Ferrara - L'Ufficio Migrantes della diocesi di Ferrara Comacchio, diretto da don Rodrigo Akakpo comunica alle comunità linguistiche (anglofona, filippina, francofona, latino-americana, polacca, rumena, ucraina) che domenica 10 marzo un ritiro spirituale per l'intera giornata delle comunità francofone dell'Emilia-Romagna nella chiesa di Santa Maria Codifiume. Sabato 16 marzo è previsto un ritiro spirituale delle comunità linguistiche dei migranti in Diocesi, presso il Seminario Arcivescovile di Ferrara. Sabato 11 maggio il pellegrinaggio a piedi dal Santuario del Ss. Crocifisso di San Luca (Ferrara), al Santuario del Poggetto.
7 Marzo 2024 - Roma - Celebra i suoi primi cento anni di vita la Missione Cattolica Italiana di Annecy in Francia. Domenica prossima, nella chiesa dedicata a san Francesco di Sales, detta “des italiens”, una celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Annecy, mons. Yves Le Saux e concelebrata da mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Episcopale per le Migrazioni e la Fondazione Migrantes insieme al missionario italiano don Pasquale Avena e altri sacerdoti. Un momento celebrativo, a cento anni dell’affidamento della Chiesa alla comunità italiana che “non vogliamo celebrare come un arrivo, ma come una tappa di un percorso che insieme facciamo, finché il buon Dio lo vorrà. Per questo siamo chiamati a concentrare i nostri pensieri e le nostre forze per una nuova partenza”, dice don Avena che è anche coordinatore nazionale delle Missioni Cattoliche Italiane in Francia. “Le tortuosità della vita non devono sommergere il dinamismo dei nostri progetti missionari, o sottrarci alle nostre responsabilità. Non lasciamoci dominare dall’indifferenza, essa può generare stanchezza e un certo ripiegarsi su se stessi”, aggiunge don pasquale spiegando che nella Chiesa locale “come Missione Italiana abbiamo una vocazione specifica. Siamo migliaia di Italiani in Alta Savoia. Con tanti altri migranti venuti da tutti i continenti viviamo una universalità che diventa il vero volto della Chiesa. Questa non pensa soltanto a suddividere un territorio a scacchiera. La Chiesa locale è composta da uomini e donne che non hanno vissuto la stessa storia o che sono nati e formati in una sola cultura. Nella Chiesa non ci sono stranieri, ci sono uomini e donne diversi, che non parlano la stessa lingua, chiamati ad essere rispettati nelle loro radici, ad esprimere la loro fede nella loro propria cultura. È questa la Chiesa di Pentecoste, autentica testimone del Vangelo. Un cristiano venuto da un’altra nazione, un altro continente, non ha bisogno di integrarsi nella Chiesa, ne fa parte pienamente”. L’arrivo degli Italiani in Alta Savoia risale alla fine dell’Ottocento formando – come si legge in un articolo pubblicato dal giornale della Mci di Annecy “Campana Nostra” - una comunità italiana sparsa in gruppi “più o meno grandi di parenti, amici e conoscenti intorno ad un luogo di lavoro che forniva loro cibo e riparo: miniere, industrie, agricoltura”. La Missione Cattolica Italiana nasce nel 1923 su iniziativa della Santa Sede e costituì “un legame tra tutti questi cristiani ‘sradicati’ e sperduti in un nuovo mondo”. Per garantire il culto e gli eventuali incontri, il vescovo dell’epoca, Mons. Florent Michel Marie du Bois de La Villerabel mise a disposizione della nascente Missione la chiesa di San Francesco di Sales consacrata dallo stesso santo nel 1623. La Chiesa è nota come “Eglise Des Italiens (Chiesa Degli Italiani)” come attesta anche una targa. (Raffaele Iaria)
7 Marzo 2024 - Messina - La Rettoria della Chiesa di Sant’Elia a Messina, affidata all’Ufficio diocesano Migrantes, ha accolto i fedeli della Chiesa ortodossa etiopica mettendo a loro disposizione il luogo sacro per l’appuntamento settimanale di preghiera. Il direttore dell’organismo diocesano, diacono Santino Tornesi, e il suo confratello diacono Salvatore Bellinghiere, referente per la Rettoria, hanno manifestato ai convenuti tutta la loro disponibilità e prossimità perché possano vivere i tempi propri della preghiera e della liturgia. La Chiesa ortodossa etiopica, chiamata tewahedo – “unitaria”, “dell’unità” – dai fedeli, è stata per molti secoli unita alla Chiesa copta ortodossa e quindi soggetta al Patriarcato di Alessandria. Gli etiopi sono la più grande comunità cristiana non calcedonese e – con un numero di fedeli intorno ai sessanta milioni – costituiscono circa la metà dei fedeli non calcedonesi e la metà della popolazione dell’Etiopia.
I fedeli che si incontreranno nella Rettoria Migrantes sono in maggioranza studenti etiopi che studiano presso l’Università degli Studi di Messina e saranno guidati dal diacono Nhøm. Una volta al mese ci sarà la presenza di un sacerdote che arriverà da Roma per il culto domenicale.
7 Marzo 2024 - Roma - Il vescovo di Porto-Santa Rufina e di Civitavecchia-Tarquinia, Gianrico Ruzza, accompagnato dal Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, e dalla Garante di Roma Capitale, Valentina Calderone, si è recato in visita al Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria. Monsignor Ruzza ha parlato con il responsabile della struttura, Enzo Lattuca, e con alcune persone ivi trattenute. Attualmente nel Cpr di Ponte Galeria si trovano 29 persone, 25 uomini e quattro donne. A causa dei disordini del mese scorso, verificatisi a seguito della morte di Sylla, il 22enne della Guinea che si è tolto la vita, sono stati bloccati gli ingressi in vista delle riparazioni delle parti danneggiate.
“Come vescovo ho sentito il dovere pastorale di visitare le sorelle e i fratelli ristretti nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria nel territorio della diocesi di Porto-Santa Rufina. Di questa opportunità ringrazio la collaborazione del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale per la Regione Lazio. Ho incontrato, parlando con loro, purtroppo attraverso le sbarre, persone logorate da lunghi tempi di attesa per un futuro incerto, giovani e adulti privi di attività quotidiane che possano mantenere viva la loro umanità. Ritengo che uno Stato civile come il nostro, radicato nei diritti inalienabili della persona che sono sanciti dal dettato della nostra meravigliosa Costituzione, debba agire per tutelare fino in fondo la dignità della vita di ogni donna e di ogni uomo. È inaccettabile che questa tutela non venga perseguita, una mancanza in questo senso rappresenta un’ombra oscura per la nostra coscienza democratica”, dichiara Gianrico Ruzza, vescovo di Porto-Santa Rufina e di Civitavecchia-Tarquinia.
“Ancora una volta abbiamo registrato nel racconto delle persone trattenute la disumanità di una privazione della libertà inutilmente protratta fino a 18 mesi. Tanto più che, per come sono concepiti questi centri, si tratta di un anno e mezzo di inattività e abbrutimento che può portare anche a gesti disperati come quello commesso dal Sylla un mese fa”. Così il Garante Anastasìa. “Per quanto ci riguarda – prosegue Anastasìa-, d’intesa con la Garante di Roma Capitale ci impegniamo a offrire un sostegno alle persone trattenute nella rivendicazione dei loro diritti. Inoltre, solleciteremo la Prefettura, la Regione, e il Comune, affinché all’interno del Cpr si svolgano attività sportive, ricreative e culturali che diano quanto meno un senso alle giornate di queste persone all’interno del Cpr”.
Siamo alla quarta domenica detta “domenica laetare” … Gesù si avvicina a Gerusalemme dove verrà giudicato, condannato e crocifisso e dove poi risorgerà. Il centro del Vangelo è il grande dono di Dio per l’umanità, come già annunciato nel Natale: “e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”, è Lui “la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta”. Siamo sempre davanti a un bivio, chiamati a scegliere se camminare con Dio o senza di Lui. Non siamo giudicati da Dio, sono le nostre azioni a rivelare chi siamo e quale via stiamo percorrendo: “chi crede in Lui non è stato condannato” (Gv. 3, 18) ma conoscerà la vita piena e quella eterna. Dio nella prima lettura, invia i suoi messaggeri affinché il suo popolo si converta. Anche noi, come il popolo di Israele, siamo in balia del peccato, il nostro territorio è saccheggiato dai nemici e il tempio, il nostro cuore, rischia di essere distrutto. Ma Dio viene in soccorso, non ci lascia soli nel peccato. Dio ci ama, così tanto da donare il suo Figlio Gesù Cristo. Il verbo greco esprime contemporaneità tra l’amore e il dono. Dio ci ama e si dona, si fa conoscere e noi lo conosciamo attraverso la Croce. È sulla Croce infatti che assistiamo alla più grande “teofania” rivelata all’umanità e ai pagani. Cristo stende le sue braccia sulla croce per mostrarci il vero volto di Dio. Un Dio che non è schiavo dell’ira e del giudizio, mosso solo da compassione e amore, che si lascia umiliare e disprezzare, affinché chiunque alzi lo sguardo trovi in Lui la salvezza e la guarigione dal veleno dell’idolatria e dell’egoismo. “E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna” (Giovanni 3:14-15). Il suo sguardo è una calamita che attrae verso l’eternità e la gioia. “E quando sarò innalzato dalla terra, attirerò a me tutti gli uomini” (Gv. 12, 32). Solo un amore crocifisso può attrarre e redimere. Il “buon esempio” fa più proseliti di tante parole, post su facebook o spot pubblicitari, perché “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv. 15, 13). In questa domenica siamo chiamati alla gioia perché nel dono di Cristo sono azzerati tutti i peccati dell’umanità e scopriamo di non essere più soli. Nella solidarietà del Crocifisso trovano speranza i moribondi, i rifugiati e i peccatori incalliti. In questa “domenica laetare” riscopriamo la gioia del dono dell’offerta di sé come sacrificio vivente e culto spirituale gradito a Dio. La vera liturgia della lode sta nel donare liberamente se stessi. “Non si può donare che non si possiede”, ricordava un padre della Chiesa. Dio dà tutto sé stesso: Gesù Cristo! In questo dono facciamoci anche noi dono l’uno per gli altri, perché solo in questo modo riscopriremo il senso più profondo della Pasqua. In un mondo lacerato da discordie e guerre, dove il “business” ha priorità sulla gratuità, dove non si fanno più sconti per nulla, Cristo ci dona il suo corpo e la sua vita. Nell’oblazione cruenta della croce ritroviamo il senso della nostra vita e della nostra identità cristiana. Paolo ce lo ricorda: “Se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede” (1 Cor 15). Tutto è dono e provvidenza, anche il nostro male, in Gesù, viene trasformato in bene. “Felice colpa – cantiamo la notte di Pasqua –, che meritò un così grande Salvatore, Felix culpa!”. La colpa di Adamo è una cifra ermeneutica per capire il valore sacro del Sangue versato da Cristo. Il Sangue sulla croce è il vero antidoto al veleno della morte e della notte infernale che cederà il passo all’aurora, la vera Luce senza tramonto. Impariamo allora ad esultare e a rendere grazie a Dio, perché nel suo dono riscopriamo il nostro. Gesù, consegnandosi liberamente alla passione ci ha salvato. Il valore salvifico del gesto di Cristo consiste proprio in due atteggiamenti divini: la sua libera e gratuita offerta al Padre per ciascuno di noi. Chi sarebbe pronto a pagare una colpa non sua? In questo Gesù ci dà l’esempio, perché come ha fatto Lui possiamo, col Suo aiuto, fare anche noi. (Andrea Fulco)
Milano - Avvenire, per il secondo anno consecutivo, in occasione della Festa della donna, lancia un’iniziativa per far luce su questioni internazionali. Con la campagna di comunicazione, sensibilizzazione e solidarietà #AvvenireDonnePerlaPace, dedicata a Vivien Silver, pacifista uccisa da Hamas lo scorso 7 ottobre, il quotidiano darà voce e sostegno concreto alle donne impegnate in processi di pacificazione in tutto il mondo, porterà avanti un’iniziativa legislativa europea per le donne nei negoziati di pace e promuoverà una raccolta fondi per finanziare un progetto educativo in Israele.
L’iniziativa partirà come sempre dalle pagine del quotidiano, del sito e dei social dall’8 marzo, dando voce a decine di donne, Premi Nobel per la pace come l’iraniana Shirin Ebadi, la yazida Nadia Murad, la filippina-americana Maria Ressa, mediatrici di fama internazionale come la ruandese Godeliève Mukasarasi, la nordirlandese Monica McWilliams o la serba Natasa Kandic, con la pubblicazione di interviste che racconteranno la loro storia personale e il percorso (pubblico e privato) che le ha condotte verso l’impegno per la pace. Le voci raccolte diventeranno poi una miniserie podcast e un libro nei prossimi mesi.
La raccolta fondi sarà un altro tassello importante del progetto, con l’obiettivo di finanziare un’iniziativa presso la scuola primaria di Neve Shalom Wahat al-Salam, l’unica in Israele dove gli allievi sono metà israeliani e metà palestinesi e si insegna nelle due lingue. Le donazioni serviranno a creare spazi di dialogo per consentire alle mamme di religioni diverse di continuare a educare sé stesse e i loro figli alla pace nonostante la guerra in corso.
Infine, la collaborazione scientifica con l’Università Cattolica ha dato vita a una petizione inviata al Parlamento europeo, che chiede alle istituzioni comunitarie di adoperarsi per l’implementazione dell’Agenda Donne Pace e Sicurezza. Nonostante le donne siano colpite in maniera sproporzionata da conflitti e da crisi umanitarie, infatti, restano ai margini dei tavoli decisionali. Questo priva colpevolmente le trattative di pace della rappresentanza di metà della popolazione, dei suoi bisogni ed esigenze. Eppure le donne costruiscono spesso la pace nel loro quotidiano, facilitano il dialogo e la resilienza nelle proprie comunità.
Nel progetto #AvvenireDonnePerlaPace, che proseguirà per tutto l’anno, Avvenire, grazie a una partnership con lo Ied-Istituto europeo di design si avvarrà della collaborazione di giovani donne per la realizzazione delle illustrazioni che lanceranno l’iniziativa sui social e sul giornale, con l’obiettivo di sensibilizzare i giovani su un tema complesso, invitandoli a ragionare su come si comunica la pace. Gli artwork delle protagoniste coinvolte sono stati realizzati dalle studentesse del corso di Illustrazione Ied Roma e dalle due Alumnae Gaia Magnini e Marta Stabile. Il lavoro è stato supervisionato da Max Giovagnoli, coordinatore della Scuola di Arti Visive Ied Roma.
Il logo dell’intera iniziativa è invece stato ideato da una giovane profuga afghana ora rifugiata in Pakistan, in ideale continuità con la campagna del 2023 #Avvenireperdonneafghane.
#AvvenireDonnePerlaPace è un’iniziativa sostenuta dalla redazione tutta e in primis dal direttore Marco Girardo, che spiega: “Dimostra ancora una volta l’impegno e l’attenzione del quotidiano verso temi di grande importanza, spesso lontani dall’attenzione dell’opinione pubblica, al fine di promuovere e aprire la strada ad un cambiamento importante attraverso la buona informazione, seguendo la linea di un piano editoriale che intende sempre più rimpiazzare il sensazionale con il fondamentale e, soprattutto nella rinnovata edizione cartacea, il recente con il rilevante”.
7 Marzo 2024 - Taranto - Domani, Festa della Donna, a Taranto, per ricordare i diritti delle donne, l' Apostolato del mare con Stella Maris e l'ufficio diocesano Migrantes hanno promosso un momento di preghiera, con la Via Crucis nel porto mercantile della città. Si pregherà, in particolare, per le donne coraggiose nel mondo in guerra: per le donne ucraine, siriane, palestinesi, israeliane, africane, asiatiche e per le mamme e mogli dei marittimi.
Roma - Sono finora 4.785 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno secondo il dato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.
Di questi 1.206 sono di nazionalità bengalese (25%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Siria (764, 16%), Tunisia (698, 15%), Egitto (511, 11%), Pakistan (251, 5%), Eritrea (248, 5%), Etiopia (187, 4%), Sudan (149, 3%), Guinea (109, 2%), Gambia (66, 1%) a cui si aggiungono 596 persone (13%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.
6 Marzo 2024 - Ferrara - Si intitola “Conoscere per comprendere l'altro” la rassegna cinematografica in corso al Cinema Santo Spirito di Ferrara organizzato con il patrocinio della Fondazione Migrantes. Tutte le proiezioni, a ingresso libero, iniziano alle ore 21. Ieri sera la proiezione di "Human Flow", un film di Weiwei Ai (Germania, USA 2017). Il 9 aprile, "The Milky Way - Nessuno si salva da solo", un film di Luigi D’Alife (Italia 2020). La rassegna proseguirà poi a maggio.
Città del Vaticano - “Ancora una volta, fratelli e sorelle, rinnovo il mio invito a pregare per le popolazioni che soffrono l’orrore della guerra in Ucraina e in Terra Santa, come pure in altre parti del mondo”. Un nuovo appelo, questa mattina, di papa Francesco al termine dell’udienza di oggi in piazza San Pietro. “Preghiamo per la pace, chiediamo al Signore il dono della pace” - ha detto il Pontefice che ha anche invitato, in questo tempo di Quaresima a continuare "con coraggio nell’impegno di liberarvi da tutto ciò che maschera la vostra vita per ritornare con tutto il cuore a Dio, che ci ama di un amore eterno” (R.Iaria)
6 Marzo 2024 - Roma - Il Rapporto sul Diritto d’Asilo2023 della Fondazione Migrantes sarà presentato, nei prossimi giorni, in Friuli Venezia Giulia con due appuntamenti: il primo, lunedì 11 marzo a Zugliano e il secondo il giorno successivo a Trieste dove interverrà, fra gli altri, il vescovo mons. Enrico Trevisi e mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes.
Nel primo incontro a Zugliano interverranno la curatrice del volume Mariacristina Molfetta della Fondazione Migrantes, uno degli autori, Gianfranco Schiavone, Paolo Iannaccone, presidente del Centro Balducci e Luigi Gloazzo, direttore della Caritas diocesana di Udine. A Trieste sono previsti, oltre agli interventi di mons. Trevisi e di mons. Felicolo, Mariacristina Molfetta, curatrice del report per la Fondazione Migrantes, Gianfranco Schiavon autore di un capitolo del volume moderati da p. Luciano Lavriera, direttore del Centro Culturale “Veritas”.
6 Marzo 2024 - Milano - Una normativa da aggiornare, anche alla luce del mutato scenario migratorio creatosi in Italia. Un mese fa, "Avvenire" ha rilanciato la campagna per dare cittadinanza ai figli dei migranti nati e cresciuti nel nostro Paese. Sono 872mila gli studenti stranieri con background migratorio presenti sulla penisola, secomdo l'ultimo Rapporto Ismu. Molti di loro, dopo essere nati qui e aver completato nelle nostre scuole un ciclo di studi, non sono italiani, a causa di una legge, la n.91 del 1992, ormai datata. I requisiti richiesti della continuità di residenza (servono dieci anni di presenza ininterrotta sul territorio per avere diritto oggi alla cittadinanza) e della continuità di reddito (dagli 8 ai 10mila euro per tre anni) rappresentano un ostacolo importante, a livello burocratico, per tanti ragazzi immigrati. Prima ancora delle formule giuridiche, occorre la presa d'atto che la realtà delle seconde e terze generazioni è cambiata. Ecco le loro storie, che sempre più spesso incrociano quelle dei nostri figli.
Roma - L’atletica italiana che incanta, sotto il tetto della Emirates Arena di Glasgow, è giovane, sorridente e multietnica. Nel Mondiale in sala la contabilità azzurra registra due primizie, ossia undici finalisti e 50 punti nella classifica per piazzamenti, e un bottino di medaglie che non si raccoglieva dal 1991. È mancato l’oro, ma i quattro podi sono promettenti, perché riguardano il diciannovenne Mattia Furlani nel lungo, il ventunenne Lorenzo Simonelli nei 60 ostacoli, entrambi d’argento, la ventiquattrenne Zaynab Dosso nei 60 ostacoli e il ventiseienne Leonardo Fabbri nel getto del peso. Il lanciatore fiorentino, capitano del team in assenza degli olimpionici, aveva già assaggiato il podio individuale all’aperto, per gli altri è stato il battesimo di fuoco, peraltro ricevuto nel medesimo giorno, sabato. Quando durante i festeggiamenti notturni l’attaché della squadra, Nazareno Orlandi, ha scattato la foto col trio festante, nessuno nell’ambiente tricolore ha pensato al colore della pelle dei medagliati. È bastato postare lo scatto sui social, che nel giro di pochi minuti una miriade di beceri commenti ha riportato alla mente quanto accaduto sei anni fa, dopo la 4x400 dei Giochi del Mediterraneo di Tarragona. « Mi fa specie – racconta il direttore tecnico Antonio La Torre – che si sia tornato a discutere animatamente su questo aspetto dopo tanto tempo. L’atletica rispecchia l’Italia, bisogna prenderne atto. Dal 1960 ad oggi mancano nove milioni di persone tra i 20 e i 34 anni: non è colpa di chi arriva se noi non facciamo più figli. Se si vuole sopravvivere bisogna fare come hanno fatto altre nazioni, acquisendo intelligenze altrove. In Nazionale nessuno si accorge che il collega o la collega hanno la pelle di colore. Forse chi scrive certe cose dovrebbe venire a vedere i comportamenti concreti nel nostro ambiente». Punto e a capo, per parlare dei risultati dei tre pupilli e non delle loro sfumature cromatiche. «Furlani è sembrato essere di un altro pianeta, tanto è stato dirompente nel contendere lo scettro a Tentoglou. Simonelli si è posto al cospetto di Holloway senza paura e con una sfrontatezza educata. Dosso ha fatto sintesi dei trascorsi e ha portato lo sprint in rosa dove mancava dagli Anni Sessanta. Con le loro imprese hanno mandato un messaggio fortunitensi, te: si smetta di dire che i giovani sono babbei». A chi ritiene che i risultati siano l’effetto dell’onda lunga di Tokyo, il dt cambia le carte in tavola. «Siamo già giunti al passo successivo. I Giochi avevano modificato l’atteggiamento, facendo capire che ci si poteva provare. Ora si è instillata la mentalità vincente. Furlani all’ultimo salto ha cercato l’oro, non si è accontentato dell’argento». Il salto nullo del reatino era di 8.60, con 14 centimetri rubati alla pedana. Una considerazione che rimanda all’esperimento lanciato da World Athletics di misurare il salto effettivo: «Innanzitutto è un peccato che la decisione sia stata assunta solo dalla Federazione internazionale, senza coinvolgere gli atleti. I nostri esperti ci stanno riflettendo, ma un aspetto è già emerso: se il saltatore non si dovrà più preoccupare del segno, diventerà una gara di velocità, dove gli sta grandi sprinter, saranno avvantaggiati. Dall’altro lato, però, bisogna riflettere sul fatto che troppi nulli tolgano interesse e attrattività alla specialità. Bisogna cercare un compromesso, magari lavorando sul materiale dell’asse di battuta». Da qui ai prossimi mesi, prenderà forma la spedizione olimpica. « Massimo Stano è tornato grande, anche a livello mentale, quindi occhio ai marciatori. Marcell Jacobs sta bene, si sta allenando e debutterà in aprile negli Stati Uniti. Salterà i primi due raduni della 4x100, ma si unirà al gruppo a Miami prima di volare a Nassau per i Mondiali di specialità a inizio maggio. I due picchi di forma per Europei e Olimpiadi sono compatibili e la rassegna continentale casalinga servirà soprattutto ai giovani per imparare a gestire la pressione». Nei prossimi due anni (2025 a Nanchino e 2026 a Torun) andranno in scena le ultime edizioni dei Mondiali indoor. Poi la rassegna diventerà il Mondiale su pista corta, aprendo a due scenari: la possibilità che si svolga all’aperto su strutture temporanee, magari allestite dentro gli stadi calcistici, oppure che possa approdare finalmente in Africa, continente finora tagliato fuori dai grandi eventi. Il Mondiale all’aperto ‘27 sarà a Pechino, per il ‘29 la favorita è l’India, che intanto ha già avviato la discussione per i Giochi 2036. A Glasgow c’era il progettista della cittadella dello sport alla periferia di Ahmedabad: ha preso appunti e parlato con Sebastian Coe, che nel ‘25 si candiderà alla presidenza del Cio. Elezioni in Grecia, ma non ad Atene: si voterà nel villaggio vacanze di Costa Navarino, in Messenia, e il giuramento avverrà a Olimpia. (Mario Nicoliello - Avvenire)
Roma - Nuovo corridoio umanitario di Arci, Sant’Egidio e Unhcr: 97 rifugiati evacuati dai campi di detenzione della Libia, dove sono stati vittime di torture e altri gravi maltrattamenti sono in arrivo oggi a Roma. Tra di loro anche alcune persone particolarmente fragili dal punto di vista sanitario. Provenienti da diversi paesi africani (Eritrea, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Somalia, Sudan e Sud Sudan), dalla Palestina e dalla Siria, i rifugiati verranno ospitati in diverse regioni italiane e, secondo il modello consolidato dei corridoi umanitari, subito avviati verso l’integrazione. Il loro arrivo in Italia è reso possibile dal protocollo firmato lo scorso dicembre da Ministero dell’Interno, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Unhcr - Agenzia Onu per i rifugiati, Arci, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche e Inmp, che permetterà a 1.500 rifugiati che necessitano di protezione internazionale, di essere evacuati dalla Libia all’Italia nell’arco di tre anni. I rifugiati atterreranno oggi pomeriggio al Terminal 5 dell’Aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci di Fiumicino.
5 Marzo 2024 - Bucarest - I primi giorni di questo mese, marzo 2024, sono stati momenti importanti per la comunità italiana di Bucarest, che ha ricevuto la visita pastorale del Direttore generale della Fondazione Migrantes, Mons. Pierpaolo Felicolo, che era già presente nel territorio romeno per delle questioni riguardanti la situazione dei migranti e rifugiati in Romania, in un incontro svoltosi a Snagov. Il Direttore, accompagnato dal sacerdote Don Isidor Iacovici – che è cappellano della comunità romena a Roma – ha voluto visitare la comunità italiana presenta a Bucarest e nei dintorni. Ricordiamo che la Comunità italiana di Bucarest ha due luoghi di incontro settimanali per le diverse attività e la Celebrazione dell’Eucarestia. Il sabato c’è la possibilità della Messa prefestiva presso il Centro Don Orione di Voluntari, che è in periferia di Bucarest; invece, la domenica mattina la comunità può partecipare alla S. Messa presso la Chiesa Italiana di Bucarest, una struttura voluta e costruita dal popolo italiano già nel 1916.
Il giorno 2, insieme a don Marius Beresoaie, cappellano della comunità italiana, ha visitato il Centro Don Orione, dove si svolgono le attività del catechismo, per i bambini e gli adolescenti italiani, in vista della Prima Comunione e della Cresima, che segue poi con la S. Messa prefestiva domenicale. Mons. Pierpaolo ha presieduto la S. Messa e ha sottolineato l’importanza di vivere il comandamento dell’amore all’interno della comunità, così come si vive all’interno di una famiglia. Il giorno dopo, la domenica mattina, mons. Pierpaolo, don Marius e Don Isidor, sono stati ospiti presso la residenza dell’ambasciatore italiano, Alfredo Maria Durante Mangoni, dove si è condivisa l’amicizia di lunga data tra i due Paesi che ha prodotto frutti in tutti i settori: economico, culturale, politico e, naturalmente, umano, sociale e spirituale. Successivamente mons. Felicolo ha incontrato la comunità durante la Celebrazione Eucaristica, comunicando a tutti la sua gioia di essere presente in terra romena, incoraggiando tutti in questo cammino quaresimale di essere testimoni dell’amore di Cristo in ogni momento della vita. Salutando poi tutti, uno ad uno, ha promesso di ritornare presto in questa terra, tanto amata. (M.B)
4 Marzo 2024 - Milano - “Migrazioni e religioni”. Questo il tema di un seminario di studio che si svolgerà domani a Milano su iniziativa del Dipartimento di Psicologia. Le religioni – si legge in una nota – “hanno sempre accompagnato i processi migratori, svolgendo una funzione importante nel favorire la coesione sociale, introducendo forme di autocontrollo normativo e promuovendo processi di cambiamento sociale, talvolta inattesi”. Il seminario vuole “rivendicare il giusto spazio che la religiosità deve avere nella governance della mobilità umana e della convivenza interetnica, in un’Europa sempre più attraversata dal pregiudizio antireligioso”. Dopo i saluti introduttivi affidati da mons. Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e di Antonella Marchetti, Direttore del Dipartimento di Psicologia, Università Cattolica del Sacro Cuore interverranno Mons. Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Presidente della Fondazione Migrantes, Laura Zanfrini, Professore Ordinario di Sociologia delle migrazioni e della convivenza interetnica, Facoltà di Scienze Politiche e Sociali, Università Cattolica del Sacro Cuore e Giovanni Giulio Valtolina, Coordinatore dell’Unità di Ricerca “Psicologia, Culture, Migrazioni.
Roma - Sono 4.638 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno secondo i dati diffusi dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Di questi 1.166 sono di nazionalità bengalese (25%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Siria (760, 17%), Tunisia (698, 15%), Egitto (509, 11%), Eritrea (248, 5%), Pakistan (244, 5%), Etiopia (187, 4%), Sudan (149, 3%), Guinea (109, 2%), Gambia (66, 2%) a cui si aggiungono 502 persone (11%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. 546 sono i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto l'Italia via via mare.
Agrigento - Dal 7 al 9 marzo si svolgerà ad Agrigento, presso la Sala delle Conferenze di Casa San Filippo al Parco Archeologico nella Valle dei Templi, il IX Forum Internazionale sulle migrazioni. Attesi gli interventi di circa una quindicina di studiosi, tra i quali il presidente della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo Gian Carlo Perego.
“Si tratta di un fenomeno globale di così vasta portata, inarrestabile, imprevedibile su alcune conseguenze future, prevedibile su altre di tipo economico, che impone un umanesimo planetario e risposte strutturali da parte di tutti i governi” – afferma Assuntina Gallo Afflitto, fondatrice e presidente onoraria dell’Accademia di Studi Mediterranei che da quasi dieci anni organizza l’evento. E aggiunge: “Al nostro Paese serve una riflessione collettiva consapevole che etica e diritto si possono distinguere, ma non disgiungere”.
Giovedì 7 marzo i lavori saranno introdotti dal vescovo Enrico dal Covolo, presidente dell’Accademia e già rettore della Pontificia Università Lateranense che presiederà le tre sessioni dell’intero Forum.
Dopo i saluti delle autorità cittadine – annunciata la presenza del sindaco Francesco Micciché, dell’arcivescovo di Agrigento Alessandro Damiano, del prefetto Filippo Romano, del Direttore del Parco Roberto Sciarratta e della dirigente dell’ Ufficio Scolastico Maria Buffo – la prima sessione “Diritti universali- solidarietà umana” inizierà alle 9,15. Quattro i contributi in scaletta. Don Aldo Sciabbarrasi, direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Agrigento su “La Chiesa italiana e le
migrazioni: accogliere, proteggere, promuovere, integrare”; Luca Alteri, docente al Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale, Università “La Sapienza” di Roma su “I poveri li avete sempre con voi ! I migranti e la povertà come condanna”; Angela Ales Bello, presidente del Centro Italiano di Ricerche Fenomenologiche di Roma su “La fratellanza universale come frutto dell’amore reciproco fra gli esseri umani”; Stefano Pasta, docente al Dipartimento di Pedagogia interculturale – Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano su “I nuovi italiani: perché occorre riconoscere il cambiamento demografico italiano”.
Venerdì 8 marzo, sempre la mattina, i lavori proseguono in seconda sessione sul tema “Cultura e religioni in difesa della dignità umana”, con gli interventi di monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes sul tema “Migrare, restare: la nuova mobilità”; dello storico e saggista Marco Roncalli su “La Chiesa e Migranti alle origini di una storia”; di don Alessandro Andreini, docente di Religious Studies presso la Gonzaga University di Firenze su “«Le frontiere sono concetti superati». Una provocazione di don Lorenzo
Milani per il nostro tempo”; di don Carmelo Mezzasalma, presidente del Comitato Scientifico dell’Accademia di Studi Mediterranei su “Una letteratura di confine”. Sabato 9 marzo, nella terza ed ultima sessione su “Le sfide: comunicazione, primato della centralità dell’uomo, speranze, certezze” i partecipanti ascolteranno le relazioni del giornalista Alfonso Cacciatore su “Narrare umanamente e riflettere teologicamente la migrazione”, di Giulia Sfameni Gasparro, ordinaria emerita di Storia delle Religioni all’ Università di Messina su “Ruolo e funzione delle religioni nell’epoca delle migrazioni e della globalizzazione. Esempi dal mondo antico”; di Anna Maria Samuelli, responsabile della Commissione Didattica di Gariwo su “Testimonianza di una tragedia in atto: i rifugiati del Nagorno Karabakh nella Repubblica di Armenia”; di don Don Antonio Romano, dell’Istituto Teologico San Tommaso di Messina su “Educare alla fraternità universale oltre i muri di Stato. Prospettive pedagogico-religiose per la cittadinanza come base dei diritti”. A seguire le conclusioni del vescovo Enrico dal Covolo.
4 Marzo 2024 - Caltanissetta - Si è svolto a Caltanissetta, lo scorso fine settrimana, il primo incontro annuale della Commissione dell’Ufficio Regionale Migrantes della Conferenza Episcopale Siciliana. Quindici le Diocesi che hanno preso parte all’appuntamento, con la presenza in entrambe le giornate di mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, membro della Commissione Episcopale per le Migrazione della CEI e vescovo delegato Migrantes della CESi. Mentre, per un contributo all’approfondimento e alla riflessione, è stato invitato il teologo gesuita p. Felice Scalia. Nel pomeriggio di venerdì 1 marzo si sono succeduti i saluti del direttore regionale, diacono Santino Tornesi, e di mons. Lorefice. A seguire, si è dato inizio ai lavori coordinata dal dott. Mario Affronti, vicedirettore regionale. Nel primo intervento, il diacono Tornesi ha restituito un quadro generale sulla pastorale delle migrazioni nelle Chiese di Sicilia grazie alla lettura delle risposte ai questionari compilati dai direttori diocesani dell’Isola. Tanti gli elementi emersi per dare ancora più vigore all’azione pastorale e alla sinergia tra i diversi contesti. Il secondo intervento della Giornata ha riguardato la progettazione e il contributo della Fondazione Migrantes attraverso i fondi dell’8 per mille della Chiesa Cattolica. Una comunicazione per dare gli elementi formativi a quanti vogliono accedere alle risorse per realizzare i loro interventi sul territorio. Andrea Sturniolo, operatore della Migrantes diocesana di Patti, ha esposto quelli che sono i criteri da seguire per la compilazione del formulario e per la rendicontazione. Mentre, subito dopo, i referenti delle 6 Diocesi che hanno avuto finanziato il progetto per questo nuovo anno si sono alternati per fare una sintesi di quanto andranno a realizzare. Nel secomdo giorno, 2 marzo, i lavori sono stati introdotti e coordinati dal direttore regionale mentre il primo intervento è stato affidato a p. Felice Scalia, teologo gesuita della diocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela che si è soffermato su come le migrazioni interpellano la Chiesa e la società civile; sulle responsabilità di chi continua a impoverire in nome del progresso; sulle politiche disumane che cancellano i diritti fondamentali di ogni persona. Certamente, secondo p. Scalia, in tutto questo la Chiesa non è stata a guardare ma a volte ha mostrato "tanta difficoltà" nel lasciarsi coinvolgere e nel promuovere processi generativi per permettere al Vangelo, a “tutte” le pagine del Vangelo, di tornare al centro della vita ecclesiale.
Il secondo intervento è stato quello di mons. Lorefice a cui è stato chiesto di raccontare l’esperienza di questo primo anno nella qualità di vescovo delegato Migrantes delle Chiese di Sicilia. Lo ha fatto con la passione e la familiarità che lo contraddistinguono, e citando le sue parole, lo ha fatto “con una meditazione ad alta voce, perché camminiamo insieme da un anno e condividiamo la chiamata del Signore a questo servizio alla mobilità umana che proviamo a vivere con pienezza e responsabilità”. La chiamata che arriva dal “Signore della storia che ci ha scelti per portarci al cuore del giudizio definitivo sulla storia, che si muove verso il riscatto, verso il compimento delle beatitudini”. Come ha ricordato il l'arcivescovo, “si tratta di un luogo teologico che noi dobbiamo recuperare per dare forza al nostro servizio”. Mons. Lorefice ha poi voluto condividere, alla luce di questo primo anno di servizio, alcune riflessioni e possibili piste pastorali:
la pastorale delle migrazioni può sembrare una diaconia marginale dal punto di vista ecclesiale ma è certamente evangelica. Perché sta dalla parte degli emarginati, e questo ci dà la certezza di stare dalla parte di Cristo, l’emarginato per eccellenza;
dobbiamo narrare le migrazioni alla luce del Vangelo come critica alle narrazioni ideologiche. Noi abbiamo il diritto di fare arrivare la narrazione evangelica e della codificazione dei diritti umani. Di dare voce a chi non ha voce;
dobbiamo avviare processi generativi per aiutare le nostre comunità. Non è facile, ha detto mons. Lorefice, ma non ci dobbiamo scoraggiare, e l’équipe diocesana Migrantes deve sentirsi investita di questo compito;
valorizzare la progettazione, compresa quella sostenuta dalla Fondazione Migrantes, capace di costruire dei “segni” che siano fecondi e spingano i processi generativi. Perché la “carne umana” possa risplendere in tutta la sua bellezza;
ottimizzare il convenire della Commissione regionale quale spazio per cogliere il dono della nostra marginalità ecclesiale, per aiutare le Chiese di Sicilia a mettere al centro il Cristo presente negli scarti umani e che la Casa comune produce sempre più.
Ha poi invitato i direttori e i loro collaboratori presenti all’incontro di "sentirsi parte gioiosa di questo servizio pastorale che si colloca al cuore del Vangelo, e di trasmettere questa gioia a tutta la comunità ecclesiale con pazienza e lungimiranza, ma anche con generosità e creatività". Ha poi concluso con queste parole: “siete una Commissione in cui vedo tanta competenza e dedizione nel servizio, in cui tutti i ministeri ecclesiali sono rappresentati, con una ‘forza rosa’ che è sempre una risorsa in più. Vi benedico e vi auguro un lavoro fecondo”. Il prossimo incontro della Commissione Migrantes Sicilia si svlgerà a Palermo il 21 e 22 giugno.
4 Marzo 2024 - Roma - È stato firmato oggi dall’Unhcr e dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani, un protocollo di intesa che prevede l'impegno congiunto per il rafforzamento del SAI - Sistema di Accoglienza e Integrazione e per la promozione dell'adesione dei comuni italiani alla Carta per l'integrazione delle persone rifugiate. La firma del documento formalizza e consolida la collaborazione di lunga data fra UNHCR e ANCI. Nel 2001, insieme al Dipartimento per le libertà civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno, i due enti hanno dato origine al PNA – Programma Nazionale Asilo,il primo sistema pubblico per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, diffuso su tutto il territorio italiano. Evoluzione di quell’esperienza, il sistema SAI è al centro del Protocollo di intesa in quanto - si legge in una nota - "buona prassi che promuove l'autonomia e l'integrazione dei rifugiati attraverso un modello di accoglienza diffusa realizzato dai comuni aderenti alla rete". L’impegno di UNHCR e ANCI è mirato al rafforzamento del sistema SAI, sia salvaguardando le esperienze esistenti, sia promuovendo l'ampliamento della rete dei progetti per adulti e minori stranieri non accompagnati che ad oggi ospita oltre 35.000 persone, in maggioranza rifugiate. I rifugiati ospitati nel SAI rappresentano il 25% delle oltre 138.000 persone, principalmente richiedenti asilo, accolte nel sistema di accoglienza in Italia. Con la firma del protocollo UNHCR e ANCI si impegnano inoltre a promuovere l’adesione dei comuni italiani alla Carta per l’Integrazione delle persone rifugiate, sottoscritta nel 2022 da sei grandi città italiane: Bari, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Torino, e alla quale hanno recentemente aderito Genova, Ravenna e Bologna. La Carta mira a potenziare la collaborazione fra le città e a rafforzare il loro impegno a favore dell’integrazione delle persone rifugiate, anche attraverso la realizzazione di programmi congiunti come “Spazio Comune”, attraverso il quale UNHCR e i Comuni della Carta hanno realizzato dei centri multiservizi per l’integrazione dei rifugiati.