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Afghanistan: Ccme, procedure rapide di asilo in Ue

26 Agosto 2021 - Roma - Evacuazione immediata delle persone più vulnerabili dall’Afghanistan, con particolare attenzione anche alle minoranze a rischio di persecuzione. Assistenza umanitaria nel Paese e nei Paesi limitrofi con l’impiego di personale femminile in grado di raggiungere donne e bambine. Attivazione di ogni canale diplomatico possibile, anche se il dialogo deve avvenire “nell’interesse del popolo afghano” e “a condizione del rispetto dei fondamentali diritti umani”. E infine, consentire nei Paesi europei procedure rapide per l’accesso all’asilo e stoppare immediatamente ogni processo giudiziario di rimpatrio forzato in patria. È il “pacchetto” delle priorità contenute in un Documento elaborato dalla Commissione delle Chiese per i migranti in Europa (Ccme), organismo a cui aderiscono anche il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) e la Conferenza delle Chiese in Europa (Kek), “per una risposta dell’Ue alla situazione in Afghanistan”. “La stragrande maggioranza degli sfollati afghani – scrive il Ccme nel documento – sarà probabilmente ospitata nei Paesi vicini, come è avvenuto in decenni di sfollamento dall’Afghanistan”. I numeri sono già chiari: a luglio 2021, l’Iran ha ospitato 800.000 rifugiati registrati e fino a 3 milioni di sfollati afghani. In Pakistan i rifugiati registrati sono 1,4 milioni. Cifra che può arrivare fino a 2 milioni di altri sfollati afghani non registrati nel Paese asiatico. “Queste cifre – si legge nel documento – aumentano di giorno in giorno. Ci sono, inoltre, quasi 5,5 milioni di sfollati interni nel Paese”. “In questo contesto, è fondamentale che la piccola percentuale di sfollati che arriva in Europa abbia accesso rapido a una procedura di asilo equa, in linea con gli obblighi degli Stati europei ai sensi del diritto dell’Ue e della legge internazionale”. “Evacuare il più rapidamente possibile e il maggior numero possibile di persone che sono a rischio immediato per la loro  sicurezza” è la priorità sottolineata dalla Commissione che include nella lista le donne e le bambine, come pure i membri delle minoranze a rischio di persecuzione. Riguardo invece ai negoziati di dialogo, il Ccme scrive: “Il dialogo con tutti gli attori interessati in Afghanistan è importante se è nell’interesse del popolo afghano. Tuttavia, a parte l’assistenza umanitaria, tutte le altre forme di cooperazione con qualsiasi potenziale governo futuro devono essere subordinate al rispetto dei diritti fondamentali di tutti gli afghani, in linea con gli obblighi internazionali dell’Afghanistan e dell’Ue”. Il documento mette poi in guardia i politici europei da ogni strumentalizzazione politica della situazione afghana per “alimentare panico e paura verso le persone che cercano protezione” e per legittimare politiche pre-esistenti di chiusura delle frontiere. (Sir)

Afganistan: Santa Sede, rispetto dei diritti e accoglienza

26 Agosto 2021 -

Città del Vaticano - La Santa Sede continua a seguire gli sviluppi in Afghanistan «con grande attenzione e profonda preoccupazione» ed esorta «a riconoscere e sostenere il rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali» e ad accogliere i rifugiati «in uno spirito di fratellanza umana».

Così ieri monsignor John Putzer, incaricato d’affari della Missione permanente della Santa Sede presso l’Onu e altre organizzazioni internazionali a Ginevra, intervenendo alla 31/a Sessione Speciale del Consiglio dei Diritti Umani.

Intanto il quotidiano  "L’Osservatore Romano" fa notare: «È una situazione sempre più contraddittoria e drammatica quella che stanno vivendo migliaia di afghani, fuori e dentro il loro Paese». Ma «di fronte a questa situazione, i governi occidentali scrive il quotidiano fanno ancora fatica a elaborare un piano comune per prestare assistenza ai profughi e per intavolare un dialogo con il nuovo regime talebano».

Afghanistan: Veglia e messa a Bologna con il card. Zuppi

26 Agosto 2021 - Bologna - Domani, venerdì 27 agosto alle ore 19.30 nella Basilica dei Santi Bartolomeo e Gaetano, a Bologna, una Veglia di preghiera per la pace in Afghanistan e ovunque vi siano guerra e violenza, promossa dalla Consulta diocesana delle aggregazioni laicali, dalla Comunità di Sant’Egidio di Bologna, e presieduta dal Vicario generale per la Sinodalità,                       mons. Stefano Ottani. «Questa Veglia è un momento di preghiera – afferma don Davide Baraldi, Vicario episcopale per Laicato, Famiglia e Lavoro – e vuole dimostrare l’attenzione della nostra Chiesa diocesana, in particolare delle associazioni laicali, al dramma delle popolazioni dell’Afghanistan provate dalla violenza e dal fondamentalismo, e che ora giungeranno in parte da noi in cerca di pace e accoglienza». L’arcivescovo di Bologna, il card. Matteo Zuppi, celebrerà la Messa per la pace in Afghanistan e per la sua popolazione così duramente provata, martedì 31 agosto alle ore 19 nella parrocchia di Sant’Antonio di Savena dove da tempo sono accolti alcuni profughi afghani.  La diocesi di Bologna, attraverso realtà e opere di carità, d’intesa con la Prefettura, ha già reso disponibili alcuni posti di accoglienza per i profughi che giungeranno dall’Afghanistan. (R.I.)    

Afghanistan: a Genova 20 posti letto presso il Seminario

25 Agosto 2021 - Genova –  La Chiesa di Genova è pronta ad accogliere famiglie afghane mettendo a disposizione, in una prima fase, circa 20 posti letto presso il Seminario Arcivescovile “Benedetto XV”, posti che potrebbero ampliarsi in caso di maggiore necessità. “Si tratta di una prima disponibilità – spiega Mons. Andrea Parodi, Vicario Episcopale per il servizio della Carità – a cui stiamo lavorando in costante confronto con il Comune di Genova e la Prefettura, tenuto conto della continua evoluzione di questi giorni così drammatici. Sono posti destinati in primo luogo alle famiglie, con tutta probabilità una parte di quelle attualmente accolte a Sanremo”. Intanto non si è fatta attendere la risposta dei genovesi: fin dai primi giorni giungono quotidianamente agli uffici della Caritas Diocesana disponibilità ad accogliere in appartamenti privati, offerte di lettini per bambini e di altri beni di prima necessità. “Ringraziamo davvero tutti costoro per la capacità di condivisione – commenta Mons. Parodi -. In questo momento però la situazione è ancora molto fluida ed è difficile precisare quali siano i beni materiali di cui c’è maggiormente bisogno. Come sempre nelle prime fasi di un’emergenza, è bene avere un quadro più preciso perché ogni aiuto sia ben calibrato e davvero utile”.

Afghanistan: la Chiesa di Napoli pronta ad accogliere

25 Agosto 2021 - Napoli – “Di fonte alla grave crisi umanitaria che sta scuotendo le coscienze degli uomini di buona volontà di tutto il mondo, la Chiesa di Napoli è pronta ad accogliere quota parte dei profughi che arrivano in Italia dall’Afghanistan”. Lo ha detto l’arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia che si dice “particolarmente colpito dal dramma che stanno vivendo donne, bambini ed interi nuclei familiari che, per difendere i legittimi diritti alla libertà, alla vita ed al futuro, sono costretti a lasciare la propria terra ed i propri affetti”.

Protezione temporanea per due anni: la direttiva Ue che apre all’accoglienza

25 Agosto 2021 -

Il dramma dell’Afghanistan, con migliaia di persone in fuga verso il Vecchio continente, tiene banco a tutti i livelli e mentre l’Italia, con l’Operazione Aquila 1, ha già portato nel nostro Paese 1.990 persone (tra cui 547 donne e 667 bambini) le capitali europee fanno i conti da Ferragosto con il mutato scenario geopolitco legato all’esodo di massa da Kabul. Esistono precedenti? C’è chi evoca la crisi del Kosovo negli anni Novanta, chi lo spostamento di 10mila cittadini provenienti dalla Tunisia dopo le primavere arabe, chi l’esodo dei cittadini siriani accolti in Germania nel 2015. Oggi se ne parlerà anche al Tavolo asilo che in Italia riunirà diverse associazioni impegnate nei piani di accoglienza.

La proposta è stata lanciata dall’Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, e riguarda un testo che non è mai stato applicato. La Direttiva 2001/55 permette infatti un’azione controllata dell’Ue in caso di afflusso massiccio di gruppi di persone che siano in fuga da un pericolo grave nel proprio Paese. Per Emilio De Capitani, ex segretario della Commissione parlamentare Libertà pubbliche del Parlamento europeo tra il 1998 e il 2011, profondo conoscitore dei meccanismi comunitari, «siamo di fronte a uno strumento flessibile, che consentirebbe alle autorità continentali di fare un salto di qualità. Non più solo misure di contrasto, come succede oggi con Frontex, ma finalmente azioni che interpretino la solidarietà concreta verso le persone». In questo senso, la Convenzione di Ginevra sul diritto d’asilo non è sufficiente, perché è pensata per rispondere ai bisogni di protezione delle singole persone senza che però si riescano a risolvere i nodi legati ai movimenti di massa. L’obiettivo deve dunque essere quello di 'aiutare' i cittadini afghani in fuga, come stabilisce l’articolo 2d, a uscire dal proprio Paese assicurando loro il diritto a una protezione temporanea fino a due anni. La Corte di Giustizia nel 2017 ha peraltro già dichiarato che le misure temporanee come questa «possono sospendere o modificare anche la legislazione Ue vigente»: si creerebbe dunque lo spazio per sospendere o emendare provvisoriamente «la legislazione europea, come lo stesso regolamento di Dublino». Nessun vincolo d’accoglienza, ad esempio, sui Paesi di primo approdo come accade adesso per i normali flussi migratori dal Mediterraneo, ma una condivisione complessiva dei carichi d’ospitalità tra i vari Stati. Lo stesso varrebbe per il rilascio di visti umanitari, che potrebbe avvenire anche nei consolati dei Paesi vicini all’Afghanistan evitando così viaggi pericolosi per i profughi. Il punto resta quello di un’azione politica efficace: se è vero ad esempio che i ministri degli Interni dei Ventisette non vogliono un’azione coordinata, è anche vero che da tempo si discute sul rafforzamento di organismi come l’Easo, l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo, che potrebbe essere chiamato a un ruolo-chiave adesso nell’attuazione delle misure di protezione per i cittadini afghani. Nel frattempo, e ciò riguarderà in particolare l’Italia, occorrerà capire come ridefinire il sistema d’accoglienza Sai già presente nei territori alla luce dei nuovi arrivi, partendo dal fatto che molti sindaci a nome delle loro comunità hanno già dato una disponibilità. Quel che è certo, in ogni caso, è che per attivare queste misure di emergenza, a partire dalla Direttiva del 2001, occorrerà a livello europeo un’iniziativa degli Stati membri 'volonterosi' nei confronti della Commissione. Un percorso a tappe, insomma, che grazie alla mobilitazione della società civile in questi giorni di fatto è già partito. (Diego Motta – Avvenire)

Afghanistan: mobilitazione ed accoglienza della Chiesa

24 Agosto 2021 - Roma - Domenica scorsa nelle chiese italiane si è pregato per l’Afghanistan, oltre che per Haiti. E proprio prendendo spunto da questa iniziativa sono stati diversi i vescovi italiani che hanno invitato le comunità ad accogliere  e aiutare chi fugge dall’Afghanistan, «un dovere che ci viene dalla fede», come ha detto ieri l'arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia. Stessa cosa la diocesi di Trento con il vescovo, mons. Lauro Tisi che si è detto disponibile a dare ospitalità, come accaduto con chi era in fuga dalla Siria, a quanti arriveranno attraverso i corridoi umanitari. Mobilitata anche la diocesi di Savona-Noli, dove il vescovo, mons. Calogero Marino, ha individuato una struttura di accoglienza, che nei prossimi giorni diventerà operativa. Appelli all’accoglienza sono arrivate anche dalla Fondazione Migrantes, dalla Caritas Italiana, dal Centro Astalli, il Centro Italiano Femminile, etc. (R.I.)

Afghanistan: Afghanistan: appello all’accoglienza dell’arcivescovo di Torino

23 Agosto 2021 - Torino – “Ieri, nelle celebrazioni comunitarie dell’Eucaristia abbiamo pregato per chiedere a Dio il dono della pace e la volontà ferma di cercare, nel dialogo, quanto unisce più che quello che divide. Siamo coinvolti anche noi, come Chiese di Torino e di Susa, nell'impegno ad aiutare quelle persone e quelle famiglie che, per diversi motivi, stanno lasciando il loro Paese. Una parte di queste persone è attesa in Italia e un gruppo è già stato temporaneamente accolto in Piemonte. Occorre, adesso, provare a dare stabilità e qualità all’accoglienza”. Lo dice oggi l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia che rivolge un appello “proprio perché so di poter contare sulla risposta pronta e generosa di comunità e famiglie. Per noi credenti non si tratta solamente di collaborare a una ‘azione umanitaria’, ma di mettere in pratica quel richiamo all'accoglienza e al servizio del prossimo che ci vengono direttamente dall'adesione al Vangelo di Gesù Cristo”. Mons. Nosiglia chiede “un ulteriore sforzo per mettere a disposizione di questi fratelli qualche opportunità di accoglienza abitativa e di primo accompagnamento ai bisogni personali. Comunità parrocchiali – singolarmente o congiuntamente nell’ambito delle Unità Pastorali - comunità e fraternità religiose, gruppi di famiglie o gruppi di impegno religioso valutino come sia loro possibile accogliere una o più persone tra questi nuovi ospiti, in locali comunitari o privati; attraverso il sostegno delle Caritas Parrocchiali e dei gruppi di volontariato provino ad ipotizzare una strategia operativa locale per ben gestire questo segno di prossimità e per animare adeguatamente tutta la comunità e il territorio” La disponibilità va comunicata all’Ufficio Migrantes che potrà, così, indirizzare e coordinare in base alle necessità che verranno segnalate. “La nostra disponibilità – aggiunge l’arcivescovo di Torino - non è supplenza, ma si integra nel percorso che Prefetture ed Enti Locali stanno costruendo e con essi le azioni saranno coordinate e definite”. (R.I.)

L’accoglienza, uno stile da vivere ogni giorno

23 Agosto 2021 - Brescia - Devo ammettere che in questi giorni sono un po' confuso mentre guardo quello che sta succedendo nel mondo. Mi impressiona la natura che ha fatto tremare Haiti, già duramente provato dalla sua situazione socio-politica; mi ha impressionato il precipitare della situazione in Afghanistan, una situazione che è riuscita a rendere tutti, a cavallo del Ferragosto, esperti di politica internazionale; mi ha impressionato vedere il volto bello, soprattutto dei giovani, impegnati a Kabul nel mondo della cooperazione internazionale, mondo spesso dimenticato perché “lo fanno per lavoro”; mi ha impressionato e anche confuso il desiderio di accoglienza che stiamo manifestando verso questi fratelli e sorelle afghani che stanno arrivando sul nostro territorio. Mi auguro che sia davvero una conversione sincera; nell’estate del 2018 una nave della marina militare italiana, la Diciotti, con 177 migranti a bordo, venne tenuta in mare per 5 giorni, nell’estate 2019 la nave militare Gregoretti con 131 migranti a bordo veniva lasciata in mare per diversi giorni perché accogliere era diventato quasi reato. Cito solo questi due casi perché riguardano navi militari, così come sono militari gli aerei che stanno arrivando dall’Afghanistan. Mi chiedo cosa ha fatto scattare in noi un maggior desiderio di accoglienza. Forse se ci fossimo documentati meglio sulla provenienza di coloro che bussavano alle nostre porte, e che erano sulla Diciotti e sulla Gregoretti, saremmo stati meno egoisti nel rispondere. Avremmo capito che dietro a quei numeri ci sono delle storie di vita e di fatica. In questo caldo tempo estivo voglio augurarmi che la vicenda dell’Afghanistan ci aiuti ad accorgerci maggiormente che il fenomeno della mobilità umana è dettato da storie di vita reali caratterizzate dalla sofferenza, dall’ingiustizia e dalla mancanza di libertà. Non ci si muove per comodità ma per poter vivere realmente; cosi come oggi, quasi tutti, anche i Comuni che non avevano progetti di accoglienza, dicono “che è un dovere morale accogliere”, mi auguro che non dimentichiamo che questa scelta è vera: l’accoglienza fa vivere chi la esercita e fa vivere chi la riceve. Nella disgrazia, sento di essere grato al popolo afghano che ci costringe a guardare finalmente in faccia chi accogliamo, rendendoci conto che abbiamo una parte di colpa di questa loro situazione. Era ora che ce ne rendessimo conto; si tratta adesso di non vivere così solo per qualche giorno, ma di allargare questo stile a tutti i fratelli e le sorelle che per motivi diversi hanno bisogno di essere accolti. (don Roberto Ferranti - Direttore Uffici Area Pastorale per la Mondialità - Diocesi di Brescia)  

Mons. Tisi: la diocesi di Trento pronta ad aprire le porte ai profughi afghani

23 Agosto 2021 -
Trento - “L’accoglienza dei profughi afghani è un’emergenza umanitaria alla quale la Diocesi di Trento è pronta ad offrire risposta, per tutto quanto le sarà possibile, d’intesa con le autorità competenti. È il minimo che possiamo fare, anche per compensare le gravi responsabilità dell’Occidente nella gestione della crisi afghana, come già ho avuto modo di denunciare”. Così l’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, in merito all’eventualità di accogliere profughi afghani in strutture diocesane. “Ci impegniamo – aggiunge monsignor Tisi – a dare ospitalità, come accaduto con chi era in fuga dalla Siria, a quanti arriveranno attraverso i corridoi umanitari, ma vorremmo anche richiamare l’attenzione su chi cercherà una via di salvezza attraverso altre strade, come la martoriata rotta balcanica, dimenticata dai media e sulla quale la nostra Diocesi e altre realtà associative trentine da settimane richiamano l’attenzione con la campagna “Cambiamo rotta!”. “La porta di chi ha la fortuna involontaria di vivere in libertà e democrazia – conclude l’Arcivescovo – non può che essere aperta a chi non gode della stessa sorte: lo chiede sì il Vangelo, ma è scritto – se solo lo vogliamo riconoscere – nel DNA stesso di ogni essere umano”.

Moige: l’Italia offra aiuto e rifugio alle famiglie in fuga per prevenire una crisi umanitaria

19 Agosto 2021 -

Roma - L'Italia apra le porte alle famiglie in fuga dall'Afghanistan e offra in questo modo il suo contributo per prevenire una crisi umanitaria ancora più grave: il Movimento Italiano Genitori interviene dopo l'escalation che ha portato alla caduta del governo e all'ingresso nella capitale delle milizie talebane per chiedere al Governo e alla Farnesina di offrire rifugio e tutela a coloro che vogliono lasciare il Paese, ribadendo – una volta di più – la tradizione di accoglienza che caratterizza il nostro Paese.

Per il Moige l'Italia è chiamata a «un intervento diretto»: il nostro Paese «dev’essere in prima fila nell'accoglienza dei civili afgani in fuga, in attesa che l'Unione Europea attivi corridoi umanitari. Le immagini forti, tragiche viste nelle ultime ore e provenienti da Kabul hanno smosso la coscienza di moltissimi italiani: e se uno sforzo nazionale è necessario, per prevenire una crisi umanitaria nel Paese e nella regione, per evitare altre vittime e altri feriti, riteniamo sia il caso di affrontarlo in modo organizzato ed efficace».

«Facciamo la nostra parte. Ospitare chi fugge dal mondo retrogrado e oscurantista dei talebani è un dovere, perciò dobbiamo organizzarci per accogliere, sostenere e proteggere chi fugge dall’Afghanistan», dichiara il direttore generale del Moige, Antonio Affinita; «abbiamo un dovere come comunità: aiutare e accogliere il popolo afgano in ogni modo e con qualsiasi mezzo, per non abbandonare migliaia di persone – soprattutto donne e bambini – a un destino di soprusi e paura».

Migrantes: Afghanistan, un dramma che chiede solidarietà

19 Agosto 2021 - Le ore drammatiche che vivono le persone nelle città e nei paesi in Afghanistan sono sotto gli occhi di tutti. E’ un dramma che dura da anni e che si aggrava in queste ore e che ha portato molti afghani a fuggire dal proprio paese con ogni mezzo e a raggiungere anche l’Italia – dove la comunità afgana è formata da 15.000 persone - e l’Europa. Mille afgani sono sbarcati lo scorso anno in Italia, altrettanti quest’anno; alcuni sono stati accolti, molti di loro hanno continuato il viaggio in Europa. Altri sono stati respinti nei campi e nelle carceri libiche. Il dramma di queste ore dell’Afghanistan ripropone un’azione comune europea nel Mediterraneo che unisca ai controlli, il salvataggio, il riconoscimento e la tutela di coloro che hanno diritto a una protezione internazionale, nelle diverse forme, e la loro accoglienza in tutti i Paesi europei. Al tempo stesso, è necessario favorire e accelerare il ricongiungimento familiare per gli afgani in Italia che hanno nel loro paese i propri familiari. In Afghanistan, oltre a donne e bambini sono presenti anziani, disabili che non possono, come altri, mettersi in fuga e in cammino, ma hanno bisogno da subito di un ponte aereo e poi di corridoi umanitari che possano dare loro accoglienza sicurezza in uno dei Paesi dell’Europa e del mondo che fino ad ora erano stati presenti in Afghanistan solo attraverso i militari e gli eserciti. Come ha comunicato la Presidenza della CEI, le Chiese in Italia continueranno l’ accoglienza degli afgani e di tutti coloro che chiedono una protezione internazionale, collaborando con le istituzioni, ma anche continuando a sollecitare una politica migratoria che esca dalle pieghe ideologiche e si apra alla concretezza dell’accoglienza, della tutela, della promozione e dell’integrazione di ogni migrante.

Mons. Gian Carlo Perego Presidente Cemi e Fondazione Migrantes

Afghanistan: appelli all’accoglienza

19 Agosto 2021 - Roma - Si moltiplicano gli appelli alla solidarietà da parte dell’associazionismo cattolico e del terzo settore per l’accoglienza dei profughi afghani. Il Masci (movimento adulti scout cattolici italiani) si rivolge a tutte le associazioni scout italiane affinché non sia risparmiato alcuno sforzo per contribuire ad azioni umanitarie messe in atto per offrire un fraterno supporto allo scautismo di quel Paese che tanto sta operando per la popolazione civile in questo difficile momento. L’appello del Masci è già stato rivolto anche all’Ifgs (la federazione internazionale dello scautismo adulto) perché attraverso tutte le associazioni scout operi per agire concretamente con aiuti primari. Anche le 100 organizzazioni riunite nella rete "Per un nuovo Welfare" dichiarano la loro immediata disponibilità ad allestire un sistema di corridoi umanitari dall’Afghanistan.

Cei su Afghanistan: promuovere corridoi sanitari e umanitari. Domenica preghiera in tutte le chiese

18 Agosto 2021 - Roma - Guardando agli avvenimenti internazionali di questi giorni, la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana condivide «l’angoscia per la gravissima crisi umanitaria dell’Afghanistan. Le notizie che giungono - si legge in una nota di oggi dopo la riunione, in modalità online svoltasi ieri - sono davvero allarmanti. E come sempre avviene in queste situazioni, a pagare il prezzo più alto sono i più deboli: gli anziani, le donne e i bambini». Da qui l’appello dei vescovi  all’Italia e alle Istituzioni europee a «fare il possibile per promuovere corridoi sanitari e umanitari». La Presidenza della CEI invita a pregare domenica prossima (22 agosto), in tutte le parrocchie, per la pace in Afghanistan e per le vittime del terremoto di Haiti. Qui il sisma di sabato scorso ha provocato numerosi morti, feriti e ingenti danni materiali. La Presidenza della CEI ha deciso di stanziare un milione di euro dai fondi otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, per far fronte all’emergenza haitiana e per rispondere alle necessità della popolazione. (Raffaele Iaria

Acli: “corridoi umanitari per salvare più vite possibile in Afghanistan

18 Agosto 2021 -
Roma - “Quello che sta succedendo in Afghanistan deve smuovere le coscienze di tutti, a partire dalle istituzioni europee, e spingerci prima di tutto a garantire dei corridoi umanitari per salvare più vite possibile e per garantire un futuro alle donne e agli uomini di una terra martoriata. Solo dopo verrà il momento di capire quali siano state le responsabilità e soprattutto quali azioni mettere in campo perché nel nuovo Afghanistan si rispettino i diritti umani”. Questa la posizione delle Acli a proposito del ritorno al potere dei talebani in Afghanistan. “Nel silenzio dei media, da molto tempo le Ong che operano nelle rotte dei profughi dal Medio Oriente, denunciano la presenza di afgani che fuggono dal loro Paese: già oggi sono intorno 30% in Bosnia ed il 45% in Grecia”, ricordano le Acli. Alle persone, sottolineano, “deve essere permesso, come loro diritto, di uscire dal Paese e di essere accolti come rifugiati”. Il Coordinamento donne delle Acli chiede inoltre che “venga posta attenzione sulla condizione delle donne che rischiano, con l’arrivo dei talebani, di perdere tutte le conquiste degli ultimi anni”. Il richiamo all’Europa e, più in generale, alla comunità internazionale di farsi carico dei rifugiati afgani “è lo stesso che da troppo tempo facciamo per le situazioni disumane per le persone che si trovano a Lipa, a Lesbo che chiedono umanità e accoglienza”.

Afghanistan: i comuni italiani pronti ad accogliere le famiglie afghane

17 Agosto 2021 - Roma - “I sindaci italiani sono pronti a fare la loro parte nell'accogliere le famiglie afghane. Non c’è tempo da perdere, sappiamo bene come i civili che hanno collaborato con le nostre missioni in Afghanistan oggi siano in forte pericolo, soprattutto donne e minori. Il Governo si sta muovendo per salvare vite umane, attraverso l'azione delle prefetture sul territorio e i sindaci mettono a disposizione la propria esperienza, per questo abbiamo scritto al ministro dell’Interno Lamorgese e abbiamo avvisato il ministero della Difesa”. Il sindaco Matteo Biffoni, delegato Anci per l’Immigrazione, rappresenta l’impegno di tutti i sindaci italiani a far fronte alla grave crisi umanitaria che si sta consumando in queste ore: “Dobbiamo essere molto concreti. Sarà la storia a dare un giudizio su questi ultimi vent’anni di presenza militare in Afghanistan, oggi siamo consapevoli che è il momento di aiutare il Governo a mettere in salvo vite umane. Come scritto al ministero dell’Interno,  siamo pronti ad ampliare la rete Sai già presente nei nostri territori per poter accogliere e inserire le famiglie che rientrano nel programma di protezione definito dal Governo del personale civile afghano collaboratore del contingente militare nazionale, la cosiddetta Operazione Aquila”. Un intervento che già è stato messo in atto tra il 2014 e il 2019, ma che davanti alla ritirata dei contingenti occidentali assume dimensioni piuttosto maggiori, quanto meno per mettere subito in sicurezza le famiglie dei collaboratori del contingente militare a Kabul e presso il comando di Herat. “Il Governo sta facendo entrare nel Paese queste famiglie: abbiamo scritto al ministero dell'Interno che se la legge che disciplinerà termini e condizioni dell’accoglienza dei cittadini afghani prevederà in tempi brevi l’ampliamento della capacità di accoglienza diffusa sul territorio, con risorse mirate per l’emergenza in corso, noi potremmo ripetere l’esperienza fatta già dal 2014 con l’inserimento dei collaboratori di missioni italiane nella rete Sai - ribadisce Biffoni -. Questa è l’accoglienza adeguata per i rifugiati afghani. Diversi Comuni hanno già manifestato la loro disponibilità a prevedere nei loro progetti Sai posti specifici per i collaboratori afghani e le loro famiglie, come primo passo per garantire nel prossimo futuro accoglienza e integrazione a donne e uomini in queste ore in fuga dal loro Paese. Nella rete Sai già sono presenti rifugiati afghani che stanno manifestando agli operatori la grande preoccupazione per chi è rimasto nel Paese ormai nelle mani dei talebani: noi sindaci con le nostre comunità siamo pronti a fare la nostra parte”.  

Centro Astalli: solidarietà ai rifugiati afgani che vivono in Italia

17 Agosto 2021 - Roma - Il Centro Astalli esprime solidarietà ai rifugiati afgani che vivono in Italia.  “In queste settimane caotiche e in queste ultime ore convulse siamo vicini a tanti giovani rifugiati che negli anni abbiamo accolto e accompagnato. Riteniamo necessario condividere la loro preoccupazione che cresce mentre guardano attoniti e inermi all’Afghanistan e ci chiedono come fare a mettere al sicuro i loro cari”. Lo si legge in una nota del Centro Astalli a commento della situazione che si sta vivendo in Afghanistan. Il presidente del Centro dei gesuiti, p. Camillo Ripamonti, rivolge un appello alla comunità internazionale, a istituzioni europee e nazionali: “si abbia come priorità la sicurezza e la protezione dei civili. Si predispongano modalità agili e sicure di accesso in Europa per chi sta cercando di lasciare l’Afghanistan. Lo dobbiamo – conclude - a un popolo che da decenni vive nel terrore e in guerra, in un Paese in cui siamo stati direttamente coinvolti e per cui abbiamo evidenti responsabilità”.