carità’ saprà ispirare e mettere a frutto”.  

Card. Zuppi: “si cresce solo insieme”

19 Marzo 2024 - Roma - È la pace la priorità per la Chiesa universale e quindi anche per la Chiesa in Italia. Lo ribadisce con forza il cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi aprendo i lavori per la sessione primaverile del Consiglio permanente. Lo fa rimarcando che «in questo tempo di conflitti, di divisioni, di sentimenti nazionalisti, di odi, di contrapposizioni», il servizio della Chiesa per l'unità «brilla come una luce di speranza». E tale servizio, «che coinvolge i vescovi e tutte le comunità», si fa proprio «partendo dal ministero del Vescovo di Roma, il Papa». Non a caso "pace" è «sicuramente una delle parole chiave del suo pontificato». Per il cardinale Zuppi, ricevuto ieri in udienza da papa Francesco - in questo contesto «l'impegno personale e di tutte le nostre comunità resta quello di essere "artigiani di pace"». Di qui l'esortazione ad essere «operatori di pace», anzitutto nella «preghiera incessante e commossa», ma anche nella solidarietà. Così ad esempio, con l'Ucraina, «mediante la diffusa accoglienza per le vacanze estive ai bambini orfani o vittime». In questa stessa prospettiva Zuppi annuncia che a maggio, durante la prossima Assemblea Generale della Cei, ci sarà una giornata di preghiera, digiuno e solidarietà. Il presidente sottolinea che le parole del Papa sulla pace «sono tutt'altro che ingenuità». Oggi quindi «la storia esige di trovare un quadro nuovo, un paradigma differente, coinvolgendo la comunità internazionale per trovare insieme alle parti in causa una pace giusta e sicura». E proprio su questo versante gli Stati e i popoli europei, le stesse istituzioni dell'Unione europea, «devono riscoprire la loro vocazione originaria, improntando le relazioni internazionali alla cooperazione ». A questo proposito il cardinale Zuppi ricorda che l'Europa vivrà a giugno «una grande occasione di partecipazione popolare per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo». E rilancia l'appello dei vescovi europei che invitano a scegliere «responsabilmente i deputati che rappresenteranno i nostri valori e lavoreranno per il bene comune». Per il cardinale Zuppi «l'impegno degli artigiani di pace» significa non rassegnarsi «a un aumento incontrollato delle armi, né tanto meno alla guerra come via per la pace». E aggiunge, citando il dettato costituzionale: «L'Italia - l'Europa no? - "ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"». Nel quadro del Cammino sinodale in corso il cardinale Zuppi invita la Chiesa italiana a non avere paura del dibattito interno, senza però cadere «in polemiche digitali, sterili, polarizzate, di convenienza». Ma con una avvertenza: superare «la tentazione della nostalgia di una presunta età dell'oro, quella prima del Concilio per taluni, dopo il Vaticano II per altri». Al termine del suo intervento il presidente della Cei indica alcuni segnali che «preoccupano e interrogano» la Chiesa. Per Zuppi - con un riferimento implicito alla cosiddetta autonomia differenziata - «suscita preoccupazione la tenuta del sistema Paese, in particolare di quelle aree che ormai da tempo fanno i conti con la crisi economica e sociale, con lo spopolamento e con la carenza di servizi». Il pensiero del cardinale Zuppi va poi anche ai giovani e agli anziani. Riguardo questi ultimi il cardinale rileva, che specialmente alla luce di quanto accaduto durante la pandemia, «serve un nuovo welfare» e in particolare serve «concretizzare la riforma delineata con la Legge Delega del marzo 2023 e a non tradire le attese di persone, famiglie e operatori». Il presidente infine spiega che la Cei guarda «con apprensione alla tematica del fine vita». Per la Chiesa «le cure palliative, disciplinate da una buona legge ma ancora disattesa, devono essere incrementate e rese nella disponibilità di tutti senza alcuna discrezionalità di approccio su base regionale». Inoltre «la piena applicazione della legge sulle disposizioni anticipate di trattamento» è «ulteriore garanzia di dignità e di alleanza per proteggere la persona nella sua sofferenza e fragilità». (G.C.)

Ala: dal Sudan in Italia dove ha trovato una famiglia e una scuola

13 Marzo 2024 - Milano - Ala Adine ha 18 anni e come tanti ragazzi della sua età pensa al futuro. A Torino frequenta un corso di formazione in meccanica industriale che gli darà un lavoro garantito. Il passato lo vuole lasciare alle spalle. Il dolore preferisce non raccontarlo. «La sua strada è ben segnata», si augura Davide Dentico, 57enne, impiegato nel commerciale. Insieme alla moglie Beatrice Zampieri, grafica di 54 anni, e alle figlie Chiara di 28 e Francesca di 23, ha accolto in casa Ala Adine quando di certezze sul futuro non ne aveva affatto. A 17 anni il giovane è andato in affido in questa famiglia grazie a “Pagella in tasca”, un progetto dell'associazione Intersos, realizzato con il sostegno della Conferenza episcopale italiana (nell'ambito della campagna “Liberi di partire - Liberi di restare”), della Fondazione Migrantes, di Acri e della Fondazione Compagnia di San Paolo. Adesso il percorso è a carico del Comune di Torino. Ala Adine e altri 34 minori non accompagnati, scappati dalle persecuzioni in Sudan e rifugiati in un campo in Niger gestito da Unhcr, sono arrivati in Italia attraverso un canale di ingresso regolare con un visto per studio. È il progetto virtuoso dei corridoi umanitari. «L'avvicinamento ad Ala Adine è stato graduale. All'inizio era molto teso, si sentiva un ospite. Più avanti, un ospite gradito. Adesso è parte della famiglia, anche se rimane un ragazzo timido e sulla nostra storia preferisce lasciar parlare noi», spiega Davide Dentico. Quella di Ala Adine e della sua famiglia affidataria è una parabola che mostra un'integrazione possibile , ma non ancora abbastanza praticata. In fuga da quando aveva 14 anni, Ala Adine ha attraversato il deserto fino alla Libia, dove ha lavorato come bracciante. Intercettato dai membri dell'Unhcr, è entrato nel campo per rifugiati di Agadez, in Niger. Grazie alla sua forte motivazione allo studio, qui è stato selezionato per il progetto “Pagella in tasca”. In Italia, in un anno, Ala Adine non ha appreso solo la lingua e il mestiere di meccanico, ma aspetti di sé che prima non avrebbe potuto neppure esprimere . «A casa ho sempre tele, pennelli e colori. Era curioso, così gli ho spiegato un po' di tecniche e l'ho portato a vedere musei e mostre. Si è innamorato di Mirò — ricorda orgogliosa la madre affidataria —. Lo scorso Natale, ha voluto riprodurre i quadri dell'artista per donarli ai nostri amici e parenti. Ha un grande talento artistico». Ora che sono maggiorenni, «i ragazzi possono prolungare l'affido e studiare con un sostegno economico di 550 euro al mese fino ai 21 anni», precisa Elena Rozzi, responsabile del progetto per Intersos. Hanno ottenuto lo status di rifugiati e dopo cinque anni (anziché 10 come per gli altri immigrati residenti) potranno chiedere la cittadinanza. In quanto rifugiati, non dovranno presentare il certificato di nascita né quello penale, difficili da recuperare nel loro Paese. «Per parlare con loro di cittadinanza è ancora presto — aggiunge Rozzi —. Non so cosa decideranno, ma la cittadinanza dà diritti in più che in realtà tutti vogliono». Le ragioni della fuga dal Sudan si capiscono dalle loro storie. C'è per esempio Said (nome di fantasia), nato nel Darfur e cresciuto in un campo per sfollati interni. Da bambino aiutava già un medico in ospedale. Quando aveva 13 anni, le milizie janjaweed (i miliziani filogovernativi impegnati nella guerra civile del Darfur, ndr ) hanno ucciso e torturato alcuni membri della sua famiglia. Said è scappato in Libia, dove è stato detenuto per cinque mesi. Nel 2020, è riuscito a fuggire in Niger. Quando Intersos lo ha intercettato ad Agadez, Said non aveva mai avuto la possibilità di frequentare regolarmente la scuola. In Italia, spera di poter diventare un medico. All'arrivo dei miliziani, Abdoul (un altro nome di fantasia) aveva invece 14 anni. Al villaggio, in cui abitava con la sua famiglia, reclutavano forzatamente i ragazzi. Così è andato in Libia. Ha lavorato per otto mesi in un ristorante, ma se chiedeva una paga veniva picchiato. Prima di avere asilo in Niger, aveva potuto frequentare solo la scuola coranica. Oggi sogna di diventare un informatico. Sono desideri comuni, che adesso possono diventare realtà. Sullo sfondo, un percorso di integrazione che sarebbe auspicabile per tutti quei minori ancora in viaggio, alla ricerca di un posto da chiamare casa. (Elena Campisi - Avvenire)      

Cei: “Tacciano le armi e si convertano i cuori!”

9 Ottobre 2023 - Roma - L’attacco contro Israele e la reazione che ne sta seguendo, con un’escalation inimmaginabile, destano dolore e grande preoccupazione. Esprimiamo vicinanza e solidarietà a tutti coloro che, ancora una volta, soffrono a causa della violenza e vivono nel terrore e nell’angoscia. Chiediamo il pronto rilascio degli ostaggi. Come auspicato da Papa Francesco durante la preghiera dell’Angelus di ieri: “Gli attacchi e le armi si fermino, per favore, e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione, ma solo alla morte e alla sofferenza di tanti innocenti. La guerra è una sconfitta: ogni guerra è una sconfitta!”. Ci appelliamo alla comunità internazionale perché compia ogni sforzo per placare gli animi e avviare finalmente un percorso di stabilità per l’intera regione, nel rispetto dei diritti umani fondamentali. Quella Terra che riconosciamo come Santa merita una pace giusta e duratura, per essere punto di riferimento di “fede, speranza e amore”. Troppo sangue è già stato versato e troppo spesso di innocenti. Alle famiglie delle vittime e ai feriti giunga il nostro conforto. In questo mese, dedicato alla preghiera del Rosario, invitiamo tutte le nostre comunità a pregare per la pace: “Tacciano le armi e si convertano i cuori!”. (Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana)     Roma, 8 ottobre 2023  

Card. Zuppi: “gestire con umanità e intelligenza un vasto fenomeno epocale”

25 Settembre 2023 - Roma - “Le guerre, il degrado ambientale, l’insicurezza, la miseria, il fallimento di non pochi Stati sono all’origine dei flussi di rifugiati e migranti. Si tratta di gestire con umanità e intelligenza un vasto fenomeno epocale”. Lo ha detto questo pomeriggio il card. Matteo Zuppi, presidente delle Cei, aprendo i lavori del Consiglio Permanente. Per il porporato  l’errore – non da oggi – è stato “politicizzare il fenomeno migratorio, anche condizionati dal consenso e dalle paure. Si tratta di esseri umani prima di tutto; si tratta del futuro dell’Italia, in crisi demografica; si tratta di coinvolgere la popolazione in un fenomeno che crea scenari nuovi e non semplici. Richiede coraggio politico e responsabilità sociale. La questione migratoria dovrebbe – ha aggiunto il presidente della Cei - essere trattata come una grande questione nazionale, che richiede la cooperazione e il contribuito di tutte le forze politiche”. Il card. Zuppi ha ricordato le parole di papa Francesco a Marsiglia durante il quale ha richiamato “la tragedia di chi non ce l’ha fatta, di chi è morto in mare”. E ha ricordato alla “nostra coscienza” che “sono vite spezzate e sogni infranti”. “Siamo di fronte a un bivio”: “o scegliamo la cultura della fraternità o la cultura dell’indifferenza. In questo è davvero necessaria una concertazione tra le forze politiche e sociali indispensabile per creare un sistema di accoglienza che sia tale, non opportunistico, non solo di sicurezza perché la vera sfida è governare un fenomeno di dimensioni epocali e renderlo un’opportunità così come esso è. Non dimentichiamo – ha detto il card. Zuppi - la necessità anche di una comune visione europea, per la quale è necessario forse un ulteriore sforzo da parte nostra e delle Chiese europee, anche con maggiore collaborazione con il CCEE e la COMECE. È solo la legalità che contrasta l’illegalità e può permettere una seria e indispensabile inclusione”. La Conferenza Episcopale Italiana resta “fedele all’intuizione e allo spirito dell’iniziativa ‘Liberi di partire, liberi di restare’ e ai corridoi umanitari, esperienza che offre importanti indicazioni per affrontare responsabilmente il problema. In questo contesto – ha quindi spoegato il prewsidente dei vescovi italiani -  è stata possibile l’apertura del primo canale legale di ingresso per minori stranieri non accompagnati attraverso un permesso di studio (progetto Pagelle in tasca) dal Niger all’Italia, specificatamente in Piemonte. È stato un percorso molto difficile e lento, ma i risultati raggiunti per i pochi minori che si è riusciti a far arrivare – una decina in circa due anni – sono estremamente incoraggianti. Tutti sono entrati con un permesso di studio e sono stati inseriti in famiglie affidatarie: forse varrebbe la pena aumentare questo tipo di possibilità, ad esempio per i MSNA che si trovano in Libia”. Il card. Zuppi ha quindi sottolineato che la Cei seguirà con “attenzione” e “vigilanza” i provvedimenti e la loro attuazione, perché sia “rispettata la dignità di ogni persona, basandoci sui criteri che il Papa ha offerto: accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. (Raffaele Iaria)

Cei: più di 6 milioni di euro per 44 nuovi progetti

5 Aprile 2023 -
Roma - Nella riunione del 17 marzo, il Comitato per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli ha approvato 44 nuovi progetti, per i quali saranno stanziati € 6.041.987 euro così suddivisi: € 2.768.741 per 15 progetti in Africa, € 1.660.304 per 12 progetti in America Latina; € 1.528.609 per 15 progetti in Asia; € 84.333 per 2 progetti in Medio Oriente. Tra gli interventi più significativi, cinque sono in Africa: in Burkina Faso, l’Ocades Caritas di Diebougou garantirà l’approvvigionamento idrico a dieci villaggi, attraverso infrastrutture sostenibili e servizi di fornitura domestica di acqua potabile. In Burundi, l’Arcidiocesi di Bujumbura organizzerà una biblioteca per conservare il patrimonio di libri e documenti e renderlo consultabile, mentre in Cameroun, la Diocesi di Bafia promuoverà la formazione agro-pastorale e professionale di 100 famiglie e 100 giovani di 20 parrocchie. In Marocco la Diocesi di Tangeri sosterrà quei minori che, non riuscendo a migrare, vivono situazioni di disagio e grande rischio nelle zone più marginali della città. Gli obiettivi sono molteplici: dall’ascolto, accoglienza e presa in carico alla creazione di un centro diurno educativo fino all’avvio di piccole attività imprenditoriali. In Tanzania, il Cuamm migliorerà l’assistenza offerta ai circa 11 mila pazienti dell’Ospedale di Tosamaganga attraverso la formazione del personale, il potenziamento dei centri di salute della zona e l’acquisto di attrezzature ospedaliere. Dei 12 progetti che vedranno la luce nel Continente latino-americano, grande rilevanza assumono quello proposto dalla Diocesi di Santa Elena, in Ecuador, che restaurerà i due piccoli ospedali, “Cristo Redentor” e “Virgen de la Cisna”, potenziando l’assistenza sanitaria, e quello dell’Arcidiocesi di Porto Velho in Brasile che rafforzerà e rilancerà la Radio FM “Caiari” di Ariquemes, operativa dal 1961. Tale mezzo raggiunge circa 600 mila persone che abitano in vari insediamenti sparsi nella Foresta Amazzonica, molti dei quali fisicamente non raggiungibili durante la stagione delle piogge. Significativo anche l’intervento voluto dalla Diocesi di Paramaribo, in Suriname, che ristrutturerà il Centro sociale gestito da Obra de Maria per offrire corsi di formazione professionale a adolescenti e giovani, in vista del loro inserimento lavorativo. Nel Continente Asiatico, uno dei progetti sarà realizzato in Bangladesh dove “Progetto Uomo Rishilpi International Onlus” supporterà le attività di un Centro per persone disabili e di altre cinque strutture di riabilitazione comunitaria. In India, la Catholic Charities dell’Arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar promuoverà la formazione delle donne dei gruppi etnici Khond e Pano di 10 parrocchie in situazione di vulnerabilità a causa della pandemia e della crisi finanziaria. In Medio Oriente, la Congregation Hospitaliere Missionnaire des Filles de Notre-Dame des Douleurs doterà di pannelli solari il “Foyer de Vieillard” di Ghodrass (Libano), ottenendo una riduzione dei costi e contribuendo al contempo alla tutela dell’ambiente.

Papa Francesco: la vicinanza e la preghiera della Chiesa in Italia

30 Marzo 2023 -

Roma - La Presidenza della CEI, a nome dei Vescovi italiani, esprime vicinanza a papa Francesco, dal pomeriggio di ieri (29 marzo) al Policlinico Universitario Agostino Gemelli, assicurando la preghiera corale delle Chiese in Italia. "Nell’augurare al Santo Padre una rapida ripresa", la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana "affida al Signore i medici e il personale sanitario che, con professionalità e dedizione, si prendono cura di Lui e di tutti i pazienti".

Cei: politiche lungimeranti per governare il fenomeno migratorio

23 Marzo 2023 - Roma - Durante il Consiglio Permanente della Cei, che si è concluso ieri, i vescovi si sono confrontati sul fenomeno migratorio, a partire dalla “condivisione dell’indignazione” e del “dolore” per la tragedia di Cutro, e sul dramma dei conflitti in atto, in primis quello in Ucraina. Per il presuli il fenomeno migratorio “continua ad essere gestito in modo emergenziale e non strutturale”. La recente tragedia di Cutro, hanno sottolineato i Vescovi nel ringraziare la Chiesa di Crotone per “l’umanità dimostrata”, è “una ferita aperta che mostra la debolezza delle risposte messe in atto. Il limitarsi a chiudere, controllare e respingere non solo non offre soluzioni di ampio respiro, ma contribuisce ad alimentare irregolarità e illegalità”, si legge nel comunicato finale: “servono invece politiche lungimiranti – sul piano nazionale e su quello europeo - capaci di governare i flussi di ingresso attraverso canali legali, ovvero vie sicure che evitino i pericoli dei viaggi in mare, sottraggano quanti sono costretti a lasciare la propria terra a causa della fame e della violenza alla vergogna dei centri di detenzione e diano loro prospettive reali per un futuro migliore”. I vescovi hanno quindi osservato che i corridoi umanitari rappresentano “al contempo un meccanismo di solidarietà internazionale e un potente strumento di politica migratoria” e  nel ribadire che il diritto alla vita “va sempre tutelato e che il salvataggio in mare costituisce un obbligo per ogni Stato”, hanno ricordato quanto sia “strategica per il bene comune un’accoglienza dignitosa che abbia nella protezione, nell’integrazione e nella promozione i suoi cardini”. Connesso al fenomeno migratorio è il dramma dei conflitti che insanguinano diversi Paesi nel mondo: tra questi, quello in Ucraina “desta profonda inquietudine per la minaccia nucleare e per lo stallo nelle trattative diplomatiche che sembra allontanare sempre di più il tanto auspicato ‘cessate il fuoco’”. (Raffaele Iaria)

Mons. Baturi in rientro dalla Siria: vicinanza a un popolo stremato

7 Marzo 2023 - Cagliari -  "E' stato un viaggio che ci ha consentito di incontrare e di ascoltare persone che vivono questo dramma: fatto di povertà, morte, malattia. Siamo andati per conoscere, ma anche per manifestare la nostra vicinanza fraterna, di cristiani della Chiesa italiana, e di quella cagliaritana, per dire a quelle persone 'non siete sole, siamo con voi'. La popolazione è davvero stremata da una guerra sanguinosa che ha prodotto più di mezzo milione di vittime in Siria, tra le quali circa 26.000 bambini. Una condizione di estremo disagio che ha costretto tanti a fuggire". Lo ha detto questa mattina il segretario generale della Cei e arcivescovo di Cagliari, mons. Giuseppe, nel corso di un incontro con la stampa cagliaritana dopo la visita della settimana scorsa in Siria e per condivisione l’esperienza maturata. Nalla situaizone giù precaria in questo Paese si è inserita l’emergenza del coronavirus, del colera e poi della crisi finanziaria, soprattutto a seguito del blocco commerciale in Libano. E a infierire ulteriormente sulla già precaria situazione, è giunto il recente sisma che ha colpito zone già provate dalla distruzione della guerra e dalla povertà. "Abbiamo potuto constatare – ha sottolineato mons. Baturi – scenari che ancora conservavano i segni della paura. Tra i vari incontri, succedutisi nel corso dei giorni, ricordo quello con i bambini accolti dai salesiani e dai francescani nelle scuole, sostenuti dall'associazione Pro terra sancta e dalla Caritas locale e italiana. Impressiona la condizione delle comunità cristiane, sempre più ridotte a causa dell'immigrazione. A loro abbiamo detto che non devono sentirsi sole, e che la 'condivisione della fede' deve poter diventare 'condivisione della carità' e aiuto a percorrere il loro cammino. In questo senso è stata un'esperienza confortante. Nel contesto di una situazione di sofferenze e di guerra, la fede è diventata ragione di vita, motivo di carità e di accoglienza per tutti". La Chiesa italiana partecipa a questa avventura anche attraverso i fondi dell'8xMille, una parte dei quali sono destinati a interventi caritativi nel Terzo mondo e nei Paesi in via di sviluppo. L’arcivescovo ha affermato che "erano già avviati dei piani di intervento nella zona di Damasco dove, in questi vent'anni, sono stati investiti più di tre milioni e mezzo di euro, e altrettanto abbiamo fatto negli ultimi quindici anni nella zona di Aleppo". Tra le iniziative promosse quella degli “ospedali aperti”, che consente ai più poveri di accedere al ricovero. Tutti questi progetti hanno risentito della crisi prodotta dal terremoto, che ha "determinato non solo la morte ma anche lo sfollamento e la crisi abitativa. E noi come Chiesa italiana abbiamo subito stanziato dei fondi". "L’iniziativa – ha aggiunto il segretario generale della Cei – è stata pensata anzitutto per sottolineare l'importanza per noi credenti di sentire parte della nostra vita, quella dei nostri fratelli che stanno nel Medio Oriente, in Turchia, in Siria, in Libano. Questa dilatazione del cuore, fa percepire nostri i Paesi degli altri, nostre le speranze altrui. Sarà l'occasione per ripensare la propria apertura al mondo in una comunione delle anime che si realizza in Cristo". (R.Iaria)

Card. Zuppi: Serve un sistema di accoglienza dei richiedenti e dei rifugiati adeguato alle emergenze e con percorsi chiari, efficaci di inclusione delle persone

3 Marzo 2023 - Roma - “Dolore. Tristezza. Pudore. Quei morti sono nostri, lo abbiamo sentito tutti. Sono le lacrime che suscitano le lacrime dei sopravvissuti. Mi sorge sempre la solita domanda: quante morti dobbiamo ancora aspettare per prendere le decisioni necessarie?”. Lo dice oggi il presidente della Cei, il card. Matteo Zuppi parlando del naufragio sulle coste calabresi in una intervista a “La Stampa” nella quale evidenzia che la priorità del governo non deve essere “la sicurezza interna, che ovviamente non va dimenticata, ma l'accoglienza attraverso flussi regolari di ingresso, corridoi umanitari, adozioni e ricongiungimenti familiari». “Non ci si può accontentare di risposte emergenziali, altrimenti penseremo sempre nella logica dell'invasione e dell'Italia unica ad accogliere. Non è così. Bisogna compiere un esame rigoroso per individuare responsabilità, ostacoli e omissioni per cui nell'ambito migrazioni la politica non trova risposte adeguate. Questa verifica è uno snodo cruciale”, sottolinea il card. Zuppi aggiungendo che “altrimenti pronunciamo proclami di propaganda vuoti e inutili, che risultano poi offensivi di fronte ai drammi. Questo vale sia per l'Italia che per l'Europa. Ognuno deve fare la propria parte. I diritti dell'uomo e dei rifugiati vanno garantiti sempre. Guai a sospenderli o a condizionarli. E poi credo che più l'Italia si impegna, con coraggio e visione, più avremo anche peso e credibilità per coinvolgere l'Europa”. Per il presidente della Cei “dobbiamo capire la pressione che costringe gli emigranti a fuggire da guerre, violenze, fame, dalle eredità prossime e lontane di conflitti, che durano per generazioni. Questa consapevolezza è la premessa indispensabile per una visione rinnovata che favorisca un governo efficace del fenomeno. Bisogna aiutare a partire e aiutare a restare”. Questo può avvenire “attraverso una scelta intelligente e permanente di cooperazione e con strumenti strutturali condivisi e solidali”. Il card. Zuppi cita l'enciclica "Fratelli tutti" nella quale il papa invita a “a creare un fondo, piuttosto che investire in armi, per sconfiggere la fame e sostenere lo sviluppo. Siamo tutti sulla stessa barca, e dobbiamo abituarci a non concentrarci sul nostro giardino ritenendolo assediato, ma ad aiutare i poveri del pianeta. Ne trarremo benefici tutti se – spiega il porporato – sapremo pensarci assieme, specialmente nel Mediterraneo e con l'Africa. Serve un sistema di accoglienza dei richiedenti e dei rifugiati adeguato alle emergenze e con percorsi chiari, efficaci di inclusione delle persone, che non li immettano in parcheggi dove non sono niente, in attese che durano anni e che spesso esasperano tutti. Dobbiamo favorire l'immigrazione legale per contrastare quella illegale. Ecco allora la necessità di stabilizzare i corridoi umanitari, di rivitalizzare il sistema dei flussi regolari di ingresso, con cifre però adeguate che garantiscano di mantenere il livello di produttività necessario. E poi perché non riconoscere a paesi con i quali l'Italia ha stipulato un accordo di cooperazione in materia migratoria una posizione privilegiata nell'attribuzione di un'importante quota di visti di ingresso per lavoro? E come non pensare ai ricongiungimenti familiari e fornire prospettive di un presente dignitoso a chi è già in Italia, magari lavora da tempo senza stabilità?”. E parlando della visita di ieri del presidente della Repubblica a Crotone il presidente dei vescovi italiani ne sottolinea l'importanza: "Ho apprezzato molto che sia andato in visita privata. Ha voluto un momento di grande e intima condivisione della sofferenza, senza condizionamenti delle polemiche pubbliche. È la versione istituzionale di quei nostri concittadini che a Cutro si sono buttati in mare per salvare vite". (Raffaele Iaria)  

Naufragio Calabria: mons. Savino, “diventiamo tutti Caino nella misura in cui non ci sentiamo custodi e responsabili di questi nostri fratelli immigrati”

27 Febbraio 2023 - Crotone - "Dinnanzi a queste bare mi permetto di dire che l’umanità è sconfitta": queste le parole commosse, che celano le lacrime, a stento trattenute, di mons. Francesco Savino, Vicepresidente della Cei per il Mezzogiorno e vescovo delegato Migrantes della Conferenza Episcopale Calabra che si è recato al Palamilone di Crotone dove sono state ricomposte le salme che il mare ha restituito dopo la tragedia che su è consumata ieri a Cutro, nel crotonese. "Mi chiedo perché tutto questo? Non potevano, forse, essere aiutati ed accolti per un processo di integrazione nei nostri territori?".  Questi gli interrogativi del presule che continua: "diciamolo chiaramente: Crotone, la Calabria tutta sta dimostrando di essere una regione solidale, accogliente, ospitale. Ma ci sono, evidentemente pregiudizi che vengono da altri luoghi. Ci sono pregiudizi ideologici che non ci consentono, molto spesso, di accompagnare questi fratelli in un processo di integrazione fattibile. Il fenomeno migratorio di italiani che vanno al Nord è quantitativamente molto più numeroso del fenomeno immigratorio. Allora penso che bisogna fare verità nei numeri. Qui sono a rappresentare tutti i confratelli vescovi, tutta la Chiesa. Vengo qui a nome della Conferenza Episcopale Italiana, del Consiglio di Presidenza, del cardinale Matteo Zuppi, del segretario della Cei monsignor Giuseppe  Baturi, di mons.  Erio Castellucci, vice presidentte Cei per il Nord. Sono qui a nome di tutti i Vescovi calabresi con cui abbiamo definito questa tragedia 'il naufragio dell’umanità'. Lasciatemi ringraziare, tutti i soccorritori che sempre con generosità non vengono mai meno a questa pratica di accoglienza". «Sono qui – ha concluso il presule – a dare la mia prossimità a nome della Chiesa italiana ai sopravvissuti che in questo momento vanno accompagnati seriamente e responsabilmente. Penso alle mamme che non hanno più i loro bambini accanto che stanno vivendo questo tremendo dolore. Facendo mia una domanda che proviene dalla Bibbia mi chiedo: 'Caino dov’è tuo fratello?'. Diventiamo tutti Caino nella misura in cui non ci sentiamo custodi e responsabili di questi nostri fratelli immigrati".

Conferenza Episcopale Calabra: “Naufragio di umanità”

26 Febbraio 2023 -

Catanzaro - "Come Vescovi delle diocesi della Calabria esprimiamo il profondo dolore e lo sconcerto per l’ennesima tragedia che si è consumata nel mare della nostra regione e invitiamo tutte le comunità cristiane a manifestare con la preghiera e la solidarietà, una concreta vicinanza alle vittime". E' quanto si legge in una nota della Conferenza Episcopale Calabra dopo il naufragio sulle coste di Cutro. "Di fronte alla dolorosa cronaca di queste ore, nessuno può rimanere indifferente di fronte a tanti fratelli e sorelle fra cui bambini, che hanno perso la vita in questo dramma, ultimo di tanti, troppi che hanno funestato le coste della nostra Calabria", sottolineano i presuli della regione. Domani, lunedì 27 febbraio, il vescovo di Cassano allo Jonio, vice presidente della Cei e delegato Migrantes della Conferenza episcopale Calabrese mons. Francesco Savino, si recherà sul luogo della tragedia in rappresentanza della Conferenza episcopale italiana per un momento di preghiera e per esprimere la prossimità e la vicinanza di tutta la Chiesa italiana. "In questo momento come Vescovi della Calabria - si legge nella nota -  ci sentiamo di elevare un invito accorato rivolto a tutti, a non rimanere inerti, a immaginare nuove strade solidali che possano permettere al nostro Mediterraneo di non essere più uno scenario di morte. È il momento del dolore, ma anche del risveglio: tutti facciano la loro parte, tutti facciano di più, con rinnovata responsabilità: l’Europa deve fare di più, l’Italia deve fare di più, le nostre Comunità cristiane devono fare di più… sentendosi tutti sulla stessa barca, su quella stessa barca che non deve naufragare perché sarebbe il naufragio della civiltà. Per salvarci da questo tragico naufragio, con Papa Francesco invitiamo tutti a comportarsi con più umanità, 'Guardando le persone non come dei numeri, ma per quello che sono, cioè dei volti, delle storie, semplicemente uomini e donne, fratelli e sorelle'", come ha detto il Pontefice. (Raffaele Iaria)