8 Aprile 2024 - Reggio Calabria - In Italia la presenza delle minoranze Rom, Sinti e Camminanti ha origini ben radicate e, in Europa, la loro storia è segnata da tentativi di rispetto e di valorizzazione della loro cultura, ma anche da esperienze di esclusione e di repressione. Il Consiglio d’Europa stima che nel Vecchio Continente vivano tra i 10 e i 12 milioni di Rom, di cui circa 6 milioni nella sola Unione Europea. In base alle stime ufficiali, in Italia i Rom residenti sarebbero circa 150.000, di cui metà cittadini italiani e metà cittadini dell’area europea. Abitano per lo più le periferie delle città, dedicandosi all’artigianato, allo spettacolo viaggiante e al piccolo commercio, ma tentando anche qualche forma di integrazione.
In Calabria la presenza dei Rom è attestata a partire dalla fine del 1300. All’epoca erano seminomadi e si spostavano sul territorio offrendo servizi itineranti ai contadini. A reggio Calabria gruppi consistenti di Rom sono arrivati intorno alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso. Oggi sono tutti cittadini italiani che, a causa della crisi del mondo rurale e dello sviluppo dell’urbanizzazione, sono stati costretti a sedentarizzarsi, con programmi abitativi sia di equa dislocazione sul territorio e nei condomini insieme ai non- Rom, sia di concentramento. L’azione della Chiesa reggina, in particolare attraverso il Centro “Migrantes”, la Caritas, alcuni Istituti religiosi e movimenti ecclesiali, ha cercato sempre di muoversi nella direzione della promozione dei diritti fondamentali della persona e della costruzione di percorsi condivisi con le istituzioni (comune, scuole, ospedali...) per una sinergia di orientamenti e di prassi. Motivo ispiratore è il Vangelo, che in epoca moderna i Papi hanno richiamato e attualizzato con particolare sollecitudine pastorale. Ad esempio, il 26 settembre 1965, Paolo VI si recò a visitare il campo di Pomezia, accompagnato da alcuni Padri Conciliari, e disse: «Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore. Voi siete nel cuore della Chiesa, [che] ama i poveri, i sofferenti, i piccoli, i diseredati, gli abbandonati». E così segnò una tappa importante nella pastorale della Chiesa per le minoranze zigane e rese loro manifesta la sollecitudine della Chiesa, nel cui seno non ci devono essere ineguaglianze riguardo all’etnia, alla nazione o alla condizione sociale. Poi, Papa Giovanni Paolo II, il 12 marzo 2000, con un gesto intensamente evangelico di coraggio e di umiltà, chiese perdono per le colpe commesse in passato dalla Chiesa nei confronti di tutte le minoranze gitane. Tre anni prima, il 7 maggio 1997, aveva elevato alla gloria degli altari un martire gitano, lo spagnolo Ceferino Giménez Malla. L’undici giugno 2011, Benedetto XVI ricevette i rappresentanti di diverse etnie Rom e disse: «La vostra storia è complessa e, in alcuni periodi, dolorosa. (…) Mai più il vostro popolo sia oggetto di vessazioni, di rifiuto e di disprezzo! Da parte vostra, ricercate sempre la giustizia, la legalità, la riconciliazione e sforzatevi di non essere mai causa della sofferenza altrui!». Infine, il 26 ottobre 2015, ricevendo in Udienza oltre cinquemila rappresentanti Rom, Sinti e Camminanti, Papa Francesco ha ribadito la prospettiva pastorale della Chiesa con queste parole: «Vorrei che anche per il vostro popolo si desse inizio a una nuova storia. Che si volti pagina! È arrivato il tempo di sradicare pregiudizi secolari, preconcetti e reciproche diffidenze che spesso sono alla base della discriminazione, del razzismo e della xenofobia».
L’annuale Giornata internazionale di Rom, Sinti e Camminanti dovrebbe provocare una riflessione, indirizzare nuove iniziative, mettere a fuoco la dimensione integrale della persona. Quindi, non solo l’attenzione alla questione sociale, sanitaria, occupazionale e abitativa, ma anche alla dimensione spirituale e al patrimonio di fede e di cultura di queste minoranze (p. Gabriele Bentoglio - Direttore Centro diocesano Migrantes Reggio Calabria-Bova)