Proposta dal Wcc e dal Clai
Roma – La violenza del razzismo e le sfide che le Chiese e le organizzazioni ecumeniche dovranno affrontare per contrastare l’escalation della violenza sono stati i due principali temi affrontati nel corso di un convegno promosso dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc), in collaborazione con il Consiglio delle Chiese dell’America Latina (Clai). All’evento, svoltosi a Managua, in Nicaragua, hanno preso parte numerosi delegati dei due organismi ecumenici e molti esperti, provenienti da Brasile, Honduras, Colombia, Perú e Stati Uniti, che operano con le comunità dei discendenti africani e degli indigeni.
Durante l’incontro, Rolf Malunge, rappresentante per il Brasile, ha illustrato la realtà del razzismo nel Paese sudamericano, dove migliaia di persone, soprattutto giovani, sono state uccise negli ultimi anni.
«A morire – ha detto Malunge – sono più i neri dei bianchi e molti di loro vengono uccisi anche dalla polizia. Questo è sistematico e le statistiche lo dimostrano anno dopo anno. Il razzismo non riguarda solo la violenza, ma anche le opportunità. A frequentare l’università sono più i bianchi che i neri. Alcuni sostengono che non è un problema legato alla razza, ma è invece una questione di classe. La spiegazione – ha proseguito Malunge – è che le classi più basse in Brasile sono rappresentate in prevalenza da gente di colore, quindi in realtà è sia un problema di razza che una questione di classe. Come chiese non siamo preparati ad affrontare il razzismo. Al momento, in Brasile, non esistono scuole di teologia in grado di offrire corsi sull’appartenenza etnica, sulla razza e sul razzismo».
Secondo il reverendo Alfredo Joiner, segretario regionale per l’America centrale del Clai, «questo incontro è uno scambio di esperienze tra persone di chiesa che vivono il razzismo quotidianamente. Siamo consapevoli che ci sono atteggiamenti, comportamenti e pratiche, persino politiche, razzisti e discriminatori. Siamo stati chiamati in primo luogo a cercare il regno di Dio e la sua giustizia. Ma non ci può essere giustizia, se il razzismo continua, quindi dobbiamo fare qualcosa. L’idea – ha sottolineato il reverendo Joiner – è di incontrarsi, di unire le forze e di costruire la nostra lotta contro il razzismo. Si tratta di una lotta in corso, e per avere successo abbiamo bisogno di essere forti e uniti. Vogliamo costruire una rete tra le nostre chiese e le organizzazioni per rafforzarci a vicenda e per intensificare questa lotta».
Il reverendo Karen Georgia Thompson, ministro per i rapporti ecumenici e interreligiosi presso la «United Church of Christ» negli Stati Uniti, ha affermato che «vi sono molte minacce che collegano in tutto il mondo la situazione dei discendenti africani. I sistemi che ha creato il razzismo sono gli stessi in tutto il continente americano. Dobbiamo stare uniti e collegarci, da qualsiasi parte del mondo, per individuare e coordinare insieme gli strumenti per combattere ogni forma di discriminazione».
Rivolgendosi ai numerosi presenti, il reverendo Deenabandhu Manchala, direttore del «Just and Inclusive communities programme» del Wcc, ha chiesto un supporto su come «affrontare gli atteggiamenti e i valori razzisti» anche in alcune comunità religiose. Il Wcc ha una lunga storia nella lotta contro il razzismo in tutto il mondo. Uno dei suoi fondatori, Joseph Houldsworth Oldham, nel 1924 ha scritto un testo fondamentale sul cristianesimo e il problema razziale e l’assemblea inaugurale del Wcc nel 1948 ha riconosciuto i «pregiudizi basati sulla razza o colore e le pratiche di discriminazione e segregazione» quali le «negazioni della giustizia e della dignità umana». Negli anni 1970 e 1980, il programma del Wcc per combattere il razzismo ha coordinato l’opposizione contro l’Apartheid in Africa meridionale nonché ogni forma di razzismo nel mondo.
«Dobbiamo continuare a essere attivisti e agenti di disturbo nelle nostre Chiese. Dobbiamo creare problemi – ha spiegato Manchala – per destabilizzare le culture e le strutture oppressive».
A margine dell’incontro è stata fatta anche una profonda analisi sulla situazione della Colombia, del Perú e dell’Honduras.
Nei prossimi giorni i gruppi di lavoro prenderanno in considerazione le implicazioni del razzismo per le comunità religiose e per i gruppi ecumenici e faranno proposte di verifica. Inoltre, verrà diffusa una pubblicazione che comprenderà le relazioni, le conclusioni e le raccomandazioni con lo scopo di rafforzare la lotta contro il razzismo. (Osservatore Romano)