Roma – Da inizio anno, quasi due bambini al giorno hanno perso la vita in mare, tra la Turchia e la Grecia. Nel solo mese di Febbraio, sono oltre 14mila i minorenni sbarcati sulle isole. I giovani e giovanissimi rappresentano ormai il 40% circa dei migranti arrivati. “Sono proprio i bambini a pagare il prezzo più alto di questa emergenza” denuncia Save the Children. Ma non c’è solo l’allarme naufragi e bimbi morti in mare, l’emergenza è anche sulla terra ferma. Una volta superata la traversata infatti, ora i bambini si ritrovano bloccati alle frontiere, con il rischio di venire separati dai genitori e di cadere in mano ai trafficanti. La ong internazionale da sempre attenta ai piccoli più fragili chiede ai leader europei di impletare la politica dei ricollocamenti e offrire canali legali per l’accesso ai paesi europei. Da ieri, inoltre è stato deciso che i mezzi della Guardia costiera italiana impegnati nella ricognizione del Mar Egeo porteranno a bordo pediatri per fornire assistenza specialistica ai bambini migranti. In base al protocollo di collaborazione tra la Guardia costiera e la Fondazione Pediatria e Famiglia, quattro medici volontari partiranno sabato per Samos in via sperimentale. Intanto in mare si continua a morire. La guardia costiera libica ha rinvenuto 4 cadaveri e soccorso 187 migranti sulla cui imbarcazione era scoppiato un incendio.
Dall’inizio dell’anno, secondo l’ACNUR circa 12mila migranti sono già arrivati via mare in Italia dalla Libia. Il 28% in più rispetto allo stesso periodo del 2015.