Roma – “Continuano i segnali negativi della politica delle migrazioni e dell’asilo in Europa. L’Europa di fronte al movimento di migranti in fuga si sta frammentando e ritornano le decisioni nazionali, e non dell’Unione Europea, sulla tutela dei richiedenti asilo”, spiega Mons. Gian Carlo Perego, Direttore Generale della Fondazione Migrantes.
Un nuovo “grave” segnale dopo “quelli arrivati nei giorni scorsi sull’intenzione di sospendere il Trattato di Schengen, che non aiuta certamente ad affrontare un dramma che cresce e che ha sempre di più degli aspetti preoccupanti, legati persone in fuga. L’Europa non è in grado di affrontare e regolamentare – spiega Mons. Perego – tale situazione, perché non è stata in grado di prepararsi a questa realtà oggi diventata preponderante. L’Europa stessa ha creato delle condizioni gravi in alcuni Paesi – ad esempio in Iraq, in Siria, che è stata abbandonata a stessa così come la Libia o l’Eritrea – senza valutarne le conseguenze sul piano migratorio”.
Per Mons. Perego “i nuovi morti nel Mare Egeo, e tra questi ancora molti bambini, deve fortemente portare a pensare a canali umanitari, almeno per le persone più fragili – donne incinte, donne con minori, bambini soli e neonati – facendo in modo che effettivamente questa esperienza dei canali umanitari non venga abbandonata semplicemente alla volontarietà di alcuni mondi associativi, ma sia concretamente un programma europeo. Questo sarebbe un grande segnale di civiltà da parte dell’Europa, come sarebbe un segnale positivo in Italia non lasciar incancrenire la situazione dei migranti che, dopo due anni di permanenza, vengono raggiunti da diniego del titolo di protezione internazionale. E’ necessario un atto di coraggio e di intelligenza politica che offra a tutti i circa 30mila possibili diniegati in Italia, un permesso di protezione umanitaria: un segnale importante anche sul piano europeo. Ripartire dalla legalità e regolarità del soggiorno delle persone diniegate, è un punto di partenza importante per tutelare la sicurezza delle persone e per offrire o un possibile percorso di regolarizzazione successiva o un programma di rimpatrio dei migranti. Non si può dimenticare che, comunque, anche i migranti che ricevono un diniego provengono da Paesi segnati da disastri ambientali, grave instabilità politica, miseria”, conclude Mons. Perego.