Primo Piano

Religiosi stranieri: contributo Ssn a 700 euro

4 Aprile 2024 - Roma - Il governo è intervenuto con il decreto legge 30 del 29 marzo 2024 per modificare l'importo del contributo minimo per l'accesso al Servizio sanitario nazionale richiesto agli stranieri residenti in Italia e titolari di permesso di soggiorno per motivi religiosi. Il contributo minimo annuo sarà pari a 700 euro. La misura non è dovuta per gli stranieri che percepiscono un reddito di lavoro o reddito fiscalmente ad esso equiparato (come la remunerazione per il sostentamento del clero). Per gli stranieri che non hanno diritto all'assistenza pubblica il contributo previsto è di 2mila euro.

Consiglio giovani del Mediterraneo: mons. Baturi, “nei giovani capacità di immaginare un futuro diverso”

4 Aprile 2024 -
Bruxelles - “Abbiamo voluto scommettere sui giovani, perché significa scommettere sull’educazione e sulla capacità che loro hanno di immaginare un futuro diverso”: mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, commenta l’incontro svoltosi ieri a Bruxelles tra il Consiglio giovani del Mediterraneo e la presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola. Il progetto verrà presentato domani con un convegno al Parlamento europeo. “Non è possibile che l’Europa non si accorga di ciò che accade nel Mediterraneo, di queste forze vive e della possibilità che nel Mediterraneo c’è di sviluppare un’azione di pace e di amicizia che avrà ripercussioni in tutto il mondo”, spiega mons. Baturi. Il quale sottolinea la “speranza di un’Europa” che “tenga conto di queste forze vive e prospettiche per determinare un futuro diverso”. Mons. Baturi definisce “molto cordiale” l’incontro con la presidente Metsola, la quale “ha voluto conoscere meglio le motivazioni del Consiglio giovani del Mediterraneo e anche la sua composizione. Si è interessata inoltre della grande visione di Giorgio La Pira chiedendo di poterla sviluppare in contesti storici oggi diversi ma che abbisogna di quella stessa visione profetica”.
(Foto Parlamento europeo)  

Viminale: da inizio anno sbarcate 11.416 migranti sulle nostre coste

3 Aprile 2024 -
Roma - Sono finora 11.416 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno secondo il dato del ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Di questi 2.670 sono di nazionalità bengalese (23%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Siria (2.084, 18%), Tunisia (1.371, 12%), Egitto (917, 8%), Guinea (883, 8%), Pakistan (620, 5%), Mali (385, 3%), Eritrea (340, 3%), Gambia (346, 3%), Sudan (337, 3%) a cui si aggiungono 1.473 persone (13%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. I minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare sono stati 1550.

Migrantes: il cordoglio per la morte del segretario Cgie, Michele Schiavone

3 Aprile 2024 - Roma - Al termine di una lunga malattia, si è spento, nei giorni scorsi, all’età di 63 anni, nella sua casa di Tägerwilen in Svizzera, Michele Schiavone, Segretario Generale del CGIE, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero. “Abbiamo appreso la triste notizia della scomparsa del dott. Michele Schiavone, infaticabile Segretario Generale, uomo attento e sensibile con il quale è stato un piacere collaborare in questi lunghi anni in cui la mobilità degli italiani ha ripreso vigore necessitando di sempre maggiori attenzioni e risposte”, si legge in una lettera al Ministro degli Esteri Antonio Tajani firmata dal presidente e dal Direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego e mons. Pierpaolo Felicolo. Michele Schiavone – si legge nella missiva – “da sempre amico della Fondazione Migrantes e vicino al Rapporto Italiani nel Mondo, è stato punto di riferimento per tante comunità all’estero, per le quali si è speso con dedizione e tenacia”. La Fondazione Migrantes esprime il “cordoglio più sincero ed affettuoso a Lei Presidente, ai Consiglieri tutti unitamente al Comitato di Presidenza, alla Segreteria esecutiva e alla Segreteria del CGIE, nonché ai famigliari”: “ci mancherà la sua passione per il mondo della mobilità umana e italiana in particolare, la sua esperienza profonda e lungimirante oltre che la sua amicizia cordiale e fedele”.

Consiglio Giovani Mediterraneo: da oggi incontro a Bruxelles

3 Aprile 2024 -

Bruxelles - È atteso oggi (fino al 4 aprile), a Bruxelles, il Direttivo del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, l’opera-segno nata a seguito dell’Incontro di Vescovi e Sindaci del Mediterraneo che si è svolto a Firenze dal 23 al 27 febbraio 2022. Fortemente voluto e sostenuto dalla Cei, “il progetto che raduna oltre 30 tra ragazzi e ragazze di 19 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, mira a curare la dimensione spirituale, a rafforzare l’azione pastorale davanti alle sfide odierne e a costruire relazioni fraterne”. Una vera e propria ‘scommessa’ sui giovani, nello stile di Papa Francesco, sulla quale hanno deciso di puntare anche altri organismi come la fondazione La Pira e la Fondazione Giovanni Paolo II. Del direttivo fanno parte Emile Fakhoury (Libano), Maher Dridi (Tunisia), Aleks Birsa Jogan (Slovenia) e la coordinatrice Pilar Shannon Perez Brown (Spagna).

 “Andremo a Bruxelles per incontrare le Istituzioni europee e dialogare con loro di temi che riguardano il futuro dei giovani, il nostro coinvolgimento e il futuro dell’area del Mediterraneo che vede al suo interno diversi Paesi dell’Ue che gioca un ruolo rilevante per quanto riguarda la pace, lo sviluppo e l’integrazione”, dichiara al Sir Aleks Birsa Jogan. “Cercheremo anche di conoscerne i meccanismi, le funzioni, e di presentare il nostro Consiglio durante gli incontri che avremo. A tutti diremo che i giovani del Mediterraneo vogliono vivere in pace, in società inclusive e attente al dialogo e al bene comune”.

Una delle finalità del Consiglio, infatti, è quella di tenere unite le comunità ecclesiali delle Chiese che si affacciano sul ‘Mare Nostrum’ quindi favorirne l’unità, la condivisione e il dialogo sia ecumenico che interreligioso. “Da parte nostra ci impegniamo con il nostro lavoro ad avvicinare Europa, Asia e Africa, condividendo quei valori costitutivi e connaturati all’area Mediterranea. Impegnati nel nostro piccolo, nelle nostre case, nelle nostre scuole, nelle nostre associazioni a partire dalla preghiera per chiedere a Dio il dono della pace e della conversione dei cuori. E vorrei aggiungere anche partecipando alla vita sociale e politica dei nostri Paesi. Siamo attesi da un importante voto europeo il prossimo giugno. Andare a votare è un importante esercizio di partecipazione e cittadinanza”. Sul voto recentemente si è espressa anche la Comece, la Commissione delle Conferenze episcopali dell’Ue che in un messaggio ha incoraggiato “i giovani a esercitare il loro diritto di voto per costruire così un’Europa che assicuri loro il futuro e risponda alle loro più genuine aspirazioni. Incoraggiamo anche i giovani cattolici europei che sentono la chiamata a impegnarsi in politica a seguire questa chiamata, preparandosi adeguatamente, sia intellettualmente che moralmente, a contribuire al bene comune in uno spirito di servizio alla comunità”. Secondo Pilar Shannon Perez Brown, coordinatrice del Direttivo, “questo meeting a Bruxelles è utile per incontrare le istituzioni europee e illustrare loro il nostro progetto del Consiglio dei giovani del Mediterraneo per impostare e pensare future sinergie e collaborazioni con giovani impegnati nel campo della costruzione della pace, di una società più giusta e unita”. Quello di Bruxelles, spiega al Sir, “sarà anche un tempo di ascolto delle Istituzioni europee. Come giovani vogliamo condividere le nostre esperienze, le culture dei Paesi da cui proveniamo, ma anche ascoltare cosa le Istituzioni europee avranno da dirci”.  Nella capitale europea il Direttivo sarà accompagnato da mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei. In programma diversi incontri tra i quali spiccano quelli con mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), e con Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo. Altro appuntamento che attende il Consiglio dei giovani del Mediterraneo è fissato per il 16 aprile, a Fiesole, dove sarà inaugurata la sede. Inoltre è in fase di costruzione anche il portale web del Consiglio dove saranno resi disponibili contenuti relativi ai percorsi tematici affrontati, un’area per la formazione permanente, informazioni e notizie. (Daniele Rocchi)

(Foto Siciliani – Gennari/SIR)

(Foto Fondazione Giorgio La Pira)

 

Migrantes Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela: oggi la presentazione Rapporto sul Diritto d’Asilo

3 Aprile 2024 - Messina - La rete “Trame migranti”, composta dal Dipartimento Cospecs-UniMe e da associazioni che sul territorio lavorano con le persone coinvolte nella mobilità umana, promuove oggi 3 aprile, alle ore 16.30, presso l'Aula A203 del Dipartimento Cospecs  un Seminario in cui verrà affrontato il tema delle migrazioni forzate a partire dal Report sul diritto d'Asilo della Fondazione Migrantes. Sarà presente Mariacristina Molfetta della Fondazione Migrantes  che illustrerà i dati salienti consegnati dalla settima edizione del volume. Dopo la presentazione del Report interverranno Teresa Consoli, Università di Catania, e Anna Elia, Università della Calabria, che hanno curato per la rivista “Mondi migranti” un lavoro di ricerca dal titolo: “Incursioni. Famiglie con forced migration background: politiche, pratiche e appartenenze”. A seguire, prenderà la parola Valentina Fedele, Università degli Studi Link, sul tema “La paternità nelle migrazioni forzate: riflessioni da una ricerca”. I lavori proseguiranno con la relazione di Roberta Ricucci, Università di Torino, dal titolo “Da volontari a tutori. Opportunità e limiti di una figura in cerca di riconoscimento”. Chiuderanno gli interventi Elena Girasella e Tiziana Tarsia, Università di Messina, che presenteranno i risultati della ricerca sulle “famiglie tutor”. La conduzione dell'incontro sarà affidata a Domenico Pellegrino, referente dell'Area formazione dell'Ufficio diocesano Migrantes.

Rimini: due giornate per conoscere la cultura romanì

3 Aprile 2024 - Rimini - Due giornate per la promozione della cultura romani e per il contrasto all'antiziganesino si svolgeranno il 5 e 6 aprile  a Rimini su iniziativa della Comunità Papa Giovanni XXIII, in collaborazione con UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. Si tratta di due spettacoli: il primo "The Gipsy Marionettist" e il secondo "Rom vs Tutti, il primo giorno. Durante gli spettacoli sarà possibile degustare aperitivi cucinati da donne di etnia Rom. Da domani e fino al 6 aprile anche la mostra multimediale “Romanipen, identità e storia della cultura romanì” aperta all’interno del Seminario per accogliere visitatori e scolaresche: un viaggio che accompagnerà il pubblico alla scoperta della complessa e poco conosciuta identità e cultura della popolazione romanì. Seguendo le orme di un popolo senza confini, sarà possibile  conoscere e approfondire la storia di questa cultura millenaria e transnazionale: chi sono i Rom, gli stereotipi, il samudaripen, i mestieri, l’arte, i personaggi storici. E poi l’attivismo Rom, l’identità.  

I porti lontani: docufilm e dibattito a Firenze

3 Aprile 2024 - Firenze - Domani mattina allo Spazio Alfieri di Firenze, in occasione della proiezione del documentario "Un mare di porti lontani" del regista Marco Daffra, si terrà il dibattito dal titolo "Porre fine alla 'politica dei porti lontani'". Ne parleranno Marco Tarquinio, già direttore di Avvenire, mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes e Valentina Brinis, portavoce Open Arms. Sarà presente anche Daffra che nel suo docufilm presenta le immagini dei soccorsi e della vita a bordo, insieme a tante testimonianze degli equipaggi.

Torino: il 13 aprile un corso su Migranti Ambientali

2 Aprile 2024 -
Torino - Un corso su “Migranti ambientali – Le cause” si svolgerà sabato 13 aprile sia in presenza, presso la Fabbrica delle “E” in Corso Trapani 91/b – Torino, sia in modalità online, attraverso la piattaforma zoom. L’evento è organizzato da Casa comune aps.  A questa giornata (propedeutica) ne seguirà un’altra in autunno, il 26 ottobre 2024, nella quale si discuterà su come far emergere, con i migranti, questo “status” e di come farlo riconoscere anche a livello legislativo. “Il corso vuole essere un occasione di incontro e confronto per acquisire competenze e conoscenze ma rappresenta anche un’opportunità per scrivere insieme un percorso verso la tutela dei diritti dei migranti climatici”, spiegano i promotori. Interverranno molti esperti del settore tra cui Marco Aime, Stefano Liberti, Andrea de Georgio, Sara Bonfanti, Ornella Obert.

Centro Mediterraneo Giorgio La Pira: quattro tappe in Sicilia su “Liberi di scegliere se migrare o restare?”

2 Aprile 2024 -

Modica - Con la presentazione in Sicilia del Report sul diritto d’asilo 2023 elaborato dalla Fondazione Migrantes, sono ripartite le attività del Centro Mediterraneo Giorgio La Pira. Quattro le tappe interessate dall’isola, scandite dalla tematica “Liberi di scegliere se migrare o restare?”, titolo della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2023 attorno a cui sono ruotate le riflessioni portate avanti dagli ospiti. A presentare il volume tra le città, Mariacristina Molfetta, co-curatrice del Report, la quale ha portato avanti numeri e riflessioni su una serie di chiavi di lettura tra le più care allo stesso “sindaco santo” Giorgio La Pira.

Durante il suo intervento già dalla prima tappa a Siracusa Molfetta ha ricostruito il quadro generale sulla mobilità nel nostro Paese. La sua riflessione ha sottolineato la profonda diversità tra le diverse migrazioni, che sancisce in primis la possibilità di viaggiare liberamente per alcuni e l’impossibilità di farlo per altri a seconda della nazionalità e sulla base di criteri per nulla relativi al merito. Se in tema di libertà fondamentali chiunque avrebbe diritto a rimanere nel proprio paese d’origine, a migrare o restare nel paese di arrivo, sulla base delle politiche oggi attuate in alcune aree d’Europa e in Italia spesso questi diritti vengono a mancare.

Pasqua: i srilankesi in Italia a Lourdes

2 Aprile 2024 - Roma - Anche quest’anno  migliaia di srilankesi residenti in varie parti del mondo hanno deciso di trascorrere la Pasqua in pellegrinaggio a Lourdes. Oltre cinquemila srilankesi da tutta Italia e da altri paesi europei si sono riuniti nel santuario mariano per festeggiare la resurrezione di Gesù Cristo e per pregare Nostra Signora di Lourdes. Il pellegrinaggio è iniziato il Venerdì Santo con la processione della Via Crucis presso la collina dello Espélugues, successivamente i fedeli hanno recitato il Santo Rosario presso la grotta delle apparizioni. Culmine del pellegrinaggio è stata la celebrazione eucaristica della Santa Pasqua, celebrata da mons. Neville Perera, coordinatore nazionale Migrantes per la pastorale dei srilankesi cattolici in Italia, nella basilica di N. S. di Lourdes e concelebrata da diversi cappellani etnici che operano in Italia. Durante l’omelia mons. Perera ha indicato il Gesù crocefisso morto e risorto come simbolo di pace e di giustizia: “il popolo srilankese da cinque anni a questa parte vive la Pasqua in maniera più viva dopo i terribili attacchi terroristici avvenuti durante la domenica di Pasqua nel 2019 in Sri Lanka” ha detto mons. Perera. “Ringraziamo - ha poi aggiunto  - Maria Santissima che sta portando la verità su questi attacchi terroristici, dobbiamo essere pazienti e continuare a pregare affinché giustizia sia fatta per le vittime".  

Papa Francesco prega per migranti e invita a combattere “il flagello della tratta”

2 Aprile 2024 -
Città del Vaticano - “Il Risorto faccia risplendere la sua luce sui migranti e su coloro che stanno attraversando un periodo di difficoltà economica, offrendo loro conforto e speranza nel momento del bisogno”. E' la preghiera di papa Francesco durante il messaggio  “Urbi et Urbi” di Pasqua, in cui ha chiesto a tutte le persone di buona volontà di “unirsi nella solidarietà, per affrontare insieme le molte sfide che incombono sulle famiglie più povere nella loro ricerca di una vita migliore e della felicità”. Nel Messaggio anche l’appello a “quanti hanno responsabilità politiche perché non risparmiano sforzi nel combattere il flagello della tratta di esseri umani, lavorando instancabilmente per smantellarne le reti di sfruttamento e portare libertà a coloro che ne sono vittime. Il Signore consoli le loro famiglie, soprattutto quelle che attendono con ansia notizie dei loro cari, assicurando loro conforto e speranza.  Possa la luce della risurrezione illuminare le nostre menti e convertire i nostri cuori, rendendoci consapevoli del valore di ogni vita umana, che deve essere accolta, protetta e amata”. (R.I.)

Dove comincia tutto

2 Aprile 2024 -
Città del Vaticano - La prima immagine è quella di una donna, Maria di Magdala, che il terzo giorno arriva al sepolcro di mattino “quando era ancora buio”, come leggiamo nel quarto Vangelo, e trova la pietra “tolta dal sepolcro”. Una donna, non gli uomini rimasti chiusi nel cenacolo. È lei a avvisare Simon Pietro che corre al sepolcro con l’altro discepolo “quello che Gesù amava”. La seconda immagine della domenica di Pasqua i teli posati e il sudario “avvolto in un luogo a parte”. il discepolo arrivato per primo non aveva avuto il coraggio di oltrepassare l’ingresso del sepolcro; Simon Pietro entra per primo, poi Giovanni che “vide e credette”. La novità cristiana è qui: il nuovo esodo è il passaggio di Cristo dalla morte alla resurrezione, il suo sacrificio ci ha liberato dal “vecchio fermento del peccato […] niente più malizia e perversità nel nostro cuore”, diceva Benedetto XVI nel messaggio di Pasqua del 2009. La risurrezione, affermava in quella occasione, “non è una teoria, ma una realtà storica rivelata dall’Uomo Gesù Cristo mediante la sua Pasqua, il suo passaggio”, non è “un mito né un sogno, non è una visione né un’utopia, non è una favola, ma un evento unico ed irripetibile”. Pasqua cristiana e Pasqua ebraica per secoli hanno camminato assieme e, pur nei cambiamenti che sono avvenuti, il ciclo dei sette giorni tipico della Pessah è rimasto anche nella liturgia cattolica. Sette giorni è il tempo della creazione del mondo. E sette giorni è il tempo che descrive gli ultimi giorni di Cristo a Gerusalemme, dall’ingresso festoso, ai giorni dell’ultima cena con i dodici, del tradimento, della morte in croce, della resurrezione. In una settimana passiamo dalla gioia al dolore, alla sofferenza; dal silenzio del tutto è compiuto alla pietra rotolata, al sepolcro vuoto. In una piazza San Pietro affollata, fedeli e persone anche lungo via della Conciliazione, Papa Francesco, nel messaggio che precede la benedizione Urbi et Orbi, ovvero alla città e al mondo, rinnova il suo appello alla pace tra Israele e Palestina, pace in Ucraina. Chiede “uno scambio generale di tutti i prigionieri tra Russia e Ucraina”; chiede che sia “garantita la possibilità di accesso agli aiuti umanitari a Gaza, esortando nuovamente a un pronto rilascio degli ostaggi rapiti il 7 ottobre scorso e a un immediato cessate-il-fuoco nella Striscia. Non permettiamo che le ostilità in atto continuino ad avere gravi ripercussioni sulla popolazione civile, ormai stremata, e soprattutto sui bambini. Quanta sofferenza vediamo negli occhi dei bambini: hanno dimenticato di sorridere quei bambini in quelle terre di guerra”. E pace chiede per la Siria, il Libano, tra Armenia e Azerbaigian, in Sudan; chiede la fine delle violenze a Haiti, e in Myanmar: “la guerra è sempre un’assurdità, la guerra è sempre una sconfitta! Non lasciamo che venti di guerra sempre più forti spirino sull’Europa e sul Mediterraneo. Non si ceda alla logica delle armi e del riarmo. La pace non si costruisce mai con le armi, ma tendendo le mani e aprendo i cuori”. Nella sua riflessione che ha preceduto questo appello, Francesco guarda alla pietra rotolata di lato al sepolcro e dice: anche oggi massi pesanti, “troppo pesanti chiudono le speranze dell’umanità: il masso della guerra, il masso delle crisi umanitarie, il masso delle violazioni dei diritti umani, il masso della tratta di persone umane, e altri ancora”. Lo stupore delle donne “è il nostro stupore” la mattina di Pasqua, afferma il Papa, “la tomba di Gesù è aperta ed è vuota! Da qui comincia tutto. Attraverso quel sepolcro vuoto passa la via nuova: la via della vita in mezzo alla morte, la via della pace in mezzo alla guerra, la via della riconciliazione in mezzo all’odio, la via della fraternità in mezzo all’inimicizia”. Solo Gesù, il risorto, “è capace di far rotolare le pietre che chiudono il cammino verso la vita”, è lui dice il Papa “la via della vita, della pace, della riconciliazione, della fraternità”. Pasqua per i cristiani è passaggio, e senza il perdono di Gesù “non si esce dalle chiusure, dai pregiudizi, dai sospetti reciproci, dalle presunzioni che sempre assolvono sé stessi e accusano gli altri”. (Fabio Zavattaro)

Mons. Baturi: “Creare reti di amicizia dove c’è la guerra, serve una nuova immagine dell’Europa”

31 Marzo 2024 -

Roma - “Dobbiamo evangelizzare, parlare di Cristo al cuore inquieto dell’uomo, raccontare e dare testimonianza perché Cristo si può annunciare solo dando testimonianza nella nostra vita e nell’unità della Chiesa”. Mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, parla nella Domenica di Pasqua.

Una solennità che si celebra quest’anno in un mondo insanguinato: l’attentato a Mosca, le decine di migliaia di morti a Gaza e nel Medio Oriente, gli oltre due anni di guerra in Ucraina. È un tempo carico di dolore, che richiama la Passione del Signore e il racconto della violenza, del tradimento, dell’abbandono per paura. È il paradigma del male che conosciamo, che vediamo ogni giorno. È impressionante, sembra essere sempre presenti a quei momenti in cui Cristo viene consegnato per la salvezza del mondo. Quel dolore lo conosciamo, così come conosciamo la cattiveria e la volontà di deridere. Appartiene all’inventario peggiore della nostra umanità, che in questi giorni occupa gli spazi della cronaca. Scorge spiragli di luce? Non possiamo ignorare le figure di compassione e di pietà nel racconto della Passione. Penso a Maria Maddalena, al discepolo che Gesù tanto amava, a Maria: c’è grande dolore e preoccupazione, ma ci sono anche punti di luce e di amore che possono illuminare la notte e farci attendere l’aurora. In fondo la Pasqua è anche questo: saper guardare e credere ai segni di bene che esistono nel mondo. Credere nella possibilità di un mondo nuovo, che si realizzi ancora l’impossibile, ovvero una vita più grande della morte. La Chiesa in Italia è da sempre partecipe delle situazioni di dolore del mondo. Il popolo cristiano celebra la Risurrezione e prega, facendosi vicino agli uomini che sono sgomenti e che hanno paura. La Chiesa in Italia ha raccolto questa grande consegna dalla storia e dal magistero dei Papi: essere un segno di rinnovamento e di umanità riconciliata. Tutto ciò lo esprimiamo continuamente, anzitutto nella preghiera incessante per la fine della guerra, per la pace, per la libertà, per la riconciliazione nel perdono. E poi spendendoci per l’amicizia tra i popoli con le visite o con i fondi dell’8xmille che destiniamo alle zone più povere. A noi interessa creare reti di amicizia laddove la guerra è il più grande motore d’inimicizia e inoltre attraverso la solidarietà concreta, per alleviare le conseguenze più aspre dei conflitti che si ripercuotono sempre sui popoli indifesi. In Ucraina, a Gaza, nel Congo, in Siria. Vogliamo essere come il viandante misterioso che si affianca ai discepoli, mettendoci accanto agli uomini che cercano e che soffrono per consolarli e per indicare una via di speranza. È così difficile, Eccellenza, riuscire a far dialogare popoli che spesso sono fratelli? Tutte le volte in cui, sull’evidenza di un’umanità che ti rende fratelli, prevalgono le ideologie si manifesta l’inimicizia. Allora non ci si fa più scrupolo di violare gli altri, di cercare complici, di generare vittime. È una logica spietata, contraria al Vangelo. Una preghiera bizantina molto bella invita a dare il nome di fratello anche al nemico, ma questo può farlo soltanto il Risorto. Per questa ragione, in certi contesti la presenza cristiana è fondamentale, perché invita all’incontro attraverso il perdono. Se dovessero sparire i cristiani dalla Terra Santa sarebbe un male per tutti, perché i cristiani predicano una possibilità di perdono e riconciliazione. Guardando in casa nostra, che urgenze identifica per l’Italia? Dobbiamo evangelizzare, parlare di Cristo al cuore inquieto dell’uomo, raccontare e dare testimonianza perché Cristo si può annunciare solo dando testimonianza nella nostra vita e nell’unità della Chiesa. C’è poi la questione della solidarietà di fronte alla povertà economica ed educativa, che richiede lo sforzo delle autorità civili e la creatività delle comunità cristiane. Penso anche ai giovani, alla loro sofferenza talvolta gridata e talvolta muta, che diventa troppo spesso violenza verso se stessi e il proprio corpo. Dobbiamo essere compagni di questi ragazzi, dando loro una speranza. Pochi giorni fa il card. Matteo Zuppi ha detto che “suscita preoccupazione la tenuta del sistema Paese”. È certamente in ballo la tenuta del sistema Italia, non dobbiamo far venire meno i legami di solidarietà e di coesione, fondamentali per l’unità nazionale. Perché un Paese può crescere solo insieme e unito. A Pioltello una scuola ha deciso di sospendere le lezioni nel giorno di chiusura del mese sacro del Ramadan. È un campanello di allarme per la presenza dei cattolici in Italia? Sarei più preoccupato di un laicismo che non riconosca lo spazio del fenomeno religioso in termini comunitari. Vorrei che i cristiani vivessero il dialogo con tutte le religioni, sapendo riportare l’uomo alla dimensione religiosa del suo rapporto con Dio dentro un’identità chiara e un’amicizia aperta. Le cose non sono incompatibili: quando il cristianesimo non è ridotto a mero elemento sociologico o identitario, ma è aperto all’incontro con gli altri, una nazione come l’Italia può aprirsi ad altre dimensioni culturali, etiche e religiose. È un vantaggio per tutti, naturalmente nel rispetto degli ordinamenti. A giugno si voterà per il Parlamento europeo. Cosa si attende? Una nuova immagine dell’Europa. Ciò che sta accadendo ai suoi confini, in Ucraina ma anche a Gaza, ci parla della necessità di un’iniziativa di pace, di salvaguardia della persona umana e dei diritti delle comunità da parte dell’Europa. (Riccardo Benotti)

Vangelo Migrante: Pasqua del Signore (Lc 24,13-35)

30 Marzo 2024 -
Christos anesti… alitos anesti: Cristo è risorto, è veramente risorto! Dopo aver assistito alla tragedia della Crocifissione risuona nella Chiesa il grande annuncio delle donne, le prime protagoniste della Pasqua. Gesù ha lasciato il sepolcro: è risorto! Veramente risorto! Questo è il saluto che la Chiesa orientale rivolge come scambio di pace nel giorno di pasqua mentre ci si abbraccia. La gioia del trovare il sepolcro vuoto ci ricorda un evento straordinario: Cristo era morto ma ora è vivo e ci precede in Galilea. In questa domenica siamo chiamati a vedere oltre la morte e a proclamare la vittoria di Cristo sulle tenebre della morte e del peccato. Nessuno può dire che esiste la Resurrezione, ma alcuni ci hanno detto che è Risorto e che lo hanno incontrato. Maria di Magdala lo vede nel giardino e Lui la esorta a non piangere ma a rallegrarsi perché è risorto. A Pasqua non c’è spazio per i lutti e le lacrime. Pasqua è l’occasione felice per tirare un sospiro di sollievo: non siamo più nel buio della morte ma nella Luce della vita! Anche Cristo, risorto, è disceso agli inferi per chiamare e liberare Adamo affinché lui si risvegliasse dalla morte e prendesse parte alla vita nuova. “Io sono con fino alla fine del mondo” (Mt. 28, 20) dice Gesù e in questo orizzonte, in questo mondo lacerato da discordie, guerre e morti noi la vita.  La bella notizia del sepolcro vuoto, le apparizioni del  Risorto,  ci immergono in un clima di vera gioia in cui sentiamo risuonare l’Alleluia pasquale e le campane a festa. Siamo figli di un Dio che ci vuole vivi e pieni di speranza. La Pasqua ha un valore missionario, non basta sapere che Gesù è veramente risorto e non basta credere che non lo hanno trafugato come si pensava, occorre essere testimoni. Dobbiamo diffondere la speranza attraverso gesti di resurrezione: un sorriso, un abbraccio, un gesto di solidarietà con chi soffre. Possiamo farlo non solo spalancando le braccia ma anche aprendo le nostre frontiere agli stranieri, agli emarginati, e a tutti i poveri. Usciamo dai sepolcri fatti di egoismo e cinismo e rimettiamoci ad amare con cuore sincero. Come san Tommaso, tutti siamo chiamati, seppur nel dubbio, a credere senza vedere e a condividere con tutti i fratelli la gioia di essere cristiani risorti. Da morti viventi a uomini vivi. La Pasqua non abbatte la morte corporale, che fa parte dell’esistenza umana e terrena e che San Francesco chiama sorella, ma ci aiuta ad abbracciarla con   fede nella Luce di Colui che è il primo dei Risorti. In questo augurio Pasquale chiediamo allo Spirito che soffi sulle nostre ossa inaridite (Ezechiele 37) e ci aiuti a rinnovarci nel cuore e nella mente per essere uomini e donne nuovi trasformati dalla grazia Pasquale. Se Cristo è risorto, e lo è, non è vana la nostra fede anzi è sempre più vera e forte.  Il Cristo Risorto riempia le nostre famiglie di benedizioni e ci aiuti ad essere orgogliosi di avere un crocifisso appeso alla parete; non ci faccia dimenticare il valore di un segno di croce o di una preghiera fatta col cuore prima dei pasti; aumenti il desiderio di partecipare alla Santa Eucaristia e di compiere sempre gesti di fraternità e umanità. Buona Pasqua a tutti i lettori: Cristo è veramente risorto! (Andrea Fulco)

Il Risorto ci dà la speranza. Compito di ogni cristiano è essere amico della pace

30 Marzo 2024 -
C’è una frase che mi risuona dentro che ho voluto condividere con i miei amici come augurio per la Pasqua: “Dio continua a risorgere perché la speranza non muoia”. Oggi come ieri è il senso più profondo di questa festa, ma anche della nostra fede, perché senza Risurrezione non ci sarebbe cristianesimo. Non dobbiamo stancarci di ricordarlo! Soprattutto in questi momenti in cui ci sembra di vivere un paradosso: proclamiamo la vita e siamo circondati dalla morte, proclamiamo l’amore che dà tutto sé stesso e siamo immersi in egoismi e disuguaglianze, proclamiamo la verità e facciamo i conti con menzogne e sotterfugi. L’uomo è figlio di Dio, dovrebbe avere il desiderio di aiutare i fratelli e in particolare i più deboli. Perché non accade? Non soccorriamo più i naufraghi, accettiamo guerre che uccidono bambini, malati, donne, anziani, ci distruggiamo reciprocamente, non ci fermiamo di fronte alla minaccia nucleare. Sotto i nostri occhi scorrono continuamente immagini terribili e si aprono scenari sempre più drammatici. Non vediamo persone e istituzioni autorevoli che si spendano instancabilmente per bloccare le armi, l’odio, le guerre, persone e istituzioni sopra le parti che si mettano a capo di un popolo di operatori di pace che c’è ma non riesce a far sentire la propria voce. Vorrei che la saggezza bussasse finalmente alla porta della nostra coscienza e che tutti insieme ricercassimo nuove strade e soluzioni. Se il mondo della buona volontà riuscisse a spingere in quella direzione riusciremmo a fermare guerre fratricide e a invertire il corso della storia, investiremmo le migliori risorse per il bene dei più poveri, debelleremmo il sottosviluppo e la fame. Ho un desiderio grande: che le religioni, le grandi religioni che riconoscono l’unico Dio, facciano un grande esame di coscienza, si uniscano e si spendano per la pace. Altrimenti il conteggio dei morti andrà avanti all’infinito e tanti innocenti moriranno ancora. Dobbiamo diventare ancora più autorevoli nel crederci. Credo che sia il compito di ogni cristiano, chiamato ad essere amico della pace, con la propria vita, con la propria responsabilità. Pace significa prima di tutto scegliere nel cuore un cammino di pacificazione con la propria storia, con le proprie ferite, con le persone che abbiamo a fianco. Poi, far entrare il mondo nella propria vita. Perché la pace è vera solo se passa da opere di giustizia, se fa di tutto per combattere la fame, per dare cure e istruzione a chi non ne ha, se ha il coraggio di mettersi nei panni degli altri, di chi fugge dal proprio Paese, di chi vive sofferenze indicibili. Solo una pace che si fa carico delle ingiustizie è credibile. Non ne esiste un’altra. Con il tempo ho capito che alla pace, quella vera, quella testimoniata da Gesù, si arriva solo con i fatti. Noi crediamo nella bontà che disarma, ma non siamo buonisti. Vogliamo la pace, ma non siamo pacifisti. Ci sentiamo piuttosto operatori di pace, pacificati e pacificatori che fanno gesti concreti di pace ogni giorno. Poi, certo, dobbiamo dire con estrema chiarezza che fino a quando continueremo a costruire armi, il mondo non avrà futuro. Siamo deboli, spaventati, a volte rassegnati di fronte al male. La Pasqua è la risposta, è la certezza che l’Amore vero ha già vinto, ha già cambiato il corso della storia. Aggrappiamoci con tutto noi stessi alla speranza che non muore, per diventare a nostra volta speranza per chi incontriamo. (Ernesto Olivero)

Sabato santo: crediamo ancora in Gesù, Figlio di Dio?

30 Marzo 2024 -
Gesù, dopo la condanna a morte, è condotto dai soldati verso il Golgota. Lungo il cammino vi è tanta gente. Molti dei presenti lo insultano, alcuni rimangono in silenzio, altri piangono, perché hanno visto in Lui l’opera di salvezza attraverso il perdono, la guarigione, la commozione, la compassione, l’incoraggiamento. Cammina sulla strada percosso e schernito e non si difende: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca” (cfr. Is 53,7). Lo deridono e lo insultano con il titolo di “Re dei Giudei” ed Egli non proferisce parola. Tra coloro che lo accompagnano, oggi a volte ci siamo anche noi, spesso sfidandolo, perché vorremo che le nostre storie andassero in modo diverso, a tal punto da mettere in dubbio che il Signore esista veramente. Durante il tragitto dona uno sguardo di misericordia. Da mite risponde ai detrattori con il silenzio, per portare fino in fondo la missione affidata dal Padre, lasciandosi crocifiggere per puro amore gratuito per l’umanità. Maria, la madre del Figlio di Dio, è sotto la croce, insieme con Maria di Cleofa, con Maria di Magdala e con Giovanni, il discepolo che Egli amava, al quale affida sua madre. Ella come Gesù aderisce al progetto del Padre senza condizioni. Il dono di sé senza fine si conclude per il Figlio sulla croce, nel momento in cui, chinato il capo spirò, dopo aver detto a gran voce: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito” (Lc 23,46), e per Maria nel silenzio profondo avvolta dal dolore, abbandonata solo tra le braccia di Dio. Come il Figlio non inveisce contro nessuno, rimane in contatto con il suo dolore sotto la croce di Gesù ormai morto: non parla, soffre con Lui. Mentre Giuda l’ha tradito, Pietro l’ha rinnegato, gli altri sono fuggiti, ella rimane in piedi con il cuore trafitto e con lo sguardo d’amore rivolto verso il Figlio. Ma è proprio tutto finito? Sembra che per Maria il momento dell’annunciazione e il momento della morte di Gesù coincidano. Tutto è opera di Dio: forse non riesce a capire l’accadimento, ma continua a fidarsi di Lui, a credere che tutto ciò che avviene è per la realizzazione di un progetto d’amore che la supera. Maria, facendo memoria delle promesse dell’Altissimo, non può rimanere delusa, perché vive nella fede. Ella crede che il Dio della vita non può lasciare morire definitivamente il suo progetto d’amore per l’umanità, che qualcosa di grande sarebbe accaduto, che la morte non poteva avere l’ultima parola. L’esperienza di Maria ci porta a verificare il nostro vissuto di credenti lungo il nostro cammino di ogni giorno. Se Gesù Cristo e il Vangelo sono il senso della nostra esistenza, come viviamo la fede nel quotidiano? Quale testimonianza di fede offriamo ogni giorno alle persone che incontriamo? Il silenzio del sabato santo ci apre nuovi orizzonti di vita. Ci immette in un cammino verso l’eternità, perché è il giorno in cui siamo invitati a scegliere se vivere ogni momento per noi stessi o per Cristo. Il silenzio di Gesù nel sepolcro ancora oggi ci interroga e attende delle risposte personali e comunitarie. Crediamo che il Figlio di Dio ha vinto la morte? Dalla risposta capiamo se le nostre morti quotidiane sono senza vita o sono illuminate dalla speranza donata da Cristo. Durante il sabato santo da cristiani siamo chiamati a vivere il tempo dell’attesa. Mentre Gesù aspetta il nostro sì per affidarci la sua missione, per diffondere ovunque con le opere l’amore di Dio, noi nelle ore più buie possiamo sperimentare che il Figlio di Dio ci ama come siamo, ha fiducia in noi, conta su ciascuno, nonostante le nostre fragilità. Nella fede Egli ci invia, dopo il nostro sì, ad essere testimoni della sua Risurrezione. Forse in questo tempo stiamo facendo delle cose per Dio: incontri, convegni, rappresentazioni…ma pare, a volte, che il grande assente nelle nostre storie è il Signore! Che cosa ci impedisce e che cosa ci aiuta a seguire con fede Gesù nel quotidiano, per essere testimoni del Risorto? (Diana Papa)  

Venerdì Santo a Gaza: il parroco Romanelli “vicino al Calvario c’è la Tomba Vuota”

29 Marzo 2024 -
Gaza, fedeli in preghiera per la pace (foto parrocchia latina)
Il Calvario di Gaza è pieno di croci. Il “Luogo del Cranio” è tornato ad essere luogo di morte. Il sangue di migliaia di persone che sono cadute in questa guerra continua a insanguinare, ancora una volta, questa Terra Benedetta. Benedetta perché un giorno ha bevuto il Sangue innocente e redentore dell’Agnello Immacolato, Gesù Cristo. Benedetta perché quella stessa terra, dalle sue viscere, è stata costretta a restituire quel sangue al Corpo glorioso del Signore Gesù Risorto.

Padre Gabriel Romanelli, parroco di Gaza (Foto Sir)

E così da quel benedetto Venerdì Santo, la Terra, questa Terra, sa che il sangue innocente, come quello dei bambini innocenti degli ebrei uccisi dal crudele Erode, diventa misteriosamente segno e pegno di benedizione e Resurrezione. Ma intanto, sul Calvario di Gaza, le croci continuano a sanguinare, e i martellanti bombardamenti e gli spari continuano a mettere in croce migliaia e migliaia di persone. C’è chi schernisce, c’è chi si volta dall’altra parte per non vedere la sofferenza altrui… Com’è difficile prendersi cura di un malato o di un ferito senza avere il necessario per curarlo! Sì! È difficile essere testimoni della croce degli altri. È difficile, è noioso, è desolante. È difficile pensare alle sofferenze di prigionieri e ostaggi, ai morti, ai feriti, alle violenze di ogni genere. Eppure è proprio ciò che sta accadendo. Sul Calvario di Gaza arriva anche la carestia. Non c’è mai stata una situazione del genere, i bambini muoiono di fame. Sembra impossibile che il cibo arrivi alle bocche affamate, ma non è impossibile che le bombe e i proiettili raggiungano le case di migliaia e migliaia di civili, la maggior parte delle vittime. Le informazioni sono spaventose. Oltre alle 1.200 vittime in Israele del tragico 7 ottobre e ai più di 5.400 feriti, a Gaza, ad oggi, si contano più di 32.000 morti, compresi gli oltre 12.000 bambini uccisi. Senza contare le diverse migliaia di altre persone che sono rimaste sotto le macerie. Sono più di 70.000 i feriti a Gaza, molti dei quali gravi. Più di mille i bambini che hanno subito amputazioni. E migliaia quelli rimasti orfani. Nella Striscia di Gaza vivono più di 2,3 milioni di persone; 1,7 milioni sono sfollati. Centinaia di migliaia hanno perso completamente le loro case, con tutto ciò che questo comporta; hanno perso le scuole dei propri figli, i posti di lavoro, i luoghi di svago, le cliniche, i negozi di quartiere. Persino interi quartieri sono scomparsi.

Funerali dei cristiani morti a Gaza (Foto Latin Parish Gaza)

Anche la comunità cristiana è sul Calvario di Gaza. Questa comunità, che contava 1.017 membri all’inizio della guerra (135 cattolici e 882 greco-ortodossi), ha perso 31 membri: 18 sono morti in un bombardamento israeliano di fronte alla chiesa ortodossa che ha causato la distruzione di un edificio parrocchiale che ospitava dei rifugiati cristiani che stavano dormendo; 2 donne, rifugiate cattoliche, sono state assassinate all’interno della parrocchia latina da un cecchino delle Forze di difesa israeliane (IDF), (come riporta una nota del Patriarcato Latino di Gerusalemme del dicembre 2023). E altri 11 cristiani sono morti per mancanza di assistenza ospedaliera. Nella parrocchia cattolica ci sono circa 600 parrocchiani rifugiati, in quella ortodossa 250. La gente vaga in questa ‘Via Crucis’ da una parte all’altra in cerca di tutto: riparo, una coperta, acqua, qualcosa da mangiare, vaga da una parte all’altra cercando di schivare i bombardamenti. Migliaia e migliaia di persone così bisognose! Soprattutto hanno bisogno di essere trattate con un po’ di umanità. I cristiani che hanno deciso di rimanere “accanto a Gesù in ciò che Gesù ha vissuto”, soffrono come il resto della popolazione e chiedono a Dio e a sua Madre la cessazione immediata e permanente delle ostilità, la liberazione dei prigionieri, gli urgentissimi aiuti umanitari in tutta la Striscia (Nord e Sud) e assistenza per migliaia e migliaia di feriti. Gaza vive un Calvario. E sul suo Calvario c’è morte e ci sono ombre di morte. Ma, al tempo stesso, sappiamo che vicino al Calvario c’è la Tomba Vuota. La morte non ha l’ultima parola. Preghiamo e lavoriamo per essere testimoni di speranza in mezzo a tanto dolore. Continuiamo a pregare per la Pace in Palestina e Israele. (Padre Gabriel Romanelli, IVE, parroco latino di Gaza)

“Un mare di porti lontani”: un film che sarà presentato a Firenze il 4 aprile

27 Marzo 2024 - Firenze - Sarà presentata a Firenze il 4 aprile alle 11:00 ai media  la lunga tournée di proiezioni e dibattiti in Italia e all’estero con il film sulle navi umanitarie del regista fiorentino Marco Daffra:  “Un mare di porti lontani – Omaggio di verità per chi tende le mani ai naufraghi del Mediterraneo”. A presentare il film Marco Tarquinio, già direttore di Avvenire; Mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo e presidente della Fondazione Migrantes; Valentina Brinis,  portavoce Open Arms e il regista Marco Daffra che in un anno di lavoro ha documentano la vita, le testimonianze e le motivazioni del personale di bordo delle navi umanitarie che soccorrono i migranti in pericolo. Nel film prendono la parola donne e uomini degli equipaggi: capitani, marinai, guidatori di gommoni, macchinisti, medici, infermieri, traduttori, mediatori culturali. E anche una testimonianza del medico Pietro Bartolo, che visitò 350mila superstiti in 30 anni: “Sentiamo parlare ancora di 'emergenza sbarchi' – dice Bartolo -  quando invece da decenni le traversate della morte 'sono un fenomeno strutturale'". Media e governi “hanno criminalizzato i migranti – denuncia  Bartolo - dicendo che sono alieni, vengono a rubare il lavoro, c'è l'invasione, portano malattie". Hanno dato “un'informazione tossica” che "provoca una cultura del pregiudizio e del rancore. Dicono questo perché non hanno mai visto negli occhi il terrore di queste persone. Allora bisogna fare una contro narrazione, raccontare la verità”. Dopo Firenze il film sarà presentato semore nel capolugo fiorentino il 9 aprile alle ore 21, Firenze presso il cimena La fiaba; l'11aprile, ore 21 a Pontassieve al cinema Italia; il 18 aprile, ore 21, a Ferrara al Cinema Santo Spirito e il 22 aprile di nuovo a Firenze, ore 19 allo Spazio Alfieri.

Oim: “due terzi dei migranti morti in mare senza nome

27 Marzo 2024 -

Milano - Scomparsi e senza nome. Sono le persone migranti vittime dei viaggi nel Mediterraneo. Più di due terzi delle persone che muoiono in mare non sono identificate. Persone che lasciano il Nord Africa, da Libia e Tunisia, e che cercano di raggiungere l’Europa lungo la rotta del mediterraneo centrale. Ed è proprio l’annegamento la causa principale dei decessi delle migrazioni. Lo afferma un rapporto dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) pubblicato a Ginevra. In dieci anni (2014-2023), il progetto “Missing Migrants” dell’Oim ha registrato più di 63.000 morti di migranti. Più di una persona su tre identificata proviene da paesi in conflitto, tra cui Afghanistan, Myanmar, Repubblica araba siriana ed Etiopia, afferma il rapporto, ma per più dei due terzi di coloro la cui morte è stata documentata dal progetto l’identità non ha potuto essere stabilita.

Il rapporto evidenzia inoltre che l’annegamento è la causa di morte più diffusa, con oltre 36.000 decessi registrati lungo le rotte migratorie nell’ultimo decennio. La stragrande maggioranza dei decessi per annegamento si è verificata nel Mediterraneo, con più 28.000 morti. L’Oim precisa che gli oltre 63.000 decessi durante la migrazione registrati dal Missing Migrants Project degli ultimi dieci anni «rappresentano probabilmente solo una frazione del numero effettivo di vite perse in tutto il mondo» e che «nonostante gli impegni politici e la grande attenzione dei media sulla questione in molte regioni del mondo, le morti sono in aumento. Il 2023 ha infatti registrato il più alto bilancio annuale di vittime con quasi 8.600 vite perse ». Per l’Agenzia Onu per le migrazioni, i dati del rapporto pubblicato in occasione del decimo anniversario del progetto Missing Migrants «dimostrano l’urgente necessità di rafforzare le capacità di ricerca e salvataggio, di facilitare percorsi migratori sicuri e regolari e di azioni per prevenire ulteriori perdite di vite umane. L’azione dovrebbe includere anche una cooperazione internazionale intensificata contro le reti di contrabbando e di tratta». Intanto proseguono i trasferimenti dall’isola di Lampedusa. Sono 339 i migranti nell’hotspot dell’isola, dopo il trasferimento di 380 persone a Porto Empedocle, imbarcati sul traghetto di linea e arrivate all’alba di ieri mattina. La prefettura di Agrigento ha disposto il trasferimento di altri 180 migranti con un volo Oim diretto a Bergamo.

Dopo i tre naufragi e gli altrettanti morti negli ultimi tre giorni e i tanti arrivi sull’isola, ieri, la Guardia costiera tunisina ha bloccato due tentativi di migrazione irregolare, soccorrendo 41 persone di vari Paesi dell’Africa subsahariana a bordo di imbarcazioni al largo della regione di Sfax. Lo ha reso noto la Direzione generale della Guardia nazionale, precisando che durante le operazioni di salvataggio è stato recuperato un cadavere. La stessa fonte dà conto dell’arresto, da parte della Guardia nazionale e delle squadre speciali di rapido intervento, di nove persone, accusate a vario titolo di traffico di esseri umani, in qualità di organizzatori e mediatori, e del sequestro di un motore marino. (Daniela Fassini - Avvenire)