Primo Piano
Consiglio giovani del Mediterraneo: mons. Baturi, “nei giovani capacità di immaginare un futuro diverso”
Viminale: da inizio anno sbarcate 11.416 migranti sulle nostre coste
Migrantes: il cordoglio per la morte del segretario Cgie, Michele Schiavone
Consiglio Giovani Mediterraneo: da oggi incontro a Bruxelles
Bruxelles - È atteso oggi (fino al 4 aprile), a Bruxelles, il Direttivo del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, l’opera-segno nata a seguito dell’Incontro di Vescovi e Sindaci del Mediterraneo che si è svolto a Firenze dal 23 al 27 febbraio 2022. Fortemente voluto e sostenuto dalla Cei, “il progetto che raduna oltre 30 tra ragazzi e ragazze di 19 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, mira a curare la dimensione spirituale, a rafforzare l’azione pastorale davanti alle sfide odierne e a costruire relazioni fraterne”. Una vera e propria ‘scommessa’ sui giovani, nello stile di Papa Francesco, sulla quale hanno deciso di puntare anche altri organismi come la fondazione La Pira e la Fondazione Giovanni Paolo II. Del direttivo fanno parte Emile Fakhoury (Libano), Maher Dridi (Tunisia), Aleks Birsa Jogan (Slovenia) e la coordinatrice Pilar Shannon Perez Brown (Spagna).
“Andremo a Bruxelles per incontrare le Istituzioni europee e dialogare con loro di temi che riguardano il futuro dei giovani, il nostro coinvolgimento e il futuro dell’area del Mediterraneo che vede al suo interno diversi Paesi dell’Ue che gioca un ruolo rilevante per quanto riguarda la pace, lo sviluppo e l’integrazione”, dichiara al Sir Aleks Birsa Jogan. “Cercheremo anche di conoscerne i meccanismi, le funzioni, e di presentare il nostro Consiglio durante gli incontri che avremo. A tutti diremo che i giovani del Mediterraneo vogliono vivere in pace, in società inclusive e attente al dialogo e al bene comune”.
Una delle finalità del Consiglio, infatti, è quella di tenere unite le comunità ecclesiali delle Chiese che si affacciano sul ‘Mare Nostrum’ quindi favorirne l’unità, la condivisione e il dialogo sia ecumenico che interreligioso. “Da parte nostra ci impegniamo con il nostro lavoro ad avvicinare Europa, Asia e Africa, condividendo quei valori costitutivi e connaturati all’area Mediterranea. Impegnati nel nostro piccolo, nelle nostre case, nelle nostre scuole, nelle nostre associazioni a partire dalla preghiera per chiedere a Dio il dono della pace e della conversione dei cuori. E vorrei aggiungere anche partecipando alla vita sociale e politica dei nostri Paesi. Siamo attesi da un importante voto europeo il prossimo giugno. Andare a votare è un importante esercizio di partecipazione e cittadinanza”. Sul voto recentemente si è espressa anche la Comece, la Commissione delle Conferenze episcopali dell’Ue che in un messaggio ha incoraggiato “i giovani a esercitare il loro diritto di voto per costruire così un’Europa che assicuri loro il futuro e risponda alle loro più genuine aspirazioni. Incoraggiamo anche i giovani cattolici europei che sentono la chiamata a impegnarsi in politica a seguire questa chiamata, preparandosi adeguatamente, sia intellettualmente che moralmente, a contribuire al bene comune in uno spirito di servizio alla comunità”. Secondo Pilar Shannon Perez Brown, coordinatrice del Direttivo, “questo meeting a Bruxelles è utile per incontrare le istituzioni europee e illustrare loro il nostro progetto del Consiglio dei giovani del Mediterraneo per impostare e pensare future sinergie e collaborazioni con giovani impegnati nel campo della costruzione della pace, di una società più giusta e unita”. Quello di Bruxelles, spiega al Sir, “sarà anche un tempo di ascolto delle Istituzioni europee. Come giovani vogliamo condividere le nostre esperienze, le culture dei Paesi da cui proveniamo, ma anche ascoltare cosa le Istituzioni europee avranno da dirci”. Nella capitale europea il Direttivo sarà accompagnato da mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei. In programma diversi incontri tra i quali spiccano quelli con mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), e con Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo. Altro appuntamento che attende il Consiglio dei giovani del Mediterraneo è fissato per il 16 aprile, a Fiesole, dove sarà inaugurata la sede. Inoltre è in fase di costruzione anche il portale web del Consiglio dove saranno resi disponibili contenuti relativi ai percorsi tematici affrontati, un’area per la formazione permanente, informazioni e notizie. (Daniele Rocchi)
Migrantes Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela: oggi la presentazione Rapporto sul Diritto d’Asilo
Rimini: due giornate per conoscere la cultura romanì
I porti lontani: docufilm e dibattito a Firenze
Torino: il 13 aprile un corso su Migranti Ambientali
Centro Mediterraneo Giorgio La Pira: quattro tappe in Sicilia su “Liberi di scegliere se migrare o restare?”
Modica - Con la presentazione in Sicilia del Report sul diritto d’asilo 2023 elaborato dalla Fondazione Migrantes, sono ripartite le attività del Centro Mediterraneo Giorgio La Pira. Quattro le tappe interessate dall’isola, scandite dalla tematica “Liberi di scegliere se migrare o restare?”, titolo della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2023 attorno a cui sono ruotate le riflessioni portate avanti dagli ospiti. A presentare il volume tra le città, Mariacristina Molfetta, co-curatrice del Report, la quale ha portato avanti numeri e riflessioni su una serie di chiavi di lettura tra le più care allo stesso “sindaco santo” Giorgio La Pira.
Durante il suo intervento già dalla prima tappa a Siracusa Molfetta ha ricostruito il quadro generale sulla mobilità nel nostro Paese. La sua riflessione ha sottolineato la profonda diversità tra le diverse migrazioni, che sancisce in primis la possibilità di viaggiare liberamente per alcuni e l’impossibilità di farlo per altri a seconda della nazionalità e sulla base di criteri per nulla relativi al merito. Se in tema di libertà fondamentali chiunque avrebbe diritto a rimanere nel proprio paese d’origine, a migrare o restare nel paese di arrivo, sulla base delle politiche oggi attuate in alcune aree d’Europa e in Italia spesso questi diritti vengono a mancare.
Pasqua: i srilankesi in Italia a Lourdes
Papa Francesco prega per migranti e invita a combattere “il flagello della tratta”
Dove comincia tutto
Mons. Baturi: “Creare reti di amicizia dove c’è la guerra, serve una nuova immagine dell’Europa”
Roma - “Dobbiamo evangelizzare, parlare di Cristo al cuore inquieto dell’uomo, raccontare e dare testimonianza perché Cristo si può annunciare solo dando testimonianza nella nostra vita e nell’unità della Chiesa”. Mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, parla nella Domenica di Pasqua.
Vangelo Migrante: Pasqua del Signore (Lc 24,13-35)
Il Risorto ci dà la speranza. Compito di ogni cristiano è essere amico della pace
Sabato santo: crediamo ancora in Gesù, Figlio di Dio?
Venerdì Santo a Gaza: il parroco Romanelli “vicino al Calvario c’è la Tomba Vuota”
“Un mare di porti lontani”: un film che sarà presentato a Firenze il 4 aprile
Oim: “due terzi dei migranti morti in mare senza nome
Milano - Scomparsi e senza nome. Sono le persone migranti vittime dei viaggi nel Mediterraneo. Più di due terzi delle persone che muoiono in mare non sono identificate. Persone che lasciano il Nord Africa, da Libia e Tunisia, e che cercano di raggiungere l’Europa lungo la rotta del mediterraneo centrale. Ed è proprio l’annegamento la causa principale dei decessi delle migrazioni. Lo afferma un rapporto dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) pubblicato a Ginevra. In dieci anni (2014-2023), il progetto “Missing Migrants” dell’Oim ha registrato più di 63.000 morti di migranti. Più di una persona su tre identificata proviene da paesi in conflitto, tra cui Afghanistan, Myanmar, Repubblica araba siriana ed Etiopia, afferma il rapporto, ma per più dei due terzi di coloro la cui morte è stata documentata dal progetto l’identità non ha potuto essere stabilita.
Il rapporto evidenzia inoltre che l’annegamento è la causa di morte più diffusa, con oltre 36.000 decessi registrati lungo le rotte migratorie nell’ultimo decennio. La stragrande maggioranza dei decessi per annegamento si è verificata nel Mediterraneo, con più 28.000 morti. L’Oim precisa che gli oltre 63.000 decessi durante la migrazione registrati dal Missing Migrants Project degli ultimi dieci anni «rappresentano probabilmente solo una frazione del numero effettivo di vite perse in tutto il mondo» e che «nonostante gli impegni politici e la grande attenzione dei media sulla questione in molte regioni del mondo, le morti sono in aumento. Il 2023 ha infatti registrato il più alto bilancio annuale di vittime con quasi 8.600 vite perse ». Per l’Agenzia Onu per le migrazioni, i dati del rapporto pubblicato in occasione del decimo anniversario del progetto Missing Migrants «dimostrano l’urgente necessità di rafforzare le capacità di ricerca e salvataggio, di facilitare percorsi migratori sicuri e regolari e di azioni per prevenire ulteriori perdite di vite umane. L’azione dovrebbe includere anche una cooperazione internazionale intensificata contro le reti di contrabbando e di tratta». Intanto proseguono i trasferimenti dall’isola di Lampedusa. Sono 339 i migranti nell’hotspot dell’isola, dopo il trasferimento di 380 persone a Porto Empedocle, imbarcati sul traghetto di linea e arrivate all’alba di ieri mattina. La prefettura di Agrigento ha disposto il trasferimento di altri 180 migranti con un volo Oim diretto a Bergamo.
Dopo i tre naufragi e gli altrettanti morti negli ultimi tre giorni e i tanti arrivi sull’isola, ieri, la Guardia costiera tunisina ha bloccato due tentativi di migrazione irregolare, soccorrendo 41 persone di vari Paesi dell’Africa subsahariana a bordo di imbarcazioni al largo della regione di Sfax. Lo ha reso noto la Direzione generale della Guardia nazionale, precisando che durante le operazioni di salvataggio è stato recuperato un cadavere. La stessa fonte dà conto dell’arresto, da parte della Guardia nazionale e delle squadre speciali di rapido intervento, di nove persone, accusate a vario titolo di traffico di esseri umani, in qualità di organizzatori e mediatori, e del sequestro di un motore marino. (Daniela Fassini - Avvenire)