30 Ottobre 2024 - L’Italia delle migrazioni plurime: il futuro è nella comunità e non nella frammentazione. Questo - con uno speciale dedicato al tema della cittadinanza - è il cuore della nuova edizione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes (Tau editrice), che verrà presentato a Roma, il 5 novembre 2024 dalle ore 10.30, presso il Th Carpegna Palace Hotel, in via Aurelia 481.
Il programma:
Saluto
Mons. Pierpaolo Felicolo
Direttore generale Fondazione Migrantes.IL RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO 2024
I dati fondamentali in un video
Paolo Pagliaro
Direttore Agenzia 9Colonne.
Italiani e italiane: una presenza in crescita, articolata ed eterogenea
Delfina Licata
Sociologa delle migrazioni, Fondazione Migrantes.
ITALIA, CITTADINANZA E MIGRAZIONI PLURIME
Dialogano:
On. Toni Ricciardi.
On. Paolo Emilio Russo.
Conclusioni
S.E. mons. Gian Carlo Perego
Presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della CEI e della Fondazione Migrantes.Coordina i lavori
Alessandra Ferraro
Direttrice di Rai Isoradio.Che cosa è il RIM?
Dal 2006 il Rapporto Italiani nel Mondo (RIM) della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana, scatta una fotografia della situazione della mobilità italiana all’estero. Il volume, curato da Delfina Licata, raccoglie le analisi socio-statistiche delle fonti ufficiali, nazionali e internazionali, più accreditate sulla mobilità dall’Italia. La trattazione di questi temi procede a livello statistico, di riflessione teorica e di azione empirica attraverso indagini quali-quantitative. Con una redazione transnazionale di oltre 50 autori all'anno, il RIM nel tempo si è trasformato da progetto editoriale in progetto culturale arrivando, nel 2024, alla sua XIX edizione.
Per i media: ufficiostampa@migrantes.it
29 Ottobre 2024 - "Ricordiamo e affidiamo al Signore il nostro card. Martino, amico anche della fondazione Migrantes. Quando fu presidente del Pontificio Consiglio dei migranti e itineranti abbiamo collaborato per la realizzazione di diversi incontri internazionali del mondo dei migranti, dei rom e dello spettacolo viaggiante".
Con queste parole S.E. mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara e presidente della Fondazione Migrantes, ha voluto dedicare un pensiero al cardinale Renato Raffaele Martino, che è morto ieri, 28 ottobre, all'età di 91 anni. Il card. Martino era entrato negli anni '60 nella diplomazia della Santa Sede e per 16 anni è stato osservatore permanente presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite a New York.
«L'esigenza di futuro non è mai "clandestina" e non è mai reato», aveva affermato il card. Martino nel corso della veglia e della preghiera ecumenica che alla fine di giugno 2008 si era tenuta nella basilica di Santa Maria in Trastevere in memoria delle vittime dei viaggi verso l'Europa. Un'affermazione che suona ancora grande attualità e ispirazione.
Le esequie si terranno mercoledì 30 ottobre, alle 15, presso l’Altare della Cattedra della Basilica di San Pietro. La liturgia sarà celebrata dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio Cardinalizio, insieme con cardinali, arcivescovi e vescovi. Al termine della celebrazione, papa Francesco presiederà il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio.
29 Ottobre 2024 - Martedì 29 ottobre 2024, dalle ore 10 alle 13, presso il Circolo dei Lettori a Torino (via Bogino 9), si tiene la presentazione del XXXIII Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes.
Intervengono:
mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes;
Manuela De Marco, curatrice Rapporto per Caritas Italiana (in collegamento da Roma);
Simone Varisco, curatore del Rapporto per Fondazione Migrantes;
Pierluigi Dovis, referente Caritas Arcidiocesi di Torino e Delegato Regionale Caritas Piemonte-Valle d’Aosta;
Grace Fainelli, esperta di comunicazione, formatrice sui temi di diversità e inclusione, attivista.
Modera l'incontro Tana Anglana, esperta senior migrazioni e sviluppo.
Nel tardo pomeriggio, alle 18.45 il primo appuntamento dell’anno dell’Università del Dialogo del Sermig: ospite il S. Em. il card. Giorgio Marengo, vescovo di Ulan Bator in Mongolia, con il saluto di mons. Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes. Alle 21 preghiera del martedì del Sermig, guidata dal cardinale stesso.
28 Ottobre 2024 - I lavori della Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (2-27 ottobre 2024) “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione” hanno affrontato anche il tema delle migrazioni e della mobilità umana da più punti di vista.
"I nostri tempi sono caratterizzati anche dall’aumento della mobilità umana - recita ad esempio il numero 112 del Documento finale - motivato da varie ragioni. Rifugiati e migranti spesso formano comunità dinamiche, anche nelle loro pratiche religiose, rendendo multiculturale il luogo in cui si stabiliscono. Alcuni tra loro mantengono stretti legami con i Paesi d’origine, soprattutto grazie ai media digitali, e sperimentano una difficoltà a tessere legami nel nuovo Paese; altri rimangono senza radici".
"Anche gli abitanti dei luoghi d’immigrazione - continua il testo - sono messi in discussione dall’accoglienza di chi arriva. Tutti sperimentano l’impatto provocato dall’incontro con la diversità di provenienza geografica, culturale e linguistica e sono chiamati a costruire comunità interculturali. Non va trascurato l’impatto dei fenomeni migratori sulla vita delle Chiese".
Di fronte a un fenomeno globale, non emergenziale, i padri e la madri sinodali hanno sottolineato (n. 54) che "letale è la convinzione che tutto il creato, perfino le persone, possa essere sfruttato a piacimento per ricavarne profitto. Ne sono conseguenza le molte e diverse barriere che dividono le persone, anche nelle comunità cristiane, e limitano le possibilità di alcuni rispetto a quelle di cui godono altri: le disuguaglianze tra uomini e donne, il razzismo, la divisione in caste, la discriminazione delle persone con disabilità, la violazione dei diritti delle minoranze di ogni genere, la mancata disponibilità ad accogliere i migranti".
[caption id="attachment_49343" align="aligncenter" width="1024"] Papa Francesco presiede la Santa Messa per la conclusione dell’Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi (Foto: Vatican Media/SIR)[/caption]
Simone Varisco, Fondazione Migrantes e curatore del Rapporto.
Marcella Rodino, giornalista.
Sergio Durando, direttore dell'Ufficio Pastorale Migrantes di Torino.
Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes.
Il dibattito sarà moderato da Claudio Maria Osenga, direttore Co.ver.fo.p. Vercelli.
La giornata spazierà dalla discussione sui numeri alla presentazione dei progetti dei corridoi umanitari universitari, che vede l’Arcidiocesi di Vercelli particolarmente impegnata attraverso la collaborazione della Pastorale Universitaria, la Caritas Eusebiana, l'Ufficio Pastorale Migrantes e UPO con il progetto UNICORE.
Di particolare interesse sarà poi la presentazione dei dati relativi alle presenze numeriche degli stranieri in Piemonte, dati elaborati per cittadinanze delle varie comunità straniere e proiettati sia nel contesto del territorio Piemontese – Vercellese e sia a livello nazionale. Ci si soffermerà in particolare sull’analisi delle fasce di età prevalenti, soprattutto se confrontate con la popolazione residente in Italia. Altro tema attuale trattato nel Rapporto, visto il calo demografico in corso nel nostro Paese, sarà quello delle iscrizioni e della frequenza degli stranieri nella scuola e nella formazione.
Programma Festival dell'Accoglienza 2024 a Vercelli.
25 Ottobre 2024 - Tau Editrice e Fondazione Migrantes presentano la graphic novel“4 vite che sono la mia - Percorsi dei minori stranieri non accompagnati in Italia”, il 31 ottobre alle ore 14:30 presso la Chiesa di San Cristoforo, all’interno dello spazio UELCI, durante il festival internazionale Lucca Comics & Games a Lucca 2024. Il volume prosegue l'esperienza di In fuga.
Una potente narrazione sulle esperienze reali dei minori stranieri non accompagnati in Italia, una realtà complessa e troppo spesso determinata dal caso. Attraverso il linguaggio visivo del fumetto, essa racconta la storia di Abdel, un giovane che fugge dal Gambia e affronta momenti cruciali nella sua vita: dal riconoscimento della sua età all’ottenimento del permesso di soggiorno, dall’inserimento in un sistema di accoglienza alla presenza o meno di adulti disposti a camminare con lui in questo difficile percorso.
Presenteranno il volume Cristina Molfetta, co-autrice in rappresentanza della Fondazione Migrantes, Valerio Chiola, il fumettista che ha dato vita alle immagini dell’opera, ed Emanuele Bissattini, lo sceneggiatore che ha contribuito a intrecciare le diverse vite di Abdel in una narrazione avvincente e toccante. Al termine della presentazione, il pubblico potrà partecipare a un laboratorio creativo condotto dallo stesso Valerio Chiola ed Emanuele Bissattini, aperto a tutti e senza necessità di prenotazione.
***
4 Vite che sono la mia è un fumetto interattivo, dove il lettore diventa parte integrante della narrazione. A ogni bivio importante, sarà chiamato a tirare una moneta: testa o croce? Ogni risultato conduce a una svolta diversa nella vita di Abdel, invitando il lettore a saltare avanti o indietro nel fumetto, a esplorare le infinite possibilità che il destino potrebbe riservare.
L’opera sarà disponibile in versione cartacea e online, corredata di materiali di approfondimento e testi musicali, scaricabili tramite QR code.
Per ulteriori informazioni:
Tau Editrice
3384113785
stampa@taueditrice.it
25 Ottobre 2024 - La Commissione dell’Ufficio della Regione Sicilia per le Migrazioni si riunisce a Palermo, nei giorni 25 e 26 ottobre, per il terzo incontro in calendario per l’anno 2024.
Assieme al Vescovo delegato, mons. Corrado Lorefice, i direttori Migrantes delle Chiese di Sicilia si ritroveranno per un momento di formazione, riflessione e confronto, sui temi che riguardano la pastorale della mobilità umana. Sarà presente, ad entrambe le giornate, il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo.
Mons. Felicolo parlerà della necessaria sinergia tra la Fondazione e le Migrantes diocesane nell’ottica di un reciproco arricchimento.
24 Ottobre 2024 - Un Osservatorio nazionale sullo sfruttamento lavorativo, il caporalato e l’intermediazione illecita. Questo l'annuncio dato da Paolo Ragusa, presidente dell’Associazione lavoratori stranieri Mcl (Als-Mcl), a margine di un incontro con mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes.
“I dati diffusi di recente dall’Arma dei Carabinieri testimoniano che nel nostro Paese oltre il 50% delle aziende controllate sono risultate irregolari per quanto riguarda il lavoro e l’intermediazione. Su 4960 posizioni lavorative valutate il 25% sono risultate non regolari di cui il 27% addirittura in nero. Sono numeri che testimoniano un malessere ed una pratica illegale diffusa che dobbiamo contrastare soprattutto con la conoscenza, la comunicazione e il controllo".
Lo slogan scelto è “Non coltiviamo l’illegalità” per “contribuire a cambiare una diffusa mentalità che vede nei lavoratori stranieri delle vittime da sacrificare e non donne e uomini da tutelare e da avviare ad una giusta integrazione nel nostro Paese”.
24 Ottobre 2024 - La Fondazione Migrantes è stata ascoltata oggi dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera in merito al cosiddetto “decreto flussi” (D.L. 145/2024). La constatazione di fondo, al di là dell’ampiezza delle quote, è che il decreto flussi come unica modalità di ingresso legale dei lavoratori stranieri in Italia non soddisfa la domanda di manodopera di industriali, agricoltori, artigiani, operatori del turismo e famiglie. E neppure l’urgenza di regolarizzare decine di migliaia di lavoratori già presenti sul territorio italiano (se ne stimano oltre 500.000) e di non crearne altri.
[caption id="attachment_49164" align="aligncenter" width="500"] L'aula della Commissione Affari Costituzionali della Camera.[/caption]
Nuovo art. 18-ter depotenzia l’art. 18 del Testo Unico sull’Immigrazione
Tra le osservazioni sottoposte all’attenzione della Commissione dal direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo, il primo appunto riguarda la prevenzione e il contrasto allo sfruttamento lavorativo dei lavoratori migranti, per cui già esistono norme ad hoc, in particolare il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale ex art. 18 del Testo Unico sull’Immigrazione (D. Lgs. n. 286/1998), che andrebbero innanzi tutto applicate. È stato scelto invece di inserire un nuovo articolo 18-ter, che “pone il lavoratore sfruttato davanti alla scelta di dover contribuire utilmente all’emersione del fatto e all’individuazione dei responsabili” come ulteriore condizione per ottenere il permesso. Il rischio è l’inapplicabilità di fatto delle tutele previste dall’articolo 18.
Nessuna figura di garanzia rispetto al controllo dei “dispositivi e supporti elettronici”
La possibilità da parte delle Forze dell’Ordine di controllare i cellulari dei migranti (“dispositivi e supporti elettronici”) a scopo d’identificazione appare una “misura che lede la privacy e la libertà personale”. Tra il ruolo da “passacarte” cui sarebbe relegato il Giudice di Pace e la presenza di un mediatore culturale in luogo di un interprete, nell’insieme si nota l’assenza di una figura di garanzia.
Vincoli alle ONG impediscono salvataggi e controlli
La stretta sulle misure di sicurezza per i mezzi di soccorso delle ONG si tradurrà in minori possibilità di soccorso in mare dei migranti, ma anche nell’impossibilità di controllo da parte della società civile, soprattutto sulle attività della Guardia costiera libica e tunisina.
Gli altri rilievi e le proposte della Fondazione Migrantes
Tra gli altri rilievi, si segnala l’assenza di previsioni sul tema degli alloggi per i lavoratori stranieri e di misure fiscali che agevolino datori di lavoro ed enti locali nella ristrutturazione di abitazioni o di edifici pubblici abbandonati per i lavoratori. Manca anche del tutto una parola sulle criticità che affrontano i richiedenti asilo che lavorano. Viene infine avanzata la proposta di valutare l’inserimento di un titolo di soggiorno per la formazione professionale, per candidati già presenti sul territorio italiano.
24 Ottobre 2024 - Il ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha presieduto ieri, all'interno del G7 di Pescara, una conferenza dedicata al contributo delle realtà missionarie allo sviluppo sostenibile, in particolare in Africa. Al centro il tema della scuola: sono 10.000 le scuole cattoliche in Africa e 4.000 i missionari e le missionarie a cui si aggiungono i laici e i volontari. Era presente anche S.E. mons. Perego, presidente della Fondazione Migrantes.
[caption id="attachment_49150" align="aligncenter" width="300"] Tajani presiede conferenza sul ruolo dei missionari per lo sviluppo sostenibile al G7 di Pescara (foto: Migrantes)[/caption]
Quello dei missionari “è un contributo importante per l’educazione che rischia di essere indebolito dalla crescita del debito estero”. Condividiamo il messaggio dei missionari italiani consegnato al ministro Tajani in occasione dell’incontro, che sottolineano il dramma crescente nei prossimi anni di quasi l’86 per cento dei bambini africani che non avranno all’istruzione. “Forse sarebbe importante valorizzare anche il contributo della cooperazione decentrata degli enti locali, della rete delle università, ma anche di 1000 comunità cattoliche di immigrati, tra le quali un buon numero di comunità cattoliche francofone o anglofone, con i loro sacerdoti e religiosi”.
[caption id="attachment_49149" align="aligncenter" width="300"] L'intervento del parroco della comunità italiana di San Patrick a New York durante la conferenza sulle missioni al G7 di Pescara sullo sviluppo sostenibile (foto: Migrantes)[/caption]
23 Ottobre 2024 - Da Centocelle al Nuovo Salario, da Monteverde al Tuscolano. Ogni quartiere della città, con le diverse prefetture nelle quali sono raggruppate le parrocchie della diocesi di Roma, avrà la sua Festa dei Popoli, nel prossimo fine settimana. Ciascuna comunità etnica fa festa con la propria comunità parrocchiale.
In concreto, infatti, nei giorni 26 e 27 ottobre, una parrocchia per ogni prefettura ospiterà l’iniziativa. «Nell’organizzazione pratica sono state seguite e supportate dall’équipe pastorale Migrantes – spiega don Pietro Guerini, direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi -. Ciascuna presenterà dinamiche diverse, ma tutte saranno accomunate dalla presenza di una celebrazione eucaristica multiculturale, quindi con l’apporto di diverse lingue nelle letture o nei canti. In quasi tutte le Feste dei Popoli sono inoltre previsti dei momenti di condivisione e convivialità, come un aperitivo o una cena multietnica».
22 Ottobre 2024 - "I migranti sono i lavoratori, le famiglie, gli studenti che hanno lasciato la loro terra per una vita migliore". Lo scrive mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, nella lettera pastorale “Segni dei tempi, segni di speranza” che sarà presentata in due incontri pubblici: il primo, il 24 ottobre alle 20.30 in Seminario a Ferrara; il secondo, la sera successiva, stessa ora, nell’Oratorio di Codigoro, come informa il settimanale diocesano La Voce.
"Oggi – scrive il presule – sono 2 milioni e mezzo di lavoratori, quasi lo stesso numero di famiglie, un milione di studenti nelle scuole dell’obbligo e nelle Università. Molte sono donne e oltre un milione di loro curano le nostre donne. Li incontriamo in chiesa, in piazza, nei negozi, nei luoghi del tempo libero, sul lavoro, a scuola. Mezzo milione – aggiunge il presule – sono diventati imprenditori, artigiani. Molte nuove famiglie sono miste e molti bambini – ormai più del 25% – sono i nuovi nati da famiglie di immigrati o miste. I migranti sono un segno di vita, sono un segno di speranza per le nostre città che rischiano di morire".
Sono “segni di speranza”, si legge nella lettera – i gesti e i progetti di accoglienza anche nelle “nostre Chiese, segni di una cultura dell’incontro che va contro la cultura dello scarto e del rifiuto, ancora troppo presente e troppo alimentata da certa politica e comunicazione". La Pentecoste, tema guida della lettera, chiede infatti "una comunità, chiede un luogo, la Chiesa", scrive mons. Perego.
18 Ottobre 2024 - La sezione immigrazione del tribunale di Roma - come riportato dall'agenzia Ansa - non ha convalidato il trattenimento dei migranti all'interno del centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader in Albania. Il provvedimento era stato disposto per i 12 stranieri dalla questura di Roma il 17 ottobre scorso, i quali fanno parte dei 16 migranti (dieci provenienti dal Bangladesh e 6 dall'Egitto) trasportati in Albania al Cpr di Gjader dalla nave Libra della Marina militare italiana.
Ricordiamo che gli altri quattro sono già rientrati in Italia. Si tratta di due minori e di due vulnerabili che non sono risultati idonei nel corso dei controlli all'hotspot di Schengjin. Nei centri in Albania possono essere trasferiti infatti solo maschi adulti non vulnerabili provenienti da paesi considerati sicuri.
I 12 migranti restanti partiranno dunque domani dall'Albania su una nave della Marina militare per tornare in Italia approdando a Bari. Nonostante la loro richiesta di asilo sia già stata respinta - con una rapidità straordinaria rispetto ai tempi consueti - nelle ultime ore, i migranti hanno ancora la possibilità di fare ricorso per poter chiedere nuovamente che gli venga riconosciuto questo status.
Per i giudici, anche alla luce di una recente sentenza della Corte di giustizia europea, "il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture ed aree albanesi, equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane, è dovuto all' impossibilità di riconoscere come 'paesi sicuri' gli Stati di provenienza delle persone trattenute (Bangladesh ed Egitto), con la conseguenza dell'inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal Protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia". Ove, in attesa dell'esito del ricorso, non posso essere trattenute.
Trovano dunque conferma diversi elementi di criticità espressi nei giorni scorsi da mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara e presidente del Commissione per le migrazioni della Cei e della Fondazione Migrantes: "Avevamo ragione: soldi buttati a mare".
17 Ottobre 2024 - “Non sarebbe possibile realizzare un’efficace e autentica accoglienza dei migranti, né una loro protezione, promozione e integrazione, se si curassero solo gli aspetti economici o lavorativo, ignorando le dimensioni sociali e relazionali”. Lo ha dichiarato ieri a Roma all'agenzia SIR, mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, durante la presentazione del XXXIII Rapporto Immigrazione Caritas/Migrantes dal titolo Popoli in cammino. “Né tantomeno si darebbe una risposta adeguata alla persona – ha proseguito – se si ricercasse esclusivamente una soluzione ai problemi abitativi o alimentari che pure la affliggono, senza prestare pari attenzione agli aspetti culturali e religiosi, che costituiscono invece dimensioni essenziali di ogni persona. Qualsiasi concezione di accoglienza che concepisse quest’ultima solo come impegno materiale sarebbe una pericolosa riduzione”. Mons. Felicolo ha concluso invitando a ritrovare “la vocazione di formare una comunità comporta da fratelli e sorelle che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri”.
[caption id="" align="aligncenter" width="755"] (Foto Siciliani - Gennari/SIR)[/caption]
Infatti, come ha evidenziato sempre all'agenzia SIR Simone Varisco, il ricercatore della Fondazione Migrantes che ha curato la realizzazione del Rapporto, “la mobilità umana è un fatto comunitario, sia per coloro che migrano sia per chi è chiamato ad accogliere. Si accoglie e si include insieme. All’opposto della comunità c’è l’individualismo che è negazione non solo della comunità e dell’umanità stessa. Occorre passare dall’essere cellule singole a essere corpo sociale”. Sul versante della missionarietà, Varisco ha invitato a guardare ai migranti non come oggetti ma protagonisti attivi. Ha citato i casi di Germania, Norvegia, Islanda, Paesi in cui la componente cattolica della popolazione è ormai rappresentata in maggioranza da persone di origine straniera.
16 Ottobre 2024 - Presentata a Roma la XXXIII edizione del Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes.
Sono oltre 5 milioni e 300 mila i cittadini stranieri residenti in Italia (+3,2% rispetto allo scorso anno), oltre 200 mila di loro hanno conseguito la cittadinanza lo scorso anno e in media rappresentano il 9% della popolazione residente in Italia.
Questi alcuni dei macro-dati che emergono dalla XXXIII edizione del Rapporto Immigrazione realizzato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, presentata questa mattina a Roma, e che analizza e rielabora i dati disponibili sul fenomeno migratorio. Un’edizione che è stata integrata da 4 ricerche inedite, frutto delle reti territoriali dei due organismi pastorali della Conferenza episcopale italiana su lavoro, scuola e appartenenza religiosa.
Cittadinanza: aumentano tra i nuovi italiani i neomaggiorenni nati in Italia
Tra coloro che hanno conseguito la cittadinanza lo scorso anno, un dato in linea con gli anni precedenti, prevale la modalità di acquisizione “altro” (46,1%) rispetto alla residenza continuativa (45,1%) e al matrimonio con un/a cittadino/a italiano/a (8,8%). Si tratta prevalentemente dei neomaggiorenni nati in Italia.
Lavoro: cresce occupazione, accanto però ad abbandono scolastico e "working poor"
Lo scorso anno il tasso di occupazione dei lavoratori non-Ue si è avvicinato maggiormente (60,7%) a quello della totalità dei lavoratori (61,5%). Tra il 2019 e il 2023, la domanda di lavoratori immigrati è aumentata significativamente e la quota di lavoratori stranieri sulle assunzioni totali è salita dal 13,6% del 2019 al 19,2% del 2023. I servizi sono l’ambito che ne assorbe di più, e in cui l’aumento delle assunzioni è stato nell’ordine del 58,9%, in particolare, nel settore della cura alle persone e del lavoro domestico (10,6% delle attivazioni). In generale, però, le attivazioni che hanno riguardato i cittadini stranieri sono state come “personale non qualificato”, inoltre, le donne presentano tassi occupazionali inferiori a quello delle italiane e degli stessi lavoratori stranieri e un tasso di disoccupazione più elevato.
Il tasso di occupazione più alto è tra i giovani non comunitari (42%), seguito dai comunitari (38,6%) e dagli italiani (34%). Ma non si tratta necessariamente di un dato incoraggiante: si ricollega, almeno in parte, all’alto tasso di abbandono scolastico (quasi un terzo di loro, lascia prematuramente la scuola, tre volte di più rispetto ai giovani italiani).
A proposito della fragilità di chi un lavoro lo possiede, i dati raccolti attraverso i Centri d’ascolto e i servizi Caritas, ci dicono che uno straniero su quattro che chiede assistenza è un lavoratore povero (working poor, 28,1%) e che in presenza di difficoltà ad accedere alle misure governative di contrasto alla povertà il supporto familistico e informale è ancora la strategia di resilienza alle situazioni di difficoltà economica più resistente e probabilmente ritenuto più affidabile dai migranti in Italia. Secondo i dati dei Centri d’ascolto e dei servizi Caritas è risultato percettore di RdC (Reddito di Cittadinanza, poi sostituito dall’AdI – Assegno di Inclusione) il 27,2% delle famiglie italiane, a fronte del solo 7,2% di quelle immigrate, soprattutto per l’imposizione del requisito normativo dei 10 anni di residenza.
Scuola e cultura hip-hop: contraddittori spazi di integrazione
Il totale degli alunni con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico 2023/2023 è di quasi 915 mila, e la percentuale dei nati in Italia cresce sempre più fino ad arrivare al 65,4%. Tra le principali difficoltà si segnalano la ridotta frequenza della scuola dell’infanzia; il ritardo scolastico; la difficoltà nel completamento e proseguimento degli studi; l’abbandono scolastico, in particolare dopo la scuola secondaria di primo grado.
Il fenomeno migratorio è mal rappresentato nei libri di testo scolastici. Secondo una delle ricerche inedite del Rapporto, nei libri di scuola mancano riferimenti al ruolo che delle ong o delle associazioni laiche o religiose nei processi di integrazione dei migranti sul territorio; e alle difficoltà, degli ostacoli burocratici, normativi che i migranti devono affrontare per soggiornare regolarmente in Italia, acquisire diritti e obblighi formali.
L’impatto dei doposcuola diocesani nel supporto alla didattica dei minori stranieri, già strutturato in particolare nel periodo della pandemia, è stato pressoché mantenuto e nel 36% dei casi anche ampliato sia nella tipologia dei destinatari (giovani con un’età media più elevata e maggiore partecipazione delle ragazze), sia per il tipo di supporto offerto.
La relazione del mondo hip-hop con il tema della cittadinanza e dei “nuovi italiani” è un indicatore. Musica e stili di vita legati a questa cultura molto diffusa tra i giovani sembrano cogliere meglio di altri settori l’evoluzione della società, con una reciproca contaminazione sul piano multiculturale e multilinguistico che, pur fra molte contraddizioni, si rivela uno strumento educativo.
Appartenenza religiosa: il ruolo dei cattolici immigrati in Italia
All’inizio del 2024 i cristiani tornano ad incidere sul totale della popolazione straniera iscritta nelle anagrafi dei comuni italiani per il 53,0% sul totale, mantenendo il proprio ruolo di maggioranza assoluta; quello di maggioranza relativa passa per molto poco ai musulmani, col 29,8% d’incidenza (1 milione 582 mila). Nella pratica religiosa comunitaria il ruolo dei cattolici immigrati – consacrati e laici, provenienti da Paesi extra-europei e in massima parte più giovani rispetto agli autoctoni – appare fondamentale, sebbene ancora oggi non pienamente espresso, anche a causa del perdurare di alcuni stereotipi sull’immigrazione.
Mons. Felicolo (Fondazione Migrantes): migranti, da "ospiti" a soggetti attivi
"Non è possibile realizzare un’efficace e autentica accoglienza dei migranti – né una loro protezione, promozione e integrazione – se si curano solo gli aspetti economici o lavorativi, ignorando le dimensioni sociali e relazionali". Così commenta la nuova edizione del Rapporto Immigrazione, mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, che aggiunge: "Qualsiasi concezione di accoglienza che concepisse quest’ultima solo come impegno materiale sarebbe una pericolosa riduzione". Un'autentica inclusione della persona migrante, secondo Felicolo "può dirsi compiuta quando da ospite (spesso considerato passivo oppure costretto alla passività) diventa soggetto partecipe e attivo, offrendo un contributo personale alla crescita del tessuto sociale, del quale fa parte".
“Spesso assistiamo al perdurare di un approccio orientato soltanto all’emergenza – scrive in apertura del volume S. Em. il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana – che trascura promozione e integrazione: dimentichiamo che l’immigrazione, se ben gestita, può essere una risorsa per la società”. Per Zuppi, “l’eccessiva politicizzazione del fenomeno migratorio, fondata sulla ricerca del consenso e sulle paure, impedisce la creazione di un sistema di accoglienza autentico e non opportunistico. Ed è invece di questo che abbiamo bisogno, per la sicurezza reciproca, di chi parte e di chi accoglie”.
15 Ottobre 2024 - 15 Ottobre 2024 - Il luogo scelto dall’Italia per «accogliere» i migranti rimanda «ai luoghi dove viene meno la tutela della dignità della persona. Noi sappiamo che sui Cpr ci sono già state condanne dal 2001». Questo il commento rilasciato a Famiglia Cristiana da monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, e Presidente Cemi e Fondazione Migrantes della CEI, che a proposito della notizia dei primi trasferimenti di richiedenti asilo nei centri allestiti a Schengim e Gjader ricorda la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue.
«Sappiamo che in Italia si aspetta fino a due anni per veder esaminata la richiesta. Come potrà avvenire questo in Albania in 4 settimane?», si chiede mons. Perego. E sulla prigione annessa aggiunge: «il timore è che lì potrebbe andarci anche solo chi è autore di una semplice manifestazione non violenta». Tra i rischi anche quello di veder divisi i nuclei familiari: «Chi terrà conto della tutela al diritto di famiglia di queste persone, minori, donne o persone con disabilità?». Così l’esternalizzazione diventa prigione.
14 Ottobre 2024 - "Come cristiani, la fede nella sacralità della vita e il comandamento di 'amare il prossimo' ci chiamano a prenderci cura di tutti, indipendentemente dal loro background. La parabola del buon samaritano ci ricorda che il nostro prossimo include tutti, indipendentemente dall'etnia o dallo stato. La Conferenza episcopale cattolica irlandese esorta tutti i cristiani e le persone di buona volontà ad accogliere questo invito biblico ad accogliere lo straniero, creando parrocchie e comunità di ospitalità in cui le persone si sentano veramente a casa. Accogliere gli altri non è solo un dovere sociale, ma anche un comando del Vangelo di amare e servire come ha fatto Cristo".
Nello scorso fine settimana, durante le messe celebrate nelle parrocchie dell'isola d'Irlanda, i vescovi hanno reso nota una nuova lettera pastorale sull'accoglienza degli immigrati, intitolata: "Centomila benvenuti?" (A Hundred Thousand Welcomes?). La lettera invita i parrocchiani a riflettere su come si accolgono gli immigrati nell'Irlanda contemporanea, e il tema è ispirato alla parabola del Buon Samaritano.
Il testo incoraggia le persone ad accogliere gli immigrati e a impegnarsi per aiutare tutti i nuovi arrivati a far parte della vita della comunità; a respingere le voci che seminano divisione; e invita le autorità statali a fornire più risorse per affrontare le carenze sociali ed economiche locali che sono state trascurate per troppo tempo.
I vescovi irlandesi vedono come modo di declinare concretamente la "cultura dell'incontro", sulla quale tanto insiste papa Francesco, nella necessità di passare dall'accoglienza all'appartenenza, "che vada oltre la semplice tolleranza verso i nuovi arrivati". Una società "amichevole" inoltre è consapevole che "l'Irlanda affronta sfide significative, come la mancanza di una casa, servizi sanitari sotto pressione e un sistema educativo che lotta per soddisfare le richieste. Tuttavia, questi problemi sono presenti da tempo e non sono stati causati dalla migrazione. I migranti possono aiutare a soddisfare queste esigenze, contribuendo positivamente alla società".
Il blog Tra Cielo e Terrane ha realizzato una traduzione che invitiamo a leggere integralmente.
14 Ottobre 2024 - In occasione dei 30 anni di fondazione (1994-2024) l’associazione Amici del Brasile Onlus organizza l’incontro Dall’Italia noi siamo partiti, in programma giovedì 17 ottobre alle ore 20.45 presso l’auditorium del santuario Santa Maria del fonte di Caravaggio (BG).
Un momento di riflessione sul fenomeno della migrazione ieri e oggi e sulla relazione tra migrazione, educazione e integrazione nel 150° anniversario della migrazione italiana in Brasile.
Interverranno mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, e Matteo Cundari, giornalista professionista. In collegamento dal Brasile Fabio Maestri Bagio e la Corale Giuseppe Verdi di Botuverà.
A moderare l'incontro, Enrico Fantoni, direttore dell'Ufficio Migrantes di Crema.
Dal 1994 Amici del Brasile Onlus realizza progetti e iniziative per sostenere le comunità povere
L’associazione Amici del Brasile Onlus viene fondata nel 1994. Il suo scopo è aiutare le comunità più povere dei Paesi in via di sviluppo: formazione scolastica di base a favore dei bambini di età compresa tra i 3 e 15 anni e realizzazione di attività di coinvolgimento delle comunità rurali; assistenza alimentare ai bambini ospiti nelle nostre strutture scolastiche; realizzazione e sostegno di corsi di formazione per gli insegnanti ed educatori che collaborano con l’associazione; laboratori per ragazzi e insegnanti e membri delle comunità; formazione di una cultura di solidarietà e condivisione; valorizzazione in Italia esperienze e modelli relazionali e di sviluppo già realizzati nei paesi dove operiamo.
14 Ottobre 2024 - "Incontrai don Battista Mutti per la prima volta nell’aeroporto di Francoforte sul Meno nel settembre 1955. Io appena arrivato nella sede di Francoforte e lui già navigato missionario di emigrazione dal 1953 a Stoccarda, per partecipare a Berlino, ospiti di don Luigi Fraccari, fondatore di quella Missione Cattolica Italiana, al primo incontro dei missionari di emigrazione in Germania e Scandinavia su invito del direttore nazionale don Aldo Casadei. Quel convegno era presieduto da mons. Luigi Rossi della Sacra Congregazione Concistoriale di Roma.
Facemmo conoscenza vicendevole stabilendo amicizia subito in modo semplice e sbrigativo come era nello stile di don Battista, niente fronzoli ed andare subito al sodo. Un atteggiamento che che ho visto poi confermato nella sua ampia attività nel Land Baden-Wuertenberg. Percorreva strade e paesi per incontrare i nostri emigrati - in treno o in Topolino - sempre annotando le poche famiglie e le tante baracche di operai italiani. Ci incontravamo poi qualche volta perché io avevo da assistere i confinanti Land Assia e il Land Renania-Palatinato. Due città erano gomito a gomito, Mannheim per lui e Ludwigshafen per me. E avvertivo il consenso dei suoi italiani, i pochi vecchi ed i tanti nuovi operai.
[caption id="" align="aligncenter" width="307"] mons. Battista Mutti[/caption]
Credo che il suo libro-testimonianza Cerco l’uomo sia davvero la cifra del suo grande impegno pastorale. Lo hanno avvertito anche i tedeschi, perché il quotidiano di Stoccarda, quando don Mutti ha lasciato la missione, ne ha fatto un ampio elogio intitolato Menschenfischer, ossia pescatore di uomini. In pochi anni aveva già aperto una trentina di succursali della sede centrale di Stoccarda assistito fedelmente e generosamente dalla suor Klotildis, deceduta nel 2008. Ed ovunque Sante Messe, incontri e ascolto per le necessità dei suoi emigrati. Famoso, quasi leggendario, il treno di spaghetti fatto venire dall’Italia per gli operai italiani. A Stoccarda verrà anche aperto il primo Centro Italiano in Germania.
Se ne son accorte ben presto anche le autorità religiose, in primis il vescovo Leiprecht che lo ha nominato monsignore, e le autorità civili con la Bundesverdienst Kreuz (cavaliere) al merito da parte del borgomastro Manfred Rommel nel 1994, e la medaglia al merito della cittadinanza sempre dal borgomastro di Stoccarda nel 1994.
Il Signore gli ha donato lunga vita, 100 anni, essendo nato 1923 ad Adro (BS), sacerdote a Brescia nel 1948 e nel 1953 inviato missionario di emigrazione in Germania. Ha speso bene i talenti ricevuti.
Nel 2018 ha dovuto lasciare la Germania ed ogni attività pastorale diretta sistemandosi in un suo appartamento a Clusone (BG) con la dovuta assistenza. Quando gli telefonavo si mostrava sempre entusiasta e mi diceva di suonare spesso il pianoforte e di mantenere i raccordi possibili. I funerali di don Battista hanno avuto luogo il 5 ottobre presso la parrocchia di Adrio, ove anche è stato sepolto nella cappella dei sacerdoti, e ha presieduto la Messa il vicario generale di Brescia mons. Gaetano Fontana, con grande partecipazione di popolo".
10 Ottobre 2024 - "Lo ius Italiae? Un passo indietro segnato dalla paura, dalla distinzione che si vuole fare, un passo che non valorizza l’importanza di un mondo con milioni di ragazzi che entrano nelle nostre scuole e che dopo un percorso di 5 anni è giusto che possano accedere agli anni successivi anche col titolo della cittadinanza. Il che vuol dire più opportunità lavorative, più opportunità sul piano scolastico". Mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei che si occupa di immigrazione oltre che presidente della fondazione Migrantes, all’Adnkronos definisce così la proposta di Forza Italia sulla riforma della cittadinanza.
Anzi, mons. Perego osserva: "La discussione andrebbe concentrata più sullo ius scholae. Questo cambio di nome, ius Italiae - per segnalare che si tratta di un modello italiano - non mi convince, anzi non vedo nessun modello, piuttosto un passo indietro rispetto allo ius scholae e alla considerazione importante che si deve dare a questo patrimonio di possibili nuovi italiani per il nostro Paese".
Di certo, ha osservato mons. Perego riflettendo sullo ius Italiae, "10 anni sono troppi, non hanno senso per tanti studenti che sono nati in Italia e hanno fatto un percorso prima di arrivare a fare la scuola elementare nel nostro Paese. Quindi credo che la proposta dello ius scholae sia più significativa nei tempi precedentemente indicati. Se è vero che la scuola è il luogo fondamentale della formazione anche del cittadino, come è vero, credo che come vale per gli altri bambini, debba valere anche per i bambini di altre nazionalità che frequentano la nostra scuola e il più delle volte sono nati in Italia".
Mons. Perego segnala altri aspetti che una nuova legge dovrebbe considerare: “Tenere presente le migliaia di persone che sono nel limbo: gli italiani senza cittadinanza in ragione del reddito o in ragione dell’essere rientrati per motivi significativi nel loro Paese anche per un breve periodo di tempo. Si tratta di migliaia di persone che ormai hanno 25-35-40 anni: madri e padri di famiglia. Per quel che riguarda poi gli italiani all’estero, lo ius scholae non è alternativo allo ius sanguinis. Certamente - sottolinea ancora - rivedere anche i tempi fino a quando si deve arrivare con la richiesta di cittadinanza è molto importante perché, come si sa, oggi moltissimi cittadini dell’America Latina, figli di italiani fino alla quarta generazione, chiedono cittadinanza non per entrare in Italia ma per andare in Europa. Giusto, quindi, rivedere anche il criterio dello ius sanguinis".