16 Maggio 2024 - Messina - La rete "Trame migranti", composta dal Dipartimento Cospecs-UniMe e da associazioni che sul territorio messinese lavorano con le persone coinvolte nella mobilità umana, oggi, giovedì 16 maggio, presso l'Eolian Milazzo Hotel (Salita Cappuccini, 21 – Milazzo (Me), promuove un Seminario dal titolo “La Formazione degli Operatori e la Salute delle Persone Rifugiate”, in cui verrà affrontato il tema delle migrazioni a partire dal XXXII Rapporto Immigrazione “Liberi di scegliere se migrare o restare”, curato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. Sarà Simone Varisco ad aprire i lavori per illustrare i dati contenuti e analizzati in questa nuova edizione che si concentra sulla scelta di lasciare il proprio Paese di origine: le ragioni della partenza, le insidie del viaggio, le sfide dell’inclusione, le ricchezze di una società plasmata da molteplici apporti sociali, culturali, spirituali ed economici.
Dopo la presentazione del Rapporto, interverranno Carmen Falleta, presidente dell’Associazione Matumaini Speranza onlus di Milazzo, padre Georges Mizigi, sacerdote dell’Ordine di Sant’Agostino e Sasha Agati , primario del Centro Cardiologico Pediatrico Mediterraneo Bambino Gesù di Taormina, sul tema “Prendersi Cura delle Persone: dalla Formazione alla Salute. Una Narrazione senza Confini”. A seguire, prenderà la parola Anna Schepis, referente dell’ambulatorio di etnopsichiatria del Csm Me nord dell’ASP di Messina, sul tema “I luoghi della salute. Esperienza clinica al CSM con i migranti”. Chiuderanno gli interventi Nadia Modafferi e Fabrizio Di Vincenzo, psicologi dell’Associazione Coopisa di Reggio Calabria, con una relazione dal titolo “Tras-formazione culturale: il processo formativo dell’equipe nell’emersione e nella presa in carico della vulnerabilità”. La conduzione dell’incontro sarà affidata a Andrea Nucita , docente dell’Università di Messina - Dip. Cospecs e membro del Comitato scientifico del Progetto “Trame Migranti”.
Massa Carrara - La diocesi di Massa Carrara-Pontremoli attraverso l'ufficio per i Migranti promuove, il 31 maggio 2024, una conferenza presso la Sala della Resistenza di Palazzo Ducale a Massa dal titolo, “Dalla carta di Siena alla Carta di Palermo: il valore delle politiche locali di integrazione in un quadro europeo”. Per l’occasione sono previsti gli interventi di mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara – Comacchio e Presidente della Commissione Episcopale per le migrazioni della Cei; di Maria Grazia Villa, avvocata per i diritti delle persone; di Leoluca Orlando, ex sindaco e promotore della Carta di Palermo, di Matteo Biffoni, Sindaco di Prato evdelegato Anci per l’ Immigrazione, di Andrea Minghi, Dirigente CPIA de La Spezia. All’iniziativa parteciperà anche il vescovo, mons. Mario Vaccari. Argomento del convegno saranno la Carta di Siena e la Carta di Palermo, scritte a un anno di distanza tra la fine 2013 e inizio 2015, che propongono una serie di interventi e di politiche a livello locale che richiederebbero interventi legislativi nazionali e europei, per favorire l’integrazione delle persone di origine straniera, spiega la diocesi. Le due carte hanno il merito di essere il frutto di un processo partecipativo dal basso, nel caso della Carta di Siena attivato dall'Ufficio Migrantes regionale Toscana che ha coinvolto molte realtà attive nel territorio e l’Università per Stranieri di Siena; per la Carta di Palermo, l’allora amministrazione comunale attivò enti del terzo settore e istituzioni sulla riflessione legata alla libertà di circolazione. Al termine della conferenza l’Inaugurazione della mostra fotografica che celebra i 37 anni di presenza e attività dell’Ufficio Migranti della diocesi. (Raffaele Iaria - Agenzia Sir)
Messina - Si è concluso sabato scorso a Messina il percorso formativo, curato dall’Ufficio pastorale Migrantes della diocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, per i diaconi permanenti della diocesi. Nell’ultimo appuntamento – il sesto del progetto formativo – si è affrontato il tema “Pastorale delle migrazioni e ministero diaconale: animazione e servizio per una Chiesa spiritualmente feconda”. L’ultima relazione è stata affidata – dopo la preghiera iniziale e il saluto di mons. Tindaro Cocivera, delegato arcivescovile per la cura pastorale dei diaconi permanenti, al diacono Enzo Petrolino della diocesi di Reggio Calabria-Bova, presidente della Comunità del Diaconato in Italia e direttore della rivista “Il diaconato in Italia”. Questo percorso ha “consegnato – dice il direttore Migrantes della diocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, Santino Tornesi – “nuovi stimoli per il ministero diaconale, che nella ‘Chiesa povera’ di Papa Bergoglio deve solo mettere in moto la fantasia pastorale, che non può e non deve mancare in chi ha come modello la figura di Cristo servo, Figlio di Dio venuto al mondo per liberare l’umanità da ogni forma di schiavitù”. L’attenzione e la cura verso la pastorale della mobilità umana “ha aiutato – spiega Tornesi – tanti diaconi a uscire dalle sacrestie e sperimentare la bellezza dei confini allargati, dove l’andare incontro significa opportunità per leggere nel volto del migrante la presenza di Dio che ha un progetto sulla sua Chiesa. (Raffaele Iaria - Agenzia Sir)
Belluno - Vecchia e nuova mobilità in Italia, con un focus sui flussi migratori dal Veneto. Questi i temi al centro dell’incontro che l'Associazione Bellunesi nel Mondo, Assostampa Belluno, Sindacato dei giornalisti del Veneto e la diocesi di Belluno-Feltre promuove per sabato 18 maggio. L'evento avrà al centro la presentazione di dati e approfondimenti del Rapporto Italiani nel Mondo e vedrà gli interventi della sociologa Delfina Licata sul tema “Il Rapporto Italiani nel Mondo: transnazionalità, vecchie e nuove partenze, arrivi”; dello storico e parlamentare del Pd Toni Ricciardi su “L’emigrazione italiana tra passato e presente” del docente Riccardo Giumelli sul tema “L’altro Veneto: un percorso tra emigrazione, immaginario e radici”. I lavori saranno moderati da Marcella Corrà, già caporedattore del Corriere delle Alpi e membro del comitato di redazione del mensile “Bellunesi nel mondo”.
Messina - Domenica scorsa, 12 maggio, si è svolto il pellegrinaggio annuale delle Comunità cattoliche srilankesi residenti in Sicilia al Santuario della Madonna del Tindari. Sono stati migliaia i fedeli che da ogni parte dell'Isola e da altre città italiane hanno raggiunto il promontorio che si affaccia sul Golfo di Patti e su cui sorge il Santuario.
La processione con il simulacro della Madonna è partito alle ore 11 dal “giardino degli ulivi” per raggiungere la Basilica, dove mons. Raymond Kingsley Wikramasinghe, vescovo della Diocesi srilankese di Galle, ha presieduto la celebrazione eucaristica. L’evento è stato curato dalla Cappellania cattolica srilankese di Messina, guidata da Fr. Phillip Xystus Perera (R.I.)
Roma - Per 36 aspiranti imprenditori stranieri residenti in Italia si apre la possibilità di richiedere finanziamenti per l’avvio dell’attività. Lo stabilisce l’accordo di collaborazione stipulato tra Unioncamere - l'Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, l'ente pubblico che unisce e rappresenta istituzionalmente il sistema camerale italiano – Banca Etica – prima e unica banca in Italia dedita esclusivamente alla finanza etica – e PerMicro – intermediario specializzato nell’erogazione di crediti finalizzati all’inclusione finanziaria di famiglie e imprese. L’accordo stabilisce che ai migranti di prima e seconda generazione, che partecipino ai percorsi di formazione del progetto del Futurae, promosso dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali e realizzato da Unioncamere e da sei Camere di commercio (Roma, Torino, Milano, Verona, Pavia, Bari), venga segnalata questa possibilità. PerMicro valuterà le richieste degli aspiranti imprenditori affiancandoli nella stesura del business plan e dell’istruttoria per la richiesta di finanziamento, effettuando la valutazione del merito creditizio e deliberando, in caso positivo, la concessione del credito che verrà erogato da PerMicro su un conto corrente acceso presso Banca Etica. L’intesa - spiega una nota - è in continuità con gli obiettivi della seconda annualità del progetto Futurae, che mira ad accompagnare la nascita e la crescita di imprese e attività di lavoro autonomo di cittadini e cittadine migranti attraverso percorsi di orientamento, formazione e affiancamento allo start up.Tra gli obiettivi di Futurae anche quello di integrare, nel percorso di formazione per l’avvio di impresa, il sostegno finanziario con programmi di microcredito. L’accordo in essere ha anche la potenzialità, alla luce dei risultati conseguiti, di essere eventualmente esteso, in futuro, a tutte quelle attività di sostegno all’imprenditoria straniera promosse dall’insieme del sistema camerale.
Città del Vaticano - Mettiamoci nei panni dei suoi discepoli: lo hanno seguito, ascoltato, accompagnato lungo le strade della Palestina, fino a Gerusalemme per assistere alla sua morte. Tutti i loro sogni, le loro attese sono svanite in quel venerdì di sofferenza e di dolore. Poi la gioia di averlo ritrovato: non sono più “soli”, è tornato per loro e per quanti hanno creduto e vissuto le sue parole. Quaranta giorni dopo la Pasqua, di nuovo Gesù scompare in una nuvola, come leggiamo in Marco: è “elevato in cielo e sedette alla destra del Padre”. Quaranta giorni come il tempo da lui trascorso nel deserto, digiunando giorno e notte, come gli anni nel deserto trascorsi dal popolo di Israele. Antico e Nuovo Testamento che camminano assieme, per descrivere un tempo di attesa, ma anche di cambiamento, di conversione. Di nuovo un abbandono? No, ora hanno un compito ben preciso: “andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura […] mentre il Signore agiva insieme a loro”. E poi quelle parole di due uomini in vesti bianche: Gesù, che è stato in mezzo a loro, poi assunto in cielo, “tornerà un giorno allo stesso modo in cui lo avete visto andare in cielo”. Ascensione, un guardare al cielo con i piedi piantati in terra; un camminare avendo come meta la Gerusalemme celeste; pellegrini provvisori in questo momento che trascorriamo sulle strade della vita terrena; tempo nel quale, nelle parole dell’autore sconosciuto di A Diogneto, i cristiani “dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo”. Non si tratta, dunque, di trascorrere la vita fermi a contemplare il cielo attendendo un segno, piuttosto siamo chiamati a guardare un po’ oltre il nostro naso, ad alzare gli occhi per cercare di scrollarci di dosso le nostre piccolezze, le nostre miserie. E quel ritorno al Padre, afferma Francesco nelle parole al Regina caeli, non è “uno staccarsi da noi, ma piuttosto come un precederci alla meta, che è il cielo”. Belle le due immagini che il Papa propone: salire verso la cima di una montagna, un camminare “con fatica e, finalmente, a una svolta del sentiero, l’orizzonte si apre e si vede il panorama. Allora tutto il corpo ritrova forza per affrontare l’ultima salita”. E poi la “cordata”: Gesù, “asceso al Cielo, trascina con sé come in una ‘cordata’. È lui che ci svela e ci comunica, con la sua Parola e la grazia dei Sacramenti, la bellezza della Patria verso la quale siamo incamminati”. E in questo salire insieme “il passo di uno è un passo per tutti” e “nessuno deve perdersi né restare indietro, perché siamo un corpo solo”.
L’Ascensione “non è un andarsene in una zona lontana del corso” scriveva Benedetto XVI nel libro Gesù di Nazareth, ma “vicinanza permanente”. E poi c’è il compito che Gesù affida ai suoi, un agire “passo dopo passo, gradino dopo gradino”, ovvero, come leggiamo nel Vangelo, “annunciare il Vangelo, battezzare, scacciare i demòni, affrontare i serpenti, guarire i malati”.
Camminare e leggere i segni dei tempi, direbbe don Tonino Bello, perché “siamo stati mandati nel mondo non per rintanarci nelle nostre chiese e chiuderci per fare le nostre processioni all’interno”; siamo comunità, scriveva ancora, “non per noi, non per autoesaltarci, ma siamo cristiani per gli altri, per il mondo”. Il nostro camminare alla sequela di Gesù, dice Papa Francesco, significa “compiere le opere dell’amore: donare vita, portare speranza, tenersi lontano da ogni cattiveria e meschinità, rispondere al male col bene, farsi vicini a chi soffre”. Significa ancora non essere ancorati “alle cose che passano, o ai soldi, o ai successi, o ai piaceri”; non isolarsi, chiudersi, ma “amare i fratelli con animo grande e disinteressato e sentirli compagni di cammino”.
Nelle parole che pronuncia dopo la recita della preghiera mariana, il Papa rinnova il suo appello alla pace in Ucraina, Palestina, Israele e Myanmar; e rinnova il suo appello “per uno scambio generale di tutti i prigionieri tra Russia e Ucraina, assicurando la disponibilità Santa Sede a favorire ogni sforzo al riguardo, soprattutto per quelli gravemente feriti e malati. (Fabio Zavattaro - Sir)
10 Maggio 2024 - Foligno -In occasione della festa del Santo Patrono della parrocchia di San Pietro Apostolo in Sant’Eraclio, molti gli incontri e le attività durante tutta la settimana scorsa. Il tema e il filo conduttore delle giornate è stato “vivere la missione da protagonisti e non da spettatori, nell’impegno sociale, per la dignità delle persone, per la pace di tutti i popoli”. Abbiamo trascorso un bellissimo pomeriggio, venerdì 3, maggio con i ragazzi dell’oratorio e della scuola elementare, tra un tiro alla fune ed un percorso ad ostacoli, tra una corsa con i sacchi e una partita di pallone, il clou è stato rompere la "Pignatta" (gioco tradizionale dove i bambini a turno, bendati cercano di colpire la pignatta. Chi ci riesce è il vincitore, mentre tutti gli altri si divertono a raccogliere il bottino!). Circa sessanta ragazzi hanno preso possesso di una piazza appositamente liberata per loro. Insieme hanno gioito ed esultato, hanno fatto il tifo per la loro squadra ed hanno anche stretto la mano ai loro avversari, sportivamente. Accomunati da un solo spirito, quello del gioco, perché il gioco è una delle poche parole di comprensione universale. C’erano bambini nati a Sant’Eraclio, in Marocco, in Equador, in Albania, in Algeria, in Romania, in Ucraina, ecc. Universale anche il cibo, la merenda multietnica che si è potuta degustare, grazie alla partecipazione di tutti i genitori. Profumi speziati, sapori decisi, un tè caldo alla mente a una torta saporita. Tanta gente diversa, per usi e costumi, ma uguale nel cuore, nei gesti e nell’affetto gioioso verso tutti i ragazzi. (Martina Ferri- Migrantes Foligno)
10 Maggio 2024 - Catania - “Sinti e rom: superare i luoghi comuni per una società più inclusiva”. Questo il tema di un convegno promosso dagli Uffici per la pastorale dei problemi sociali e del lavoro e e della pastorale dei migranti della diocesi di Catania che si svolgerà il prossimo 20 maggio alle ore 16,30 presso i locali del Museo diocesano. Dopo i saluti di don Alfio Carbonaro e don Carlo Palazzolo, rispettivamente direttore dell’Ufficio per la Pastorale sociale e del lavoro e dell’Ufficio per la pastorale dei migranti della diocesi siciliana, interverranno, come relatori, l’assessore per i problemi sociali della città, Bruno Brucchieri e don Cristian Di Silvio, sacerdote della diocesi di Sora-Cassino-Pontecorvo-Aquino. Don Carlo Palazzolo, direttore dell’ufficio per la pastorale dei migranti della diocesi di Catania, ricorda le parole di Papa Paolo VI al campo Rom di Pomezia del 1965 “Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore” e sottolinea come in queste parole “possiamo riconoscere anche un richiamo per tutta la Chiesa ad un senso di responsabilità e di prossimità evangelica verso i nostri fratelli e sorelle Sinti e Rom”. Per don Palazzolo sono molti i “luoghi comuni e pregiudizi che nutriamo nei confronti di questo popolo che non conosciamo e ciò non aiuta alla creazione di una società più fraterna”. Il convegno del prossimo 20 maggio vuole essere una proposta “non solo alla comunità diocesana, ma a tutti coloro che nutrono una seria passione per l’edificazione di una società più inclusiva” per “riflettere, conoscere e guarire dai pregiudizi che polarizzano il mondo e le nostre fraternità”. Una occasione – spiega don Palazzolo – per “ricucire quella distanza tra mente e cuore che, mutuando le parole di Papa Francesco, genera tante volte la tentazione dello scarto e della chiusura verso le persone, che hanno la nostra stessa dignità”. (Raffaele Iaria - Agenzia Sir)
10 Maggio 2024 - Città del Vaticano – “Non potranno mancare segni di speranza nei riguardi dei migranti, che abbandonano la loro terra alla ricerca di una vita migliore per sé stessi e per le loro famiglie. Le loro attese non siano vanificate da pregiudizi e chiusure; l’accoglienza, che spalanca le braccia ad ognuno secondo la sua dignità, si accompagni con la responsabilità, affinché a nessuno sia negato il diritto di costruire un futuro migliore”. Lo scrive Papa Francesco nella Bolla d’ indizione del Giubileo 2025. Ai tanti esuli, profughi e rifugiati, che “le controverse vicende internazionali obbligano a fuggire per evitare guerre, violenze e discriminazioni – scrive il Papa - siano garantiti la sicurezza e l’accesso al lavoro e all’istruzione, strumenti necessari per il loro inserimento nel nuovo contesto sociale. La comunità cristiana sia sempre pronta a difendere il diritto dei più deboli”. E ‘invito a “spalancare con generosità le porte dell’accoglienza, perché a nessuno venga mai a mancare la speranza di una vita migliore. Risuoni nei cuori la Parola del Signore che, nella grande parabola del giudizio finale, ha detto: ‘Ero straniero e mi avete accolto’, perché ‘tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me’ (Mt 25,35.40)”.
La Porta Santa della Basilica di San Pietro in Vaticano sarà aperta “il 24 dicembre del presente anno 2024, dando così inizio al Giubileo Ordinario. La domenica successiva - si legge nella Bolla - 29 dicembre 2024, aprirò la Porta Santa della mia cattedrale di San Giovanni in Laterano, che il 9 novembre di quest’anno celebrerà i 1700 anni della dedicazione. A seguire, il 1° gennaio 2025, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, verrà aperta la Porta Santa della Basilica papale di Santa Maria Maggiore. Infine, domenica 5 gennaio sarà aperta la Porta Santa della Basilica papale di San Paolo fuori le Mura. Queste ultime tre Porte Sante saranno chiuse entro domenica 28 dicembre dello stesso anno”. Papa Francesco stabilisce ancora che “domenica 29 dicembre 2024, in tutte le cattedrali e concattedrali, i Vescovi diocesani celebrino la santa Eucaristia come solenne apertura dell’Anno giubilare, secondo il Rituale che verrà predisposto per l’occasione. Per la celebrazione nella chiesa concattedrale, il Vescovo potrà essere sostituito da un suo Delegato appositamente designato. Il pellegrinaggio da una chiesa, scelta per la collectio, verso la cattedrale sia il segno del cammino di speranza che, illuminato dalla Parola di Dio, accomuna i credenti. In esso si dia lettura di alcuni brani del presente Documento e si annunci al popolo l’Indulgenza Giubilare, che potrà essere ottenuta secondo le prescrizioni contenute nel medesimo Rituale per la celebrazione del Giubileo nelle Chiese particolari”. Durante l’Anno Santo, che nelle Chiese particolari terminerà domenica 28 dicembre 2025, “si abbia cura che il Popolo di Dio possa accogliere con piena partecipazione sia l’annuncio di speranza della grazia di Dio sia i segni che ne attestano l’efficacia. Il Giubileo Ordinario terminerà con la chiusura della Porta Santa della Basilica papale di San Pietro in Vaticano il 6 gennaio 2026, Epifania del Signore. Possa la luce della speranza cristiana – scrive ancora papa Francesco - raggiungere ogni persona, come messaggio dell’amore di Dio rivolto a tutti! E possa la Chiesa essere testimone fedele di questo annuncio in ogni parte del mondo!”. (Raffaele Iaria)
Trento - Sarà presentato il prossimo 16 maggio a Trento l'edizione 2023 del volume della Fondazione Migrantes sul Diritto d'asilo. L'iniziativa - promossa dalla Cattedra di Diritto delle Migrazioni, Master in Diritto e Politiche delle Migrazioni, Centro Astalli di Trento, Caritas Bolzano e diocesi di Trento - si svolgerà presso la Sala Conferenze “Fulvio Zuelli” della Facoltà di Giurisprudenza. I lavori saranno introdotti e moderati da Donata Borgonovo Re, docente di Diritto delle Migrazioni e del Master DIRPOM. Interverranno Ulrich Stege, Direttore del programma di Cliniche legali IULC e Co-Autore ("Le frontiere esterne dell’UE: una tragedia annunciata"); Maria Cristina Molfetta della Fondazione Migrantes ; Luigi Gallo di Caritas Bolzano; Stefano Canestrini del Centro Astalli di Trento; don Mauro Leonardelli dell'area testimonianza e Impegno Sociale della diocesi.
9 Maggio 2024 - Monaco - Si ritroveranno a Monaco di Baviera, dal 10 al 12 maggio, i giovani delle Missioni cattoliche italiane in Germania per il loro Meeting annuale. Tema dell’incontro scelto per questa edizione è tratto dal Vangelo di Luca “Allora domando: ‘Ma voi chi dice che io sia?’ (Luca 9,20). L’incontro inizierà con la presentazione dei lavori a cura della pastorale giovanile delle Missioni cattoliche Italiane venerdì sera e proseguirà poi, nei giorni successivi, con la visita alla città di Monaco la mattina di sabato e nel pomeriggio, alle 17, adorazione eucaristica e catechesi mentre in serata sono previsti momenti ricreativi. Domenica 12 maggio alle 11.30 la conclusione del Meeting con una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal delegato nazionale delle Missioni cattoliche italiane in Germania e Scandinavia, don Gregorio Milone insieme ad altri sacerdoti che seguono pastoralmente gli emigrati cattolici di lingua italiana in Germania. Attualmente le Missioni cattoliche italiane in Germania sono circa 80 con altrettanti sacerdoti. “Sarà un fine settimana all’insegna del confronto – spiegano alla Delegazione delle Mci in Germania – della crescita spirituale ed umana ma anche per offrire ai nostri giovani la possibilità di incontrarsi ed intensificare legami di amicizia e condivisione delle esperienze”. (Raffaele Iaria - Agenzia Sir)
Roma - Domani si celebra la Giornata dell'Europa. In questa occasione e in vista delle elezioni europee del prossimo 8 e 9 giugno pubblichiamo la Lettera all’Unione europea del card. Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, e di mons. Mariano Crociata, presidente della Comece
Cara Unione europea,darti del tu è inusuale, ma ci viene naturale perché siamo cresciuti con te. Sei una, sei “l’Europa”, eppure abbracci ben 27 Paesi, con 450 milioni di abitanti, che hanno scelto liberamente di mettersi insieme per formare l’Unione che sei diventata. Che meraviglia! Invece di litigare o ignorarsi, conoscersi e andare d’accordo! Lo sappiamo: non sempre è facile, ma quanto è decisivo, invece di alzare barriere e difese, cancellarle e collaborare. Tu sei la nostra casa, prima casa comune. In questa impariamo a vivere da “Fratelli Tutti”, come ha scritto un tuo figlio i cui genitori andarono fino alla “fine del mondo” per cercare futuro.
Nel cuore un desiderio
Ti scriviamo perché abbiamo nel cuore un desiderio: che si rafforzi ciò che rappresenti e ciò che sei, che tutti impariamo a sentirti vicina, amica e non distante o sconosciuta. Ne hai bisogno perché spesso si parla male di te e tanti si scordano quante cose importanti fai! Durante il Covid lo abbiamo visto: solo insieme possiamo affrontare le pandemie. Purtroppo, lo capiamo solo quando siamo sopraffatti dalle necessità, per poi dimenticarlo facilmente! Così, quando pensiamo che possiamo farcela da soli finiamo tutti contro tutti.
Dagli inizi ad oggi
Non possiamo dimenticare come prima di te, per secoli, abbiamo combattuto guerre senza fine e milioni di persone sono state uccise. Tutti i sogni di pace si sono infranti sugli scogli di guerre, le ultime quelle mondiali, che hanno portato immense distruzioni e morte. Proprio dalla tragedia della Seconda guerra mondiale – che ha toccato il male assoluto con la Shoah e la minaccia alla sopravvivenza dell’umanità intera con la bomba atomica – è nato il germe della comunità di Paesi sovrani che oggi è l’Unione europea. C’è stato chi ha creduto che le nazioni non fossero destinate a combattersi, che dopo tanto odio si potesse imparare a vivere assieme. Tra quelli che ti hanno pensata e voluta non possiamo dimenticare Robert Schuman, francese, Konrad Adenauer, tedesco, e Alcide De Gasperi, italiano: animati dalla fede cristiana, essi hanno sentito la chiamata a creare qualcosa che rendesse impossibile il ritorno della guerra sul suolo europeo. Hanno pensato con intelligenza, ambizione e coraggio. Non sono mancati momenti difficili, ma la forza che viene dall’unità ha mostrato il valore del cammino intrapreso e la possibilità di correggere, aggiustare, intendersi.
La Comunità europea venne concepita nel 1951 attorno al carbone e all’acciaio, materie allora indispensabili per fare la guerra, per prevenire ogni velleità di farne uso ancora una volta l’uno contro l’altro. In realtà quei tre grandi uomini, e tanti altri con loro, hanno cercato di più, e cioè la riconciliazione tra i popoli e la cancellazione degli odi e delle vendette.
Trovare qualcosa su cui lavorare insieme, anche solo sul piano economico, come dimostrano i Trattati firmati a Roma nel 1957, è stato l’inizio di un cammino che ha visto poco alla volta nuovi popoli entrare nella Comunità e, dopo la caduta del muro di Berlino, nel 1989, il cambiamento del nome, nel 1992, in Unione europea, e l’allargamento, nel 2004, ai Paesi dell’allora Patto di Varsavia, ben dieci in una volta. I problemi non sono mancati, ma quanto sono stati importanti la moneta unica e l’abbattimento delle barriere nazionali per la libera circolazione delle persone e delle merci! Ultimo, l’accordo sulla riforma con il Trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2009.
Il senso dello stare insieme
Cara Unione europea, sei un organismo vivo, perciò forse viene il momento per nuove riforme istituzionali che ti rendano sempre più all’altezza delle sfide di oggi. Ma non puoi essere solo una burocrazia, pur necessaria per far funzionare organizzazioni così complesse come quella che sei diventata. Direttive e regolamenti da soli non fanno crescere la coesione. Serve un’anima! In questi anni abbiamo visto compiere passi avanti significativi, quando per esempio hai accompagnato alcuni Paesi a superare le crisi economiche, ma abbiamo anche dovuto registrare fasi di stallo e difficoltà. E queste crescono quando smarriamo il senso dello stare insieme, la visione del nostro futuro condiviso, o facciamo resistenza a capire che il destino è comune e che bisogna continuare a costruire un’Europa unita.
Il ritorno della guerra
Perciò, qualche volta ci chiediamo: Europa, dove sei? Che direzione vuoi prendere? Sono questi anche gli interrogativi del Papa: “Guardando con accorato affetto all’Europa, nello spirito di dialogo che la caratterizza, verrebbe da chiederle: verso dove navighi, se non offri percorsi di pace, vie creative per porre fine alla guerra in Ucraina e ai tanti conflitti che insanguinano il mondo? E ancora, allargando il campo: quale rotta segui, Occidente?” (Discorso, Lisbona, 2 agosto 2023).
In tutti questi anni siamo molto cambiati e facciamo fatica a capire e a tenere vivo lo spirito degli inizi. Dopo un così lungo periodo di pace abbiamo pensato che una guerra su territorio europeo sarebbe stata ormai impossibile. E invece gli ultimi due anni ci dicono che ciò che sembrava impensabile è tornato. Abbiamo bisogno di riprendere in mano il progetto dei padri fondatori e di costruire nuovi patti di pace se vogliamo che la guerra contro l’Ucraina finisca, e che finisca anche la guerra in corso in Medio Oriente, scoppiata a seguito dell’attacco terroristico del 7 ottobre scorso contro Israele, e con essa l’antisemitismo, mai sconfitto e ora riemergente. Lo dice così bene anche la nostra Costituzione italiana: è necessario combattere la guerra e ripudiarla per davvero!
Se non si ha cura della pace, rischia sempre di tornare la guerra. Lo diceva Robert Schuman nella sua Dichiarazione del 9 maggio 1950, che ha dato avvio al processo di integrazione europea: “L’Europa non è stata fatta: abbiamo avuto la guerra”. Egli si riferiva al passato, ma le sue parole valgono anche oggi. L’unità va cercata come un compito sempre nuovo e urgente. Non dobbiamo aspettare l’esplosione di un altro conflitto per capirlo!
Il ruolo internazionale e la tentazione dei nazionalismi
Che ruolo giochi, Europa, nel mondo? Vogliamo che tu incida e porti la tua volontà di pace, gli strumenti della tua diplomazia, i tuoi valori. Risveglia la tua forza così da far sentire la tua voce, così da stabilire nuovi equilibri e relazioni internazionali. Le tue divisioni interne non ti permettono di assumere quel ruolo che dalla tua statura storica e culturale ci si aspetterebbe. Non vedi il rischio che le tue contrapposizioni intestine indeboliscano non solo il tuo peso internazionale ma anche la capacità di far fronte alle attese dei tuoi popoli?
Tanti pensano di potere usufruire dei benefici che tu hai indubbiamente portato, come se fossero scontati e niente possa comprometterli. La pandemia o le periodiche proteste, ultima quella degli agricoltori, ci procurano uno sgradevole risveglio. Capiamo che tanti vantaggi acquisiti potrebbero svanire. Il senso della necessità però non basta a spingere sempre e tutti a superare le divisioni. Alcuni vogliono far credere che isolandosi si starebbe meglio, quando invece qualunque dei tuoi Paesi, anche grande, si ridurrebbe fatalmente al proverbiale vaso di coccio tra vasi di ferro. Per stare insieme abbiamo bisogno di motivazioni condivise, di ideali comuni, di valori apprezzati e coltivati. Non bastano convenienze economiche, poiché alla lunga devono essere percepite le ragioni dello stare insieme, le uniche capaci di far superare tensioni e contrasti che proprio gli interessi economici portano con sé nel loro fisiologico confrontarsi.
Ha detto Papa Francesco: “In questo frangente storico l’Europa è fondamentale. Perché essa, grazie alla sua storia, rappresenta la memoria dell’umanità ed è perciò chiamata a interpretare il ruolo che le corrisponde: quello di unire i distanti, di accogliere al suo interno i popoli e di non lasciare nessuno per sempre nemico. È dunque essenziale ritrovare l’anima europea” (Discorso, Budapest, 28 aprile 2023).
Vorremmo che tutti sentissimo l’orgoglio di appartenerti, Europa. Oggi appare distante, a volte estraneo, tutto ciò che sta oltre i confini del proprio Paese. Eppure, le due appartenenze, quella nazionale e quella europea, si implicano a vicenda. La tua è stata fin dall’inizio l’Unione di Paesi liberi e sovrani che rinunciavano a parte della loro sovranità a favore di una, comune, più forte. Perciò non si tratta di sminuire l’identità e la libertà di alcuno, ma di conservare l’autonomia propria di ciascuno in un rapporto organico e leale con tutti gli altri.
Valori europei e fede cristiana
Le nostre idee e i nostri valori definiscono il tuo volto, cara Europa. Anche in questo la fede cristiana ha svolto un ruolo importante, tanto più che dal suo sentire è uscito il progetto e il disegno originario della tua Unione. Come cristiani continuiamo a sentirne viva responsabilità; e del resto troviamo in te tanta attenzione alla dignità della persona, che il Vangelo di Cristo ha seminato nei cuori e nella tua cultura. Soffriamo non poco, perciò, nel vedere che hai paura della vita, non la sai difendere e accogliere dal suo inizio alla sua fine, e non sempre incoraggi la crescita demografica.
“Penso – dice il Papa – a un’Europa che non sia ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali, ma che nemmeno si trasformi in una realtà fluida, se non gassosa, in una sorta di sovranazionalismo astratto, dimentico della vita dei popoli. […] Che bello invece costruire un’Europa centrata sulla persona e sui popoli, dove vi siano politiche effettive per la natalità e la famiglia […], dove nazioni diverse siano una famiglia in cui si custodiscono la crescita e la singolarità di ciascuno” (Discorso, Budapest, 28 aprile 2023).
Il tema dei migranti e le sue implicazioni
Cara Europa, tu non puoi guardare solo al tuo interno. Non si può vivere solo per stare bene, ma stare bene per aiutare il mondo, combattere l’ingiustizia, lottare contro le povertà. Ormai da decenni sei il punto di arrivo, il sogno di tante persone migranti che da diversi continenti cercano entro i tuoi confini una vita migliore. Tanti vogliono raggiungerti perché sono alla ricerca disperata di un futuro. E molti, con il loro lavoro, non ti aiutano forse già a prepararne uno migliore? Non si tratta di accogliere tutti, ma che nessuno perda la vita nei “viaggi della speranza” e tanti possano trovare ospitalità. Chi accoglie genera vita! L’Italia è spesso lasciata sola, come se fosse un problema solo suo o di alcuni, ma non per questo deve chiudersi. Prima o poi impareremo che le responsabilità, comprese quelle verso i migranti, vanno condivise, per affrontare e risolvere problemi che in realtà sono di tutti.
Tu rappresenti un punto di riferimento per i Paesi mediterranei e africani, un bacino immenso di popoli e di risorse nella prospettiva di un partenariato tra uguali. Compito essenziale perché in realtà un soggetto sovranazionale come l’Unione non può sussistere al di fuori di una reciprocità di relazioni internazionali che ne dicano il riconoscimento e il compito storico, e che promuovano il comune progresso sociale ed economico nel segno dell’amicizia e della fraternità.
Compiti e sfide
Cara Europa, è tempo di un nuovo grande rilancio del tuo cammino di Unione verso una integrazione sempre più piena, che guardi a un fisco europeo che sia il più possibile equo; a una politica estera autorevole; a una difesa comune che ti permetta di esercitare la tua responsabilità internazionale; a un processo di allargamento ai Paesi che ancora non ne fanno parte, garanzia di una forza sempre più proporzionata all’unità che raccogli ed esprimi. Le esigenze di innovazione economica e tecnica (pensiamo all’Intelligenza Artificiale), di sicurezza, di cura dell’ambiente e di custodia della “casa comune”, di salvaguardia del welfare e dei diritti individuali e sociali, sono alcune delle sfide che solo insieme potremo affrontare e superare. Non mancano purtroppo i pericoli, come quelli che vengono dalla disinformazione, che minaccia l’ordinato svolgimento della vita democratica e la stessa possibilità di una memoria e di una storia non falsate.
Insieme alle riforme istituzionali democraticamente adottate, c’è bisogno di far crescere un sentire comune, un apprezzamento condiviso dei valori che stanno alla base della nostra convivenza nell’Unione europea. Ci vuole un nuovo senso della cittadinanza, un senso civico di respiro europeo, la coscienza dei popoli del continente di essere un unico grande popolo. Ne siamo convinti: è innanzitutto questo senso di comunità di cittadini e di popoli che ci chiedi di fare nostro, cara Europa.
Le prossime elezioni
Le prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e la nomina della Commissione europea sono l’occasione propizia e irripetibile, da cogliere senza esitazione. Purtroppo, a farsi valere spesso sono le paure e il senso di insicurezza di fronte alle difficoltà. Anche questo andrebbe raccolto e ascoltato per mostrare come proprio tu sia lo strumento e il luogo per affrontare e vincere paure e minacce.
Facciamo appello, perciò, a tutti, candidati e cittadini, a cominciare dai sedicenni che per la prima volta in alcuni Paesi andranno a votare, perché sentano quanto sia importante compiere questo gesto civico di partecipazione alla vita e alla crescita dell’Unione. Non andare a votare non equivale a restare neutrali, ma assumersi una precisa responsabilità, quella di dare ad altri il potere di agire senza, se non addirittura contro, la nostra libertà. L’assenteismo ha l’effetto di accrescere la sfiducia, la diffidenza degli uni nei confronti degli altri, la perdita della possibilità di dare il proprio contributo alla vita sociale, e quindi la rinuncia ad avere capacità e titolo per rendere migliore lo stare insieme nell’Unione europea.
L’augurio che ti facciamo, cara Unione europea, è che questa tornata elettorale diventi davvero un’occasione di rilancio, un risveglio di entusiasmo per un cammino comune che contiene già, in sé e nella visione che proietta, un senso vivo di speranza e di impegno motivato e convinto da parte dei tuoi cittadini.
Un nuovo umanesimo europeo
Sogniamo perciò ancora con Papa Francesco: “Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, come un figlio che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede, sogno un nuovo umanesimo europeo, ‘un costante cammino di umanizzazione’, cui servono ‘memoria, coraggio, sana e umana utopia'” (Discorso, Vaticano, 6 maggio 2016).
8 Maggio 2024 - Torino - Giunto alla sua nona edizione, il Pellegrinaggio dei popoli promosso dalla Migrantes Piemonte si terrà domenica 16 giugno nella città di Asti. Attese mille persone provenienti dalle diverse diocesi del Piemonte e Valle d'Aosta, originarie dell’Africa, America Latina e Asia. L’incontro delle comunità etniche è un momento di festa e di preghiera, sottolinea la Migrantes regionale e vede partecipare, ogni anno in una sede diversa, centinaia di pellegrini. La scorsa edizione si è svolta presso il Colle don Bosco a Castelnuovo don Bosco, la precedente al Santuario Regina Pacis a Fontanelle di Boves, mentre il prossimo 16 giugno la giornata sarò diffusa per diversi centri nella città di Asti. Il programma prevede l'esibizione degli sbandieratori e della banda musicale cittadina e i saluti di mons. Marco Prastaro, Vescovo di Asti e vescovo incaricato della Migrantes regionale; di Maurizio Rasero, Sindaco di Asti e diSergio Durando, Coordinatore regionale Migrantes. Seguranno catechesi per gruppi linguistici, una festa aperta alla cittadinanza con danze e canti dal mondo e la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Prastaro presso la cattedrale di Asti, con la partecipazione del coro multietnico di Torino.
8 Maggio 2024 - Città del Vaticano - Non bisogna dimenticare la questione che riguarda la relazione tra "lavoro dignitoso e migrazione". Lo ha ricordato oggi papa Francesco ricevendo in Udienza i partecipanti alla Consultazione “La cura è lavoro, il lavoro è cura” del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. "Per molte ragioni - ha detto il Pontefice - sono tante le persone che emigrano in cerca di lavoro, mentre altre sono costrette a farlo per fuggire dai loro Paesi di provenienza, spesso dilaniati dalla violenza e dalla povertà. Queste persone - ha spiegato - anche a causa di pregiudizi e di una informazione imprecisa o ideologica, sono spesso viste come un problema e un aggravio per i costi di una Nazione, mentre essi in realtà, lavorando, contribuiscono allo sviluppo economico e sociale del Paese che li accoglie e di quello da cui provengono". Papa Francesco è tornato quindi a parlare della "poca natalità" evidenziando che i Paesi ricchi "non fanno figli: tutti hanno un cagnolino, un gatto, tutti, ma non fanno figli. La denatalità è un problema, e la migrazione viene ad aiutare la crisi che provoca la denatalità. Questo è un problema molto grave". Tuttavia - ha detto il Papa - "molti migranti e lavoratori vulnerabili non sono ancora pienamente integrati nella pienezza dei diritti, sono cittadini 'di seconda', restando esclusi dall’accesso ai servizi sanitari, alle cure, all’assistenza, ai piani di protezione finanziaria e ai servizi psicosociali". (Raffaele Iaria)
8 Maggio 2024 - Città del Vaticano - “L’intercessione di San Stanislao ottenga anche oggi il dono della pace in Europa e in tutto il mondo, specialmente in Ucraina e in Medio Oriente”. È l’appello rivolto oggi da papa Francesco, durante i saluti ai pellegrini polacchi, che oggi celebrano la solennità del loro patrono, San Stanislao, vescovo e martire. “San Giovanni Paolo II scrisse di lui che dall’alto dei cieli partecipò alle sofferenze e alle speranze della vostra nazione, sostenendone la sopravvivenza specialmente durante la seconda guerra mondiale”, ha ricordato papa Francesco. Salutando i fedeli italiani, il Pontefice ha ricordato che oggi la Chiesa eleva la preghiera della “supplica” alla Madonna del Rosario di Pompei. “Invito tutti ad invocare l’intercessione di Maria, affinché il Signore conceda pace al mondo intero, specialmente alla cara e martoriata Ucraina, alla Palestina, a Israele, al Myanmar”. In particolare papa Francesco affida "alla nostra Madre i giovani, gli ammalati, gli anziani e gli sposi novelli che oggi sono qui presenti, ed esorto tutti a valorizzare in questo mese di maggio la preghiera del santo Rosario”. (R.Iaria)
2 Maggio 2024 - Padova - Si è svolto come ogni anno a Padova presso la basilica di Sant’Antonio il raduno nazionale degli srilankesi in Italia. Quest’anno è stato il ventiseiesimo raduno nazionale che ha visto la partecipazione di oltre quindicimila srilankesi proveniente da tutta Italia. Migliaia di srilankesi cattolici e non, sono soliti partecipare a questo evento nazionale per omaggiare e ringraziare Sant’Antonio per le tante grazie ricevute. Tra i santi molto amati e venerati in Sri Lanka vi è anche Sant’Antonio la cui devozione è molto sentita. La solenne Eucarestia di ringraziamento che si è svolta in lingua cingalese e tamil è stata presieduta da mons. Valence Mendis, vescovo di Kandy e concelebrata da mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, da mons. Neville Joseph Perera, coordinatore nazionale per la pastorale degli srilankesi in Italia e dagli oltre 25 cappellani srilankesi che operano in tutta Italia. Ogni anno l’organizzazione della S. Messa è affidata ad una comunità; quest’anno è toccata alla comunità srilankese di Firenze guidata da don Shiran Dassa, sacerdote della diocesi di Colombo. Durante l’omelia il vescovo ha chiesto ai fedeli di pregare per lo Sri Lanka, nazione molto bella, ricca in cultura e ospitalità ma sofferente a causa di anni di malgoverno che hanno causato varie crisi economiche. Nel suo discorso di ringraziamento mons. Perera ha ringraziato padre Antonio Ramina, rettore del santuario, i frati del santuario, la Caritas Antoniana, la fondazione Migrantese la conferenza episcopale Italiana per il continuo sostegno ai srilankesi in Italia ed in patria. Il pellegrinaggio al Santo è un evento iniziato il primo maggio 1998, festa di San Giuseppe Lavoratore, da mons. Perera sotto la guida del card. Malcolm Ranjith, arcivescovo metropolita di Colombo. La festa è proseguita poi presso il Prato della Valle con i tanti fedeli che hanno potuto rincontrare amici e parenti che vivono in altre parti d’Italia. (Riccardo Nelumdeniya)
Fano - Torna la quarta edizione della “Festa dei Popoli 2024 – Colori diversi per una unica tenda” in programma a Fano sabato 25 maggio, ma che abbraccia una serie di attività a corollario nel mese di maggio. Questa iniziativa è promossa dall’Ufficio Migrantes della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola con la collaborazione della Caritas diocesana. Si parte venerdì 3 maggio con l’incontro insieme all’avvocato immigrazionista Paola Graziosi dal titolo "Minori Stranieri non Accompagnati: il sistema di accoglienza funziona? Criticità e opportunità legislative” nella Sala della Cultura. Si prosegue sabato 11 maggio dalle 15 alle 19 all’Istituto Don Orione con un laboratorio per un gruppo misto di 15 partecipanti dai 12 ai 18 anni a cura della regista Laura Fratini, ispirato al libro “Nel Mare ci sono i coccodrilli” di Fabio Geda. Sabato 18 maggio invece si svolgerà il “2° Memorial Barbara Zenobi” che prevede il torno di calcetto ai campi Palextra e il torneo di beach volley ai campi di Lido Verde in collaborazione con il Csi e l’associazione "Allarghiamo gli Orizzonti”.
Il momento clou è previsto per sabato 25 maggio dalle 15,30 alle 23 con il momento conclusivo della Festa dei Popoli 2024 alla tensostruttura del Lido. Alle 15,30 c’è l’apertura degli stand delle comunità etniche che vedrà l’esposizione di tessuti e prodotti insieme all’organizzazione di attività per immergersi dentro usanze e tradizioni culturali. Dopo le premiazioni dei tornei sportivi e il saluto istituzionale del vescovo mons. Andrea ndreozzi, ci sarà il momento di confronto dal titolo “Minori Stranieri Non Accompagnati” con le testimonianze di Mohamed Kenawi, regista del docufilm “Il Sogno dei Minori”, Lassina Doumbia minore non accompagnato e oggi mediatore Culturale e Mamadou Kovassi, la cui storia è presente nel film “Io Capitano” di Matteo Garrone. Dalle 19 si cenerà con la gastronomia etnica e a seguire canti e danze a cura delle comunità etniche. “La ‘Festa dei Popoli’ si pone l’obiettivo di favorire una cultura basata sull’incontro attraverso la relazione, la conoscenza e lo scambio culturale, coinvolgendo i cittadini e le comunità etniche del nostro territorio – spiega Don Alessandro Messina, direttore ufficio Migrantes -. Particolari destinatari sono bambini e giovani, principali attori del fenomeno della integrazione interculturale, dell’accoglienza delle diversità di cui l’altro è portatore”.
Roma - Sono oltre 4.700 le persone sbarcate sulle coste Italiane nel mese di aprile, nonostante il meteo prevalentemente avverso. Il dato segna un calo di arrivi rispetto al mese precedente (6.857). A gennaio e febbraio gli arrivi erano stati, rispettivamente 2.258 e 2.301. Libia e Tunisia sono stati i Paesi di partenza. Tuttavia, ad aprile la Tunisia è tornata ad essere il primo Paese di partenza per gli arrivi via mare in Italia dal settembre 2023, con il 73% di tutti gli arrivi. Il 76% delle persone arrivate ad aprile sono sbarcate a Lampedusa. Altri porti di sbarco includono Pantelleria, Ravenna, Reggio Calabria e Catania. Sono alcuni dei dati diffusi oggi dall’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati.
Da inizio anno, le nazionalità di origine prevalenti sono state: Bangladesh (21%), Siria (15%), Tunisia (14%), Guinea (10%), Egitto (6%), Pakistan (4%), Mali (4%) e Sudan (3%). Nel mese di aprile, rileva l’Unhcr, sono stati inoltre segnalati 10 morti e 62 dispersi nel Mediterraneo centrale in quattro diversi incidenti, tutti partiti dalla Tunisia. “Questo – commenta l’Agenzia Onu – equivale ad oltre due vittime al giorno lungo questa rotta che, nel mese di aprile, conta il 95% delle vittime in tutto il Mediterraneo. Dall’inizio dell’anno ad oggi, sono più di 400 i morti e dispersi nel Mediterraneo centrale, circa l’85% delle vittime in tutto il Mediterraneo”.
L’Unhcr – che è presente nei luoghi di sbarco dove continua a supportare con team dedicati le autorità italiane, in collaborazione con le agenzie nazionali ed europee e gli altri partner – “continua a sollecitare gli Stati a potenziare risorse e capacità per adempiere efficacemente alle proprie responsabilità. In particolare, rinnova il suo appello alla collaborazione per rafforzare i meccanismi di ricerca e soccorso in mare e per promuovere un più ampio accesso a percorsi sicuri e regolari nell’Unione europea per le persone in cerca di protezione internazionale”. (SIR)
2 Maggio 2024 - Città del Vaticano - “Essere, come parroci, costruttori di una Chiesa sinodale missionaria e a impegnarvi con entusiasmo in questo cammino”. È la consegna del Papa a tutti i parroci del mondo, nella lettera a loro indirizzata e consegnata durante l’udienza concessa oggi ai partecipanti all’incontro internazionale dei parroci, svoltosi in questi giorni a Sacrofano. Tra i suggerimenti di Francesco, quello di “apprendere e praticare l’arte del discernimento comunitario, avvalendovi per questo del metodo della conversazione nello Spirito, che ci ha tanto aiutato nel percorso sinodale e nello svolgimento della stessa Assemblea. Sono certo che ne potrete raccogliere numerosi frutti non solo nelle strutture di comunione, come il Consiglio pastorale parrocchiale, ma anche in molti altri campi”. Oltre a esercitare la pratica del discernimento, il Papa raccomanda di “porre alla base di tutto la condivisione e la fraternità fra voi e con i vostri vescovi”. “Non possiamo essere autentici padri se non siamo anzitutto figli e fratelli”, il monito: “E non siamo in grado di suscitare comunione e partecipazione nelle comunità a noi affidate se prima di tutto non le viviamo tra noi. So bene che, nel susseguirsi delle incombenze pastorali, tale impegno potrebbe sembrare un sovrappiù o persino tempo perso, ma in realtà è vero il contrario: infatti, solo così siamo credibili e la nostra azione non disperde ciò che altri hanno già costruito”. “Essere missionari di sinodalità, una volta rientrati a casa”, l’invito finale, in modo da animare, nella sessione finale del Sinodo ad ottobre, “la riflessione sul rinnovamento del ministero di parroco in chiave sinodale e missionaria”.