Roma – Il messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato di questo anno è ben sintetizzato nel titolo “In cammino con i migranti: gesti di accoglienza e di misericordia”. Lo ha ribadito questa mattina il vescovo mons. Guerino Di Tora, presidente della Fondazione Migrantes – nel corso della conferenza stampa per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.
“L’esperienza cristiana – ha detto il presule – viene vista come cammino, non quindi una staticità, una visione di comunione dinamica. In questo contesto porre dei gesti di accoglienza e di misericordia, due aspetti che qualificano l’attuale momento storico, ed in particolare il Giubileo della Misericordia”.
L’accoglienza con un forte richiamo “all’amore di Dio” che raggiunge tutti e ciascuno in un abbraccio del Padre ed altrettante braccia che si aprono e si stringono nell’unica famiglia umana, ha aggiunto.
Questo amore nel fenomeno migratorio anzitutto scuote le coscienze, non può lasciare nell’indifferenza, l’indifferenza che diventa complicità nel dramma di chi fugge dalla morte, dalla miseria, dalla guerra, e concretamente porta a cercare, scoprire, inventare vie nuove di misericordia corporale e spirituale, sulla scia continuativa del Giubileo del 2000, in cui Papa Giovanni Paolo II aveva parlato di “fantasia della carità”.
I nostri fratelli migranti infatti sono fragili, vittime della mobilità obbligata dalle circostanze del luogo, e quindi alla luce di un volto nuovo delle migrazioni, l’unica via percorribile che Papa Francesco vede è quella della misericordia”. Per il presule “Misericordia è anzitutto “dono di Dio” ed esige “risposta al suo amore gratuito.
Attraverso la misericordia si intraprende un cammino, anzi un’ ascesi materiale e spirituale, che partendo dall’accoglienza, porta alla conoscenza, alla presa in carico del fratello e sorella disagiati, fino a riconoscere in loro il volto di Cristo ancora presente nella storia.
Aspetti concreti di questo incontro diventano l’impegno a lavorare nei luoghi di partenza, la questione dell’ “identità” di chi deve modificare vita, cultura, abitudini, una “corretta informazione” per evitare “ingiustificate paure e speculazioni” sulla pelle dei migranti”
“L’esperienza cristiana – ha detto il presule – viene vista come cammino, non quindi una staticità, una visione di comunione dinamica. In questo contesto porre dei gesti di accoglienza e di misericordia, due aspetti che qualificano l’attuale momento storico, ed in particolare il Giubileo della Misericordia”.
L’accoglienza con un forte richiamo “all’amore di Dio” che raggiunge tutti e ciascuno in un abbraccio del Padre ed altrettante braccia che si aprono e si stringono nell’unica famiglia umana, ha aggiunto.
Questo amore nel fenomeno migratorio anzitutto scuote le coscienze, non può lasciare nell’indifferenza, l’indifferenza che diventa complicità nel dramma di chi fugge dalla morte, dalla miseria, dalla guerra, e concretamente porta a cercare, scoprire, inventare vie nuove di misericordia corporale e spirituale, sulla scia continuativa del Giubileo del 2000, in cui Papa Giovanni Paolo II aveva parlato di “fantasia della carità”.
I nostri fratelli migranti infatti sono fragili, vittime della mobilità obbligata dalle circostanze del luogo, e quindi alla luce di un volto nuovo delle migrazioni, l’unica via percorribile che Papa Francesco vede è quella della misericordia”. Per il presule “Misericordia è anzitutto “dono di Dio” ed esige “risposta al suo amore gratuito.
Attraverso la misericordia si intraprende un cammino, anzi un’ ascesi materiale e spirituale, che partendo dall’accoglienza, porta alla conoscenza, alla presa in carico del fratello e sorella disagiati, fino a riconoscere in loro il volto di Cristo ancora presente nella storia.
Aspetti concreti di questo incontro diventano l’impegno a lavorare nei luoghi di partenza, la questione dell’ “identità” di chi deve modificare vita, cultura, abitudini, una “corretta informazione” per evitare “ingiustificate paure e speculazioni” sulla pelle dei migranti”